Ogni volta che mi accingo a recarmi al consueto appuntamento con l’anteprima del Chianti Rùfina, lo faccio con estremo piacere, anche se in questa occasione, per ragioni di salute, mi sono trovato costretto a rinunciare alla degustazione comparativa tra Barbaresco e Chianti Rùfina, organizzata il giorno precedente, venerdì 13 novembre presso il Grand Hotel a Firenze. Un interessante confronto moderato da Ian D’Agata, giornalista enogastronomico, direttore della International Wine Academy di Roma e da Burton Anderson, giornalista inglese autore di libri sulle denominazioni italiane. Certo su Barolo e Barbaresco, come del resto sul Taurasi o sul Sagrantino di Montefalco, sarebbe bene si cominciasse a ragionare più sul piano che ne esalterebbe al massimo le qualità, ovvero l’abbinamento al cibo, perché questi vini sono tannici, difficili, lenti a maturare ed equilibrarsi (tranne quando non si intervenga in modo pesante per mascherare gli aspetti peculiari delle uve che li compongono, ovvero nebbiolo, aglianico e sagrantino). L’abbinamento con piatti adatti, invece, modificherebbe di parecchio le impressioni, a volte penalizzanti soprattutto da chi non ne è profondo conoscitore e, come diceva Angelo Gaja non abbia imparato ad amare i tannini. Non che il sangiovese sia un’uva facile e generosa, tutt’altro, ma nell’area del Chianti Rùfina sono rari i casi in cui le astringenze e le durezze sono tali da compromettere la piacevolezza del vino degustato in solitudine. Il territorio fa la sua parte, con la sua composizione così come il clima, qui i vini non hanno la potenza di un Barbaresco, al contrario sono caratterizzati da un’eleganza e una freschezza che li rende apprezzabili anche in fase di degustazione, sebbene alcune aziende, poche per la verità, si ostinano a ricercare in questi Chianti tendenzialmente equilibrati e riconoscibili, una struttura, un colore e una massa fruttata che poco gli si addice, finendo per sottrargli proprio quelle ottime qualità che li contraddistinguono. Ognuno è libero di perseguire gli obiettivi in cui crede, ma questo tipo di vini è mia personalissima convinzione che abbia fatto il suo tempo e, se in passato poteva anche trovare una motivazione sulla base delle richieste del mercato, oggi mi sembra quantomeno complicato da proporre, visti gli evidenti mutamenti di attenzione verso vini meno costruiti e più “naturali”. A questo proposito viene da chiedersi se quella zonazione, frutto di un lungo e impegnativo lavoro che ha visto coinvolti nientemeno che il professor Attilio Scienza e la sua equipe, che ha generato la mappatura di 11 differenti “unità vocazionali” (Pelago, Grignano, Sieci, Selvapiana, Nipozzano, S. Brigida, Rùfina, Colognole, Pomino, Contea e Frascole), nonché un “Manuale d’uso del territorio” che avrebbe dovuto fornire ai produttori indicazioni sulle strategie e scelte nella conduzione dei loro vigneti al fine di far risaltare nei loro vini il terroir di provenienza, abbiano avuto un reale riscontro, se quel lavoro, cioè, abbia raggiunto l’obiettivo finale di dare al Chianti Rùfina un’identità più precisa e consapevole. Per adesso il nostro unico riferimento lo abbiamo attraverso le degustazioni effettuate anno dopo anno.
Sabato 14 novembre, dunque, sono arrivato alle 9,40 a Villa Poggio Reale, così chiamata perché nel 1829 vi soggiornò Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, penultimo granduca di Toscana, nel 1988 ceduta dalla famiglia Spalletti al Comune di Rufina, oggi sede dell’Enoteca e del Museo della Vite e del Vino. La villa è circondata da un bosco di piante sempreverdi, la Ragnaia, da un viale di cipressi e da un appezzamento di vigne e orti. La degustazione si svolge, come ogni anno, all’interno delle due salette laterali, dove una serie di tavoli attrezzati di calici e sputacchiere attendono l’arrivo dei giornalisti invitati a valutare 40 tra Chianti Rùfina 2008 e Riserva 2007. Nella sala centrale, più capiente, vengono disposti i banchi di assaggio alla presenza dei produttori. Al mio arrivo è ancora tutto in pieno fermento, ma si respira un’area tranquilla, serena, almeno è quanto sembra al primo impatto. I sommelier stappano, annusano e valutano i vini da presentare, non sono ancora arrivati tutti, ma la maggior parte è già sul tavolo. Nell’attesa faccio qualche foto degli interni, dato che fuori mi ero già destreggiato all’arrivo. Dicevamo 40 campioni, di 21 aziende, le stesse dell’anno passato a conferma della solidità e dell’importanza che per tutti gli associati al consorzio ha questo evento.
