Calabria: il Cirò ambasciatore di cultura del bere per un turismo di qualità
A cominciare dal Cirò, emblema di un territorio ricchissimo di contrasti, con infiniti chilometri di coste frastagliate tra l’azzurro dello Jonio e del Tirreno, dove tradizioni autentiche e paesaggi suggestivi marcano territori collinari e rilievi montuosi ed il profumo del gelsomino si mescola a quello del bergamotto e dell’origano selvatico, attraverso una fitta rete di uliveti e vigneti protesi fin sulla spiaggia. Qui, tra i comuni di Cirò Marina, di Cirò e Torre di Melissa, dal 21 al 24 settembre u.s. si è svolta la 30ma edizione della Convention Nazionale delle Città del Vino, uno dei più importanti eventi regionali di approfondimento e di confronto sul vino e sull’enoturismo, ma anche la valorizzazione dei vitigni autoctoni e gli eventi e le iniziative del 2018, come hanno spiegato e condiviso i sindaci di Cirò Francesco Paletta, di Melissa Gino Murgi e di Cirò Marina Nicodemo Parilla, nel suo ruolo di coordinatore regionale delle Città del Vino. Presenti, tra gli altri, il Governatore Regionale Mario Oliverio, Francesco Antoniolli, presidente delle Strade del vino e dei sapori del Trentino; Magda Antonioli Corigliano, direttrice del master in Enogastronomia e turismo per la promozione dei territori all’Università Bocconi di Milano, che ha insisto sulla necessità di puntare alla destagionalizzazione del mare ed alla promozione dei borghi; il direttore dell’Astra Ricerche, Cosimo Finzi, che ha rimarcato la grande ricchezza del territorio “per storia e cultura”, tutto ciò che può fare la differenza. L’enoturismo oggi non è più di nicchia, quindi, la cantina può quindi legarsi al territorio. Indubbiamente, il settore vitivinicolo rappresenta la maggiore risorsa della Calabria, che, ancora oggi, viene chiamata “Enotria“, “terra dove si coltiva la vite alta da terra”. Il vino, oggi come nei tempi antichi, è la base della convivialità, prodotto da vitigni in massima parte coltivati sui terreni aspri e siccitosi della provincia di Crotone, tra i comuni di Cirò, Cirò Marina, Crucoli, Melissa e Rocca di Neto, che forniscono alle uve coltivate una particolare corposità delle bacche, con un colore molto scuro e buccia assai carnosa.
Qui, in questo stretto lembo di terra proteso sul mare, avvolti da vigneti, colline e coste sabbiose, è possibile scoprire la bellezza, ancora intatta, di borghi medioevali come Melissa, frazione costiera di Torre Melissa, che conserva ancora la struttura tipicamente feudale ed il fascino di una rocca senza tempo, famosa , come nel passato, per il suo vino, Melissa DOC dal 1979, tra i più antichi vini prodotti in Calabria, e certamente tra i più antichi d’Italia.
Già Ovidio nel I secolo a.C. cita il borgo di Melissa come un luogo ameno ricco di vigne, da cui si estraeva un vino forte e corposo secondo le tecniche introdotte dai coloni greci.
Nel territorio cosiddetto cirotano, una meta ambita è rappresentata dalla suggestiva Cirò Marina, che allinea sedici chilometri di spiagge sabbiose e bianche, fino alla splendida Punta Alice, dove un faro segna il limite per chi viene dal mare. Di fronte, la Grecia, meravigliosa ed immortale, con l’isola di Corfù.
La storia di Cirò ha inizio proprio qui, a Punta Alice, dove nell’VIII secolo a.C., alcuni coloni giunti dalla Grecia approdarono sul litorale e fondarono Krimisa. Echi di leggenda narrano di Filottete che dopo aver ucciso Achille, scoccando la freccia nel famoso tallone, fu, a sua volta, morso da un aspide. Soccorso dai suoi, approdò qui, in Calabria, a Punta Alice, consacrando le frecce donategli da Eracle nel santuario di Apollo Aleo. Oggi il santuario non ha che qualche solco e alcune pietre disseminate nell’area dedicata, ma numerosi interessanti reperti possono essere osservati presso il Museo Archeologico dedicato.
Primo vino calabrese ad ottenere il riconoscimento Doc dall’Unione Europea, il vino Cirò è il più antico prodotto in Calabria sulla fascia ionica dagli antichi popoli achei e diretto discendente del famoso Krimisa, da uve gaglioppo.
Prodotto nelle tre diverse tipologie di rosso, rosato e bianco, il vino Cirò è un monovitigno poiché, come previsto dal disciplinare di produzione, si ottiene con l’utilizzo di alte percentuali di un solo tipo di uva. Il rosso ed il rosato si ottengono con il 95-100% di uva Gaglioppo e con il restante 5% di uva Greco Bianco o Trebbiano Toscano.
L’azienda Librandi, in località Rosaneti, dal 1993 porta avanti tradizione, insieme a ricerca e sperimentazione, con l’impianto di alcuni campi sperimentali con un elevato numero di vitigni calabresi raccolti su tutto il territorio regionale, con lo scopo di disporre di ottimi cloni di vitigni tradizionali calabresi che incontrino l’apprezzamento dei mercati internazionali. Vengono piantati nella nuova azienda magliocco, mantonico bianco, gaglioppo e greco bianco. Nascono così vini come il megonio (magliocco) e l’efeso (mantonico). Nel 1999 si concretizza il primo campo sperimentale, disposto a spirale e che ho visitato insieme al titolare, dott. Antonio Librandi ed è costituito da 2800 viti suddivise tra 25 varietà autoctone, sulle quali, mi spiega, tuttora sta conducendo col suo team di esperti, un lavoro di confronto tra presunti cloni.
Poco distante, lascia stupefatti lo scenografico vigneto della Tenuta Porti, località FEUDO, a CIRÒ Marina, a pochi passi – letteralmente!- dal mare, su suolo sabbioso e ventilato dalla brezza marina! L’azienda, insieme ad altre locali, fa parte di un circuito di piccoli produttori che fornisce le uve alla Librandi, nell’ottica di una rete comune di proficua collaborazione commerciale.
In località San Lorenzo si trova, invece, l’elegante bottaia della Senatore Vini, 40 ettari complessivi di cui 30 circa vocati a vigna, con produzione di vino DOP e IGP, pluripremiata azienda familiare dallo stemma dell’Unicorno, espressione di quella capacità di affiancare alla produzione di qualità anche accoglienza e proposta turistica e culturale.
In zona collinare, invece, si trova Tenuta dei Baroni Capoano, con una cantina di 600 mq. ed i sotterranei di famiglia dove avviene stoccaggio e l’affinamento dei vini più pregiati. Mura in pietra spesse 250 cm garantiscono una temperatura costante ed ottimale. Caratteristica peculiare dei vigneti è l’anzianità dei ceppi, bassi ad “alberello” che, insieme ai terreni collinari, garantiscono una bassa resa per ettaro di produzione d’uva (circa 2 kg per vite) ma sicuramente un’altissima qualità dei mosti prodotti indispensabili per la produzione di vini di alto prestigio.
Impeccabile, come sempre, servizio AIS- associazione italiana sommelier – alle visite organizzate presso le cantine selezionate, ma avrebbe potuto essere meglio utilizzato se soltanto la committenza avesse previsto un’opportuna degustazione tecnica per i giornalisti invitati. Un’occasione persa per tutti e per un territorio denso di promesse e di operosità.