A Eddi Luisa la …”Corona” del vino
Il mio girovagare fra le affascinanti realtà vitivinicole del Friuli Venezia Giulia, mi porta oggi a Corona, frazione di Mariano del Friuli nella zona DOC Isonzo, uno spicchio di territorio per il quale il buon Dio ha avuto un occhio di riguardo, donando terra e clima che sembrano fatti apposta per permettere alle viti di sentirsi in un habitat ideale e dare così i migliori risultati qualitativi. A sud il mare Adriatico, a nord le Alpi Carniche. Eolo, Dio dei venti, fa giungere da Est la Bora fredda e pungente e dal mare lo scirocco caldo e umido. Un terreno ricco di alluminio e ferro. Tutti questi sono elementi che permettono di avere maturazioni costanti e produrre uve con aromi e gusti più ricchi.
Ma le viti non crescono da sole e non si trasformano in prelibato “nettare Dionisiaco” per volontà divina. Alla base c’è sempre il lavoro e la storia di qualche personaggio e della sua famiglia. Ecco perché sono andato a Corona a conoscere la Tenuta Luisa, che non è il possedimento di qualche avvenente “ragazzona” friulana, bensì il nome di una dinastia che vide l’inizio dell’attività aziendale già dal lontano 1927 quando Francesco Luisa, prematuramente vedevo a soli 37 anni e con 6 figli da crescere, decise di acquistare 5 ettari di terreno e iniziare un percorso che di generazione in generazione ci ha portato fino ai giorni nostri.
A Francesco subentrerà Delciso, ben presto affiancato dal figlio Eddi, oggi figura storica dell’azienda, anche se ora ha delegato parte delle responsabilità ai bravi figlioli Michele e Davide, a cui spetterà l’onore e l’onere di dare continuità all’ottimo lavoro fatto dal padre, aiutati in questo compito dal preziosissimo contributo di Federica, moglie di Michele e figura fondamentale nel seguire tutta la parte amministrativa. Ho il piacere di incontrare Eddi Luisa in una calda mattinata di metà giugno, assieme alla brava Valentina Ursic, responsabile del Marketing e della Comunicazione che ci onora della sua piacevole compagnia e dei suoi preziosi interventi.
Eddi ha 69 anni, ma una grinta e una vivacità che vanno in contrasto con quanto testimonia la sua anagrafe. Tipica figura che si è fatta da sola e che crede nei valori della vita e della quotidianità. Un amore viscerale per la terra e il suo lavoro. Orgoglioso di avere accanto una donna con cui fra poco festeggerà l’importante traguardo delle 50 primavere assieme, da cui ha avuto 2 figli che, nel voler garantire la continuità famigliare, lo hanno anche fatto diventare nonno.
L’azienda è nata nel lontano 1927 con 5 ettari di proprietà, cresciuti con il passare del tempo fino agli attuali 85 ettari vitati a vigneto e 350mila bottiglie prodotte. Quella che troviamo oggi è una struttura e un’organizzazione completamente rinnovate, raro esempio di eleganza e funzionalità. Ogni sala studiata a puntino per svolgere al meglio le proprie funzioni. La cantina sotterranea, dove i vini si evolvono nei tonneaux di rovere e poi si affinano nelle bottiglie, colpisce per la sua bellezza.
La sala di accoglienza e vendita, dove poter degustare qualche prelibatezza è molto curata e raffinata. Affascinante per non dire entusiasmante la “sala della torre”, con un ascensore che ci permette di avvicinarci di qualche metro verso il cielo, luogo che antichi Greci e Romani avrebbero eletto a dimora altamente vocata al “simposio” e che regala un orizzonte dove i veri protagonisti sono i vigneti della tenuta.