La degustazione
COLOGNOLE – Rese basse, ma non troppo – circa un chilo e duecento grammi per pianta – altitudine che va dai 230 ai 400 metri, terreno a medio impasto con una buona percentuale di scheletro, ottima escursione termica, sono elementi ideali quando si ha a che fare con il sangiovese. Qui, nel bacino settentrionale della Valdisieve, Gabriella Spalletti Trivelli riprende le redini dell’azienda dal 1990, i figli Cesare e Mario riorganizzano l’intero processo produttivo, passando alla lavorazione delle sole uve di proprietà. Colognole dispone di 27 ettari vitati a prevalenza sangiovese più piccole percentuali di colorino, merlot e chardonnay, dai quali si ottengono circa 100.000 bottiglie annue ripartite in quattro etichette. Non manca la produzione di olio: 4.500 bottiglie annue ottenute da 36 ettari di olivi dalle varietà frantoio, moraiolo e leccino. Chianti Rùfina 2008: approcciando un vino in anteprima ti poni di fronte al fatto che devi essere consapevole di doverlo interpretare, di non poter pretendere equilibri impossibili o tannini perfettamente integrati, tanto più quando si ha a che fare con il sangiovese. Nel caso di questo campione, però, debbo dire che appare già abbastanza ben delineato, aperto, con un bell’attacco floreale di viola e rosa che va a fondersi con lampone e ciliegia, si colgono gradevoli sensazioni di erbe aromatiche, timo in particolare. In bocca può apparire un po’ semplice, ma è vispo, con una bella acidità e un tannino fine e giustamente pungente. Chianti Rùfina Riserva del Don 2007: la riserva è ovviamente più indietro, sebbene figlia di un’annata più calda; l’approccio è comunque profondo, selvatico e di sottobosco, con accenni speziati interessanti. La bocca è nervosa, il tannino un po’ rigido, non manca di freschezza e di quella tensione necessaria a dargli più ampiezza e longevità rispetto al base.
FRASCOLE – Colline e piccole valli che si avvicendano in un territorio di grande fascino, siamo sui pendii che circondano Dicomano, uno dei cinque comuni coinvolti nella denominazione (gli altri sono Pontassieve, Rufina, Londa e Pelago); i vigneti aziendali sono coltivati con metodo biologico dal 1998, circa 16 ettari che si estendono intorno al podere Vico, dove risiede la cantina, da cui si ottengono 60.000 bottiglie annue ripartite fra tre tipologie di Chianti Rùfina (base, Bitornino e Riserva), l’Igt Venia e il Vinsanto. Chianti Rùfina 2008: si conferma ancora una volta uno dei Chianti “alti” di riferimento, la sua piacevolezza è indiscutibile, rubino classico con un bel frutto vivo di lampone e fragolina selvatica, viola, leggere sfumature di liquirizia; al gusto è fresco, sapido, vibrante, con un perfetto equilibrio gusto-olfattivo e un tannino generoso, mai piatto ma molto preciso e con il carattere del sangiovese. Una sicurezza. Chianti Rùfina Frascole Riserva 2007: ho più volte evidenziato le mie perplessità sulla produzione delle Riserve, qui come nella zona “classica”, soprattutto quando queste vengono prodotte con regolarità, quindi non solo nelle occasioni in cui si verificano annate di particolare spessore qualitativo; l’impressione è che ci sia più una necessità commerciale che una reale condizione ambientale a favorirne la produzione, troppi vini magri, senza quella struttura e solidità che ne giustifichino l’esistenza e la capacità di invecchiamento. Ovviamente ci sono le eccezioni, come questa di Frascole, dal colore rubino intenso e di buona concentrazione, naso logicamente meno aperto del base, più terroso e profondo, di ciliegia ma anche prugna, con quella sapidità all’assaggio che contraddistingue sempre i vini di questa azienda. Certo la Riserva è sempre più restia a concedersi, ma stiamo parlando di un vino destinato ad evolvere e ora davvero molto, molto, giovane. L’attesa è d’obbligo.
IL PRATO – In località Masseto, che si incontra nel tratto che da Pontassieve giunge a Rufina, risiede questa giovane azienda di proprietà di Stefania Capanni Salvestrini, 4 ettari vitati su una superficie totale di 11. E’ un’azienda a conduzione famigliare fondata nel 1994 che produce una media di 5.000 bottiglie fra Chianti Rùfina e Riserva. Chianti Rùfina 2008: quest’anno la riserva non è stata presentata, peccato non aver avuto il tempo di chiedere alla proprietaria se non è stata prodotta o è semplicemente in affinamento ed è stato ritenuto che non fosse in condizioni adeguate per essere proposta. Intanto possiamo dire che il base presenta un bel colore rubino netto con venature porpora, un naso floreale di violetta, ciliegia e lampone; pulito al palato, succoso, dal tannino giovane ma senza sbavature, con una chiusura abbastanza persistente che lascia una sensazione complessiva piacevole anche se un po’ semplice.
