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Campania Stories 2016: la prova dei rossi

Degustatrice
La seconda sessione di degustazioni di Campania Stories ha visto per protagonisti i vini rossi provenienti da tutta la Campania partendo da quelli a base piedirosso.
Il Gragnano Ottouve 2015 di Salvatore Martusciello è un vino fragrante (e frizzante), fruttato, tutto giocato sulla piacevolezza.
Dai Campi Flegrei quello della Sibilla è un Piedirosso 2015 molto ben eseguito: naso definito da un bel varietale, bocca lunga e persistente.
Il Colle Rotondella 2014 delle Cantine Astroni ha un naso decisamente più rustico e una bocca leggermente svuotata.
Dello stesso produttore abbiamo assaggiato il Tenuta Camaldoli Riserva 2012 dal naso dolce ma sfocato ed una bocca, di contro, decisamente amara.
Quello presentato da Agnanum è un 2014 dal naso più complesso ed il palato un po’ stretto, segnato da un finale leggermente asciugante.
Ultimo campione dei Campi Flegrei, ancora un 2014, il Pro-polis di Contrada Salandra dal naso ampio e disteso ed un palato largo.

Dal Vesuvio, invece, un piedirosso vulcanico il Vigna Lapillo 2013 di Sorrentino, fruttato e floreale, di buona persistenza e lunghezza al palato.

Spostandoci nel Beneventano il Sant’Agata dei Goti Piedirosso 2015 di Mustilli ha un approccio olfattivo rustico che ritroviamo al palato ancora piuttosto ruvido.
Il Piedirosso 2010 della linea Janare della Guardiense ha un naso fruttato ancora fermentativo ed un palato coerente giocato sulla piacevolezza.

Dal Piedirosso beneventano si passa a Pallagrello e Casavecchia sulle Colline Caiatine in provincia di Caserta.
Si comincia col Casavecchia che sulla carta dovrebbe essere il più “pronto” dei due, ma appunto sulla carta visto che nel bicchiere le annate presentate ci hanno riservato tutt’altro.
L’Erta dei Ciliegi 2013 dei Viticoltori del Casavecchia ha un naso serio, chiuso ed un palato altrettanto asciugante e severo.
Qualche gradino più su l’altro rosso dei Viticoltori del Casavecchia, il Vigna Prea 2012 purtroppo sempre segnato da una beva asciugante.
Il Cimmarino 2013 di Cantina di Lisandro è più disponibile al naso ma altrettanto graffiante in bocca.
Il Granito 2012 di Sclavia riesce nel tentativo non facile di amplificare, addirittura, le sensazioni avvertite nei 2 vini precedenti.
Il Centomoggia 2012 di Terre del Principe è più equilibrato da una maggiore dolcezza al naso e morbidezza al palato.
Bel naso e bel palato per il Monte Maggiore 2012 de Il Verro, segnato solo nel finale da un tannino a tratti invadente.
Il Trebulanum 2012 di Alois ha un bel naso austero e compresso cui fa da contraltare una bocca ancora una volta eccessivamente tannica.
Il primo Pallagrello in degustazione è Sabbie di Sopra il Bosco 2014 di Nanni Copè, ancora giovane, che mostra grande tipicità al naso ed un palato sapido, salino e lungo, dove fa la differenza.
Nel Silva Nigra 2013 di Rao il frutto non appare perfettamente integro con qualche sbavatura che ritorna e segna il finale di bocca.
Meglio il Silva Rubra, pari annata, dal naso piacevolmente evoluto su qualche nota terziaria ed un palato di buona coerenza.
Il Cunto 2012 di Alois non è male, buono l’equilibrio di sensazioni al naso ma ancora una volta frenato dal tannino del legno.
Buona la prova dell’Ambruco 2012 di Terre del Principe, come per il Centomoggia sia al naso che in bocca bilancia con una certa dolcezza e morbidezza le spigolosità.

