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A Castiglion del Bosco il Rosso di Montalcino si divide in tre

Il complesso di Castiglion del Bosco
Il complesso di Castiglion del Bosco

La tenuta di Castiglion del Bosco, di proprietà di Massimo e Chiara Ferragamo dal 2003 e ceduta a un’importante family office internazionale a marzo di quest’anno (ma i Ferragamo continuano a seguire l’attività vitivinicola), è una delle più grandi di Montalcino, occupa un’area di ben 2000 ettari di cui 62 a vigneto esclusivamente di sangiovese. Qualcuno si domanderà come su un’area tanto vasta le viti occupano solo una piccola parte; la risposta è molto semplice: perché la tenuta ha dedicato grande spazio ad altre importanti attività, come l’unico golf club privato in Italia con 18 buche disegnate da Tom Weiskopf, leggendario campione del British Open, che da solo occupa 210 ettari; come se non bastasse c’è anche un enorme Resort 5 stelle, il Rosewood Castiglion del Bosco, situato nell’antico borgo medievale, che dispone di 42 suite, 11 ville con piscina privata, Spa e 2 ristoranti.
Ma se pensate che qui il vino sia un elemento secondario vi sbagliate di grosso, tant’è che nel 1967 l’azienda fu tra i fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino e la gamma di vini comprende ben quattro tipologie di Brunello e, con l’annata 2020, al Rosso di Montalcino Gauggiole (nato nel 2015) si sono aggiunti altri due “fratelli”, il Deimassi e L’America.

Vigneto Gauggiole
Vigneto Gauggiole

Le ragioni sono molteplici, infatti l’azienda crede molto in questa tipologia di vino, sappiamo bene che fin troppo spesso viene vissuto dagli stessi produttori come un vino di ricaduta o comunque di seconda scelta rispetto al Brunello; in realtà, pur avendo in comune la stessa cultivar, il sangiovese, il Rosso di Montalcino è in grado di offrire una propria personalità e, non di rado, di stupire anche per la sua longevità. Personalmente mi capita non di rado di stappare bottiglie con alle spalle 15 e più anni e scoprirle in ottima forma.
Fra l’altro c’è da dire che negli ultimi anni il Rosso ha subito un progressivo aumento della richiesta (nel 2021 il 10% in più rispetto al 2020, con una produzione che ha raggiunto i 4,6 milioni di bottiglie), in parte dovuto al prezzo più accessibile, ma anche perché è sempre più frequente trovarne di davvero buoni.
I vigneti da cui nascono questi tre Rossi di Montalcino sono il Gauggiole e il Capanna (dal quale vengono prodotti i nuovi Deimassi e L’America).

Vigneto Capanna
Vigneto Capanna

Il vigneto Capanna si distende su un crinale in modo longitudinale, esposto a sud-ovest con un’altitudine che va dai 250 a 460 metri. È interamente iscritto all’albo dei vigneti di Brunello di Montalcino ed è suddiviso in lotti che partono dal Campo del Drago in cima alla collina e digradano fino alla base. Nelle parti più elevate c’è forte presenza rocciosa, l’enologa Cecilia Leoneschi fa notare che le scarse riserve di acqua freatica spingono le viti a radicare molto in profondità. L’area è molto ventilata e c’è notevole escursione termica fra giorno e notte. Mammano che si scende di altitudine aumenta la quantità di galestro, mentre in profondità sono presenti scisti argillosi cosparsi di pietrisco.
Il Gauggiole si trova nella parte più settentrionale dell’azienda, in prossimità del campo da golf e ai piedi dell’omonima villa. Qui prevalgono argilla e pietra, il clima è caratterizzato da buon equilibrio caldo-freddo. Gran parte delle uve di questo vigneto confluiscono nel Rosso di Montalcino omonimo.

