Statistiche web
AnteprimeIl vino nel bicchiere

Benvenuto Brunello: a Montalcino la 2010 fa scintille, anzi stelle…cinque

Mappa Brunello di Montalcino Docg

Si chiude la carrellata delle anteprime toscane con il vino più amato e discusso d’Italia, il Brunello di Montalcino. Quest’anno sono state presentate le annate 2010 per il Brunello e 2009 per la Riserva per un totale di oltre 150 campioni, le degustazioni si sono svolte il 20 e 21 febbraio nel chiostro del Museo.
L’annata 2010 è stata giudicata a cinque stelle, ovvero eccellente, valutazione riferita al clima, all’andamento vendemmiale, alle analisi effettuate in cantina una volta raccolte le uve e agli assaggi iniziati già dopo la svinatura. In effetti non si può certo dire che non abbia caratteristiche di elevata qualità, ma il territorio viticolo di Montalcino è abbastanza vasto, infatti sono 2.100 gli ettari a Brunello, con condizioni pedologiche, orografiche e di altitudine piuttosto eterogenee, pertanto si tratta sempre e comunque di una visione generale, che poi va verificata microzona per microzona.
E’ indubbio che l’andamento di ogni annata, in un territorio così variegato, può dare risultati disomogenei, ma in linea di massima sembra che tutte queste differenze con la 2010 non siano così evidenti. L’inizio della stagione ha visto mediamente un ritardo nell’avvio del germogliamento a causa di temperature primaverili al di sotto della media e delle frequenti piogge che si sono manifestate in questa fase, di conseguenza si è avuto successivamente un forte sviluppo vegetativo che ha provocato anche qualche problema in fase di allegagione dei fiori, con una conseguente leggera riduzione della produzione, intorno al 10%.
In alcune zone si sono manifestati peronospora e oidio, ma una repentina azione di contrasto ha posto un freno allo sviluppo di questi due invasivi nemici della vite. E’ seguita un’estate calda senza troppi eccessi, mitigata da qualche pioggia in agosto, in ogni caso si è avuto un ritardo di oltre una settimana nell’invaiatura rispetto alla media. Il periodo prevendemmiale è stato però molto positivo, favorendo la giusta maturazione delle uve, anche a livello fenolico.
E questa è la fase in vigna, poi arriva quella in cantina, dove la mano dell’uomo e le tecniche utilizzate fanno spesso la differenza sul risultato in bottiglia.

IL chiostro del Museo di Montalcino

Le impressioni che ho avuto degustando la quasi totalità dei campioni sono state positive, è un’annata qualitativamente molto elevata ma ha bisogno di tempo per equilibrarsi, c’è abbondante tannino che deve polimerizzarsi, acidità in alcuni casi spiccate, fra l’altro ci sono stati almeno una dozzina di campioni che avevano problemi (ma questo con l’annata non c’entra), non in tutti i casi risolti cambiando bottiglia. Una 2010 che si conferma davvero ottima, sicuramente in grado di dare ottimi risultati laddove è stata ben interpretata. Ne sono la prova il buon numero di vini che, a mio avviso, meritavano valutazioni alte, in alcuni casi molto alte.
Per ragioni di spazio segnalo i vini che mi hanno maggiormente colpito, ma la media è stata comunque più che convincente. Noto con piacere che sono sempre meno quelli troppo lavorati o caricaturali, più spazio alle caratteristiche del sangiovese, meno addomesticato, più definito e legni meno invasivi.

le postazioni per i degustatori

Brunello di Montalcino 2010
I vini segnalati sono in ordine di assaggio e non di valutazione.

