Cascina Vèngore, lo spettacolo della biodiversità e un sogno divenuto realtà
Tra gli elementi che continuano ad affascinarmi di più, in un mondo del vino ormai sempre più dominato dalle mode e dalle nuove tendenze, vi è l’entusiasmo tipico dei giovani viticoltori, condito con un pizzico di sana follia e sacrosanta determinazione. Sono consapevole che non bastano volontà e ottimismo per realizzare un sogno o conseguire un successo, ma è altrettanto vero che senza questi presupposti non si va da nessuna parte. Lo sa bene Lucrezia Povero, giovane ragazza piemontese dal sorriso contagioso che ho avuto il piacere di conoscere attraverso una bella diretta web di qualche tempo fa. Dalle sue parole traspare, innanzitutto, una vera e propria necessità di voler imprimere nella mente dell’interlocutore principi e filosofie inseguite con passione dal primo giorno.
Un obiettivo nobile e sfidante per la sua età, non c’è che dire, basti pensare a quanti giovani tra i venti e trent’anni, oggigiorno, non hanno la men che minima idea di cosa significhi realizzare un sogno, inseguire con passione un progetto, coltivare un interesse specifico; tale mancanza di entusiasmo a mio avviso è un po’ lo specchio dei tempi e rappresenta uno tra i motivi principali per cui attecchiscono alla velocità della luce mode becere, falsi miti e contesti che ahimè vanno per la maggiore.
Cascina Vèngore è dunque il risultato di un progetto avviato dai Povero, già proprietari in Cisterna d’Asti (AT) della Cantina omonima che ha oltre cinquant’anni di storia. Daniele, Alessio, Luca e tutta la famiglia, compresa Lucrezia, nel 2012 decidono di impiantare oltre 60.000 nuove viti. Nel 2016 inizia la conversione biologica, oggi ampiamente certificata. Le vigne si estendono in una piccola e protetta valle: 26 ettari, 16 dei quali coperti dai nuovi vigneti, 4 da boschi e 6 da prato, per l’azienda la biodiversità è tutto, lo vedremo nel dettaglio. Un dialogo necessario tra natura ancora incontaminata e in parte addomesticata dall’uomo, l’area in questione è compresa tra Roero e Monferrato.
Lucrezia, oltre a dare una mano praticamente in tutte le attività connesse alla Cantina, ama comunicare la propria filosofia, un vero e proprio credo; è nata così l’idea della diretta web che mi ha permesso di conoscere la sua storia e quella della sua famiglia. Queste le sue parole: “Cinque generazioni di viticoltori e quasi duecento anni di dedizione alla terra: ho imparato dalla storia della mia famiglia a valutare l’impatto che le nostre azioni hanno sull’ambiente. Il nostro progetto sperimenta giorno dopo giorno nuove espressioni della terra in cui sono nata e cresciuta, e dove, dopo aver scoperto il mondo, ho scelto di vivere. Ho studiato in California e ho osservato con i miei occhi il pericolo dei cambiamenti climatici. Vèngore è il nostro impegno a un’agricoltura diversa, capace di superare il concetto di «salvaguardia dell’ambiente» per abbracciare quello di rigenerazione vitale”.
Ci troviamo all’interno di un anfiteatro naturale nel cuore delle Terre Alfieri, piccola Docg che rappresenta la sintesi ideale di Langhe, Roero e Monferrato. I 26 ettari di bosco e vigneto, in conduzione biologica, compongono uno spettacolo che non passa certo inosservato; un corpo unico attorno ad una classica e tradizionale cascina piemontese. Il nome Vèngore deriva da un antichissimo paradiso agricolo, già in epoca romana, situato sulla strada principale che collegava Cisterna con San Damiano d’Asti. Clima mite e terre fertili caratterizzavano queste lande piemontesi, la vite era già protagonista assieme a cereali e bosco, da quest’ultimo si ricavavano anche i pali dei filari.
Il Vengoris ad esempio, varietà specifica di salice detta anche venghé, è testimone di quell’epoca, presente in dosi massicce soprattutto a quei tempi, conferma quanto fino ad ora enunciato. Sono diversi inoltre i ritrovamenti archeologici: monete, cocci, anelli e tre lapidi marmoree utilizzate come gradini dell’odierna cascina, risalenti a duemila anni orsono. La conduzione biologica per Cascina Vèngore non è che l’inizio del viaggio, ma la biodiversità è la vera chiave di svolta. L’azienda impiega tutte le proprie energie per raggiungere traguardi che un domani potranno davvero fare la differenza, tanto per la salute ed il benessere dell’uomo, quanto per il rispetto del territorio che lo ospita, un tema davvero importante in cui mi sono ritrovato subito.