TRAVIGNOLI – Una delle aziende storiche e di maggiori dimensioni, proprietà dei conti Busi, situata nella Valle di Pelago, a sud di Rufina. Giovanni Busi gestisce i 65 ettari di vigna, situati su terreni calcarei, marnosi e argillosi, con esposizione a sud e altitudine tra i 250 e i 400 metri s.l.m., da cui ottiene oltre 200.000 bottiglie annue, ma l’azienda dispone anche di quasi 25 ettari di olivi, è bene ricordare che quella di produrre olio è una tradizione molto diffusa in molte zone della Toscana. Chianti Rùfina 2008: ha un colore rubino molto intenso e con evidenti riflessi violacei, il bouquet non manifesta le note vegetali che aveva evidenziato nell’annata precedente, ma si sviluppa più su toni di frutta matura, a tratti in confettura, ciliegia, amarena, visciola, qualche rusticità di troppo, dovuta forse ad un’estrazione appena fuori misura, che traspare anche all’assaggio, dove il contatto si manifesta piuttosto scomposto e rigido, con un tannino ancora lontano dall’amalgamarsi al frutto, quest’ultimo piuttosto prudente e meno espansivo che al naso, non manca la freschezza, ma lo stile è ancora da affinare, c’è poco del sangiovese di Rufina e della sua eleganza. Chianti Rùfina Tegolaia Riserva 2007: quanto detto per il Chianti Base qui viene spinto alle estreme conseguenze, già nel colore rubino cupo e impenetrabile, seguito a toni di ciliegia nera in confettura, cacao, richiami balsamici e un succedersi di sensazioni un po’ “massicce”, non proprio eleganti, che fanno da corollario all’attacco al palato: pur sviluppando una struttura di tutto rispetto, testimonia uno stile piuttosto forzato, concentrato, maturo, seppure non disarmonico. Sarebbe interessante poter valutare cosa c’è sotto questa estrazione evidente, perché l’impressione è che di stoffa ne avrebbe da vendere.
LE COSTE – E’ trascorso quasi un secolo da quando Antonio Grati iniziò a produrre vini e liquori, seguito poi dai figli Federico e Giulio, quest’ultimo fondatore dell’attuale azienda vinicola; ancora due generazioni ed eccoci a Giuliano Grati, l’ultimo protagonista di questa importante realtà di Rufina. Lo stile produttivo dato ai suoi vini ha sicuramente un’impronta moderna, ma le degustazioni effettuate in questi anni non mi hanno convinto pienamente, ho l’impressione che si spinga un po’ troppo, rischiando di comprimere e, a volte, addirittura celare completamente quella fresca vitalità, quella finezza e misura espressiva che ci si aspetterebbe dai vini prodotti su queste colline chiantigiane. Chianti Rùfina 2008: si offre alla vista con un colore rubino inchiostro, fitto e impenetrabile, tanto da lasciare un’evidente scia colorata sulla parete del calice. Note di mirtillo, mora e ciliegia in confettura, liquirizia, bocca con acidità slegata dal frutto, manca di elasticità espressiva, al momento è ancora rigido e poco ampio nella trama espressiva. Chianti Rùfina Riserva 2007: le impressioni avute un anno fa sulla Riserva, trovano conferma anche nella versione 2007, un colore quasi nerastro, melanzana, assolutamente impenetrabile dalla luce, un bouquet appesantito da un frutto non proprio elegante, ma piuttosto molto maturo e scuro, che non rende facile la ricerca di altre sfumature olfattive, se non quelle di cioccolato, vaniglia, legno dolce. Al palato il legno è ancora evidente e il tannino ne appare indurito, ruvido, la freschezza non gli dà sufficiente slancio e, al momento, il vino appare piuttosto monocorde.
VI.C.A.S. – Quanto avevo scritto nella precedente edizione di questa cantina sociale trova conferma nella qualità costante e rassicurante dei suoi prodotti, segno che anche quando si lavora con uve provenienti da centinaia di viticoltori e, quindi, da zone e terreni che hanno certamente delle differenze, da metodi di coltivazione che giocoforza non possono essere identici in tutto e per tutto, si possono ottenere buoni risultati e riuscire a preservare le caratteristiche di fondo dei vini di Rufina. Chianti Rùfina Montulico 2008: il colore è quello di un sangiovese “classico”, non è pensabile ottenere da uve conferite concentrazioni estreme a meno che non si operi in cantina in maniera invasiva, il colore non è mai stato il pezzo forte del sangiovese. Al naso esprime note di viola, lampone, ciliegia, certamente non è un vino complesso ma se non altro è schietto, onesto, lo conferma una bocca “gentile”, dal tannino tenero e già in buona fusione con la trama fruttata, sorretta da sufficiente acidità. Chiude un po’ corto e senza particolari sfumature, ma ha una sua dignità.
