Anteprima Vino Nobile di Montepulciano 2023: parliamo di 2020 e Riserva 2019
Se da una parte c’è il progetto “Pieve” che a breve darà vita alla modifica del disciplinare Docg, inserendo 12 sottozone (Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cervognano, Ciarliana, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano) caratterizzate da una maggiore presenza di sangiovese e altre misure più restrittive, dall’altra il Nobile continua a vivere con le sue diverse espressioni, ma il suo futuro potrebbe progressivamente cambiare. Questo per molteplici ragioni: ad esempio il progetto, nato nel 2020, sta coinvolgendo un sempre maggior numero di aziende (42), ma anche le altre cominciano a vinificare una piccola quantità di prugnolo gentile in purezza, o con una piccola aggiunta di vitigni autoctoni, proprio per sottoporlo in futuro a una verifica da parte della commissione preposta a stabilire l’idoneità o meno alla Docg “Pieve”.
C’è quindi un forte interesse in questa direzione, del resto quello che può distinguerci dagli altri Paesi è proprio l’unicità dei nostri prodotti e il prugnolo gentile non è certo diffuso come il cabernet sauvignon. I vitigni autoctoni hanno sicuramente un peso, ma ce l’ha anche il territorio, il microclima, il sistema di allevamento, i lieviti e i legni usati, variabili infinite di un processo che può prendere direzioni molto differenti.
Ben venga quindi la creazione di opportune sottozone, caratterizzate da elementi storici, geomorfologici, geografici, ma anche da una “visione” del Nobile legata alla sua antica natura, con le tecnologie e conoscenze agronomiche ed enologiche di oggi.
Un altro segnale di controtendenza è dato dal fatto che sono sempre di più i Nobile che non fanno uso di vitigni internazionali, nonostante l’attuale disciplinare ne consenta la presenza fino al 30%; delle 45 aziende che hanno presentato i loro vini all’Anteprima 2023, come di consueto nella Fortezza di Montepulciano, ben 33 utilizzano o prugnolo gentile in purezza, o con il contributo di canaiolo, colorino e mammolo.
Mercoledì 15 febbraio la stampa ha occupato tutti i tavoli disponibili, segno che l’interesse per questa tipologia è più che mai vivo; in degustazione c’erano l’annata 2020 e la 2019 Riserva, con la consueta aggiunta di alcune annate precedenti, fino al 2015, per un totale di 63 campioni.
ANNATA 2020 – ANDAMENTO STAGIONALE
A testimoniare quanto sia poco utile dare indicazioni generiche sulla qualità di un’annata, abbiamo un resoconto del tutto diverso tra l’area del Chianti Classico e quella di Montepulciano. Se nel primo caso possiamo parlare di una primavera segnata da qualche pioggia e un’estate calda e prolungata, qui abbiamo una situazione molto diversa: gennaio e febbraio sono state caratterizzate da temperature più alte della media e piovosità molto scarsa, mentre marzo ha avuto temperature medie.
Ad aprile e maggio le temperature si sono nuovamente alzate oltre la media, seppur di poco, ma mantenendo escursioni termiche significative, con qualche occasionale pioggia; questo ha comportato una crescita dei germogli regolare ma più lenta della media. La fioritura dei vigneti di sangiovese si è concentrata quasi per la totalità nell’ultima decade di maggio ed è stata breve.
L’avvicinarsi dell’estate è stato molto differente, a giugno ci sono state alcune piogge di forte intensità, tra il 5 e il 12, che hanno consentito alle piante di acquisire una buona riserva idrica, sebbene quelle più in pendenza collinare non abbiamo avuto altrettanta possibilità a causa del veloce fluire a valle dell’acqua; le temperature sono state di circa 4 °C sotto la media.
Bisogna aspettare il 20 giugno per raggiungere temperature tra i 27 e i 30 °C, le temperature più calde e le riserve idriche hanno contribuito alla crescita della vegetazione a ritmi sostenuti; a luglio e agosto si è entrati nell’estate piena, con temperature superiori ai 30 °C, con qualche caso oltre i 36 °C.
E qui abbiamo un classico esempio di quante differenze possono avvenire da vigneto a vigneto, infatti quelli in posizione più elevata e con maggiore pendenza hanno sofferto di più gli effetti del caldo estivo, anche a causa della minore riserva idrica, con conseguenti casi di stress delle piante e perdita fogliare parziale.
L’invaiatura è iniziata il 20 luglio ed è continuata per circa un mese.
