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AnteprimeIl vino nel bicchiere

Primanteprima 2020: al via il “Consorzio Vino Toscana”

Primanteprima 2020

PrimAnteprima apre la Settimana delle Anteprime di Toscana, una giornata che vede coinvolti un numero importante di Consorzi emergenti della Regione, con la possibilità di degustare le annate appena immesse sul mercato; da Carmignano a Chianti Rufina, dalle Colline Lucchesi, alla Maremma Toscana, senza trascurare Montecucco, Orcia, Terre di Pisa e Valdarno di Sopra.
Tante realtà unite in un’unica giornata per conoscere alcuni tra i territori meno noti alla stampa internazionale.
Nel corso di PrimAnteprima è stato presentato il Consorzio Vino Toscana, nato per tutelare il nome Toscana e il Vino Toscana IGT. Sono ben 58 i riconoscimenti tra DOP (52) e IGP (6) che interessano la produzione regionale, per una quantità annua di 2,1 milioni di ettolitri in media (11% circa delle produzioni IG italiane); dei circa 59mila ettari del vigneto toscano, ben 56mila risultano destinati a denominazioni certificate, per una percentuale del 96%, che supera di gran lunga la media nazionale del 62%.

Cartello Primanteprima 2020

La Toscana è un grande marchio, e il mio auspicio è che questo Consorzio coinvolga davvero tutti, nessuno escluso“, afferma Marco Remaschi, Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana.
Il Consorzio IGT Toscana nasce dalla voglia di dare organizzazione a questa indicazione geografica. La prima necessità è la tutela del nome Toscana, una parola che ci fa riconoscere nel mondo e il nostro scopo è mettere sotto lo stesso tetto i grandi vini toscani IGT. Questo sta a significare che ogni membro del Consorzio è uguale agli altri, aiuta gli altri e da gli altri è aiutato.” come sottolinea il Presidente Cesare Cecchi.
Numeri importanti viste le tante realtà che già hanno aderito, un progetto nato sei mesi fa che si racconta attraverso il suo logo, un grappolo d’uva a forma di regione Toscana, i cui acini del grappolo sono infatti dei piccoli cerchi uguali fra loro e fra loro interconnessi, proprio come gli ingranaggi di un orologio.

Presentazione Primanteprima 2020

Riguardo l’export – come emerso dalla ricerca di Wine Monitor Nomisma – più della metà della produzione certificata DOC e DOCG della Toscana vola sui mercati esteri e ne rappresenta circa il 19% del totale export di vini DOP fermi nazionali. Crescono le esportazioni di vini DOP toscani, Stati Uniti e Germania si confermano i due principali Paesi di destinazione e assorbono insieme oltre il 50% del mercato, mentre l’Estremo Oriente guadagna quote importanti.
Come ricordato da Lamberto Frescobaldi: “Gli Igt sono sempre esistiti, esempio e pietra miliare è il Sassicaia 1968, oggi Doc, ma nato come vino da tavola, oppure il Tignanello Antinori, che ha fatto un lavoro straordinario. La Toscana ha denominazioni eccellenti che non sono in contrapposizione con l’IGT. In Toscana ci sono ben 87 varietà di vite registrare, la Toscana è tanto diversa e può dare vini di grande identità con tanti vitigni.”
L’IGT si pone quindi come vino “democratico” e aiuta anche ad ascoltare il territorio.
Un progetto che piace sicuramente alle grandi cooperative, come ha ricordato Gianni Zipoli, direttore delle cantine Leonardo Da Vinci: “perché l’IGT Toscana rappresenta una parte importante della produzione, e dobbiamo lavorare tutti per farne crescere qualità e valore“. Un progetto che potrebbe avere futuro se davvero condiviso. Ma la realtà è effettivamente questa? Per l’occasione tanti i vini in assaggio, suddivisi per consorzio, per un totale di circa 250 referenze con una netta prevalenza per il Consorzio della Maremma Toscana e del Valdarno di Sopra.
In merito agli assaggi, vista la vastità dei territori e dei vini, ci si è orientati su uno sguardo a volo d’uccello sui diversi consorzi presenti, scambiando anche qualche chiacchiera con i produttori.