F.LLI BELLINI – Ancora una volta ho avuto sensazioni nettamente migliori da questi Chianti Rùfina rispetto a quelli dell’altra azienda di proprietà dei fratelli Bellini, Il Pozzo. Non avendo avuto modo di visitare l’azienda non sono in grado di capire se le motivazioni sono dovute alla diversa collocazione dei vigneti o ad una precisa scelta aziendale di diversificare lo stile delle de linee. Chianti Rùfina 2008: sangiovese in maggioranza, più una piccola percentuale di canaiolo e colorino compongono questo gradevole 2008, dal colore rubino vivo con riflessi porpora. Ha buona apertura all’olfatto, con attacco floreale di rosa e geranio, poi ciliegia ed erbette aromatiche; bocca corrispondente, tannino ancora ruvido ma è un peccato di gioventù, l’acidità nervosa sostiene il ritorno fruttato, il finale chiude piuttosto magro ma di buona finezza. Chianti Rùfina Riserva 2007: di diversa levatura appare la riserva, dal colore rubino fitto con riflessi porpora, di buona concentrazione; naso più maturo e complesso, dove cominciano a svilupparsi, a fianco delle venatura aromatiche di ciliegia e mirtillo, interessanti cenni speziati. Al palato ha buona spalla, fresco, ampio, quasi setoso il tannino, buon ritorno fruttato e persistente. Ha sicuramente ulteriore capacità di crescita nei prossimi anni.
DREOLINO – Sempre decorosi i vini di questa azienda affiliata a Fattoria Petroio, anche se gli manca quello slancio, quella personalità che gli darebbero un’impronta più decisa e convincente. Chianti Rùfina 2008: inizialmente chiusa, la versione 2008 dal colore rubino medio con unghia tendente al granato, trova poco a poco una sua dimensione espressiva, attraverso piacevoli toni floreali di viola e rosa, arricchiti da una bella sfumatura di lampone. All’assaggio si rivela di freschezza contenuta, tannino fine e pulito, buona polpa fruttata, finale un po’ magro e di breve durata.. Chianti Rùfina Riserva 2007: più strutturato e convincente il 2007 Riserva, che presenta un colore rubino medio con unghia granata. All’olfatto parte con una ventata di sottobosco, che si apre successivamente a toni fruttati di ciliegia e prugna. Al palato ci si aspetterebbe qualcosa in più, la tessitura è piuttosto semplice, il tannino non così robusto da far pensare ad una forte capacità evolutiva. Finale di buona lunghezza, può sicuramente crescere nei prossimi due-tre anni.
SCOPETANI – Come sempre l’azienda di Graziano Scopetani ci propone due vini da due differenti linee, il Risasso che rappresenta il Chianti Rufina base e il Vigna Macereto Riserva proveniente da Villa Masseto dove vengono prodotti i Chianti più pregiati. Scopetani è una realtà da 2 milioni di bottiglie annue, in grado di affrontare senza difficoltà un mercato che va ben oltre lo Stivale. Chianti Rùfina Risasso 2008: sempre vivace e luminoso il colore del Risasso, che vanta anche dei bei riflessi purpurei; si presenta di bella tipicità con note di ciliegia, fragolina di bosco e delicati accenni speziati. La bocca è fresca, con un tannino sereno, privo di asperità e una leggera sapidità nel finale che non guasta. Vino decoroso e fedele alle caratteristiche della zona, senza picchi ma di buona costanza qualitativa. Chianti Rùfina Vigna Macereto Riserva Villa Masseto 2007: più riconoscibile e meno vegetale dell’anno passato – non so se per un minore apporto di cabernet franc, è più probabile che l’annata calda abbia influito diversamente sulla maturazione degli acini – il Vigna Macereto presenta un colore rubino violaceo intenso, l’intreccio olfattivo non si schiude ancora completamente lasciandosi dominare più che altro da toni di ciliegia, lampone e amarena in confettura, seguito da leggere percezioni vanigliate. Una fruttosità che restituisce molto bene al palato, dando una sensazione di una certa consistenza ed equilibrio, grazie anche ad un tannino ben dosato e maturo e ad una giusta dose di acidità. Può offrire una certa complessità negli anni a venire.