Settembre è stato caratterizzato da due diversi periodi: i primi 20 giorni giornate assolate con temperature estive, che hanno consentito di completare la maturazione dei grappoli, mentre l’ultima decade ha vissuto temporali di forte intensità, in alcune zone anche con violente grandinate, con decisivo abbassamento delle temperature, bloccando la maturazione dei grappoli più tardivi. Bisogna precisare però che se da una parte il rallentamento della maturazione tecnologica ha portato un incremento degli zuccheri e un decremento degli acidi, dall’altra la maturazione fenolica è continuata in modo regolare.
Ad ottobre le temperature sono state ancora sopra la media per i primi quindici giorni, poi sono tornate le piogge con abbassamento delle temperature fin quasi a fine mese.
Un quadro così complesso ha reso fondamentale la scelta del periodo vendemmiale, iniziato il 15 settembre in alcune aree dove la maturazione era giunta a completamento, protratto senza interruzione nelle altre aree fino ai primi di ottobre, per evitare rischi di infezioni botritiche e scadimenti qualitativi.
I Nobile 2020 presenti in degustazione erano solo 25, davvero pochi rispetto al ben più cospicuo numero di aziende che li producono, alcuni dei quali erano ai banchi d’assaggio; la cosa mi ha lasciato perplesso, anche perché non è stata data alcuna motivazione a una così limitata partecipazione.
Di seguito i più interessanti 2020 e Riserva 2019:
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2020
Santa Caterina – Tenuta Trerose: profumi di mora e amarena quasi in confettura, slanci floreali; in bocca corrisponde alle sensazioni odorose, il frutto è pronto per essere apprezzato, mi sarei aspettato un po’ più di freschezza da un’annata così giovane.
Le Bertille: qui i profumi sono più freschi, il gioco floreal-fruttato ha un bell’equilibrio; al palato restituisce altrettanta freschezza, l’impronta è scura e leggermente austera, con una speziatura decisa che spinge anche su tracce pepate, molto interessante.
Podere Le Caggiole – Tiberini: un altro Nobile che dà l’impressione di essere già pronto e godibile, segno che la raccolta è stata fatta ad uve ben mature; ha un tessuto pieno e giustamente maturo, tannino quasi risolto e una discreta profondità nel finale.
La Spinosa – Il Molinaccio: questa piccola realtà è in continua crescita, dai toni rustici ma comunque emozionanti dei primi anni, ora rivela una precisione e pulizia perfette, slanci di erbe aromatiche e piccoli frutti corposi; molto piacevole in bocca, succoso, equilibrato, con una buona dinamica e velo sapido nel finale.
Tenuta di Gracciano della Seta: naso polputo, grande espressione fruttata e una speziatura interessante; al palato ha la stessa caratura espressiva, un po’ austero ma con un buon sviluppo espressivo, deve ancora assestarsi perché ha materia da vendere, emergono venature balsamiche, ottima lunghezza, tannino che deve distendersi ma è già un bel bere.
Boscarelli: più spezia che frutto, sfumature di anice, non manca di verve, anzi; bocca intensa e vitale, di lungo respiro, energia, polpa che avvolge e accompagna un finale stimolante.
Crociani: naso con un bel frutto rotondo, nel suo stile, sincero e generoso, rosa, si sente anche la violetta, balsamico, quasi d’incenso; bocca suadente, avvolgente, succosa, molto piacevole, senza ruvidezza tannica, finissimo, ampio, grande classe, non gli manca niente.
Dei: Caterina Dei fa un Nobile di grande fascino, lento e progressivo, minerale, quando è giovane è sempre un po’ ritroso a mostrarsi, lo riassaggi dieci anni dopo e rimani a bocca aperta. Il 2020 ha naso austero e fine, con un frutto ben espresso, si affaccia una venatura speziata e mentolata che ritrovo all’assaggio, tannino preciso, di grana perfetta, da aspettare come sempre ma già molto promettente.
Antico Colle: naso che si schiude lentamente, frutto scuro, spezia dolce, vegetale maturo, al palato il legno è meglio dosato e si sta integrando con il frutto, c’è una buona sapidità mentre la balsamicità è più contenuta.
Le Bèrne: una piacevole ciliegia matura apre le danze olfattive, al palato ha una bella freschezza, c’è agitazione nella polpa, deve assestarsi, ma il tessuto carnoso e spingente lascia ben sperare.
Signore del Greppo – Edoardo Maria Vannutelli: nuovo ingresso all’anteprima, un vino tutto in divenire, ancora un po’ vegetale, ma decisamente particolare, ha un linguaggio tutto suo, mi piacerebbe riassaggiarlo fra un anno.
Arya – Manvi: altro nuovo arrivo, direi anche una sorpresa, Puru e Sudha Manvi, indiani, si sono innamorati del territorio poliziano e hanno deciso di trasferirsi, rilevare una piccola azienda, ristrutturare vigneti e cantina e lavorare rigorosamente in biologico. Dagli 1,9 ettari dell’inizio, oggi siamo a sette. Il vino mi sembra ben delineato, con note di viola mammola, rosa, cilegia, lampone; sorso coerente, appena astringente ma di grande sincerità, la materia è davvero interessante e il legno ben dosato, bella finitura e personalità.
Tenuta Poggio alla Sala: naso che si assesta lentamente, sfumature di frutto dolce, balsamico; l’assaggio rivela una buona succosità e freschezza, tannino contenuto, più passano i secondi e meglio si esprime, è fatto molto bene, piacevole e persistente.
Alboreto – Fattoria della Talosa: trama olfattiva precisa e improntata sul frutto tornito da delicata speziatura; al gusto mostra un tessuto lineare, senza spigoli, ben lavorato, buona fusione fra tannino, acidità e frutto.
Poliziano: non so se si tratti di un cambio di direzione di Carletti, ma rispetto al passato sento un vino più coerente, con un legno meglio dosato e una materia generosa ma non debordante, con un finale pieno e quasi arioso.
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO SELEZIONE 2020
Vigna d’Alfiero Tenuta Valdipiatta: naso scuro, di prugna, ciliegia nera, al palato c’è tensione, austerità, si sente la materia importante, la forte progressione, chiede necessariamente tempo per dare al meglio tutto quello che ha in embrione.
I Quadri – Bindella Tenuta Vallocaia: frutto scuro, speziatura, in bocca il legno e il tannino chiedono tempo, forse una raccolta un po’ anticipata ha fatto sì che, nonostante un sorso dove il frutto non manca, ci voglia necessariamente un periodo più lungo affinché raggiunga il suo equilibrio, ma vale la pena aspettare.
VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO RISERVA 2019
Bindella Tenuta Vallocaia: austero e interessante, frutto scuro e preciso, prugna, ciliegia nera, mora; al gusto ha dolcezza e carnosità, tannino elegante, struttura e speziatura fine.
San Claudio II – Cantina Del Giusto: naso dolce e terroso, ma anche di rabarbaro ed erbe officinali, decisamente particolare; bocca fresca, balsamica, tannino importante ma non verde, trama e finale complessi.
Le Bertille: floreale, dall’incedere cauto ma di grande finezza, frutto gradevole, una punta di arancia; sorso d’impatto, pieno, ancora in via di distensione ma elegante e di carattere.
Fattoria della Talosa: probabilmente è ancora troppo giovane per delineare appieno la sua essenza, ma presenta una materia ricca e matura, frutto dolce e tannino fine, sottofondo terroso e suggestivo, da attendere.
La Poiana – Il Molinaccio: si libera poco alla volta, poi ritrovo lo stile “nature” dell’azienda, vino diretto e integro, note di erbe aromatiche, al palato ha ancora da assorbire il legno però la materia è molto interessante, bella polpa, buona sincerità di frutto, lunghezza, buonissimo, fresco, persistente.
Quercione – Lunadoro: fatica a liberarsi dal legno, sembra più maturo del dovuto, sul filo del pomodoro; in bocca la venatura vanigliata e il tannino asciugante sono un limite di fronte a un frutto qualitativamente valido, certamente il tempo può aiutarlo ma l’approccio usato mi sembra frenarlo troppo e sottrargli personalità. Vedremo.
Boscarelli: non manca mai di finezza, profumi intensi e ampi che spaziano dal frutto alle spezie, al palato ha una materia espressiva e variegata, il legno è ben dosato, circuisce senza coprire, lasciando spazio a un frutto ben giocato e condito da una speziatura fine, balsamico e fresco, vitale, c’è molto succo, profondo e lungo.
Ojas Manvi: un’altra conferma della qualità dei vini di questa recente realtà, naso molto fine e piacevole, viola, alloro, timo e frutti di bosco; bocca fine, lineare, fresca, con un legno già integrato, molto sincero questo vino, un bel sangiovese con i tratti che ti aspetti, fresco, godibile, con un bel succo espressivo, ma anche capace di un bell’allungo nel finale.
Tenuta di Gracciano della Seta: la struttura che già intuisci all’olfatto determina un tempo più lungo di gestazione, frutto che affiora poco alla volta, maturo ma non in confettura; in bocca ha stoffa e precisione, intenso ma non opulento, fresco ma non balsamico da legno, grande classe e un lungo futuro.
Roberto Giuliani