Dalla provincia di Salerno un tris di blend.
Il Montevetrano 2012 mostra un bel naso di ostentata piacevolezza con qualche eccesso dolce e finale di bocca segnato da un rovere ancora in evidenza.
Con il Ravello Selve delle Monache Riserva 2012 di Ettore Sammarco ci spostiamo in Costiera Amalfitana e cambiamo completamente registro: frutto balsamico, mentolato al naso e bocca larga che si perde nel finale.
Rimanendo in costiera il Furore Rosso Riserva 2012 di Marisa Cuomo evidenzia un frutto leggermente al limite della surmaturazione ed una bocca che non convince per il tannino asciugante.
Vini in degustazione

 

Entra, quindi, finalmente, in scena l’aglianico. Si parte dall’Alto Casertano con ben sei Falerno del Massico.
Il Rosso Erre 2012 di Trabucco è  vino di personalità, austero e di buona coerenza al palato.
Il Rapicano 2011 sempre di Trabucco ha un registro diverso dal Rosso Erre, più potente, sostanzioso e palato persistente e lungo.
Il Civico32 di Tenuta Fontana è leggermente evoluto nella parte aromatica ma anche questo campione offre una prova di buona coerenza.
Villa Matilde presentava sia il base 2011 che il Vigna Camarato Riserva 2007: il primo sicuramente migliore al palato che al naso, dove risulta ancora chiuso e un po’ sfocato, il secondo dal naso salmastro e bocca frenata eccessivamente da un tannino asciugante.
L’Etichetta Bronzo 2011 di Masseria Felicia offre bella complessità e coerenza naso-bocca con un finale piacevole su sensazioni più dolci e avvolgenti.
Ritroviamo Tenuta Fontana anche nel Sannio Beneventano con il Civico28 2014 dal naso salmastro, di olive nere, e palato dolce per una prova contrastata nelle sensazioni.
Il Pegaso 2014 di La Pampa ha, invece, un attacco decisamente dolce sia al naso che al palato dove lo sviluppo viene, però, improvvisamente spezzato da un tannino tagliente.
Per “I Mille per l’Aglianico” 2011 de La Guardiense buona sia la complessità al naso che la persistenza al palato.
L’Aglianico del Taburno 2013 di Fattoria La Rivolta si presenta non male al naso così come buono l’approccio al palato che manca solo di un po’ di lunghezza.
Il 2012 di Iannella offre buon contrasto di sensazioni dolci-salate.
Lo Spartiviento Riserva 2011 di Tora ha un naso piuttosto sfocato, con qualche accenno lattico, ed una bocca esageratamente tannica.
L’Apollo 2010 di Ocone ha un naso molto riconoscibile varietale e coerente di buon equilibrio al palato.
La Riserva 2008(!) Vigna Cataratte di Fontanavecchia ha naso e bocca di caffè tostato su un profilo terziario che si fa apprezzare al palato per coerenza e persistenza di sensazioni.

Finalmente in Irpinia dove ad attenderci sono gli Aglianico base.
Il Linea Stemma 2014 di Di Marzo mostra al naso un frutto maturo dai riverberi vegetali ed un palato dolce ma non particolarmente lungo.
La versione “Cantine Storiche” 2013 mostra, invece, una inaspettata prontezza: dolcezza più floreale che fruttata ed un palato coerente, piacevole.
Il Vigna4Confini 2014 di Benito Ferrara non è pulito al naso (una strana muffetta), meglio al palato grazie a un tannino dolce e risolto.
L’Aglianico 2013 di Donnachiara è più austero e serio al naso ma non convince al palato con un finale un po’ verde e scomposto.
Quello di Cantina Riccio è ancora un 2013 corretto, di buon equilibrio e coerenza che non lascia il segno.
Il Satyricon 2013 di Tecce è vino potente, profumato di fiori e frutta scuri, succoso ma affilato al palato.
Quello di Fonzone è un 2012 non male, che mostra un certo carattere con qualche limite di gioventù.
Sempre 2012, l’Irpinia Campi Taurasini di Villa Raiano regala un frutto scuro e maturo coerente al palato dove coniuga succo e lunghezza.
Il Magis 2012 di Antico Castello austero, chiuso, e compresso mostra qualche deficit di succo.
Il Cretarossa 2011 de I Favati è dolce al naso, mostra una buona presa sapida al palato per una prova contrastata tra morbidezza e tannino incisivo.
Il Serpico 2010 di Feudi di San Gregorio è rosso improntato sulla prontezza e la piacevolezza ottenute dagli anni di maturazione in legno.

