Asprinio
Origini:
Coltivato nel casertano e nella provincia di Napoli, in Campania, ma anche in Puglia, l’Asprinio bianco ha origini controverse. Una delle ipotesi, secondo Nicola Columella Onorati (1804), è che provenga dal vitigno Greco, ma fra le due varietà ci sono notevoli differenze morfologiche, sebbene le nuove tecniche di indagine a livello molecolare hanno dimostrato che c’è una chiara parentela con il greco di Tufo (Monaco e Grando, 2005); un’altra lo ritiene legato ai Pinots importati durante la dominazione francese dell’800; ma la più probabile è che provenga da viti selvatiche addomesticate dagli Etruschi che vivevano intorno a Capua, affine quindi alle lambrusche primitive e allevato con le stesse modalità (a tutore vivo) tipiche dei Lambruschi padani (esempio tipico, l’alberata casertana o aversana).
Sono suoi sinonimi ragusano, asprino, uva asprina, olivese.
Caratteristiche e esigenze ambientali e colturali: Ha foglia media, pentalobata; grappolo medio, conico e allungato, a volte alato, compatto o leggermente spargolo; acino medio, con buccia di medio spessore ricoperta di abbondante pruina, di colore grigio-verdastro e polpa di sapore neutro. Necessita di potature ricche ed espanse.
Malattie e avversità: Ha buona tolleranza alla →peronospora e all’→oidio ma è facilmente attaccabile dalla →tignola.