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Le DOCG del Veneto: Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli

Le Doc del Veneto: Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli


❂ Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli D.O.C.G.
(D.M. 30/11/2011 – G.U. n.295 del 20/12/2011, modificato con D.M. 7/3/2014 pubblicato sul sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
in provincia di Padova: comprende l’intero territorio dei comuni di Agna, Arre, Bagnoli di Sopra, Battaglia Terme, Bovolenta, Candiana, Due Carrare, Cartura, Conselve, Monselice, Pernumia, S. Pietro Viminario, Terrassa e Tribano;
la zona di produzione delle uve atte a produrre i vini a denominazione di origine controllata “Bagnoli Friularo” o “Friularo di Bagnoli” designabili con la menzione “Classico” interessa l’intero territorio del comune di Bagnoli di Sopra;

base ampelografica
anche classico, riserva, classico riserva, vendemmia tardiva, classico vendemmia tardiva, passito, classico passito: min. 90% raboso piave, possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve di altri vitigni a frutto di colore analogo, idonei alla coltivazione nella provincia di Padova, max. 10%;

norme per la viticoltura
i nuovi impianti e reimpianti devono prevedere un numero minimo di ceppi per ettaro di 2.500;
sono ammesse le forme di allevamento a controspalliera semplice e doppia, sono vietate le forme di allevamento espanse;
è consentita l’irrigazione di soccorso;
la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere di 12 t/Ha e 10,00% vol. (11,00% vol. per la tipologia Riserva), per la versione “Classico” 11 t/Ha e 10,50% vol. (11,50% vol. per la tipologia Riserva);

norme per la vinificazione
le operazioni di appassimento delle uve, di vinificazione, di invecchiamento e affinamento laddove obbligatori, devono aver luogo all’interno della zona di produzione delimitata, tuttavia, le predette operazioni possono essere effettuate anche in stabilimenti situati in comune di Cona e di Albignasego;
nella preparazione dei vini diversi dalla tipologia Passito e Vendemmia Tardiva possono essere utilizzate uve sottoposte ad appassimento fino ad un massimo del 50% dell’intera partita;
la menzione “Vendemmia Tardiva” è riservata esclusivamente al vino a denominazione di origine controllata e garantita “Bagnoli Friularo” o “Friularo di Bagnoli”, prodotto con almeno il 60% delle uve raccolte e vinificate, come è tradizione, dopo l’Estate di San Martino (11 novembre);
la tipologia “Passito” è ottenuta attraverso un appassimento naturale delle uve sulle viti o in locali idonei. Per l’appassimento delle uve ci si può avvalere anche di sistemi di condizionamento ambientale, purché operanti a temperature analoghe a quelle riscontrabili nel corso dei processi tradizionali di appassimento. Le uve destinate all’appassimento non possono essere pigiate in data antecedente l’8 dicembre;
i vini a denominazione di origine controllata e garantita “Bagnoli Friularo” o “Friularo di Bagnoli”, diversi dalla tipologia Passito, devono essere sottoposti ad invecchiamento che dovrà essere di almeno 24 mesi di cui almeno 12 mesi in botti per la versione riserva, 12 mesi per gli altri vini, a decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve;
il vino a denominazione di origine controllata e garantita “Bagnoli Friularo” o “Friularo di Bagnoli” Passito (anche con la specificazione Classico) non potrà essere immesso al consumo prima di un periodo di maturazione ed affinamento di almeno 2 anni in botti, a decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve. Durante questo periodo, che precede la messa in bottiglia, il vino può compiere una fermentazione lenta che si attenua nei mesi freddi;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
nella designazione dei vini di cui al presente disciplinare, può essere utilizzata la menzione “vigna” a condizione che sia seguita dal corrispondente toponimo, che la relativa superficie sia distintamente specificata nello schedario viticolo, che la conservazione delle uve per l’appassimento, la vinificazione e la conservazione del vino avvenga separatamente e che tale menzione, seguita dal toponimo, venga riportata sia nella denuncia delle uve, sia nei registri di carico e nei documenti di accompagnamento;

nella designazione dei vini di cui al presente disciplinare, deve figurare obbligatoriamente l’indicazione dell’annata di produzione delle uve;
tutti i vini della denominazione di origine controllata e garantita “Bagnoli Friularo” o “Friularo di Bagnoli” devono essere confezionati in bottiglie di vetro di capacità massima di litri 3 chiuse con tappo raso bocca in sughero e con abbigliamento consono ai caratteri di pregio di tali produzioni. Per le bottiglie fino a 0,250 litri è consentito l’uso del tappo a vite.
È consentito, ai soli fini promozionali, l’impiego di bottiglie tradizionali di capacità di litri 6, 9, 12 e 18;

► legame con l’ambiente geografico
A) Specificità della zona geografica
Fattori naturali
La zona di produzione della DOC “Bagnoli” presenta un’elevata complessità geologica e pedogenetica.
Nella zona settentrionale e più precisamente nei comuni di Battaglia Terme e Monselice, i suoli hanno avuto origine dalla disgregazione delle rocce vulcaniche: presentano un buono scheletro, sono ben drenati e ricchi di minerali e microelementi. Le zone pianeggianti degli altri comuni sono caratterizzate da una differente tessitura e dalla ricchezza minerale originata dai sedimenti dei fiumi Adige, Bacchiglione e Brenta, presentando una percentuale maggiore di limo e di sostanza organica rispetto a terreni non alluvionali; definibili come sub-acidi, il loro tenore in potassio ben si sposa con la grande acidità espressa dal vitigno Friularo.
La vicinanza dei colli euganei garantisce, per il semplice effetto del differenziale termico, una ventilazione serale e mattutina che permette in estate di mitigare la sommatoria termica nelle ore più calde e in primavera di salvaguardare dalle brinate.
La ventilazione che caratterizza l’intero areale è fondamentalmente riassumibile nei venti provenienti da nord-est e, vista la relativa vicinanza al mare, dalla presenza di brezze marine e bora che arrivano periodicamente nell’intera area di produzione durante tutta la fase vegetativa; questi eventi atmosferici hanno il positivo effetto di impedire, specialmente d’estate, il ristagno dell’umidità.
Il clima è temperato, caratterizzato da condizioni termiche mediterranee, inverni miti, estati calde e asciutte; sovente, durante il periodo della maturazione, vi sono escursioni termiche importanti che provocano incrementi delle sostanze fenoliche e colore nella bacca.
La piovosità media annuale oscilla tra i 700 e i 900 mm con due punte massime, in primavera e autunno; tali precipitazioni, susseguendosi in maniera cadenzata, permettendo alla vite di vegetare senza incontrare stress di natura idrica e carenze minerali.
La grande mineralità dei suoli che caratterizza tutta l’area di produzione determina peculiari note sapide con sensazioni quasi solfuree e un ricco patrimonio organolettico.
Fattori storici e umani
Non è chiaro a quando risalga esattamente l’introduzione del Friularo in questo areale; la dubbia origine etimologica del termine non permette di identificare con certezza l’epoca del suo avvento. Alcuni studiosi infatti riscontrano nel termine “Friularo” (dialettale “Frigoearo”) la radice latina “Frigus”: “freddo” seguita dalla desinenza “Aro”: “colui che fa”. Questa denominazione sarebbe legata alla raccolta tardiva che viene praticata da sempre in questa zona. Ad avvalorare tale tesi è la presenza contemporanea nel vicentino di una varietà detta “Cruaja”, che si scoprirà essere il Raboso, il cui nome deriva dal fatto di essere un’uva estremamente acida e viva al gusto e perciò definita sempre “cruda”.
Qualunque sia la sua origine etimologica è inconfutabile che la coltivazione di questo vitigno nel territorio di Bagnoli ha origini antichissime.
La zona faceva parte della “Decima Regio, Venetia et Histria” ed era attraversata da est ad ovest, dalla via “Amnia” costruita nel 131 a.C.
Primo e più antico documento conosciuto che parla dei vini di “Bagnoli” e che lega il nome dei vini alla zona è l’atto di donazione del marchese del Dominio di Bagnoli al Vescovo di Padova nel 954 d.C.
Una fitta documentazione datata XII° e XIII° secolo riferisce di donazioni di terre vitate in Bagnoli e nei comuni limitrofi e di fitti pagati alla Corte Benedettina di Bagnoli con la decima e con un terzo del vino prodotto.
Nel 1521, lo scrittore e commediografo padovano Ruzzante, descrisse un “vino sgarboso”, probabilmente una varietà di “Raboso” prodotto nel Padovano, che dalle caratteristiche descritte è probabilmente il “Friularo di Bagnoli”.
Il documento più antico che fa diretto riferimento al Friularo di Bagnoli, assieme ai nomi degli altri vitigni autoctoni di Bagnoli, è un manoscritto del 1774 che riporta l’elenco dei vitigni in coltivazione nella zona con il relativo prezzo di mercato. Il Friularo compare come il vitigno più costoso e richiesto.
Nel 1787 il poeta veneziano Ludovico Pastò scrisse un ditirambo sul vino intitolato “El Vin Friularo de Bagnoli” dove l’autore, entusiasta bevitore di Friularo ne declama la sua bontà e le sue virtù.
Nel 1924 A. Marescalchi scrisse: “II Friularo è il vino rosso di piano più rinomato del Padovano”.
Il legame tra il Friularo e Bagnoli è legame non solo culturale ed affettivo ma supportato da un naturale connubio tra l’ambiente e il vitigno. In primo luogo l’affinità che i terreni sub-acidi ricchi in potassio hanno con la grande acidità espressa dal Friularo e, fattore ancor più importante, la predisposizione data dalla lunghissima fase vegetativa a incontrare le condizioni metereologiche più interessanti quali importanti escursioni termiche e attività delle fredde mattine tardo-autunnali sul corredo polifenolico.
Questa fenomenologia è stata ben recepita e su di essa si basa la cultura viticola impartita fin dagli albori dai monaci benedettini.
A testimonianza di ciò, ancor oggi si notano nel “Cassone Padovano”, antica e caratteristica forma di allevamento locale, le altezze delle impalcature dei vigneti, la densità di impianto, l’equilibrio delle piante coltivate col preciso intento di bilanciare questi terreni ricchissimi e la rigogliosità del Friularo.
La professionalità dei produttori si distingue per una “maniacale” attenzione nella cura del vigneto, nella disposizione dei filari per favorirne la migliore esposizione alla luce del sole e per incontrare la minor resistenza ai venti, nella scelta dei cloni da coltivare in base al tipo di terreno, ed ancora, nel ricorso alle tecniche viticole più opportune per esaltare le potenzialità del territorio, nella ricerca del raggiungimento della maturazione ottimale, nella precisione dell’epoca di raccolta. Tutto ciò sembra essere la risposta ad un insegnamento antico che è entrato a far parte del “modus operandi” dei viticoltori di questa denominazione.
Ciò che ne scaturisce sono vini di spiccata personalità che incuriosiscono e si fanno apprezzare dalle principali guide nazionali tra le quali Vini d’Italia del Gambero Rosso, Slow Wine di Slow Food; I vini d’Italia de L’Espresso, l’Annuario dei migliori vini di Luca Maroni, Il Golosario di Massobrio, e molti altri che ne riservano sempre maggior spazio. Anche nei concorsi, siano essi nazionali o internazionali (Concorso internazionale del Vinitaly, Concurs Mondial de Bruxelles, Japan Wine Challenge, India Wine Challenge, Los Angeles County Fair ecc.), il Friularo ha ottenuto e continua ad ottenere numerosissimi riconoscimenti.
B) Specificità del prodotto
Il Friularo presenta colore rosso intenso con riflessi violacei che evolve al granato con la maturazione.
All’olfatto presenta un profumo di frutta rossa come la marasca, la prugna, la ciliegia. Con il progredire della maturazione si differenzia un aroma di frutta stramatura e sotto spirito, spezie quali cacao, cannella, vaniglia e in sfumature intense di profumi terziari; a questi si aggiunge la fragranza di “boisé” se la sua maturazione avviene in botte di rovere.
In bocca si esprime con un carattere rustico, forte, intenso, con una netta tannicità ed una forte acidità legata alla tipicità varietale del vitigno Friularo.
C) Legame causa effetto fra ambiente e prodotto
Il Friularo è un vitigno con germogliamento precoce e maturazione tardiva che dopo secoli di evoluzione in queste terre ha raggiunto una perfetta sintonia con l’ambiente.
La pianta beneficia infatti di una grande disponibilità di elementi nutritivi e microelementi e ben si adatta a questi suoli sub-alcalini sviluppando in maniera equilibrata un’ottima parete vegetativa e massimizzando la capacità di accumulo di sostanze fondamentali per il propria fisiologia.
L’ampio grappolo presenta acini serrati e compatti, dalla buccia spessa; questa caratteristica è stata alla base del successo di questa varietà nell’areale di Bagnoli poiché l’umidità autunnale non riesce ad intaccare l’uva che, proseguendo la sua maturazione, raggiunge concentrazioni di sostanze aromatiche, polifenoliche e zuccherine proporzionalmente maggiori rispetto a tutti gli altri vitigni.
Per potersi esprimere al meglio e svilupparsi in modo regolare abbisogna di un ambiente che, come nel bagnolese, offre primavere ed autunni miti.
Le precipitazioni susseguendosi in maniera cadenzata permettono alla vite di vegetare senza incontrare stress di natura idrica e carenze minerali. Durante la vendemmia il clima della zona è caratterizzato da elevate escursioni termiche fra il giorno e la notte provocando grossi incrementi della frazione colorante con una maggior dotazione di tonalità violacea.
La ventilazione che caratterizza l’intero areale è fondamentalmente riassumibile nei venti provenienti da nord-est e, vista la relativa vicinanza al mare, dalla presenza di brezze marine e bora che arrivano periodicamente nell’intera area di produzione durante tutta la fase vegetativa; questi eventi atmosferici hanno il positivo effetto di impedire, specialmente d’estate, il ristagno dell’umidità creando un clima favorevole per la completa maturazione delle uve e una maggior salubrità dell’ambiente.
La grande mineralità dei suoli che caratterizza tutta l’area di produzione determina peculiari note sapide con sensazioni quasi solfuree e un ricco patrimonio organolettico.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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