Le Chiuse: rubino con riflessi granati di bella luminosità, naso di ottima finezza, rosa, viola, ciliegia, sottobosco, speziatura delicata e una vena minerale; in bocca ha buona freschezza, tannino fine, struttura non mastodontica ma equilibrata e in grado di bilanciare tannino e acidità, lasciando che il finale riveli la sua elegante sapidità;
Le Macioche: bell’attacco di fiori ed erbe officinali, confortato da note di tabacco, liquirizia e sfumature inchiostrate. Al palato ha una bellissima materia, un caleidoscopio di sensazioni succose e avvolgenti, con un tannino di perfetta misura e una persistenza notevole;
Le Ragnaie – Fornace: granato classico, naso finissimo, elegante, calibrato, in bocca ha la stessa eleganza, piacevolezza, pulito, bello fresco, succoso, lungo, davvero notevole;
Le Ragnaie – Vigna Vecchia: lotta all’ultimo sorso con il Fornace, il primo forse più pronto e già godibile, ma qui c’è una complessità e una profondità maggiori, gioca su note di fogliame, noce moscata, alloro, venature balsamiche e mentolate, un tocco di cacao e macchia mediterranea. Al gusto è un concentrato di forza, tensione, tannicità raffinata e grande eleganza, vino che crescerà sensibilmente nei prossimi anni;
Lisini: apparentemente subalterno alla Riserva e all’Ugolaia, rivela una propria personalità, rubino con primi accenni granati, naso raffinato, elegante, di grande misura, ciliegia, pepe, liquirizia, bocca ricca, intensa, di sapore, tannino finissimo, ottima trama e allungo;
Mastrojanni: troppo presto per presentare lo Schiena d’Asino, ma la versione annata non sfigura, rubino granato intenso, naso importante, tessuto fruttato pieno ma anche speziatura, terrosità, liquirizia. In bocca ha buona consistenza, tannino ancora teso ma di ottimo profilo, si distende poco a poco restituendo sensazioni profonde e e articolate;
Mastrojanni – Vigna Loreto: rubino granato cupo, naso compatto, giocato fra frutto (mirtillo e ciliegia nera) e spezie, in bocca ha una bella tessitura, c’è materia e allungo, il legno deve ancora integrarsi, evolverà molto bene;
Mocali: rubino granato lucente, naso particolare, cenni di peperoncino, frutti di bosco, humus; bocca cremosa, freschezza ben integrata, ottima finezza, tannino molto bello e setoso, vino bevibilissimo e godibile già ora;
Mocali – Vigna delle Raunate: una spanna sopra già per complessità ed eleganza al naso, florealità raffinata che fa spazio al frutto e a note di china e spezie fini. L’assaggio conferma la grande stoffa di questo vino, dal corpo importante ma ingannevole per rotonda accoglienza, grande sapidità e spessore a centro bocca;
Canalicchio Franco Pacenti: granato luminoso, naso di buona complessità, balsamico, bel frutto, viola, in bocca è splendido, grande finezza e ampiezza, tessuto tannico fine, tutto in sintonia, eccellente;
Podere Le Ripi: rubino luminoso, naso di ciliegia matura, mentolato, in bocca ha buona freschezza, non particolarmente complesso ma ha buona struttura, piacevole, buon allungo, ben fatto.
Poggio di Sotto: pur non presentando le caratteristiche di magnificenza di anni passati, rimane ancora uno dei migliori sulla piazza, problemi evidenti con un campione, risolti con un altro, note di confettura di ciliegie e susine, comunque ancora non perfetto, sensazioni di salamoia. Bocca più espressa e convincente, materia eccellente e ben dosata, tannino potente ma come sempre finissimo, vino tutto in crescendo;
Salvioni: nessuna incertezza con questo vino, uno dei più emozionanti in assoluto, naso finissimo, floreale, piccoli frutti, minerale, in bocca ha materia, grande espressione di frutto, godibilissimo, con un tannino fine che non disturba, mai pomposo, viscerale e coinvolgente, bell’allungo sapido.
Sanlorenzo: rubino intenso, naso ricco di frutto, ciliegia e mirtillo, note di liquirizia, grande pienezza in bocca, succoso, sapido, a morbido e quasi dolce nel frutto, il sorso è “facile”, privo di asperità, c’è sostanza e grande persistenza;

