
Anche quest’anno l’Amarone, il vino simbolo della Valpolicella e uno dei brand di punta del panorama enologico italiano, ha inaugurato la rassegna delle tradizionali anteprime delle ultime annate in commercio. Di scena a fine gennaio presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona l’annata 2011, rappresentata dal frutto del lavoro di 64 aziende, una minima rappresentanza delle 272 aziende imbottigliatrici e delle 7 cantine cooperative, ma soprattutto delle ben 2.469 aziende agricole produttrici di uva (1.495 delle quali di uva per Amarone) aderenti al →Consorzio per la Tutela Vini Valpolicella.
Lo stato di grazia dei vini del Veronese è stato ben rappresentato e riassunto nel corso dei vari interventi nel corso del convegno inaugurale, dove si è sottolineato il valore e la ricchezza dei 7.435 ettari vitati di questo territorio, stimati nel 2014 dalla Assoenologi complessivamente circa 4 miliardi di euro, cifra che non ha eguali tra le altre denominazioni italiane di vino rosso.
Il valore, cresciuto di ben 200 milioni di euro negli ultimi cinque anni, attribuisce in dettaglio per ogni ettaro di Valpolicella circa 530/550.000 euro, superiore a colline blasonate come quelle di Montalcino, Chianti, Barbaresco e Barolo.

Un patrimonio naturale, che va giustamente tutelato e valorizzato, capace di produrre, sempre nel 2014, circa 60 milioni di bottiglie, di cui oltre una dozzina di Amarone, per l’80% destinate all’estero: 2/3 in Europa, con la Germania che riveste il ruolo di mercato principale (28% della quota export europea), seguita da Danimarca (19%), Svizzera (17%), Svezia e Regno Unito, e 1/3 nel resto del mondo, con il Canada che supera di poco gli Usa (43% contro 42%), seguite a distanza da Cina (5%), Giappone e Brasile (2%).

Il territorio si estende da Sant’Ambrogio di Valpolicella alla Val Tramigna, in tre sottozone caratterizzate da una straordinaria biodiversità ampelografica. Tra i vitigni autoctoni a bacca rossa prevalgono Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, seguiti da Cruina, Forselina, Negrara e Oseleta.
In un’ottica di valorizzazione del territorio e in collaborazione con Veneto Agricoltura e la Regione Veneto, il Consorzio ha promosso un progetto di Zonazione viticola della Valpolicella, uno studio della Denominazione della durata di tre anni con l’obiettivo di determinare l’attitudine di zone omogenee alla coltivazione di determinati vitigni, sulla base delle potenzialità produttive: in pratica individuare e disegnare delle sottozone che potrebbero avere il valore di Menzioni Geografiche Aggiuntive, i cosiddetti “Cru” già presenti e indicabili in etichetta nelle zone del Barolo e del Barbaresco.

Un patrimonio che sarà presentato al prossimo Expo di Milano come una delle eccellenze enologiche italiane. Il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella ha già mosso diversi passi in questa direzione, cercando di aggirare i “soliti” ostacoli burocratici italiani partendo da iniziative sul territorio, come inserire a fianco del calendario operistico della Fondazione Arena e del Museo della lirica di Verona, di diffusione mondiale, pacchetti turistici che permetteranno ai visitatori di conoscere dal vivo le bellezze e le tipicità di queste vallate degustando un bicchiere di Amarone nel cuore delle sue zone di origine.