Da una tale organizzazione e funzionalità, in una zona altamente vocata come questa, è naturale aspettarsi una notevole qualità. Anche nella produzione dei vini sono stati fatti dei cambiamenti, con nuove tipologie messe in commercio e una politica di marketing che ha portato a un’evoluzione, a partire dalla veste grafica delle etichette che sono state modificate, modernizzate nel look, ma con contenuti che portano sempre in rilievo la figura di una famiglia, che pur modernizzandosi, tiene sempre ad esaltare i valori tipici della tradizione rurale friulana. In questo lavoro di restyling, che mira ad allargare gli orizzonti commerciali dell’azienda e dare un tocco di novità al marchio, ha fornito un forte contributo la dinamica Valentina, che dall’alto dell’esperienza acquisita in altre realtà è riuscita a portare entusiasmo e professionalità al servizio dell’azienda, e siamo certi che i risultati non mancheranno.
In Friuli si sono sempre fatti ottimi vini, la gente lavora duramente, il territorio è vocato, quello che forse è più mancato è il saper vendere il proprio prodotto per quello che è il suo reale valore. Se fossimo nel bordolese adesso ci troveremmo all’interno dello “Château Luisa” e statene certi che a pari livello di qualità, i vini avrebbero più facile e remunerativa collocazione nei mercati internazionali. I francesi hanno saputo vendersi bene ed è ora che anche i friulani raccolgano quanto seminato in questi anni con il loro lavoro e i loro sacrifici.
La gamma dei vini è molto varia e interessante, con 4 linee produttive che rendono completa l’offerta varietale dell’azienda. Si parte dalla linea “Tenuta Luisa” con 8 tipologie bianche che comprendono Friulano, Ribolla Gialla, Verduzzo Friulano, Traminer Aromatico, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon e Chardonnay. Come rossi sono previsti quattro vini: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Refosco dal Peduncolo Rosso. Sia i rossi che i bianchi sono prodotti completamente in acciaio e riposano per un buon periodo sulle fecce nobili.
La linea “I Ferretti“, il cui nome prende spunto dalla tipologia dei terreni ricchi di ferro che conferiscono ai vini un gusto unico, vede nella sua squadra tre tipologie di rossi: Cabernet Sauvignon, Refosco e una Cuvee “Rol” che prevede, assieme ai due vitigni citati, anche un contributo del merlot. La particolarità di questi vini è che maturano per 12/18 mesi in tonneaux di rovere e poi vengono affinati per 2 anni in bottiglia. Di questa linea è atteso per ottobre il debutto del “Desiderium”, un blend che potrà contare sulle migliori tipologie bianche dell’azienda, ancora segrete, ma che sicuramente saranno in grado di regalare piacevoli emozioni.
La più recente “Emotion” si presenta con un nome che è tutta una garanzia. Due blend freschi che non vedono il legno. Il “White Emotion” con friulano, ribolla gialla, traminer aromatico e chardonnay. Il “Red Emotion” con l’accoppiata merlot e cabernet franc. A concludere si è voluto mettere la classica ciliegina sulla torta per rendere completa la gamma di produzione, realizzando la linea “Millesimati” con due spumanti metodo Charmat, il Brut Ribolla Gialla da ribolla in purezza e il Brut Rosé con il prezioso contributo di due vitigni della tradizione friulana, il merlot e il refosco. Insomma la gamma di vini offerta è cosi ampia e stuzzicante che non resta che mettersi al lavoro ed iniziare ad assaggiare quanto di buono viene presentato, con prezzi, che nonostante il periodo di crisi, restano accessibili anche alle attuali bistrattate tasche degli eno-consumatori. L’ideale sarebbe riuscire a recarsi direttamente in azienda, dove troverete ad attendervi tanto calore e cortesia, ma vi avviso in anticipo, prendetevi mezza giornata libera, perché se avrete il piacere di conoscere Eddi, sicuramente la vostra visita, fra una chiacchiera e l’altra si protrarrà piacevolmente a lungo.