Lucrezia è innamorata delle proprie terre e ci tiene a ribadire quanto le stesse possano essere meravigliose in ogni fase dell’anno, rispettarle è un preciso dovere morale, queste le sue parole: “Il vero spettacolo di Vèngore accade in primavera. Disciolte le ultime nevi, i vigneti si tingono di sorprendenti colori, tanto da somigliare ad un giardino: il giallo canarino della senape si confonde con quello del tarassaco; l’azzurro del lupino sfida il rosso cardinale del papavero e, timido, si affaccia il bianco fiore di pisello. Sono le erbe spontanee e le leguminose che lasciamo crescere tre le uve e che, a fine stagione, trinciamo e interriamo per il sovescio così da mantenere i suoli fertili e vitali. Anche il cielo di Vèngore brulica di vita. Protetto dalle spalle delle colline e ricco di alberi ad alto fusto, è il rifugio di una grande varietà di volatili autoctoni e uccelli migratori“.
“Non solo flora”, no, non è il nome di un negozio che vende piante e canarini, è il motto di Cascina Vèngore. La nostra protagonista è consapevole di quanto rispetto per la natura è stato impiegato dalla propria famiglia nel corso degli anni. Tiene a ribadire che gli stessi animali quali: pettirossi, falchi pecchiaiolo, nibbi bruni, colombelle, poiane, germani, gallinelle, fringuelli, picchi rossi, gruccioni, ma anche lepri, cerbiatti, volpi, tassi e cinghiali, hanno intuito il benessere che si respira all’interno di questo anfiteatro naturale a tal punto di frequentarlo sempre più assiduamente. Inoltre aggiunge: “Vèngore è una riserva faunistica per moltissime specie selvatiche, che vivono negli oltre 60 mila metri quadri di boschi limitrofi e che curiamo attraverso una silvicoltura conservativa. Ai boschi spontanei presto si aggiungeranno altri 300 alberi ad alto fusto piantati dove il terreno è più siccitoso: querce, roverelle, tigli e carpini bianchi andranno a costituire un nuovo santuario verde per la valletta. Le loro radici, lentamente, getteranno le basi per il futuro sviluppo di una grande tartufaia dalla quale, spontaneamente, raccoglieremo Tartufi Neri Pregiati e Tuber Magnatum Pico, il celebre e preziosissimo Tartufo Bianco d’Alba. Anni d’incuria avevano trasformato i vigneti di Vèngore in gerbidi poco produttivi e sterili, che rischiavano di comprometterne il vivace ecosistema locale. Prendersi cura di un luogo per poterlo curare: questo è l’obiettivo dell’agricoltura rigenerativa.”
Il rapporto con la viticoltura è per la Cantina una vera e propria dichiarazione d’amore ai tre vitigni autoctoni del luogo: nebbiolo, barbera e arneis, gli stessi vengono vinificati in modo tradizionale e non solo: acciaio, anfora e legno grande, e soprattutto interventi poco invasivi. 44.000 bottiglie prodotte, 60.000 nuove viti impiantate dal 2012, i vigneti si trovano in media a circa 240 metri sul livello del mare. Inoltre la Cantina possiede 1,5 ettari coltivato a farro monococco, una tartufaia con più di 300 alberi ad alto fusto, una vasca di 50 metri quadrati per le rane, non ultimo per importanza mezzo ettaro coltivato a nocciolo, un altro dei protagonisti indiscussi del territorio. Vediamo nel dettaglio dove si colloca esattamente la valletta di Vèngore.
Quest’area sorge poco più a nord del comune di Cisterna d’Asti, nel cuore delle Terre Alfieri, comprensorio collinare che si sviluppa tra il Roero nordorientale e le frange dell’Astigiano meridionale. Si tratta di una vera e propria terra di mezzo, amo queste particolari aree vitivinicole, grande è la capacità di assorbire sfumature variegate che concorrono a creare un insieme difficilmente replicabile in zone maggiormente circoscritte. La zona è abbracciata a est da enormi estensioni forestali, minimamente antropizzate, e chiusa a ovest dalle sponde del fiume Tanaro, sulle cui acque si affacciamo molti bricchi della zona.
Le cosiddette Terre Alfieri, già in epoca romana erano note per la qualità in campo vitivinicolo, attività che a quei tempi veniva abilmente affiancata a spazi agricoli con il bosco, campi coltivati, orti e frutteti. La posizione piuttosto defilata di queste colline ha permesso una salvaguardia maggiore della biodiversità, soprattutto rispetto ad altre zone del Piemonte dove la vite è stata piantata un po’ ovunque e in alcuni casi in maniera troppo massiva. A tal proposito, ho chiesto a Lucrezia di raccontarmi qualcosa di più specifico riguardo le peculiarità dei terreni dove vengono allevate le classiche uve autoctone della gamma di vini Cascina Vèngore: “Geologicamente parlando i terreni sono piuttosto simili a quelli del Roero, originatisi da ancestrali zone costiere ricche di sabbie e calcare e permeati dalle cosiddette sabbie d’Asti, formazioni di arenarie gialle e limo a volte anche molto compatte, tanto da affiorare al di sopra del terreno nelle tipiche formazioni delle Rocche, pinnacoli di arenaria che a Cisterna d’Asti sono ben visibili sulla sommità dei colli tanto da creare spettacolari voragini. Sabbie, argille, calcare e limo formano un’eccezionale base geologica per le viti assai simile a quella delle vicine Langhe, che si snodano poco più a sud, oltre il fiume Tanaro. Una felice varietà e nobile struttura che si esprime in vini capaci di freschezza, intensi profumi floreali, spiccata mineralità e una naturale vocazione alla complessità. Vini estremamente piacevoli ed eleganti, eppure succosi e pieni, di buon corpo, capaci di affrontare lunghi invecchiamenti ed evolvere in finezza e armoniosità”.
