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Cantine Massimi e il cambio di rotta del Cesanese del Piglio

Raccontiamo Cantine Massimi, fondata da Franco Massimi e il suo desiderio di far conoscere le potenzialità del Cesanese del Piglio

Cantine Massimi sala interna

Sono le pendici dei Monti Ernici a ospitare i 15mila ettari dedicati al territorio del Piglio, di cui il Cesanese è un diretto interprete. Nel 2008 nasce la Docg, e nel Lazio è la prima e l’unica da uve a bacca rossa.  Le sue origini vantano nobili radici latine, dalla parola caesae probabilmente, a indicare una zona boschiva dove in epoca romana sono stati tagliati gli alberi per favorire la pratica agricola. Il potenziale di questo vitigno viene poco enfatizzato negli anni di abbandono, complice una visione poco ampia. Nonostante la Doc nel 1973, la richiesta della capitale e dei dintorni si concentra sempre su bottiglie a basso costo e di bassa qualità, inoltre il vitigno viene tagliato con altre varietà, conferendo quel colore molto scuro e il corpo troppo robusto. Le abitudini del passato non danno conto delle sue innegabili qualità che, negli ultimi anni, si stanno rivalendo su quanti prima non hanno mai osato abbastanza.

Cantine Massimi barricaia

Siamo nella parte bassa del Lazio vinicolo dove il terreno si presta alla viticoltura grazie alla sua ricchezza minerale. Il versante ovest, in particolare, è quello che interessa la denominazione, dove sole, brezza marina e monti regolano un microclima eccellente. Escursione termica notevole e altitudini fino a 700 metri fanno il resto, insieme a un terreno vulcanico, terra rossa ricca di ferro e alluminio, con un substrato costituito da materiali piroclastici.
La zona di produzione del Cesanese del Piglio si estende tra Piglio, Serrone, Anagni, Acuto e Paliano. Un vitigno difficile e affascinante, il grappolo è di media grandezza, il colore dell’acino è nero violaceo, matura bene in zone molto soleggiate. Alla luce di questi fattori, e desideroso di riportare il Cesanese al posto che merita, Franco Massimi si impegna in questa avventura nel 2015, anno anche della prima vendemmia, quando rileva la parte inferiore del Castello di Piglio, sede dell’azienda. Il castello risale al mille, passato di famiglia in famiglia, dai De Antiochia ai Colonna fino al 1800. Il nome del borgo deriva da pileum, l’antico elmo che si racconta fosse caduto al condottiero Quinto Fabio Massimo il temporeggiatore mentre passava di qui.

Cantine Massimi prelibatezze

Quando Franco arrivò per realizzare il suo disegno vinicolo, il bellissimo castello a gradoni era in stato fatiscente, grazie però alla sua cura, oggi è una bellissima sede, dove troviamo la barricaia, quindi la Riserva del Cesanese, e un luogo accogliente per eventi, degustazioni e pranzi. Dalle macerie alla bellezza il passo non è stato facile e ristrutturare il castello è stato un po’ come ricostruire la fama della varietà laziale.
L’amore per il posto e la dedizione si notano in ogni dettaglio della cantina, dalla disposizione delle botti, alle bottiglie in mostra tra i mattoni originali delle vecchie mura e le nicchie che in giro si affacciano, come da un mondo passato di cui si sente ancora l’eco. Un legame con la storia che Franco non smette mai di mettere in risalto. Tutto condotto a livello famigliare, come ci racconta il titolare. Incontriamo il figlio Federico che fa lo chef, poi la moglie Rita in cucina e la figlia Stefania in sala. A collaborare anche il marito di Stefania, Valerio, e la moglie di Federico, Giulia.
Dal 2020 hanno aperto al pubblico la sala dove siamo stati ospiti, per assaggiare le meravigliose pietanze preparate ad accompagnare i vini.
L’azienda produce 150mila bottiglie, 20 sono gli ettari vitati e 10 quelli a olivo. Il vino viene affinato tutto qui all’interno della Strada del Cesanese. Nella sala dove ci troviamo si affina la Riserva, che fa almeno 3 anni di acciaio, poi 12 mesi di barrique e altri 12 mesi di affinamento nelle nicchie.

Passerina Cantine Massimi

Andiamo ad aprire l’unico bianco prodotto, la Passerina del Frusinate IGT 2022, che ha una resa di 60 quintali/ha. Tenuto sulle bucce, mostra un colore oro brillante, al naso è molto profumato, al palato fresco e sapido con sentori di fiori bianchi. Alla gustativa si avvicendano frutti a polpa bianca e la sapidità che sul finale è persistente.