DIALOGANDO CON IL VIGNAIOLO
Entrando nel sito internet della vostra azienda, si legge in evidenza: “Esperienza, Passione, Innovazione, l’essenza dei Luisa”. Ma chi sono le figure fondamentali della famiglia, da abbinare a questi tre punti cardine della vostra filosofia?
La nostra famiglia ha una tradizione che parte dal lontano 1927. Da quel periodo ad oggi, tutti hanno portato il loro contributo e la loro passione e questo ha permesso alla nostra azienda di crescere e raggiungere degli ottimi risultati. Oggi se devo abbinare una persona all’esperienza, beh gli anni e il tempo che ho trascorso in vigna parlano a mio favore. La passione accomuna tutta la famiglia e tutte le persone che lavorano in azienda a cui cerco di trasmettere la mia filosofia. Per quanto riguarda l’innovazione, se devo far un nome, dico mio figlio Davide che ha portato un contributo importante in questo senso.
Avete da poco presentato due nuovi prodotti metodo Charmat, il Brut Ribolla Gialla e il Brut Rosé da uve merlot e refosco. Dall’aperitivo al dopo cena, il consumo degli spumanti italiani è ormai spalmato lungo l’intera giornata e non conosce stagionalità. Coinvolge appassionati di tutte le età, trovando ampie possibilità d’abbinamento con il cibo e una nutrita schiera d’appassionati fra le nuove generazioni. C’è soprattutto questo alla base della scelta che ti ha portato a produrre due tipologie di spumante?
Tutte le aziende che cominciano ad avere numeri significativi, producono oramai qualche tipologia di spumante per rendere completa la loro offerta. Abbiamo iniziato con il Brut Ribolla Gialla e visti i riscontri positivi e l’ottimo successo, abbiamo deciso di presentare anche un Rosé Brut. Il consumo di vini rossi ha avuto una leggera flessione, il consumatore, specialmente quello più giovane va alla ricerca di vini più immediati e di facile beva. Le bollicine inoltre stanno avendo un ottimo momento, ecco allora spiegate le motivazioni di queste due nostre nuove produzioni.
Il mercato del vino è in affanno. I clienti stanno guardando con molta attenzione oltre a variabili classiche come qualità e prezzo, anche al rispetto che è riservato all’ambiente e all’ecologia. Un’azienda come la vostra, con numeri di circa 350mila bottiglie prodotte, che difficoltà sta trovando nei mercati, e quanto è vicina ad argomenti che riguardano la tutela ambientale e la naturalità del prodotto?
Fortunatamente la nostra realtà non ha avuto grossi sentori diretti della crisi. Anzi all’estero abbiamo avuto dei valori in crescita. Certo il mercato in Italia ha avuto un piccolo calo ma secondo me i fattori sono molteplici e se da un lato la crisi ovviamente si fa sentire sui bilanci di spesa delle persone, dall’altro anche la campagna di “caccia all’over 0,50” di tasso alcolimetrico ha avuto la sua parte. E’ giusto fare una politica di prevenzione per evitare problemi sulle strade, ma bisognerebbe farne anche una di educazione al bere sano e consapevole. Il vino bevuto nelle giuste dosi fa bene, è momento di aggregazione e non può essere demonizzato. Per quanto concerne il rispetto della natura e della genuinità, noi puntiamo a fare prodotti che siano il più possibile genuini. Cerchiamo di limitare i trattamenti al minimo indispensabile e di fare concimazioni mirate. Rispetto a 15/20 anni fa, si beve meglio e in modo più naturale, i vini mettono quindi allegria ma non fanno male alla salute.
I Luisa hanno più di 80 anni di storia. Quale speri sia la situazione della tua azienda e di tutto il settore quando verrò a ritrovarti per festeggiare il centenario dell’attività?
