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Chianti Classico Collection 2016: in anteprima il 2014 annata e il 2013 Riserva e Gran Selezione

La grande sala della Leopolda

Non voglio tornare ancora una volta sul tema “Gran Selezione“, questo recente ingresso di una tipologia di Chianti Classico che, nelle intenzioni, si collocherebbe nella fascia più alta della piramide Docg, al di sopra della Riserva. Una scelta, evidentemente indirizzata ad un certo tipo di mercato, che stride con un vino che già da qualche anno ha ritrovato finalmente la sua migliore espressione in un approccio più equilibrato, in grado di esprimere molto meglio il carattere chiantigiano e i tratti distintivi del sangiovese coltivato a Greve, Gaiole, Radda, Castellina e in parte nei comuni di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa.
Fra l’altro i campioni di Gran Selezione 2013 presentati alla Stazione Leopolda di Firenze, lunedì 15 e martedì 16 febbraio, erano davvero pochi, solo otto, un numero certamente insufficiente per avere un’idea chiara delle potenzialità di questa tipologia in quell’annata. Pertanto questa volta ho preferito accantonarli a favore delle altre due tipologie.
L’evento si è svolto come sempre in maniera perfetta, i sommelier dell’AIS Toscana sono più che rodati e sanno perfettamente come svolgere il loro oneroso compito di servire il vino a centinaia di professionisti venuti ancora una volta da ogni parte del mondo; da sottolineare il fatto che quest’anno il consorzio festeggia i 300 anni da quando il Granduca di Toscana Cosimo III fissò i confini della zona di produzione del Chianti; va ricordato, infatti che la specificazione “classico” è stata inserita nel 1932, per distinguere la zona originaria da quella ampiamente allargata per soddisfare le richieste del mercato, e solo dal 1996 le due denominazioni Chianti e Chianti Classico sono a tutti gli effetti totalmente indipendenti, con propri disciplinari e propri consorzi.
A livello culturale c’è sicuramente ancora molto da fare, nonostante il gallo nero, simbolo che identifica in modo inequivocabile la zona antica di produzione del “Vino Chianti”, sia da tempo (ri)conosciuto in tutto il mondo; infatti la distinzione fra le due denominazioni non è ancora così “scontata”, persino nel nostro Paese è tutt’altro che episodico sentire parlare genericamente di Chianti, senza distinzione.
E’ indubbio che un forte contributo a favore di una sempre più chiara identità dei due prodotti, soprattutto dal punto di vista mediatico, lo forniscono proprio i due eventi ad essi dedicati: Chianti Classico Collection e Chianti Lovers.

I sommelier servono i vini

Ma veniamo agli assaggi che ho effettuato durante i due giorni alla Leopolda. Come sempre vengono proposte le nuove annate in anteprima, ma a queste vengono affiancate anche le annate in commercio e alcune più vecchie. In pratica, avendone il tempo, si potrebbero degustare oltre 370 vini, cosa che, ovviamente, nessuno è in grado di fare in due giorni, ma avere una così ampia possibilità di scelta è cosa tutt’altro che trascurabile.
Personalmente, come ogni anno, ho scelto di concentrarmi sulle nuove annate, senza però togliermi la soddisfazione di assaggiare un buon numero di campioni provenienti da altri millesimi.

La giornalista tedesca Veronika Crecelius

CHIANTI CLASSICO 2014 (i migliori in ordine di servizio tra i 50 campioni presentati)
• San Giusto a Rentennano: rubino lucente con riflessi porpora, naso fresco e fruttato, molto preciso, viola, ciliegia, lampone, spunti di erbe aromatiche; bocca altrettanto fresca, ancora indietro e giovane ma con un’ottima materia, l’annata è stata ben interpretata, crescerà e di tanto.
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• Berardenga – Fèlsina: una sicurezza, una piacevole immersione in sentori floreali e boschivi, con una bocca fruttata e fresca, scorrevole, godibilissima.
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• Isole e Olena: ogni volta che assaggio i vini di Paolo De Marchi non posso fare a meno di emozionarmi, anche il “base” riesce sempre a toccare il vertice in equilibrio e profondità, un vino di grande finezza che gioca magnificamente la carta floreal-fruttata e un palato fresco e sapido.
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• Baron’Ugo – Monteraponi: di solito questo è il nome con il quale Michele Braganti caratterizza la sua Riserva, suppongo quindi che con la 2014 abbia ritenuto giusto fare un’eccezione, trattandosi di un’annata certamente non straordinaria ma dai tratti che ben si addicono ad un Chianti Classico di Radda, ottenuto da sangiovese allevato a quasi 500 metri d’altitudine e capace di sfornare anche in questo caso una qualità espressiva che ha pochi eguali.
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• Badia a Coltibuono: azienda bio da oltre vent’anni e saldamente curata, guidata e amata dai figli di Piero Stucchi Prinetti Roberto, Emanuela e Paolo; il loro “base” appare molto convincente, rubino granato classico, trama olfattiva profonda con frutto e fiore che si intersecano; molto buono al palato, fresco e con una bella risposta che spinge verso i primi cenni speziati, chiude lasciando in bocca una bella vena sapida.
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• Castagnoli: da non confondere con Rocca di Castagnoli a Gaiole in Chianti, qui siamo a Castellina, in una piccola azienda di proprietà di Alfred Schefenacker, agronomo ed enologo che la conduce personalmente in ogni suo aspetto. Ho trovato il vino molto interessante, ha colore rubino luminoso, naso di ciliegine e frutti di bosco, una curiosa quanto stimolante sfumatura di arancia che ritrovo speculare al palato, molto particolare; lascia una bella bocca, certamente atipico ma decisamente interessante, fine, sapido, da tenere in considerazione.
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• Castellare di Castellina: l’azienda di Paolo Panerai – giornalista, editore e proprietario anche di altre aziende vinicole come Rocca di Frassinello in Maremma, Feudi del Pisciotto a Niscemi in Sicilia e Gurra di Mare, sempre in Sicilia ma nei pressi di Porto Palo – è indubbiamente uno dei punti di riferimento in Chianti Classico con il suo I Sodi di San Niccolò, prima vino da tavola e poi Igt, un super tuscan “dell’altra sponda”, ovvero squisitamente territoriale e fatto con le uve che da sempre dimorano in Chianti Classico, sangiovese e malvasia nera. Ma non siamo qui per parlare de I Sodi, bensì di questo sempre piacevole Chianti Classico annata, rubino luminoso corredato da profumi di lamponi e fragoline di bosco, timo ed altre erbe aromatiche; al palato è succoso, fresco, ben fatto, lineare, una bella interpretazione dell’annata.
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• Ama – Castello di Ama: anche l’azienda di Marco Pallanti non è certo una novità nel panorama chiantigiano, da una parte L’Apparita ha seguito il percorso dei super tuscan, dall’altra i Chianti Classico da singolo vigneto, come il tradizionale Bellavista e il moderatamente internazionale La Casuccia, hanno dimostrato il notevole livello qualitativo di questa cantina. l’Ama, che gode di una piccola percentuale di merlot, ha colore rubino vivace e un profumo improntato soprattutto sulla rotondità e piacevolezza del frutto, al gusto mantiene lo stesso profilo, con una buona materia equilibrata e di facile approccio.
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• Castello di Radda: la viola, la dalia e la rosa, caratterizzano l’attacco olfattivo di questo eccellente vino che evidenzia bene il carattere di quest’area storica, non manca una bella sfumatura di ciliegia che ritrova piena espressione al palato, fresco e piacevolissimo.
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• Cigliano: l’azienda di Elisabetta e Niccolò Montecchi fa vini di carattere, mi sono sempre piaciuti, il 2014 ha colore rubino vivo, naso bello fresco e fruttato, ciliegia in primis, molto fine e floreale; ottimo l’impatto al gusto, aromaticità e freschezza, tannino fine, vino che colpisce di slancio, regala una bella finezza espressiva.
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• Le Miccine: piccola azienda biologica di Paola Papini Cook, con sette ettari di vigneto a Gaiole in Chianti; il vino si fa apprezzare per la linearità espressiva già all’olfatto, dove viola, rosa, ciliegia e sfumature di agrumi rossi emergono restituendo sensazioni di grande piacevolezza, che non deludono all’assaggio, dove freschezza, frutto e tannino misurato testimoniano la buona interpretazione dell’annata.
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• Retromarcia – Monte Bernardi: solo sangiovese per il Retromarcia, uno dei migliori degustati, del resto da quando nel 2003 la dinamica famiglia Schmelzer gli ha dato un’impronta del tutto diversa da quella impostata negli anni ’90 da Stak Aivaliotis (di qui il nome Retromarcia), ho sentito decisamente una maggiore affinità con quei vini. L’azienda è biologica e biodinamica e si trova in una zona collinare fra le più fresche e ventilate di Panzano in Chianti, e si sente in questo 2014 dal colore rubino vivace, naso ben fatto, grande espressione di frutto, ciliegia con rimandi alla rosa e alla viola; bocca altrettanto coinvolgente, sapida, precisa, senza sbavature, un “base” quasi perfetto.
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• Vaggiolata – Monterotondo: che dire, sembra che Saverio Basagni non tema nemmeno le annate difficili, ancora una volta un Vaggiolata coinvolgente, espressivo, con un frutto avvolgente e ben sorretto dall’acidità e un tannino che lascia intuire una non trascurabile potenzialità evolutiva; da mettere in cantina per avere una lunga riserva di bottiglie.
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• Renzo Marinai: non nego di essere sempre in bilico quando mi imbatto nei vini di Renzo Marinai, ogni anno ho la netta sensazione che il suo Chianti Classico abbia grandi potenzialità, ma per qualche ragione le esprima solo in parte; mi è piaciuto il vino, ci ho sentito energia, materia, una buona complessità e carattere da vendere, dall’altra parte ho sentito un linguaggio differente fra naso e bocca e una personalità che lo discosta in parte dai tratti salienti chiantigiani, forse per quei toni scuri e austeri che sembrano appartenere più alla presenza del cabernet. Detto questo è indubbiamente un vino che non lascia indifferenti.
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• Rocca di Castagnoli: il timone di questa azienda è in mano ad un avvocato calabrese, Calogero Calì, che ha dato vita al gruppo Alimenta che vanta diverse proprietà vitivinicole in Toscana e Sicilia, forte della consulenza di esperti del calibro di Beppe Caviola e Federico Curtaz; il suo Chianti Classico è un bell’esempio di carattere e territorialità, floreale e fruttato con un tessuto tannico importante e una freschezza che non lascia dubbi sugli equilibri che presto renderanno questo vino davvero godibilissimo.
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• Bibbiano: è proprio il caso di dire “last but not least”, chiudiamo alla grande con l’azienda che forse amo di più fra quelle che hanno presentato il 2014 a Firenze; qui Giulio Gambelli sembra aver lasciato un segno indelebile del suo passaggio, regalandoci un vino dal colore rubino con unghia granata, naso di grande eleganza, finissimo, frutto splendido con effluvi floreali fini; bocca altrettanto avvincente, ricca, coinvolgente, acidità perfettamente integrata e tannino vellutato, gran bel vino pur in un millesimo di difficile gestione.