Un altro elemento che mi ha particolarmente colpito, durante la diretta, riguarda il racconto dell’approccio originario di Cascina Vèngore con il territorio. L’idea di voler avviare un’attività vitivinicola senza in nessun modo minare il delicato ecosistema della valle. Ancora una volta riporto le parole di Lucrezia, l’enfasi impiegata nel ricordare gli esordi è stato forse il momento più bello dell’incontro; adoro le persone a cui talvolta trema la voce in alcuni parti del discorso, l’emozione viene fuori in maniera naturale, cercare di trattenerla è il torto più grande che si possa compiere: “Molti filari erano stati abbandonati e i campi di fondovalle si erano trasformati in gerbidi. Anche la fonte del Cucheiriolo non era in salute, le sue acque venivano disperse e le rane che ne popolavano le sponde rischiavano l’estinzione. Intervenire su questo ambiente significava non soltanto preservarne l’equilibrio, ma contribuire eticamente a sprigionare il potenziale della natura attraverso un’agricoltura proattiva. Un apporto razionale e scientifico che contribuisse alla salvaguardia dell’armonia del contesto, vivificando le energie presenti e mettendole l’una al servizio dell’altra. È dall’imprescindibile interazione tra uomo e natura che nasce la nostra visione di agricoltura rigenerativa. Una serie di semplici, quanto efficaci accorgimenti pratici, il cui obiettivo supera l’idea della “riserva naturale” per abbracciare quello della collaborazione organica, in cui tutti gli elementi del paesaggio concorrono a renderlo più ricco, fertile e biodiverso. Un’agricoltura attiva che attinge la sua esperienza dalla tradizione, ma anche dalle pratiche agricole. Non si limita a osservare la natura nel suo svolgimento, ma ad aumentare il suo capitale naturale riportandolo in vita e potenziando tutte le relazioni tra gli esseri viventi.”
Lucrezia tiene a ribadire che per l’Azienda il biologico è solo un punto di partenza: viene prestata particolare attenzione alla rigenerazione dei suoli attraverso l’inerbimento dei filari con essenze e leguminose che, attraverso il sovescio, ritornano a fortificare la terra. In vigna il lavoro manuale è l’unica pratica utilizzata, anche il compattamento del suolo attraverso il continuo passaggio di cingolati viene limitato. Si utilizza solo compost biologico selezionato ed è bandito l’uso di diserbanti, fertilizzanti chimici e prodotti di sintesi. Data la grande passione in tema di ecosostenibilità, e di tutto ciò che gravita attorno a questo nobile principio, ho deciso di riportare per intero il suo racconto, l’ho trovato molto stimolante: “Anche se la vigna è il cuore della nostra produzione, l’azione rigenerativa intrapresa a Vèngore favorisce la socialità e l’integrazione fra le colture, il bosco, gli animali e l’uomo secondo i principi della permacoltura, ovvero un ecosistema agricolo completo. Il bosco che cinge la valle viene curato attraverso pratiche silvicole razionali, prestando particolare attenzione alla salvaguardia degli alberi ad alto fusto. Ai piedi dei colli, gli antichi prativi hanno accolto la coltivazione del farro monococco (detto anche «farro piccolo»), il primo cereale a essere stato coltivato dall’uomo nelle fertili pianure mesopotamiche. Dal 2020, ci siamo impegnati per ampliare il polmone verde di Vèngore con l’impianto di 300 nuovi alberi: querce, roverelle, tigli e carpini bianchi che costituiranno un nuovo ecosistema. Alberi a cui si aggiungono circa 5 mila metri quadri di noccioli, coltivazione autoctona del Piemonte, la cui cultivar Tonda e Gentile è una delle grandi eccellenze della regione. A piedi delle piante, dove ora c’è un terreno particolarmente siccitoso, l’humus del bosco nascituro porterà linfa vitale ai suoli, la cui flora batterica verrà rigenerata e contribuirà alla nascita di una tartufaia naturale e perenne. Tra i campi, i boschi e filari di Vèngore pascolano i nostri asini, che abbiamo reintrodotto nell’ecosistema guardando alle antiche tradizioni contadine della zona. Questi splendi animali contribuiscono a concimare i terreni e a regolare la crescita delle erbe spontanee limitando ulteriormente l’intervento umano.
La Cantina presenta una gamma composta da cinque vini, come sempre nelle prossime pubblicazioni entrerò nel dettaglio, le etichette sono: Terre Alfieri Arneis Sanromè 2020, Barbera d’Asti Campolungo 2019, Barbera d’Asti Superiore Mompirone 2016, Terre Alfieri Nebbiolo Mignane 2017 e Terre Alfieri Nebbiolo Belgardo 2016.
Andrea Li Calzi
CASCINA VENGORE S.S.
Via Mattutina, 6 – 14010 Cisterna d’Asti (AT)
Sito: www.cascinavengore.it
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