E’ il momento dei Taurasi che con l’entrata in scena del Polyphemo 2012 di Luigi Tecce segna un punto d’arrivo che condizionerà un po’ tutto il prosieguo della degustazione. Ottima prova con un frutto scuro dolce, fiori ed effluvi balsamici, palato coerente di buon equilibrio e piacevolezza (probabilmente uno di quei vini che comprerò).
Il Taurasi di Umberto 2012 di Donnachiara sconta ruvidezze tanniche al palato con un naso ancora chiuso e compresso.
Il 2011 Alta Valle di Castelfranci è leggermente sfocato sia al naso che al palato.
E’ quindi la volta dei due cru di Contrade di Taurasi con i nasi che mostrano ancora qualche incertezza di gioventù ed il Coste 2011 ancora da farsi in bocca ma  sul quale nutriamo fiducia in prospettiva.
Discorso diverso per il Vigne d’Alto 2011 dalla presenza sapida al palato impressionante.
Il Primum Riserva 2011 di Guastaferro non mi ha convinto fino in fondo: naso decisamente originale quello di questo Taurasi dallo stile tradizionale (un po’ evoluto) discretamente eseguito.
Il Nero Né 2011 de Il Cancelliere è scuro e potente, il naso ancora un po’ chiuso e bocca in via di definizione.
Il Taurasi Albertus 2011 di Di Marzo ha una bocca non altrettanto dinamica e reattiva ed il naso fresco balsamico denota più di qualche semplice sbavatura vegetale.
Opera Mia 2010 di Tenuta Cavalier Pepe evidenzia una materia prima importante, naso scuro, palato dal tannino vivo ed esuberante.
Convincente La Loggia del Cavaliere Riserva 2009 dello stesso produttore: più accogliente e disponibile al naso, più scorrevole e succoso al palato.
Torniamo sui 2010 con il Taurasi delle Tenute d’Altavilla di Villa Matilde, un campione non particolarmente felice sia al naso, dove manca di definizione, che al palato dove a mancare è il succo.
Il Bosco Faiano 2010 de I Capitani è molto dolce al naso con note di caffè, cioccolata e cocco che ritornano al palato, segno evidente di un legno generoso.
Il Taurasi Riserva 2010 di Borgodangelo è stata una piccola sorpresa in positivo: d’impostazione abbastanza tradizionale, coerente al palato, complessità discreta e succosità.
Non convince né al naso né al palato Issara 2010 di La Marca (Cantine di Tufo) dal tannino immaturo.
Il Taurasi  2010 di D’Aione ha una nota molto strana al naso (medicinale) che ritorna al palato.
Il Taurasi Principe di Lagonessa di Amarano è declinato in due millesimi, il 2010 e il 2009: il primo mostra qualche incertezza sia al naso che al palato per un vino nel complesso non malvagio, nel secondo troviamo finalmente qualche maggiore concessione al naso in termini di dolcezza ma ancora una volta la bocca frenata e irrisolta.
Il Taurasi 2010 di Antico Castello è più presente al palato dove, comunque, la beva risulta anche in questo caso frenata dal tannino.
La Riserva 2009 delle Cantine Sanpaolo è piuttosto  intrigante e piacevole al naso, ma al palato per l’ennesima volta mostra il fianco a tannini troppo affilati ed asciuganti.
La Riserva Piano di Montevergine 2009 di Feudi di San Gregorio è un bel vino di buon equilibrio e coerenza nello sviluppo naso-bocca.
Il Taurasi Vesevo 2009 è rosso di medio cabotaggio, abbastanza piacevole ma poco in linea con le aspettative della denominazione.
Il Vigna Olmo Riserva 2008 di Di Meo non convince fino in fondo per il fruttone sparato, dolce e maturo, sciropposo, che ricorda la ciliegia sotto spirito e il cioccolato, che fa tanto mon cherì: ingombrante.
Il Taurasi 2007 di Contrada è vino corretto, ben fatto, equilibrato, che non regala particolari sussulti o coinvolgimento.
Quello pari annata di Perillo è un bel vino in grado di coniugare naso complesso con una bocca succosa e lunga.

Ultima batteria riservata agli aglianico prodotti in provincia di Salerno tra i Colli Salernitani-Picentini ed il Cilento.
Il Vetere 2015 di San Salvatore è floreale e fruttato, ostenta piacevolezza, ben eseguito.
Sempre dello stesso produttore Omaggio a Gillo Flores 2012 mostra una materia prima più corposa ma naso e bocca ancora segnati dalla presenza del rovere.
Il Core 2014 di Montevetrano non è male, dal naso ammiccante e palato dolce ispirato alla piacevolezza.
Agriddi 2012 di Albamarina è ancora chiuso al naso dove emerge un accenno balsamico e una bocca austera in cui il succo è contrastato da un tannino severo.