Passerina del Frusinate Castrum Pileum 2019 Cantine Massimi

Il secondo vino è la Passerina del Frusinate IGT 2019, un capolavoro. Affina in acciaio, rimane sulle bucce per qualche ora, al naso riconosciamo frutto maturo. Elegante, morbido. Al gusto un finale di mandorla, agrume, e la sapidità sempre presente. Vino tendenzialmente aromatico e molto avvolgente.

Buttuti, Herna e Castrum Pileum

Passiamo ai rossi, con Buttuti, Cesanese del Piglio Docg 2022, unico vino a ricevere le uve da tutte le parcelle dai diversi territori che sono il cuore dell’azienda. Quello che rimane dalle vinificazioni separate, va a comporre il Buttuti. Un Cesanese fresco, di buona acidità, ottimo a tutto pasto. Agile e giovane. Prende il nome da una litania cantata durante le cerimonie, di tradizione ernica.

Il quarto vino è Castrum Pileum, Cesanese del Piglio Docg 2019, da colline di natura calcarea. Colore rosso rubino, aromi floreali e di piccoli frutti rossi di bosco. Rimane ottima l’acidità, il vino risulta agile e di buona persistenza.

Proseguiamo con Herna, Cesanese del Piglio Docg Superiore 2019, da territorio tufaceo, le uve provengono dal Colle di Grano, una collina che rientra nei ricordi di Franco, dove andava con il nonno la mattina. Era lui a spiegargli che a un certo punto del sentiero si percepiva la nebbia, l’aria si faceva umida e da lì in poi non si poteva piantare il Cesanese. Il vitigno a bacca rossa si trova infatti nella parte più alta, mentre in basso i terreni sono destinati alla bacca bianca. Il colore è rosso rubino intenso e in bocca iniziano le note di cenere arsa, matita temperata, spezie. Seguono chiodi di garofano, cacao amaro, liquirizia. Il nome deriva da una parola ernica che indica pietra, tufo duro. Molto intenso.

Cispio, Cesanese del Piglio Docg Superiore Riserva 2016, con 15,5% di alcol che in bocca non si percepiscono. Intenso e fruttato, corpo robusto alla gustativa, sentori di mandorle e marasca, amarena Fabbri. Il suo lungo affinamento, acciaio e poi almeno 12 mesi in barrique, lo rende un vino da meditazione.

Ad Maiora, azienda agricola Le Botti, Cesanese del Piglio Superiore, 2016

Franco ci regala un assaggio di una vera chicca. Ad Maiora, azienda agricola Le Botti, Cesanese del Piglio Superiore 2016, che affina solo in acciaio. Un vino perfetto, ancora con viva freschezza e acidità, il corpo robusto. Sentori di cannella, spezie, chinotto, mallo di noce. Ricordiamo che Cantine Massimi è di proprietà dell’azienda Le Botti, per questo si trova ancora il nome su questa bottiglia non più in commercio. Solo successivamente sulle etichette è stato apposto il nome di Cantine Massimi.

Ad accompagnare i vini una degustazione dei piatti di casa Massimi, partendo con il cosiddetto tagliere comprensivo di una serie infinita di prelibatezze. Dalle zucchine e patate a sfoglia fritte, alle polpette di alici, polpettine al sugo, caponatina, zucchine all’aceto, formaggi e salumi locali, fiori di zucca e tanto altro che è bastato per tutto il pranzo. All’interno della cantina dove anche d’estate non si arriva a 15 gradi, quando fuori i gradi sono 40!

All’esterno un paesaggio incantevole.
Grazie per l’accoglienza a tutta la famiglia di Franco e alla collaborazione del master sommelier Massimo Casali per la degustazione.

Susanna Schivardi

Susanna Schivardi

Amante della letteratura classica, consegue la Laurea in Lettere, indirizzo filologico, con una tesi sperimentale sull’uso degli avverbi nei testi arcaici della tradizione classica. Appassionata di viaggi e culture nel mondo, dai suoi studi impara che la tradizione è fondamentale per puntare all’innovazione, e si avvicina al mondo del vino dopo vari percorsi, facendone un motivo conduttore di tante esperienze. Conoscere le aziende da vicino, i territori e la visione da cui nasce una bottiglia, rimane una ricerca alimentata da una curiosità che si rinvigorisce viaggio dopo viaggio. Affianca al vino la pratica di uno sport come l’arrampicata, che richiede concentrazione, forza di volontà e perseguimento di obiettivi sempre più alti. In questo riconosce un’affinità forte con i produttori di vino, che investono vite intere per conseguire risultati appaganti, attraverso ricerca e impegno. Da quattro anni cura la rubrica Sulla Strada Del Vino finora online sulla testata giornalistica gliscomunicati.it, grazie alla collaborazione di Massimo Casali, sommelier da anni e studioso del vino. Attualmente lavora in Rai, ed è giornalista pubblicista dal 2005.

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