Prima di arrivare al centenario dell’azienda, devo festeggiare i 50 anni di matrimonio (fra tre anni) un traguardo importantissimo quello del mezzo secolo vissuto con mia moglie Nella. Per quanto riguarda l’ azienda, io avrò 85 anni (tralasciamo i simpatici scongiuri fatti con due dita della mano), spero che l’azienda continui ad aumentare il suo export in Italia e anche all’estero e magari arrivare alle 500mila bottiglie prodotte. Stiamo procedendo ad una rivoluzione dell’immagine aziendale, e Valentina responsabile del Marketing, sta facendo un ottimo lavoro in questo senso. L’obiettivo è quello di mantenere le nostre radici artigianali cercando di uscire sempre di più dai confini del nostro territorio.
Da un’indagine promossa dalla Confederazione Italiana Agricoltori risulta che nel nostro paese la grande distribuzione vede crescere le vendite, mentre le enoteche faticano a tenere il mercato. Ma il dato più significativo è che 3 famiglie su 5 vanno ad acquistare il vino direttamente in cantina, per la possibilità di avere un contatto diretto col produttore e risparmiare sul prezzo dell’etichetta. Che rapporto hai con un tuoi clienti e quanto credi sia importante il contatto diretto fra chi vende e chi compra?
Il rapporto diretto con la clientela è fondamentale. Da noi le persone arrivano da clienti ma devono andarsene da amici. Sono molto importanti i loro giudizi e le loro richieste, perché anche da queste traiamo insegnamento e ci permettono di seguire una certa direzione, cercando di migliorarci sempre.
I vostri vini puntano innanzi tutto a trasmettere delle emozioni. Ma qual è il vino della vostra produzione che a te trasmette le emozioni più grandi?
Beh qui mi trovi un pochino in difficoltà, perché fare delle classifiche di merito dei propri figlioli è sempre difficile in quanto per me sono tutti buoni. Diciamo che io amo il Merlot e il Tocai Friulano, due grandi tipologie, se fatte bene, che sono da sempre le bandiere del Friuli quando si parla di vino.
I vostri vini puntano ad avere un forte legame con il territorio in modo da esserne degni rappresentanti, o vi concedete a una filosofia di produzione più vicina all’internazionalizzazione del gusto?
Sarò sintetico rispondendo che assolutamente, senza possibilità di discussione, devono essere vicini al territorio e rappresentarne tutte le sue tipicità.
Dietro ogni etichetta di vino c’è vita, passione, sacrificio spesso la storia secolare di una famiglia o azienda. Purtroppo viviamo in una società dove conta molto l’apparire, a discapito dei contenuti che dovrebbero essere i più importanti. Quanto conta saper comunicare oltre che con la bontà del vino anche attraverso operazioni di marketing, che possono partire dalla veste grafica dell’etichetta fino alla ricerca di una visibilità sui media di settore?
Oggigiorno l’immagine conta e per certi versi risulta fondamentale. La cultura del consumatore è aumentata e quindi ritiene, giustamente, che la qualità del vino debba essere un elemento scontato in partenza. Quindi come elemento aggiuntivo, la presentazione della bottiglia e l’immagine aziendale rappresentano quel qualcosa in più che può far pendere l’ago della bilancia in una direzione o nell’altra. Ecco spiegata anche la nuova veste grafica dell’etichetta, che ha avuto quest’anno il suo battesimo e ha preso il posto di quella tradizionale, a cui ho dovuto staccarmi non senza versare qualche lacrima nostalgica, ma che penso sia la scelta giusta per continuare quello sviluppo che l’azienda si è posta come obiettivo.
Quale vino italiano ti piace a tal punto che avresti voluto farlo ed etichettarlo con il nome della tua azienda?
Apprezzo molto i vini dell’azienda “Le Vie di Romans”, fra l’altro miei vicini di casa con i loro vigneti. Anche se hanno una metodologia produttiva diversa dalla nostra, penso che siano molto bravi e che riescano a fare dei prodotti molto buoni.
Stefano Cergolj