CASTELLO DI NIPOZZANO / MARCHESI DE’ FRESCOBALDI – I marchesi De’ Frescobaldi vantano a Rufina lo storico cru Montesodi, 20 ettari allevati a cordone speronato bilaterale, la cui prima vendemmia risale al 1974. Alcune vecchie annate degustate di recente, compresa la 1974, testimoniano la classe di questo vigneto, dispiace quindi molto notare come già da qualche anno sia profondamente cambiato lo stile di questo vino, più moderno e meno viscerale, senza quei tratti che in passato mi avevano fortemente emozionato. Chianti Rùfina Nipozzano Riserva 2007: come già l’anno passato continuo a preferire, nella fase iniziale, il Nipozzano per la sua maggiore prontezza, bevibilità e precisione esecutiva. E’ un vino che non cerca di strafare ma riesce, pur se di moderna concezione, a trovare un proprio equilibrio e carattere. Il colore è sempre rubino porpora, i profumi vanno dal fruttato di ciliegia e e amarena a toni di sottobosco ed erbe mediterranee, in particolare rosmarino e timo su uno sfondo balsamico. In bocca si distende su un frutto maturo ma sorretto da buona vena acida e da un finale giustamente sapido. Chianti Rùfina Vigneto Montesodi Riserva 2007: colore molto fitto, rubino quasi nerastro, con evidenti riflessi che ricordano la buccia della melanzana, il piccolo legno chiede sempre tempo per essere assorbito, per ora si mescola ai toni di mora, lampone, ciliegia, richiami terrosi, tabacco e cenni di cuoio. Al palato non nasconde il proprio lignaggio nel sérico tannino, di trama finissima. Non manca di sapidità e di una certa morbidezza che lo rende già ora apprezzabile.
CASTELLO DEL TREBBIO – La dinamica e simpatica Anna Baj-Macario, che può contare sulla consulenza del bravo Luca D’Attoma, continua a realizzare ottimi vini, dei quali la punta dell’iceberg è a mio avviso il Lastricato, una riserva che ogni anno si conferma ai vertici della denominazione. Chianti Rùfina Lastricato Riserva 2007: nonostante questo sangiovese di razza sia forse fra quelli che maggiormente chiedono tempo per mostrare tutte le loro qualità, anche quest’anno riesce a convincermi pienamente per il suo carattere ben delineato e riconoscibile fra tanti campioni. Il colore è un rubino pieno con spennellate granate all’unghia; il bouquet ha già una certa complessità, parte con note di lavanda, viole, magnolie, per poi virare su lampone, amarena, e ancora cuoio, sottobosco, cenni a spezie orientali. Personalità austera, ma solo in apparenza, si apre in progressione mostrando un tannino ancora teso ma di grana molto fine, una giusta acidità e un tessuto già complesso, approfondito da una suggestiva vena sapida. Non manca di persistenza. Ottime possibilità evolutive.
FATTORIA DI BASCIANO – A costo di sembrare ripetitivo, continuo a non capire le scelte di Paolo Masi, proprietario ma anche “colui che fa il vino”, quindi pienamente responsabile del prodotto finale. I suoi Chianti, che secondo me non mancherebbero di una certa qualità, finiscono con l’essere troppo “premeditati”, ovvero imbrigliati in uno stile che non gli consente di esternare appieno il loro carattere, in poche parole il lavoro di cantina si sente un po’ troppo. Chianti Rùfina 2008: una piccola percentuale di colorino affianca il sangiovese, il colore è impressionante, rubino cupo e impenetrabile, le note vanno soprattutto sulla confettura di mora e mirtillo, su toni dolci che richiamano il piccolo legno. In bocca è al momento tutt’altro che disteso, acidità ma soprattutto tannino lo mantengono serrato e poco disponibile. Chianti Rùfina Riserva 2007: rubino fitto con unghia violacea, attacco selvatico, ancora non del tutto pulito, legno da assorbire, si sente vaniglia, cioccolato e caffè alternarsi al frutto in confettura. Al palato restituisce parimenti una dose massiccia di frutto concentrato e legno, che non nasconde del tutto un tannino ancora ben lontano dall’essersi stemperato.