Primanteprima 2020

Nel territorio di Carmignano, la DOCG omonima è una delle più piccole d’Italia con solo 200 ettari vitati, interessante il Carmignano Riserva 2016 di Tenuta Le Farnete (sangiovese 80%, cabernet sauvignon 20%), tinte profonde che regalano un profilo olfattivo intenso e coinvolgente; al palato si apprezza l’eleganza dei tannini con chiusura lunga e di buona persistenza. Lo segue il Carmignano Riserva Trefiano Vittorio Contini Bonacossi 2016 di Tenuta di Capezzana (sangiovese 80%, cabernet sauvignon 10%, canaiolo 10%), dal frutto carnoso e balsamico, succoso e materico al palato. Il Carmignano Poggilarca 2017 di Tenuta Artimino (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot), si connota per le piacevoli tracce fruttate e speziate, è gradevole al palato e spinto sulle morbidezze, si conferma una buona interpretazione.
Interessanti anche il Barco Reale di Carmignano 2018 di Il Sassolo (sangiovese 80%, cabernet sauvignon 15%, syrah 5%) che si esprime con piacevoli profumi fruttati di ciliegia e tracce di liquirizia; al palato ha buona dinamica, gradevoli e con un buon corpo. Il Barco Reale di Carmignano 2018 di Pratesi, (sangiovese 90%, cabernet sauvignon 10%) si esprime all’olfatto con note fruttate di ciliegia, amarena, sensazioni di spezie dolci e tabacco; al palato è fresco, con una buona struttura tannica, morbido e con una buona tensione fruttata.
Si chiude con il Vin Santo di Carmignano Riserva 2012 di Tenuta di Capezzana, un vino di grande profondità e spessore, complesso con sentori che spaziano dalla frutta candita al miele; delicato, dolce e di grande aromaticità.
Nel territorio del Chianti Rùfina, una delle zone di più storiche, situata nell’area più alta e fresca della Toscana, con coltivazioni che arrivano fino a 750 metri di altezza, con un clima dalle escursioni termiche piuttosto importanti, si distinguono il Chianti Rùfina 2018 di Selvapiana, di bella luminosità, consistente e intenso all’olfatto, con note di ciliegia croccante e floreale di rosa carnosa; elegante e ampio al palato. Il Chianti Rùfina 2018 di Veroni profuma di fiori, anche qui prevale il fruttato carnoso di ciliegia rossa; profondo e saporito al sorso. Rubino compatto, potenza olfattiva di ribes e ciliegia per il Chianti Rùfina 2018 di Marchesi Gondi, che al palato si distende con piacevole morbidezza.

Qui e Ora e Palistorti

In merito alla 2017, si distinguono il Chianti Rùfina Riserva 2017 di Fattoria di Grignano dalla buona complessità olfattiva, emergono note di frutti rossi che si fondono alle note di vaniglia e spezie; dalla struttura importante al palato con tannini maturi e morbidi, lungo, ampio e di piacevole complessità.
Nel territorio delle Colline Lucchesi la zona di produzione comprende i comuni di Lucca, Capannori e Porcari, di cui il 70% è biologico, si distinguono il Colline Lucchesi Rosso Colli di Bordocheo 2017 di Picchio Rosso, connotato da un fruttato di ciliegia e una intrigante speziatura che si rincorrono e il Colline Lucchesi Rosso Palistorti 2017 di Tenuta di Valgiano (sangiovese, syrah, merlot), di bella luminosità e dal profilo olfattivo coinvolgente e affascinante, con note di tamarindo, cenni minerali, che si confermano al palato donandogli freschezza, sapidità e persistenza. Espressioni succose, fruttate e scorrevoli riguardano il Consorzio Terre di Pisa; interessante il Terre di Pisa Sangiovese Qui e Ora 2015 di Castelvecchio, vino frutto di una piccolissima produzione, espressione di sangiovese in purezza che si esprime in un fruttato succoso e concentrato. Goloso e giocato sull’intreccio tra sapidità e freschezza il Terre di Pisa Rosso Massima Felicità 2017 di Castelvecchio, che vede il sangiovese in compagnia del cabernet sauvignon, regalando un sorso gradevole e disteso.
Bella espressività ed eleganza anche per il Nambrot 2017 di Tenuta di Ghizzano, complesso e intenso all’olfatto, con buona persistenza al palato.
Nel territorio dell’Orcia, merita una nota il lavoro che da anni sta svolgendo Marco Capitoni, esempio evidente è l’espressività del suo Orcia Sangiovese Troccolone 2018, un sangiovese in purezza vinificato in acciaio e affinato in giare di terracotta da 5 hl. Intenso e solare all’olfatto, spazia nella gamma delle tinte fruttate, dalla ciliegia al cassis, arricchito da intriganti note floreali. Di buona freschezza e distensione al palato, riconferma le note olfattive, con una piacevole scia sapida al palato.
Si chiude con il territorio di Valdarno di Sopra, denominazione che sta lavorando per prevedere come requisito essenziale la certificazione biologica, tale da tutelare la biodiversità e l’ambiente. Una denominazione che andrebbe approfondita con maggiore calma, tra gli assaggi si inserisce il Valdarno di Sopra Petruna (Anfora) 2018 di Il Borro.
Si chiude la giornata con piacevoli conferme e scoperte inaspettate.

Fosca Tortorelli

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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