Degustazione Amarone 2011
Una piccola premessa per raccontare andamento e peculiarità dell’annata 2011, caratterizzata da una stagione tutt’altro che regolare e da tre momenti chiave.
• Primo fattore fase vegetativa precoce: a marzo si registrò un improvviso netto aumento della temperatura con valori sensibilmente sopra la media, anomalia che proseguì ad aprile e maggio, causando un germogliamento e una fioritura anticipata.
• Secondo fattore caldo intenso a fine estate: la seconda parte di agosto e buona parte di settembre l’Italia fu investita da un clima torrido, che in diverse zone provocò un parziale appassimento delle uve nei vigneti e una rilevante concentrazione zuccherina, diminuendone in minima parte la resa, non alterandone il quadro acido e garantendone un’eccezionale sanità.
• Terzo fattore legato all’appassimento delle uve: un altro evento meteo ha contribuito a caratterizzare l’annata 2011 dell’Amarone, ovvero un improvviso calo termico nella notte tra il 6 e 7 ottobre, proprio nel momento in cui le uve erano appena state messe a riposo, quando dai 20 gradi di temperatura media si passò in poche ore a 12°, situazione che perdurò per diversi giorni determinando un rallentamento dell’appassimento.
Nonostante queste “anomalie” all’Amarone 2011 sono state attribuite 5 stelle, entrando ufficialmente nell’albo d’oro delle migliori annate. Una valutazione che però non ha trovato d’accordo tutti i giornalisti ed appassionati presenti alla due giorni di Anteprima al Palazzo della Gran Guardia di Verona.
Premesso che i miei gusti privilegiano vini eleganti, contraddistinti da sentori di frutta fresca e spezie fini, da una beva piacevole e dinamica, sapidità e persistenza al palato, equilibrata vena acida, tutte caratteristiche che avevo riscontrato nell’annata 2010 ritenuta “molto buona, con punte di eccellenza”, personalmente anch’io ho delle riserve sul giudizio superlativo assegnato alla 2011.
Nel ristretto numero di campioni già imbottigliati presenti in degustazione (una ventina dei sessantasei in totale), mi hanno colpito la potenza e la concentrazione, in particolare in termini di grado alcolico e residuo zuccherino, valutato in media sui 7 grammi/litro abbondanti rispetto ai 5 scarsi dell’annata precedente, dovuti anche a appassimenti che in alcuni casi si sono protratti per quasi 5 mesi, associabili più facilmente ai vini prodotti nel quadriennio 2006-2009.
Nel complesso i vini presentano una buona freschezza e morbidezza, con differenze tra le varie vallate più sfumate rispetto ad annate precedenti, con evidente complessità data da note balsamiche, minerali, speziate e di confettura, da amalgamare con un lungo (e indispensabile…) affinamento per assaporarne appieno le potenzialità.

Tra i vini già in commercio degustati, gioca sulla mineralità e piacevolezza nella beva l’Amarone 2011 dell’azienda agricola Cà Rugate, a base di uve corvina, corvinone e rondinella coltivate nelle colline della “zona allargata”, un vino fresco, fruttato, secco (circa 2 gr/l di residuo), affinato tre anni in botte grande (prezzo indicativo franco cantina 39 euro.)
Sempre giocato sulla rotondità e piacevolezza, l’Amarone di Bennati rivela un tannino fresco, aromi fruttati, rotondità data anche dall’uso di una piccola percentuale di uva rondinella che come le altre è appassita per oltre 4 mesi per poi affinare per 30 mesi in botti da 30 hl e in barrique (17 euro).
Dello stesso produttore di Cazzano ho assaggiato la Riserva di Famiglia 2008, un’accurata selezione di grappoli da cui nascono appena 3000 bottiglie dopo un affinamento in legno di almeno 36 mesi, con un bouquet complesso senza perdere di vista però la dinamicità nella beva, uno dei più buoni che ho degustato (35 euro).

Altrettanto buona la Riserva Montefante 2008 prodotta dai F.lli Farina di Pedemonte con le uve corvina e corvinone e un 10% di molinara coltivate nei vigneti di Castelrotto, caratterizzata da un grande equilibrio inframmezzato da un pizzico di rusticità sapientemente mantenuta dall’enologo Andrea Zerman dopo un paio di anni di riposo in barrique e altrettanti in grandi botti di legno di slavonia (36 euro).
Più immediato, fruttato e fresco l’Amarone 2001, anch’egli affinato inizialmente in barrique e quindi in botte grande, 15% di alcool e 7 gr/l di residuo ben amalgamati (18 euro).
Particolarmente sapido il 2011 della Cantina Valpolicella Negrar da uve provenienti dalla colline attorno alla cantina sociale, proseguendo lo stile indirizzato verso la prontezza con i suoi 15,5° e ben 8 gr/l di zuccheri e il paio d’anni di maturazione in botti di legno da 50 hl (20 euro).
Maggior complessità e sentori di spezie fini e frutta fresca il 2008 Vigneti di Jago (32 euro).

L’azienda Gerardo Cesari di San Floriano ha presentato un 2011 ottimamente abbinabile con la cucina del territorio veneto, ottimizzando il minor rapporto grado alcolico/residuo zuccherino che conferisce al suo Amarone un’estrema pulizia e pienezza in bocca grazie a una trama tannica fine e morbida (23 euro).
La Riserva Bosan 2006 attualmente in commercio, nato da un unico vigneto di 10 ha di proprietà (80% Corvina/Corvinone-20% Rondinella) a mio avviso è un grande vino, un giusto compromesso tra complessità ed equilibrio tra i suoi 16° alcolici e 6,5 gr/l di residuo (48 euro).

Merita un posto di primo piano tra i vini dotati di grande personalità, struttura e complessità l'”Acinatico” di Stefano Accordini, 130 giorni di appassimento delle uve dei vigneti in collina di proprietà da cui scaturiscono ben 16,5° e 7 gr/l di Amarone destinato ai palati più esigenti (27 euro).
Discorso analogo per il “Tenuta Cajo” dell’azienda Ca’ Botta, che sta attraversando una fase di ristrutturazione e assestamento dopo che nel 2008 è passata in mani straniere, con l’obiettivo di aumentare la produzione di pari passo con i vigneti, che da 350 passeranno a ben 550 ettari. Questo Amarone di grande struttura e potenza, quasi da meditazione (5 mesi abbondanti di appassimento), ha la particolarità di avere un tannino mordente, grazie all’apporto del 15% di uve oseleta/ancellotta e un basso residuo, stimato sui 4 gr/l, ed è stato prodotto in appena 3.000 esemplari, che saliranno con il tempo potenzialmente fino a 60.000 (20 euro).

Necessita di ulteriore affinamento l’Amarone 2011 di Giuseppe Campagnola poiché appena un paio di mesi di bottiglia, dopo 24 mesi di maturazione al 60% in botte di legno da 55 hl e il 40% in barrique, non sono ancora sufficienti per apprezzare appieno le sue buone potenzialità, al momento prevarica la componente alcolica rispetto a quella aromatica (23 euro).
Leggermente sotto le aspettative il “Villa Arvedi” 2011 della storica azienda Cavalier G.B. Bertani, anche in questo caso senza l’apporto di uva molinara, di media struttura e discreto equilibrio (24 euro).

Tra le giovani leve, ho registrato la conferma dell’azienda agricola Flatio di San Pietro in Cariano, guidata da un paio d’anni da Flavio Fraccaroli, con l’Amarone 2011 che si contraddistingue per un ottimo corpo unito ad altrettanta freschezza e sostanza, merito anche dell’apporto di uva Terodola a fianco delle rituali Corvina, Corvinone e Rondinella appassite per quattro mesi e affinato per metà in acciaio.
Le stesse buone sensazioni me le ha trasmesse il 2008, con il maggior affinamento in bottiglia che li ha donato netti sentori di amarena e un finale mandorlato, dovuto in parte a un residuo zuccherino minimo, sotto i 4 gr/l (15 euro).
Altra giovane certezza di questo territorio, Fabio Corsi, a capo con la moglie dell’azienda agricola Le Marognole di Marano di Valpolicella, non ha dubbi sull’identità da conferire al suo “Camporocco“, ottenuto da una selezione delle migliori uve dell’omonimo vigneto attorno alla cantina e affinato in barrique e tonneau.
Il 2011 vedrà la luce solo dopo l’estate, ma fin d’ora se ne percepisce la freschezza, sia al naso che nella beva, pulizia ed eleganza, ricchezza di frutta e qualche accenno di speziatura, il tutto in 16,5% di alcool e 5,5 grammi di zucchero residuo (20 euro).

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