Brachetto
Origini:
Potrebbe essere originario dei colli astigiani o monferrini, non vi sono descrizioni accertate ma piuttosto vaghe, come quella del Rovasenda (1877) che suppone ve ne esistano due versioni con lo stesso nome, una “del Piemonte”, dal sapore aromatico, l’altra “di Nizza Marittima” dal sapore semplice. Non è un caso che spesso vengono chiamate erroneamente brachetto uve di moscato rosso o nero aromatiche atte alla produzione di vini dolci.
I sinonimi corretti sono sicuramente bracchetto e borgogna, mentre brachetto a grappolo grande o brachettone, coltivato nel Roero, brachetto migliardi o di Montavone nelle zone di Acqui e Nizza Monferrato, il brachét del canavese, il brachetto della Valsusa (Lambrusco di Alessandria) e il braquet di Nizza Monferrato sono tutti errati.
Esistono anche brachetti non aromatici come il brachét del Canavese, il braquet di Nizza Monferrato e il brachetto della Valsusa (o lambrusco di Alessandria).
Caratteristiche e esigenze ambientali e colturali: ha foglia media, orbicolare intera o più di rado trilobata accennata; grappolo medio, allungato, cilindrico o piramidale, alato e mediamente compatto; acino medo, ellissoidale, con buccia consistente di colore nero-violaceo scuro, mediamente pruinosa; sapore aromatico terpenico. La separazione tra acino e pedicello è difficoltosa. Ha produzione regolare ma contenuta, molto variabile per via della sua sensibilità ai virus. Viene allevato generalmente a controspalliera (Guyot), ma anche a cortina centrale e casarsa.
Malattie e avversità: ha uno sviluppo limitato dei germogli nel periodo primaverile, accompagnato da fenomeni di carenza. È sensibile all’accartocciamento fogliare e ad altre infezioni virali, tollera abbastanza la →muffa e il →marciume, grazie anche alla precoce maturazione dell’uva.