Una postazione con l'elenco dei vini

Sesta di Sopra: granato luminoso, naso raffinato e complesso, speziatura fine, fragoline di bosco, tabacco e menta, Appena scomposto al palato, ma ha profondità e balsamicità che rendono le sensazioni avvolgenti e convincenti;
Sesti: altro grande vino, dal bouquet intenso e quasi mieloso con bei rimandi floreali. Al palato è coinvolgente, perfetto nel tessuto tannico, c’è carne e sapidità, profondità e carattere, non è la prima volta che lo preferisco al Phenomena, spesso più costruito, indirizzato;
Talenti: lo definirei “moderno con gusto”, la mano è sapiente e non ci sono sovraccarichi nell’uso del legno, ne affiora un vino armonioso, intenso, godibile, anche se il peso tannico non è ancora del tutto assorbito;
Tenuta di Sesta: granato classico, bel naso elegante di rose appassite, ribes e ciliegia con qualche guizzo verso il lampone e la mora di rovo, bocca coinvolgente anche se un po’ asciugante, struttura forse un po’ esile ma che facilità il sorso rendendolo scorrevole e piacevole;
Tenuta Le Potazzine: una delle migliori versioni di sempre, un vino ricco al naso come al palato, tanto frutto di lampone e fragola maturi, humus, tabacco. Bocca che travolge per bontà, con un tannino quasi perfetto, struttura di grande misura, c’è già un’ottima integrazione delle sue componenti, freschezza e sapidità;
Tiezzi – Poggio Cerrino: i vini di Enzo Tiezzi sono forse l’esempio massimo della tradizionalità, non concedono mezze misure, o ti piacciono o non ti piacciono. Il Poggio Cerrino non fa eccezione, al naso appare floreale ma anche crudo, quasi di ruggine, molto particolare. Al palato è teso nell’apporto tannico ma ha una buona grassezza che compensa la sua precocità, austero e profondo, chiede tempo, giustamente, aspettarlo è d’obbligo perché la qualità c’è tutta;
Tiezzi – Vigna Soccorso: i tratti caratteriali del Poggio Cerrino qui si amplificano in ogni direzione, rivelando un vino che richiama la gessosità, i sassi, l’alloro e il pepe, la morsa tannica è indubbia ma non nasconde la grande terrosità, la profonda saggezza che gli appartiene e che lo pone su un piano di assoluta riconoscibilità, bello e senza facili concessioni, non potrebbe essere altrimenti;
Uccelliera: granato con ricordi rubini, naso già di notevole complessità, con note mentolate, lamponi, richiami ematici, melagrana e arancia rossa, finale di liquirizia, c’è frutto pieno in bocca, succosità, bella materia, speziature che emergono sul finale, lungo e tenace, qualche asperità che è un po’ il simbolo del carattere di questa annata;
Vasco Sassetti: nei Brunello di Sassetti ho sempre preferito le sensazioni gustative rispetto a quelle olfattive, certo c’è tensione, non è vino che si concede facilmente, la trama tannica in un’annata come questa viene fuori più che mai, ma c’è stoffa e personalità, chiede solo tempo per distendersi;
Camigliano: granato di buona intensità, naso coinvolgente, ben fatto, frutto e spezie fini, liquirizia, cumino e cardamomo, al gusto ha buona tessitura, bella materia carnosa, buono l’allungo, vino ben fatto con ottime prospettive;
Canalicchio di Sopra: rubino granato, bel naso fine e ampio, note di viola e lavanda, fragola e ribes, macchia mediterranea, menta. Al gusto c’è ottima corrispondenza, bella stoffa, fine ed elegante, fresco, balsamico e persistente;
Capanna: rubino luminoso con primi accenni granati, bel naso fitto di ciliegia nera e lampone maturi, pepe nero, toni salmastri. Al palato ha una bella polpa matura, il tannino è forte ma c’è una gran bella materia che compensa e rende il sorso profondo e avvincente;
