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Il vino nel bicchiereSimposi

Abbuoto: la personalità dei rossi del Lazio si delinea

Abbuoto - Monti Cecubi - Verticale… Che poi, se ci fai caso, una certa difficoltà in fase di estrazione del colore, la scarsezza di toni blu e violacei rispetto ai rossi/neri, la decisa presenza tannica a dispetto di una concentrazione mai inchiostrata, sono tratti comuni dei vini rossi del Lazio da autoctoni. Così è per il Cesanese, per il Nero Buono, ancor di più per il Lecinaro e ora, accertato, per l’Abbuoto.
Caratteristiche da nascondere? Da correggere con vitigni “migliorativi” come il Cabernet o il Montepulciano? O, piuttosto, da proporre con orgoglio, come cifra distintiva dei rossi del Lazio, senza riferimenti, quali “il nostro Pinot” o “Nebbiolo del Sud”, a vitigni d’altri luoghi?

Oggi parliamo dell’Abbuoto, vitigno che cresce nella zona di confine tra Lazio e Campania (lo si intuisce già dal nome), in quella che un tempo era la provincia di Terra di lavoro, poi soppressa e divisa tra più province di tre regioni (Lazio, Campania e Molise).

L’azienda che lo produce è la Monti Cecubi, situata a metà strada tra Itri e Sperlonga, in un’area collinare caratterizzata da estese sugherete, di cui 40ha di sughereta aziendale, quindi 20ha di vigneto e 6ha di uliveto.
In cantina, dal 2013, c’è Chiara Fabietti, enologa. “Tanto lavoro, tanto sforzo e impegno – dice Chiara – su un vitigno sconosciuto a molti, ma antico. Vitigno che probabilmente dava origine, benché non se ne abbia ancora la certezza, a quel ‘vino superbo e schietto’ cantato da Orazio: il Cecubo”.

I vigneti San Raffaele, da cui si ottiene l’Abbuoto aziendale, si trovano in area pedemontana, relativamente pianeggiante, su terreni caratterizzati da alta percentuale di sabbie (intorno al 50%). La conduzione dei vigneti è biologica, e la fermentazione avviene esclusivamente con i lieviti presenti sulle uve. Dopo la fermentazione il vino fa affinamento in botti di rovere di media dimensione. Nessuna chiarifica né filtrazione prima di andare in bottiglia.

Gli appunti di degustazione (verticale, a ritroso dall’annata 2018 alla 2015):

Abbuoto - Monti CecubiAbbuoto 2018
(Annata molto piovosa, vendemmia in condizioni critiche, lunghe macerazioni in cantina).
Limpido, concentrato, rosso rubino con ancora riflessi porpora.
Naso di sottobosco, con frutti di bosco scuri, selvatici, in evidenza. Mandorla tostata, caffè, lievi toni balsamici di eucalipto. Dopo l’ossigenazione affiorano note di caramello.
Ancora un po’ ruvido in bocca, sostenuto da evidente acidità e caratterizzato da tannino deciso, ancora da smussare, e nota sapida.
Da riassaggiare tra un paio d’anni, ma già godibile se abbinato a carni rosse cucinate al forno.
Valutazione: @@@

Abbuoto 2017
(Annata con piogge nella media, gelata in aprile tardiva, estate molto calda).
Limpido, rosso rubino netto, alla vista meno concentrato della 2018, ma con più grassezza sulle pareti del calice.
L’impatto olfattivo è più dolce e tenue, con belle note di frutti di bosco in evidenza, tendenti a gelatina di ribes rossi e neri, quindi rabarbaro, radice di liquirizia, e lieve nota speziata di pepe bianco.
La freschezza è sempre evidente e ben accolta, ma qui il tannino è gradevole e vellutato, il sorso è pieno ed equilibrato in tutte le sue componenti, compresa quella sapida, addolcita dalla morbidezza che intuivamo al roteare del calice.
Un piccolo capolavoro, che invita a farsi bere ancora.
Valutazione: @@@@+

Abbuoto 2016
(Annata nella media, temperature estive nella norma ma piogge durante la vendemmia, quindi posticipo della raccolta).
Limpido, il rosso rubino tiene ancora, buona la concentrazione ma la consistenza è meno grassa rispetto alla 2017.
Naso floreale di viola passa, sottobosco di piccoli frutti selvatici in confettura, foglie secche con tendenza tabacco. Qualche nota tostata come nella 2018.
In bocca è nel complesso equilibrato, ma il tannino è rimasto un po’ ruvido e amaro, quasi a lamentare un’estate non abbastanza calda.
Valutazione: @@@

Abbuoto 2015
(Annata poco piovosa, inverno mite e conseguente anticipo della fioritura. Estate molto calda, con temperature spesso anche oltre i 40° C, raccolto nella media).
Rosso Granato, che si schiarisce un po’ sull’unghia.
Impatto di fiori appassiti, di prugna, poi confettura di frutti di bosco rossi e neri, tabacco e scatola di sigari.
Bocca morbida, ben sostenuta da spalla acida e tannino setoso, quindi l’immancabile sapidità.
All’apogeo della godibilità, ben riuscito e piacevole, pur non raggiungendo le vette dell’annata 2017.
Valutazione: @@@@

In conclusione, l’Abbuoto si rivela vitigno che ama le annate calde e asciutte. In tali condizioni i tannini si mostrano vellutati e alla distanza setosi, offrendo un vino gradevole, pieno e convincente. I riconoscimenti all’olfatto e al gusto sono tendenzialmente “scuri”, selvatici in gioventù, per poi farsi più dolci con la maturazione.
Al momento è proposto in bottiglia dalla sola azienda Monti Cecubi, ma ci auguriamo che il sentiero tracciato sia seguito anche da altre realtà agricole dell’area.  Ad maiora…

Maurizio Taglioni

Abbuoto (annate 2018, 2017, 2016, 2015)
Tipologia: Rosso Igt
Vitigni: Abbuoto 100%
Titolo alcolometrico: 13%
Bottiglia: 750 ml
Prezzo enoteca: da 10 a 15 euro

Azienda produttrice: Monti Cecubi
Indirizzo: Strada Provinciale Itri-Sperlonga Km 4,800 – 04020 – Itri (LT)

Maurizio Taglioni

Sociologo e giornalista enogastronomico, è direttore responsabile di laVINIum - rivista di vino e cultura online e collabora con diverse testate del settore. Ha curato la redazione dell’autobiografia Vitae di un vignarolo di Antonio Cugini (2007), ha scritto il saggio “Dall’uva al vino: la cultura enologica ai Castelli Romani” in Una borgata che è tutta un’osteria a cura di Simona Soprano (2012), e ha pubblicato la ricerca socio-economica «Portaci un altro litro» - Perché Roma non beve il vino dei Castelli (2013). Collaboratore scientifico del Museo diffuso del Vino di Monte Porzio Catone, porta avanti dal 2009 la ricerca qualitativa volta alla raccolta e documentazione delle storie di vita degli anziani vignaioli dei Castelli Romani, confluita nell’allestimento museale multimediale Travaso di cultura e nell’installazione artistica itinerante Vite a Rendere, per la riscoperta e il recupero delle tradizioni vitivinicole dei Castelli Romani.

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