L'enologa Cecilia Leoneschi
L’enologa Cecilia Leoneschi

L’annata 2020 ha avuto un inverno asciutto, con piogge al di sotto della media; la primavera ha visto un maggio piovoso e fresco, mentre l’estate ha avuto più di 2 mesi senza pioggia e un caldo decisamente elevato. Per fortuna a fine agosto è arrivata una prima precipitazione, che ha consentito alle viti di riprendere vigoria, ma le temperature sono rimaste elevate con scarsa escursione termica, fattore che ha spinto a una maturazione delle uve piuttosto veloce; per rallentare il processo è stata effettuata una prima raccolta il 3 settembre, eliminando quei grappoli che evidenziavano già una scarsa qualità. Questa scelta ha consentito ai grappoli rimasti sulle piante di beneficiare del miglioramento climatico dei giorni successivi, a Gaggiole si è raccolto nella prima quindicina del mese, mentre al vigneto Campo del Drago si è arrivati alla seconda quindicina. Se la scarsa piovosità e il caldo hanno indotto a maggiore selezione, il resto della produzione è stato composto da grappoli spargoli con acini medio-piccoli e bucce spesse e croccanti, con forte intensità colorante, buona maturità tannica e spiccata acidità. Caratteristiche perfette per i Rosso di Montalcino.

LA DEGUSTAZIONE

Rosso di Montalcino L’America 2020 Castiglion del Bosco

Rosso di Montalcino L’America 2020 (13% vol.): la parcella vitata del vigneto Capanna da cui proviene si trova nel punto più distante dall’azienda, per questa ragione, negli anni Cinquanta, gli operai della tenuta le dettero questo nome. Il vino è stato vinificato esclusivamente in acciaio inox.
Per inciso i colori dei tre vini sono quasi identici, solo il Dei massi si distingue per una maggiore concentrazione, ma veramente leggera.
L’America si esprime subito gioioso, molto fresco, del sangiovese ha i tipici tratti floreali di rosa e viola, poi di frutta “croccante”, ciliegia, lampone, fragolina di bosco e una piacevole sfumatura di menta.
All’assaggio esprime giusta acidità e rivela un tannino soffice, carezzevole, le sensazioni si arricchiscono di una piacevole nota di liquirizia. Lascia in bocca sensazioni balsamiche e mentolate, tanta freschezza, una bella espressione di sangiovese ilcinese.

Rosso di Montalcino Gauggiole 2020 Castiglion del Bosco

Rosso di Montalcino Gauggiole 2020 (13,5% vol.): prende il nome dalla casa colonica accanto al vigneto omonimo, sul lato nord della tenuta; il vino trascorre 6 mesi in acciaio e altrettanti in anfore di cemento. Esprime un bouquet decisamente diverso, meno “giovane”, più profondo e dai tratti scuri, richiama la prugna, la marasca, cenni di noce moscata e liquirizia.
Al gusto ha un corpo più strutturato e in maggiore tensione, il tannino è più materico ma senza perdere in finezza, anche qui la freschezza è ben presente e sostiene una buona intensità di sapore che gli dà persistenza e sapidità.

Rosso di Montalcino Deimassi 2020 Castiglion del Bosco

Rosso di Montalcino Deimassi 2020 (14% vol.): è l’unico dei tre vini a subire un affinamento in legno, botti di rovere francese da 50 hl; il suo nome deriva dai grandi massi che furono trovati all’interno della parcella da cui proviene, nel momento in cui si preparava il terreno per piantare il vigneto. Gli stessi massi furono utilizzati per creare un terrazzamento attorno al vigneto.
All’olfatto colpisce per la notevole amalgama dei profumi, decisamente più fusi insieme rispetto agli altri due vini, non c’è un elemento che spicca ma una perfetta armonia; qui la ciliegia è quasi in confettura, si sente leggermente il legno nelle nuances vanigliate ma non disturba, ritorna la noce moscata, poi una gradevole sfumatura di tabacco da pipa su un finale che ricorda le spezie orientali.
Al palato ha una bella intensità, anche qui la vena acida non manca, si sente una materia importante e matura al punto giusto, anche il tannino ha una bella marcia, le sue caratteristiche di profondità e lunghezza lo avvicinano più degli altri al Brunello di Montalcino, con il vantaggio di avere una maggiore scioltezza e facilità di beva.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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