Caparzo – Vigna La Casa: indubbiamente superiore al Brunello annata per profondità e complessità, naso di prugna e ciliegia in confettura, pepe, ghisa. Bocca potente, austera e al momento tannica, ma ha tutte le potenzialità per sciogliere le briglie e rivelare tutte le sue qualità;
Caprili: naso che rivela note di sottobosco, ciliegia, note ferrose fanno da premessa a una bocca intensa, austera, che si concede solo in parte, rivelando una struttura importante e non priva di schietta virilità;
Citille di Sopra: altra azienda che mi ha sempre convinto, il vino è tratteggiato da spezie dolci e un buon apporto fruttato. Splendido in bocca, ampio e profondo, lungo, dolce, persistente, senza asperità;
Citille di Sopra – Vigna Poggio Ronconi: rubino granato, naso molto bello e in linea con il precedente, qui appaiono note chinate e di spezie fini, in bocca ha stoffa superiore, lunghezza, tanto frutto, carne, liquirizia, persistente e sapido;
Col d’Orcia: granato con ricordi rubini, buona stoffa al naso, belle note floreali di iris, magnolia e rosa, bocca di buona avvolgenza, non ha molta materia ma sa farsi piacere per linearità e finezza, finale sapido con riflessi pepati;
Fattoi: rubino granato luminoso, naso intenso e carnoso, bel frutto scuro, appena legnoso ma si distenderà; in bocca ha grande freschezza, balsamico, sapido, bella progressione, lungo, avvolgente. Una piccola azienda che meriterebbe maggiore attenzione, anche perché il suo Brunello ha prezzi davvero concorrenziali;
Fuligni: granato con ricordi rubini, naso complesso anche se segnato dal legno, buona speziatura, ciliegia, boisé, tabacco, menta. Al palato ha buona rotondità e un tannino accomodato, finale sapido, ricco, persistente;
Gianni Brunelli Le Chiuse di Sotto: mai deluso da questa azienda che da anni segue Paolo Vagaggini; la scomparsa di Gianni non ha diminuito il fascino del suo Brunello, che la moglie Laura promuove sempre con garbo. Il 2010 è elegante, solare, pieno di energia, con un bel frutto carnoso, struttura, ampiezza, tannino austero come sempre, personalità da vendere;
Il Marroneto: granato con ricordi rubini, naso di piccoli frutti, radici, lavanda, fine, gradevole, note boschive. Al gusto ha sostanza, freschezza, bello slancio, allungo sapido, qualche durezza che se ne andrà col tempo;
Il Marroneto – Vigna Madonna delle Grazie: granato intenso, naso impressionante per complessità ed eleganza, un fruttato finissimo, cipria, balsamico, erbe aromatiche, cardamomo e menta. In bocca ha materia, grande freschezza, bella corrispondenza, tannino importante ma ben levigato, ottimo allungo, bello davvero e con un futuro stratosferico;
Il Paradiso di Manfredi: c’è sempre qualcosa che frena la grandezza di questo vino, mi spiace dirlo perché ha una grande materia, ma il naso è spesso penalizzato da note poco pulite ed eccesso di volatile. All’assaggio recupera molto, ha stoffa, personalità, sale, ma dovrebbe risolvere questi problemi non così trascurabili, che ne abbassano la valutazione, altrimenti fra le più alte;
Il Poggione: una sicurezza, i vini del Poggione non sbagliano un’annata, anche questa volta si presenta in grande spolvero, con una trama olfattiva intensa, mentolata, con dei bei rimbalzi fra frutta e spezie. Bocca decisa e convincente, appena asciugante ma con una bella trama succosa e di bella persistenza.

