Anteprime toscane: Vernaccia di San Gimignano 2015, proiettata verso il futuro
Dura è la vita del degustatore quando si trova davanti a vini in gran parte squilibrati e torbidi. Perché accade questo? Perché c’è un vizio di sostanza: quello di presentare in anteprima vini che non sono ancora tali, ma solo una vaga bozza di quello che potrebbero essere. E’ come pretendere di capire da un embrione come sarà il futuro nato, il suo aspetto, la sua forma, il colore dei suoi occhi. Pretestuoso e quantomeno azzardato da parte nostra valutarli, a meno che non ci si accontenti di congetture, di giudizi estremamente approssimativi, ma forse proprio per questo, poco utili.
Potrei fregarmene e sentenziare senza tanta preoccupazione chi merita e chi no, fidandomi della mia esperienza maturata in quasi vent’anni di assaggi, ma fossi anche il migliore al mondo, e non lo sono, il margine d’errore resta sempre alto e rischia di penalizzare vini che in futuro potrebbero essere profondamente diversi. Non c’è nulla di più mutevole di un vino, lo sappiamo bene, quante volte ci sorprende e, proprio per questo, ci affascina.
È davvero inevitabile, quindi, proporre in anteprima vini che in molti casi sono stati appena imbottigliati e con una bella botta di solforosa? La risposta è sì. È inevitabile, non si può ipotizzare che la Vernaccia di San Gimignano slitti in avanti di almeno un paio di mesi uscendo dal pacchetto delle anteprime toscane. A parte i costi da parte del consorzio probabilmente maggiori, quale giornalista o buyer estero sarebbe disposto a tornare solo per un vino? No, non si può fare, mettiamoci l’animo in pace e diamoci da fare per dare la migliore interpretazione possibile dell’unico vino bianco toscano che si fregia della Docg e che ora, finalmente, in occasione dei 50 anni della denominazione, ha fatto a meno del solito confronto con altri bianchi d’Europa, concentrandosi invece su di sé, sulla sua storia, sulle sue innumerevoli doti in un evento-dibattito con Ernesto Gentili, Gianni Fabrizio, Daniel Thomases, Guido Ricciarelli, Fabio Pracchia e Vittorio Fiore con la mediazione di Carlo Macchi, al quale con rammarico ho dovuto rinunciare (o l’uno o l’altro) per degustare l’annata 2015.
Detto questo, gli assaggi hanno messo subito in evidenza che ci troviamo di fronte ad un’annata meritevole, capace di offrire, in parte già ora, tutta la classicità e il carattere unico della Vernaccia.
Vernaccia di San Gimignano 2015 (45 campioni)
• Cantine Guidi: naso dapprima floreale poi di pesca bianca e susina, agrumi; in bocca è fresco, sapido, etereo, appena citrino ma più che comprensibile data la giovinezza.
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• Melini: naso di pesca, melone, mandorla, venature tropicali; bocca corrispondente, fresca, abbastanza piacevole.
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• Le Grillaie – Melini: naso citrino e pirazinico, da sauvignon; all’assaggio dimostra di essere ancora indietro e bisognoso di tempo per assestarsi.
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• Cappella Sant’Andrea: inizialmente chiuso, probabilmente dalla solforosa, poi si libera su note mentolate e gessose, anche qui toni agrumati che ritrovo puntualmente al palato, c’è energia e una buona persistenza, crescerà sicuramente.
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• Casa alle Vacche: impatto dai profumi sottili e delicati ma nitidi e piacevoli, di mandorla, susina, limone; al palato è fresco, ancora molto indietro nella trama citrina, ma sapido e con un finale amarognolo.
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• I Macchioni – Casa alle Vacche: altrettanto sottile nei profumi, ma con un sorso più slanciato e voluminoso, pieno, fruttato, scorrevole, minerale, con finale di mandarino e lime.
• Vigna a Solatio – Casale Falchini: bel colore paglierino vivace, naso ancora chiuso dalla solforosa, poi si manifesta la componente agrumata, mandorla, orzo; al palato è abbastanza aperto, fresco, con un buon apporto fruttato e buona persistenza.
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• Cesani: naso fine anche se ancora non del tutto espresso, buona presenza ammandorlata, mazzetto di timo e santoreggia; bocca in fase agrumata gradevole e priva di asperità, grande vena sapida e personalità.
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• Abbazia di Monte Oliveto: attacco floreale con spunti di frutti dolci, banana, pesca, mandarino; al palato è speculare, con in più cenni di menta e pepe bianco.
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• La Gentilesca – Abbazia di Monte Oliveto: ancora un po’ segnato dal legno, rivela poi note di pesca bianca, albicocca e susina con chiusura agrumata; al palato è fresco e gradevole, buona succosità, sapido, non male anche se ancora in erba.
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• Fattoria di Fugnano a Bombereto: non facile da interpretare, olfatto sottile e non del tutto definito; in bocca rivela un residuo zuccherino e una materia che richiama note gessose e calcaree, deve ancora assestarsi.
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• Fattoria di Pancole: trama olfattiva abbastanza classica, con note di mandorla, biancospino, tiglio e agrumi; al palato è fresco, buona consistenza di frutto, sapido, ben fatto.
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• Poggio Alloro: naso ancora un po’ chiuso ma non male, mandorla, pesca bianca, agrumi, al palato è agrumato maturo, buona freschezza, cremoso, unica piccola crepa una leggera nota gommosa e laccata sul finale.
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• Il Nicchiaio – Poggio Alloro: più definito, floreale, fieno, mandorla; in bocca si esprime molto bene, fedele alla denominazione, fruttato e godibile con finale sapido e piccante.
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• Fattoria San Donato: bouquet di ananas, nocciola, agrumi, bocca con buona struttura, freschezza e un incedere deciso.
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• Fontaleoni: naso con un frutto già abbastanza pronto, più orientato alla pesca, al melone bianco, alla mandorla; al palato è fresco, speculare, con apporto agrumato non aggressivo, sviluppa bene e promette molto.
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• Fornacelle: un po’ chiuso, leggero biancospino, pesca bianca; al palato è più aperto, semplice, agrumato, non ha particolare sviluppo ma non è malvagio.
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• Selvabianca – Il Colombaio di Santa Chiara: naso gradevole, pesca bianca, nespola, leggero erbaceo, poi agrumi; al palato ha buona struttura, fresco, dinamico, ancora giovanissimo ma può evolvere bene, finale sapido e lungo, vino in grande progressione.
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• Il Lebbio: naso di pesca bianca, susina, albicocca, zenzero, agrumi; al palato è fresco e molto sapido, con un bel frutto che ritorna, molto gradevole e ben fatto.
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• Tropie – Il Lebbio: olfatto ancora bisognoso di pulirsi e trovare una propria definizione, rilancia note d’orzo e ribes bianco; al gusto è più espresso, fine con un bel finale sapido.
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• Hydra – Il Palagione: naso che cerca una sua dimensione espressiva, pesca bianca, ananas, susina, cedro; al palato mantiene il profilo indicato, manca un po’ di personalità.
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• La Lastra: naso di lychee e pompelmo rosa, sbuffi terrosi; al palato è ancora in via di definizione, cerca un equilibrio, la materia però è buona e svilupperà bene, bel frutto nel finale.
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• Lucii Libanio: slavato, poco espressivo, pesca, susina, bocca agrumata; gli manca qualcosa che gli dia slancio, è un po’ monocorde.
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• Macinatico: profuma di biancospino, mandorla, ribes bianco, leggero agrumato, in bocca ha una buona risposta, fresco, fruttato, sapido nel finale.
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• Mormoraia: naso fruttato, pesca, mandarino, non pulitissimo, bocca più citrina, poi arriva anche un frutto più svolto, discreta sapidità.