FATTORIA DI GRIGNANO – Sono passati sei decenni da quando Fabio Inghirami dette vita, iniziando con la produzione di camicie, a quello che oggi è un vero e proprio impero della moda italiana, con decine di marchi di proprietà. Ma la famiglia Inghirami è abituata a cercare sempre nuovi traguardi, ecco allora che già negli anni settanta avvia un’attività completamente diversa, acquistando la tenuta di 600 ettari nei pressi di Pontassieve che apparteneva ai Marchesi Gondi. Su questo ampio terreno convivono seminativi, frutta, olio e soprattutto vino, su una cinquantina di ettari saldamente curati da Franco e Marco Bernabei. Chianti Rùfina 2008: bella prova per questo Chianti schietto e varietale, dal colore rubino medio con unghia appena meno compatta; l’attacco olfattivo gioca su note di viola mammola, rosa, cassis, cenni ferrosi. Non manca di acidità che rende il frutto vivo e croccante, ha uno sviluppo lineare e convincente, un tannino ben estratto e un finale delicato di liquirizia. Molto buono. Chianti Rùfina Riserva 2007: rubino più marcato e profondo ma senza eccessi, con venature purpuree; parte con belle sensazioni di fiori macerati, cipria, marasca, ciliegia, fragolina di bosco, riverberi pepati, cardamomo, cuoio. La giovinezza al palato non ne nasconde le ottime prospettive evolutive, il tannino è ben calibrato, la freschezza non manca, affiorano toni di erbe e spezie aromatiche, finale lungo e molto gradevole.
FATTORIA IL CAPITANO / BALBI – E’ incredibile notare come ancora oggi ci siano produttori che non si rendono conto di quanto possa essere importante farsi conoscere attraverso il Web. Il sito di questa azienda non viene indicato sui motori di ricerca, tant’è che l’ho trovato scrivendo direttamente uno dei possibili link con cui poteva essere stato prodotto. Certo non è di grande aiuto, è scarno e non racconta quasi nulla. Posso solo dirvi (meglio rispetto al precedente articolo, no?) che la fattoria è di proprietà di Annamaria Poggi, la sede aziendale è stata rimessa a nuovo nel 2003, la conduzione è di tipo famigliare, si produce vino e olio e sul sito è possibile ordinare i prodotti. Punto. Chianti Rùfina 2008: è la testimonianza, e lo era già l’anno passato, che qui a Pontassieve si lavora senza ricercare stravaganti risultati, ma riportando fedelmente in bottiglia quanto madre natura è in grado di offrire. Colore rubino intenso con riflessi porpora, profumi schietti e piacevoli di fragoline e lamponi, muschio; in bocca è un po’ rustico, con un tannino che chiede tempo e una polpa piuttosto esile che non gli consente al momento quella piacevolezza riscontrata con il precedente millesimo.
FATTORIA IL LAGO – Sempre convincenti i vini della famiglia Spagnoli, proprietaria di una fattoria splendida a conduzione agrituristica, situata a 2 chilometri da Dicomano. L’attività produttiva è iniziata nel 2000, si ottengono circa 50.000 bottiglie annue da 22 ettari vitati di proprietà. Vengono prodotti il Chianti Rùfina e la Riserva, ottenuti rigorosamente da solo sangiovese e un ottimo Vinsanto da malvasia e trebbiano toscano. Chianti Rùfina 2008: dal vigneto Frusinaia arriva questo sangiovese dal bel colore rubino vivace di media profondità, al naso gioca sui sentori caratteristici di violetta, lampone e ciliegia, mentre al palato si sta equilibrando fra acidità e tannino e ripropone molto bene le sensazioni percepite all’olfatto. Vino semplice ma perfettamente collocabile nel carattere dei Chianti della zona. Chianti Rùfina Riserva 2007: merito forse di un’annata che ha dato vini più pronti, questa riserva appare in parte più definita della precedente versione. Colore rubino con riflessi granati ai bordi, si apre in progressione a note dove prevalgono le spezie ai frutti, ciliegia certamente, ma soprattutto tabacco e cuoio. L’attacco al palato denota una buona materia, il tannino asciuga ancora molto, d’altronde stiamo parlando di una riserva in divenire, tutta sangiovese, che denota nei suoi aspetti più chiari una sicura capacità evolutiva.