Piero Gorgoni

“Fuori concorso”
Come ogni anno c’è un drappello di aziende, dure e pure, o semplicemente impossibilitate, che non presentano i propri vini a Benvenuto Brunello. Non mi è stato possibile rintracciarle tutte, ovviamente, ma ce ne sono alcune che, più o meno regolarmente, propongono i loro vini all’Osticcio, una bella enoteca osteria di Montalcino, gestita da Tullio, Francesca e Giacomo, che offrono gratuitamente ai giornalisti un servizio di mescita dei vini messi a disposizione dai produttori. La questione è da anni oggetto di polemiche e discussioni, di fatto Tullio spiega chiaramente che non mette a disposizione solo i vini che non partecipano all’evento, ma anche quelli di aziende presenti. Rimane il fatto che quei produttori possono giovarsi della presenza di giornalisti e buyers senza sborsare nulla a parte qualche bottiglia di vino.
Ma se ci si scandalizza per questo, allora cosa si dovrebbe dire delle manifestazioni che approfittano del Vinitaly come VinNatur e ViniVeri? Concorrenza sleale? A me non sembra, soprattutto nel caso dell’Osticcio, poiché il numero di aziende è davvero limitato, così come è una stretta minoranza di persone a degustare quei vini. Certo, quando penso ad altre aziende che ben conosco, che non navigando in buone acque preferiscono rinunciare a un’importante vetrina come Benvenuto Brunello, ma non per questo approfittano dell’occasione dell’Osticcio, beh… tanto di cappello.

Biondi Santi: un 2010 di ragguardevole fattura, elegante, profondo, uno dei più buoni mai assaggiati, esemplare, ricco di raffinate note speziate, al palato capace di puntare il coltello dietro la schiena e trasformarlo in carezzevole abbraccio, un vino che porta a meditare, ad astrarsi dal contesto ed entrare in un mondo immaginario dove tutto appare di rara bellezza;
Costanti: non perdo mai l’occasione di degustare il Brunello di Andrea Costanti, ho un debole particolare per questo vino che trovo spesso sontuoso, caldo e avvolgente, ricco, con note di incenso e liquirizia, prugna e cardamomo, tanta balsamicità. All’assaggio è ancora più avvincente, profondo, lunghissimo e ha un carattere rigoroso e territoriale, da non perdere;
Fonterenza: Francesca e Margherita Padovani vanno dritte per la loro strada sfornando un Brunello che non trova sempre la massima ispirazione ma vale sempre la pena conoscere, questa volta rivela grande freschezza e florealità, bocca viva e carica d’energia, a tratti impetuoso chiede tempo per assestarsi;
Il Paradiso di Frassina: non posso certo essere in grado di valutare quanta influenza abbia sulle viti la musica classica diffusa tra i vigneti dell’azienda di Carlo Cignozzi, ma il suo Brunello 2010 ha certamente delle qualità, una bella espressione di frutto avvolta in accenti balsamici e una bocca ricca di polpa, energia, slancio, un vino che promette grandi cose in un futuro non lontano;
Stella di Campalto – Riserva 2010: assolutamente in anteprima, deve ancora finire il suo periodo di affinamento, ma già ora si profila un vino magnifico, profuma di menta e frutti di bosco, è logicamente embrionale eppure ha una tale qualità la materia prima che non lascia dubbi su uno sviluppo esaltante, difficile che non mantenga le promesse;
Stella di Campalto – Riserva 2009: nonostante l’annata non abbia le stesse carte da giocare della 2010, la Riserva di Stella risulta una delle più toccanti, grande finezza, profuma di timo, alloro, piccoli frutti, cera d’api. L’impatto al gusto rivela energia ed equilibrio, balsamicità e un bell’apporto fruttato appena maturo, il finale racchiude una sequenza quasi infinta di sensazioni e ti fa capire quanto è cresciuta quest’azienda, e con essa la maturità delle viti, che oggi forniscono una materia prima straordinaria.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio