Non c’è niente da fare, quando ci si trova di fronte al signor nebbiolo, che lo si chiami nebieul, chiavennasca (Valtellina), picoutener (Valle d’Aosta) o spanna (Alto Piemonte), non si può fare a meno di discuterne, di dibattere in modo acceso, perché è un vitigno che smuove l’anima, ha la capacità di stimolare l’adrenalina, la voglia di capire, approfondire, conoscere. Se poi al nebbiolo, aggiungiamo l’atmosfera incantata dei bricchi vitati delle Langhe, è facile osservare strani soggetti aggirarsi in uno strano atteggiamento di beatitudine. Per forza, dirà qualcuno, se vi sciroccate quasi cento vini al giorno, la vostra condizione è molto, molto, eterea! Già, si passa dalle degustazioni mattutine alle visite in azienda, con relativi assaggi, per finire con le cene nei ristoranti più noti della zona, dove il vino è ancora protagonista, nonostante i numerosi e gustosi piatti proposti. Ed è in questi momenti conviviali che ci si confronta, che si afferma la propria visione del mondo, che si scoprono condivisioni o contrasti, a volte anche accesi. Di certo la noia non si sente, c’è molto da imparare, sempre, tanta gente diversa con cui dialogare, siano essi giornalisti o produttori, chef o sommelier, cameriere d’albergo o autisti, l’atmosfera è del tutto particolare, e in Langa assume toni quasi romantici, o umoristici, scanzonati, goliardici (secondo l’ora e la percentuale di alcol immagazzinata). Intanto sfilano le bottiglie, rigorosamente coperte, i sommelier AIS di Alba si impegnano e seguono con precisione il ritmo dei 50 degustatori; cinque calici che si riempiono per poco più di un dito (orizzontale, non fate i maligni!), per poi svuotarsi nella sputacchiera pochi minuti dopo, mentre le sensazioni vengono annotate o sul portatile o sul taccuino, o ancora sul blackberry. Nelle sale si aggirano fotografi a caccia di qualche espressione che testimoni le varie fasi della degustazione, c’è anche chi ha il ruolo meno piacevole di portare via le sputacchiere e le salviette zuppe di vino, ma il meccanismo è ben oliato e senza cedimenti, i vini si assaggiano a temperatura perfetta, l’atmosfera è silenziosa, interrotta solo occasionalmente da qualche cellulare dal suono bizzarro, come quello che fa il verso del gufo e di altri leggiadri uccelli, o quello con la voce registrata del proprio figliolo. La sera, stanchi, ci si lascia portare all’albergo dal pullman, certamente più sicuro, qualcuno cede durante il percorso e crolla in un sonno profondo, altri hanno lo sguardo perso nel vuoto, i più tenaci riescono a trovare ancora stimoli per fare battute piccanti o commentare gli assaggi effettuati. A mezzanotte inoltrata tutti a nanna, i più fortunati si addormentano in un attimo, io invece ci metto un po’, preferisco prima leggere un libro o sentire le ultime notizie in televisione. Alle 7 di nuovo in piedi, e il tour ricomincia fino all’esaurimento…
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