CastelGiocondo, una tenuta di oltre 800 ettari orgoglio della famiglia Frescobaldi
I Marchesi de’ Frescobaldi sono una famiglia che nei secoli ha abbracciato numerose attività fin dal XIII secolo, nel settore bancario, nella mercanzia e nelle pratiche agricole che esercitava nelle tenute di campagna. Per raccontare la loro storia ci vorrebbe probabilmente un tomo di parecchie pagine, meglio concentrarsi su quella che è la loro attività principale oggi, ovvero la vitivinicoltura.
Come racconta Lamberto Frescobaldi “Il mio sogno e quello della mia famiglia è condividere lavoro, emozioni e passione attraverso i nostri vini. Una vita dedicata a capire e a valorizzare i diversi terroir rendendoli parte dello spirito della Toscana come arte del bello e del buono. Mille anni di storia di questa famiglia sono per me un tesoro unico e irripetibile di conoscenze e tradizioni; il mio dovere è condividere e trasmettere alle generazioni future rispetto, passione e amore per questi luoghi e per queste colline eterne”.

Non si fa fatica a credergli, basta volgere lo sguardo sulla tenuta di CastelGiocondo, una delle nove proprietà (le altre sono: Castello Pomino, Castello Nipozzano, Tenuta Perano a Gaiole in Chianti, Tenuta Castiglioni a Montespertoli, Tenuta Ammiraglia a Magliano in Toscana, Remole a Sieci, Tenuta Calimaia a Cervognano e Gorgona sull’isola omonima), per rendersi conto di quanto impegno ci voglia per gestire 815 ettari (di cui 235 vitati) fra boschi, seminativi, piante da frutto e vigneti, mantenendo il miglior equilibrio possibile in un paesaggio di rara bellezza nell’area sud-ovest di Montalcino che guarda verso il Tirreno, dal quale subisce un’evidente influenza climatica. Zona calda ma dalle ottime escursioni termiche.

Giovedì 16 novembre, durante un press tour organizzato con il supporto dell’agenzia SEC Newgate di Milano, abbiamo avuto modo di osservare una giornata decisamente anomala: nubi basse che potevano confondersi con la nebbia, ma in realtà portavano aria secca, asciutta e una temperatura superiore alla norma. Un fenomeno che a detta dell’enologo trevigiano Davide Bozzon non si era mai verificato, almeno da quando lui è presente in azienda (2019). È uno dei tanti fenomeni a cui dovremo in qualche modo abituarci, poiché i mutamenti climatici sono ormai chiaramente in atto e la loro frequenza e intensità sempre maggiori.
Nel 1972 Vittorio Frescobaldi era direttore tecnico dell’azienda (allora di proprietà italo-francese), nel giro di 3 anni furono piantati 200 ettari di vigna, gran parte dei quali destinati a sangiovese, poiché questa varietà risultava già da tempo capace di grande longevità a CastelGiocondo, testimoniato da un documento del 1875, presente nella sede del Consorzio, che racconta di un Brunello del 1843 assaggiato a Siena, ancora in ottime condizioni.
Già negli anni ’70 i Frescobaldi iniziarono a piantare le prime barbatelle di merlot, successivamente arrivò anche il cabernet sauvignon, il primo darà vita al Lamaione (prima annata 1991), il secondo sarà destinato esclusivamente alla Tenuta Luce.
Infatti a CastelGiocondo, a parte la parentesi del Lamaione, è il sangiovese a farla da padrone per la produzione del Rosso, del Brunello e della Riserva Ripe al Convento (prima annata 1993).
Le dimensioni della tenuta sono così vaste da consentire di avere a disposizione suoli e altitudini differenti, dal galestro scisto-argilloso, presente soprattutto nella parte più elevata (tra i 350 e i 450 metri s.l.m.), alla presenza di sabbie soprattutto a 300 metri di altitudine, utilissime nelle annate umide e piovose in quanto in grado di drenare molto bene l’acqua evitando pericolosi ristagni; nelle zone più basse, attorno ai 200 metri s.l.m. domina l’argilla, perfetta per resistere nelle annate fortemente siccitose.