Sala degustazione
Eccovi un riepilogo con la top list degli assaggi in rosso:

Penisola Sorrentina Gragnano Ottouve 2015 Martusciello Salvatore @@@+

Campi Flegrei Piediosso 2015 La Sibilla @@@@

Campi Flegrei Piedirosso 2014 Agnanum @@@/@@@@

Vesuvio Lacryma Christi Vigna Lapillo 2013 Sorrentino @@@/@@@@

Terre del Volturno Ambruco 2012 Terre del Principe @@@/@@@@

Terre del Volturno Monte Maggiore 2012 IL Verro @@@/@@@@

Terre del Volturno Sabbie di Sopra il Bosco 2014 Nanni Copè @@@@

Montevetrano 2012 @@@/@@@@Falerno del Massico Rosso Erre 2012 Trabucco @@@+

Falerno del Massico Rapicante 2011 Trabucco @@@/@@@@

Falerno del Massico Etichetta Bronzo 2011 Masseria Felicia @@@@

I Mille Per l’Aglianico Sannio 2011 La Guardiense @@@+

Aglianico del Taburno 2013 Fattoria La Rivolta @@@+

Aglianico del Taburno Apollo 2010 Ocone @@@+

Aglianico del Taburno Vigna Cataratte Riserva 2008 Fontanavecchia @@@/@@@@

Irpinia Aglianico Cantine Storiche 2013 Di Marzo @@@+

Satyricon 2013 Lugii Tecce @@@@

Irpinia Campi Taurasini 2012 Fonzone @@@+

Irpinia Campi taurasini 2012 Villa Raiano @@@@

Irpinia Campi Taurasini Cretarossa 2011 I Favati @@@+

Irpinia Aglianico Serpico 2010 Feudi di San Gregorio @@@/@@@@

Taurasi Poliphemo 2012 Luigi Tecce @@@@@

Taurasi Coste 2011 Contrade di Taurasi @@@/@@@@

Taurasi Vigne d’Alto 2011 Contrade di Taurasi @@@@/@@@@@

Taurasi Nero Né 2011 Il Cancelliere @@@@

Taurasi Borgodangelo Riserva 2010 Borgodangelo @@@/@@@@

Taurasi Piano di Montevergine Riserva 2009 Feudi di San Gregorio @@@/@@@@

Taurasi La Loggia del Cavaliere 2009 Tenuta Cavalier Pepe @@@/@@@@

Taurasi 2007 Contrada @@@+

Taurasi 2007 Perillo @@@@

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Nota dell’autore: valgono molte delle considerazioni già fatte per i bianchi. L’Aglianico (parlo di quello irpino) si conferma bestia dura da domare e difficile da spiegare (soprattutto ad uno straniero). I tentativi di addomesticamento passano per una gestione rigorosa della vigna e della vendemmia, un uso saggio del legno e la pazienza di attendere il momento giusto per la messa in commercio. In molti caso mi rendo conto della scelta di alcuni produttori di puntare su un fattore in prevalenza piuttosto che un altro mentre (vedi 10 anni d’affinamento, vedi 24 mesi di barrique nuove, vedi maturazioni dell’uva talvolta spinte talvolta anticipate)  io continuo a pensare che solo una combinazione felice di tutti possa condurre ad un risultato davvero efficace (scopro l’acqua calda, lo so).

Fabio Cimmino

Napoletano, classe 1970, tutt'oggi residente a Napoli. Laureato in economia, da sempre collabora nell'azienda tessile di famiglia. Dal 2000 comincia a girovagare, senza sosta, per le cantine della sua Campania Felix. Diplomato sommelier ha iniziato una interminabile serie di degustazioni che lo hanno portato dapprima ad approfondire il panorama enologico nazionale quindi quello straniero. Ha partecipato alle più significative manifestazioni nazionali di settore iniziando, contemporaneamente, le sue prime collaborazioni su varie testate web. Ha esordito con alcuni reportage pubblicati da Winereport (Franco Ziliani). Ha curato la rubrica Visioni da Sud su Acquabuona.it e, ancora oggi, pubblica su LaVinium. Ha collaborato, per un periodo, al wineblog di Luciano Pignataro, con il quale ha preso parte per 2 anni alle degustazioni per la Guida ai Vini Buoni d'Italia del Touring. Nel frattempo è diventato giornalista pubblicista.

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