FATTORIA I VERONI – Circa 15 ettari reimpiantati a vigneto specializzato, con una densità media di cinquemila ceppi per ettaro, di cui 11 a sangiovese, 2 a merlot e petit verdot e la rimanente parte di uve a bacca bianca per la produzione del Vinsanto. Anche in questa azienda non manca la produzione di olio, ottenuto da 4.000 piante su terreno in fase di conversione al biologico; le varietà coltivate sono frantoio, moraiolo e leccino. La proprietà si estende sulle colline fra Pontassieve e Rufina. Chianti Rùfina 2008: dal Vigneto del Pianottolo arriva questo rosso ottenuto da sangiovese 90% e canaiolo 10%, dal colore rubino medio, naso che profuma di rosa, viola, giaggiolo, poi ciliegia e altri piccoli frutti di bosco. Bocca che rivela una buona vena sapida, giusta acidità e una struttura discreta, con tannino di buona finezza. Finale gradevole e abbastanza persistente. Chianti Rùfina Riserva 2007: il Vigneto di San Martino, da cui nasce questo sangiovese in purezza, si trova ai piedi della Pieve di San Martino a Quona, nel comune di Pontassieve, a un’altitudine tra i 250 e i 280 metri s.l.m. con esposizione sud- sud ovest e una ragguardevole pendenza del 19%. Il vino matura per 18 mesi in tonneaux di 1° e 2° passaggio e poi riposa in bottiglia circa un anno. Basta farsi due conti per capire che il campione a mia disposizione proviene ancora dalla botte, non ha quindi neanche iniziato il periodo di affinamento. L’aspetto visivo è rubino cupo e concentrato, ma è prevedibile un progressivo cedimento e assestamento del colore. Al naso è ancora piuttosto serrato, non lascia trapelare che poche, confuse, sensazioni floreali e fruttate, mentre al palato rivela tutta la sua giovinezza in un tannino rigido e un ina trama scomposta e in divenire, ma la materia è di un certo spessore e promette interessanti evoluzioni. Staremo a vedere…
FATTORIA LAVACCHIO – Dai 21 ettari di proprietà i fratelli Lottero ottengono circa 90.000 bottiglie annue, ripartite fra i due Chianti Rùfina, il rosso Fontegalli, il bianco dolce “Oro del Cedro” da traminer aromatico, il Vin Santo e il Pachàr (chardonnay, viognier e sauvignon). La fattoria è a conduzione biologica e produce anche un ottimo olio dalle varietà frantoio, moraiolo, leccino e pendolino. I vini della fattoria Lavacchio patiscono un po’ quando vengono degustati in anteprima, hanno bisogno di tempo per esprimersi e tirare fuori le loro migliori qualità. Chianti Rùfina Cedro 2008: 90% sangiovese, 5% canaiolo nero e 5% ciliegiolo compongono il Cedro 2008, dal colore rubino fitto con unghia porpora. Proviene da piante di età variabile dai 20 ai quasi 40 anni; la fermentazione e macerazione avviene mediamente per due settimane, parte in acciaio e parte in tini tronco-conici di rovere francese, successivamente dimora in botti di rovere da 35 ettolitri per 12-16 mesi. Ha colore rubino vivace e purpureo, naso fresco e fruttato con richiami pepati; al palato è ancora scorbutico, scalpitante, di struttura superiore alla media dei base di questa zona e tannino di una certa incisività. Con il tempo si equilibrerà e potrà offrire interessanti spunti espressivi. Chianti Rùfina Cedro Riserva 2007: gode di un 10% di merlot che, in teoria, dovrebbe smussare e addolcir, ma questo sangiovese proveniente da un vigneto di oltre 40 anni non è facile da domare, soprattutto ora che è ancora tutto in divenire. Il colore è rubino intenso, piuttosto compatto e profondo, scuro, rimanda toni di confettura di ciliegia, mora, prugna, caffè, cannella. Palato un po’ acidulo e scomposto, alla ricerca di un equilibrio, d’altronde è inevitabile per un vino che deve ancora finire la sua fase di affinamento.
FATTORIA SELVAPIANA – Non c’è niente da fare, i vini di Federico Giuntini si riconoscerebbero tra mille, anche il base che è sicuramente meno sontuoso ha comunque una trama fine, elegante, solida. Per chi non avesse ancora avuto occasione di visitare l’azienda, non perda altro tempo, cominci a mettere in agenda la tappa a Rufina fra un paio di mesi, quando avrà anche l’opportunità di assaggiare il nuovo, straordinario olio. Chianti Rùfina 2008: da sangiovese e un piccolo contributo di canaiolo e colorino, il Chianti Rùfina 2008 rivela lo stile aziendale sin dal colore rubino netto ma trasparente, senza forzature di cantina, naso già scalpitante che saltella da belle note floreali di rosa rossa a ciliegia appena matura e fragolina selvatica, per poi regalarci tocchi di origano e alloro. Già piacevolissimo in bocca, con un tannino pulito e fine, non aggressivo, chiude con un bello slancio sapido, terroso, minerale. Chianti Rùfina Vigneto Bucerchiale Riserva 2007: preso dalla vasca (che ingiustizia!) si dona alla vista con slancio rubino ma non nasconde la sua futura predisposizione al granato. Quanti fiori al primo impatto, poi si sposta su una visciola decisa che sembra marcare frequentemente questo vino di razza; già iniziano a sentirsi note di tabacco, rosmarino, erbe balsamiche. In bocca è succoso, piacevolissimo già ora, fine e calibrato nella trama tannica, sapido e lungo nel finale dove ripropone le belle sensazioni iniziate all’olfattiva. Futuro radioso.