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• Ostrea – Mormoraia: naso ancora chiuso, deve liberarsi della solforosa, poi arriva il melone cantalupo, il limone; gusto gradevole, anche se un po’ troppo citrino, ha bisogno di tempo.
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• Palagetto: colpisce il colore diverso dagli altri, più scuro e intenso, trama olfattiva che rivela la caratteristica mandorla, poi tiglio e cedro; sapore fresco e sapido.
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• Santa Chiara – Palagetto: naso non pulitissimo, anche qui la solforosa disturba, poi esprime toni di fieno e calce; al gusto è ancora squilibrato, si sente che ha bisogno di assestarsi, la materia però è più che buona, attendere prego.
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• Panizzi: naso classico, caratteristico, c’è la mandorla, gli agrumi, la nespola, il biancospino; al gusto ha buona misura, fresco, sapido, molto lineare, pietra focaia, solo un po’ esile.
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• Podere Canneta: attacco un po’ spinto di agrumi, mela golden e pera matura; bocca un po’ slavata, non particolarmente espressiva, sbilanciata su una nota citrina seccante e alcol che va per conto suo.
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• Podere Le Volute: naso piacevole, fine, buon apporto di frutto, qui torna la banana, poi lavanda e pesca; in bocca ha discreta struttura, buona finezza esecutiva, piacevole.
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• Poderi Arcangelo: naso di buona finezza, fruttato fresco e appena agrumato con qualche spunto floreale; gusto corrispondente, frutto abbastanza maturo e progressivo, finale ammandorlato e sapido.
• Terra del Lago – Poderi Arcangelo: regnano le note floreali, mentre il sorso regala una fitta vena sapida velata solo da qualche eccesso amarognolo.
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• Poderi del Paradiso: torniamo alla mandorla, qui anche n po’ di nocciola e peperone, poi pesca bianca matura; al palato è fresco, abbastanza succoso, gradevole.
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• Alata – Rampa di Fugnano: colore carico e torbido, bouquet che deve assestarsi, aranciata e frutta tropicale; al gusto conferma la necessità di trovare la quadra espressiva.
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• San Benedetto: problemi di rifermentazione, una seconda bottiglia conferma comunque un vino bisognoso di affinamento, il frutto appare più maturo di quanto dovrebbe.
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• San Quirico: naso fresco di mandorla e agrumi, lime, corbezzolo, fieno; bocca altrettanto piacevole e con un agrume vivo, fresco, finale lungo e sapido.
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• Signano: bouquet di buona finezza, fiori, agrumi maturi, pesca gialla; buona corrispondenza al palato, non complesso ma piacevole e sapido.
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• Poggiarelli – Signano: naso nocciolato, agrumi, rimandi floreali, zenzero; al gusto ha una buona risposta, c’è materia, discreta complessità e un frutto citrino ma non fastidioso, crescerà.
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• Tenuta La Vigna: naso un po’ slavato con toni smaltati, poi affiora la nocciola, la resina; sapore intriso di agrumi e alcol, manca di spessore e chiude un po’ impreciso.
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• Le Calcinaie: buona finezza all’impatto, sottile nota di ciliegia mirabella, susina, biancospino, glicine; palato coinvolgente, succoso, leggermente tannico, vira verso l’eleganza, sapido nel finale, molto bello.
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• Titolato Strozzi – Guicciardini Strozzi: naso non molto pulito, manca di precisione, sfuma sul pompelmo; in bocca è ancora squilibrato, difficile, un po’ forzato.
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• Teruzzi & Puthod: naso di mandorla e agrumi, qualche rimando floreale, al palato è fresco, frutto già tendente al maturo, rotondità quasi da surmaturazione, finale sapido.
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• Lunario – Tollena: naso slavato, poco espressivo, appena floreale; bocca pungente, sebbene ci sia una discreta materia e un frutto evidente, sensazioni da raspo, è indubbio che ha bisogno di fare bottiglia.
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• Torre Prima: naso ancora impreciso, leggero floreale; al gusto è corto e con finale amaro.
Roberto Giuliani