Questo consente di scegliere dove attingere per ottenere i migliori risultati da ciascuna annata. Il merlot per il Lamaione nasce dalle argille blu, molto salate grazie alla presenza dei fossili marini.
L’impressione che ho avuto assaggiando le nuove annate è che qualcosa stia cambiando, forse merito del giovane Davide Bozzon? Sta di fatto che ho colto dei vini più spontanei, più radicati al territorio rispetto al passato.

A CastelGiocondo vive anche l’arte, ne sono la prova vivente alcune statue posizionate all’interno della tenuta e questa splendida sirena lignea, opera di Massimo Bartolini, esposta in testa ad uno dei filari di vigna, posizionata in direzione del mare. L’autore ha voluto sorprenderci con questa bellissima figura femminile, la polena che veniva legata alla prua degli antichi velieri, in espressione pensosa.
Roberto Giuliani
DEGUSTAZIONE A CASTELGIOCONDO
Tre le annate da considerare in quel di Castelgiocondo: la 2018, la 2019 e la 2022.
La prima e la seconda sono risultate abbastanza simili specialmente per quanto riguarda il periodo primaverile ed estivo: primavera piovosa nel periodo della fioritura con un rallentamento di allegagione, ma con buone riserve idriche per entrambi i casi. Inverno fresco e piovoso per la 2018; inverno freddo e abbastanza asciutto per la 2019.
La 2022 si è rivelata invece un’annata che sarà ricordata come delle più calde e siccitose di sempre e che ha insegnato parecchio soprattutto a Montalcino: cioè, gestire con gentilezza l’estrazione e seguire con cura la fase di permanenza in legno.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva Ripe al Convento 2018
Così recita la proprietà: “sulle colline più alte di questa Tenuta, che già produceva vini nel 1800, è stato individuato un piccolo vigneto di Sangiovese che ci regala emozioni straordinarie. La sua altitudine di 450 metri, l’esposizione al caldo sole del pomeriggio, i suoli galestrosi e i salubri venti mediterranei conferiscono a questa riserva di Brunello estrema eleganza, personalità e longevità”.
Fiato classico da Brunello con all’inizio delicate note di melograno e ciliegia, per poi virare sul terroso, sul liquirizioso, insomma sul verace. Intrigante nei dettagli di fieno ed erbe aromatiche; ampio ed avvolgente all’attacco, sobrio e composto nello sviluppo, di pregevole profondità.
Brunello di Montalcino DOCG 2018 e 2019
E di nuovo: “CastelGiocondo è un luogo unico a Montalcino, dove la grande varietà di esposizioni e di terreni – galestro, argille e sabbie plioceniche – regalano al Brunello infinite sfumature. Una poliedricità di note che evolvono nel tempo e che fanno venir voglia continuamente di scoprire, assaporare e ricordare”.
In entrambi i casi le sensazioni olfattive sono abbastanza simili: sentori di mora, mirtillo, viola, rosa selvatica, menta e tabacco. Probabilmente più fruttata la 2018, maggiore balsamicità e spezia nella 2019. Grintosi, decisi, di discreta dinamicità, ma con il tannino ancora da fondersi.

Rosso di Montalcino DOC Campo ai Sassi 2022
Infine, il Rosso di Montalcino, che sta facendo sempre più strada nel panorama enologico italiano e non solo, grazie alla sua attrattiva sul mercato ed il suo posizionamento indipendente e complementare al più noto Brunello e ai suoi innati punti di forza: versatilità, immediatezza, dinamismo.
Gradevolmente fruttato, fragrante, bilanciato, pulito, verticale, mostra un’adeguata tensione gustativa, con spunti salini e agrumati nell’ottima chiusura.
Lele Gobbi