FATTORIA DI GALICA E VETRICE / F.LLI GRATI – C’è qualcosa che si ripete nei Chianti dei fratelli Grati presentati in anteprima, qualcosa che in un caso isolato avrebbe potuto essere attribuito ad una bottiglia difettosa, ma quando ripetutamente si verificano problemi olfattivi viene da chiedersi se non rischia di essere penalizzante presentarli quando sono ancora in fase di assestamento. Chianti Rùfina Villa di Vetrice 2008: meglio della versione precedente, che l’anno passato ho preferito non descrivere a causa di evidenti problemi riconosciuti dallo stesso produttore; questa volta, sebbene l’attacco olfattivo sia pervaso da una eccessiva volatile, estrae dal cilindro sentori di fragola di bosco e ciliegia, mentre in bocca si conferma impreparato, scomposto e acidulo, tutto in fase di assestamento. Chianti Rùfina Villa di Vetrice Riserva 2007: meno volatile, ma anche una maggiore chiusura espressiva che non consente un ventaglio odoroso soddisfacente; al palato emerge un buon fruttato di fragola e ciliegia appena mature, una certa balsamicità, manca però di quello spessore che caratterizza una riserva, rimanendo per ora un vorrei ma non posso.
MARCHESI GONDI / TENUTA BOSSI – Le vecchie annate degustate in precedenti occasioni hanno dimostrato che, seppure in uno stile che oggi, a torto o a ragione, non è più apprezzato come allora, esprimevano al di là di certe rusticità inevitabili un carattere profondo e in alcuni casi affascinante. Oggi, grazie al lavoro svolto con la consulenza di Fabrizio Moltard, Bernardo Gondi produce dei vini sicuramente tecnicamente superiori, ma con un percorso espressivo ancora difficile da valutare nel lungo periodo. Chianti Rùfina San Giuliano 2008: il colore rubino violaceo profondo testimonia quanto ho appena detto, cloni di sangiovese selezionati, maggiore estrazione di colore in tempi sicuramente più brevi di quanto si faceva 20 o 30 anni fa, fenomeno avvenuto anche in zone storiche come in terra di Barolo, ma che lascia qualche perplessità sulla possibilità di portarsi appresso tutte quelle sfumature evolutive che nascevano proprio da processi lenti e meno forzati. E’ un fatto dimostrato in migliaia di occasioni su tutto lo Stivale che, quando si ha a che fare con sangiovese, nebbiolo, aglianico, per citare alcuni dei nostri più grandi ma anche difficili vitigni, laddove si ottengono colori molto accentuati e profondi, di contro si ha una certa ripetitività nelle sensazioni olfattive e, a volte, gustative. Ovviamente non si può mai generalizzare perché terreno, microclima, sistemi di allevamento, metodologie di cantina, lieviti selezionati o indigeni, sono tutte componenti che producono risultati con differenze comunque significative. L’importante è che la rusticità si trasformi in eleganza e non in opulenza. Disquisizioni a parte, ci troviamo di fronte ad un bouquet ancora in divenire, orientato al momento su un’abbondante fruttosità in confettura, di mora, amarena e marasca, mentre al palato l’acidità spinge su note citrine e un po’ pungenti, il tannino è piuttosto scorbutico e ha bisogno di tempo per essere domato, ma si intravede sotto una materia interessante e a tratti minerale, confermata da uno spiccato accento salino. Chianti Rùfina Pian dei Sorbi Riserva 2007: qui il colore appare ancora più concentrato, rubino-nerastro impenetrabile, probabilmente ciò è dovuto in parte alla possibilità che il vino provenga dalla botte; le note olfattive sono di fiori macerati, frutti di bosco in confettura, cacao e altre spezie in formazione, non manca di struttura e di un tannino da stemperare ma di grana fine, come per il base nasconde dei pregi che ne ricordano gli antichi splendori, a partire dalla sapidità che anche qui non manca e a certi richiami di idrocarburi per ora sotterranei ma…
PODERE IL POZZO – Chiudiamo con altri due Chianti dei fratelli Bellini provenienti dal Podere Il Pozzo. Chianti Rùfina 2008: rubino intenso con riflessi porpora, naso che esprime note di viola, rosa, ciliegia e cipria, non del tutto liberato da una componente estrattiva appena sopra le righe. Al palato è un po’ acidulo e ruvido, per ora ancora contratto ma può migliorare. Chianti Rùfina Riserva Vigna Vecchia 2007: rubino intenso con unghia appena granata, ci regala un bouquet a tratti selvatico, terroso, che si mescola a note di cacao e ciliegia in confettura. In bocca ha una certa struttura e un tessuto ancora sbilanciato, alla ricerca di una propria dimensione, la concentrazione di frutto tende a fare da tappo alle possibili varianti aromatiche.
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