Giampaolo Gravina

CHIANTI CLASSICO 2013 (i migliori in ordine di servizio tra 28 campioni degustati)
• Castellinuzza e Piuca: che dire, Simone Coccia è ormai uno dei punti di riferimento assoluti, il suo vino è forse il numero uno per rapporto qualità/prezzo, dopo una dozzina di annate assaggiate posso dire con assoluta certezza che è davvero un fantastico esempio di Chianti Classico di Lamole; questa versione poi sembra in grazia di Dio, ha un naso delizioso, sempre con il floreale in primo piano, che lascia poi spazio ad un frutto succoso, quasi travolgente, immerso in una freschezza viva e sostenuto da un tannino tanto gentile quanto solido, da prenderne a casse!
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• Castello di Gabbiano: siamo a Mercatale, frazione di San Casciano Val di Pesa, questo luogo di straordinario fascino è di proprietà dell’americano Beringer Blass, ma la gestione vitivinicola è affidata all’agronomo Francesco Caselli e all’enologo Federico Cerelli; il Chianti Classico è sempre molto ben fatto, ha un legno perfettamente dosato e una tessitura equilibrata e profonda, qui sono il lampone e la visciola a conquistare il campo, mentre il sorso è già godibile, sebbene un altro po’ di bottiglia non gli farà sicuramente male.
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• Castello di Verrazzano: questa storica azienda di Luigi Giovanni Cappellini situata a Greve in Chianti ha una riconoscibilità notevole nei propri vini, fra l’altro capaci anche di lungo invecchiamento. Il “base” è un prodotto che funziona, poiché riesce a mantenere una struttura importante senza perdere in luminosità, questo millesimo mostra accanto al frutto una speziatura fine e ben integrata, con un finale sapido e persistente.
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• Cigliano: se il 2014 mi aveva colpito per la florealità e il frutto ben espresso, questa versione vince per eleganza, polpa, complessità e un tannino perfetto, difficile non rimanerne coinvolti.
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• Lamole – I Fabbri: strepitosa versione di uno dei Chianti Classico più buoni ed emozionanti provati quest’anno, del resto Susanna e Maddalena Grassi sono ormai un esempio fulgido di quanto la mano (e il cuore) femminile sia indispensabile nel mondo del vino, Lamole poi è uno dei luoghi d’eccellenza per i vini floreali ed eleganti, e questo ne è una magnifica testimonianza.
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• I Sodi: Giancarlo, Danilo e Franco portano avanti l’azienda fondata dal padre Ivo nel 1973, seguendo principi legati alla tradizione, questo vino ne è un chiaro esempio, rubino luminoso, naso di rosa, viola, ciliegia, erbe di campo, ginepro, mirto, macchia mediterranea, molto bello; bocca gradevole, non manca di polpa, bel tannino di grana fine, sapidità e lunghezza.
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• Isole e Olena: il padre del Cepparello ha sempre saputo qual è la migliore espressione del Chianti Classico, tra ciliegia croccante e agrumi rossi rivela una serbevolezza e una setosa bellezza come pochi, legno dosato magistralmente e finale con richiami di liquirizia e incenso, davvero bello.
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• Istine – Istine: torniamo a Radda, anzi sulla strada che collega Radda a Castellina, qui dimorano i 5 ettari del vigneto Istine, da qui nasce questo splendido sangiovese di Angela Fronti, che nella versione 2013 gode dell’apporto di una piccola quota di colorino e canaiolo. Ha profumi di viola, ciliegia, ribes e primi cenni di liquirizia, humus; al palato è splendido, con una materia perfetta, c’è polpa e sapidità, grande slancio espressivo, un vino pericolosissimo se messo in tavola…
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• Podere Castellinuzza: da una parte c’è Simone con Castellinuzza e Piuca, e qui c’è Paolo, parenti e quasi vicini di casa, due vini che a volte fanno a gara per quanto sono buoni e puri, anche questo 2013 rivela tutta la bellezza data dai terreni e dall’altitudine delle vigne di Lamole, sempre giocato sulla florealità e i sentori di macchia, confortato da un gusto fruttato ampio e gradevole, non senza spingersi verso i primi cenni di tabacco. Molto bello.
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• Le Cinciole – Le Cinciole: un altro bel sangiovese arriva dall’azienda di Luca e Valeria Orsini, un vino rubino vivace, giocato sulle classiche note di rosa, viola, ciliegia e lampone; al palato rivela ancora tutta la sua giovane baldanza, sembra non aspetti altro che di accompagnare con gusto i piatti della cucina chiantigiana, meglio di così…
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• Querciabella – Querciabella: Giuseppe Castiglioni prima e Sebastiano Cossia Castiglioni poi hanno saputo senza dubbio impostare molto bene questa importante azienda di Greve, da una parte hanno dato ampio spazio ai cosiddetti super tuscan, che ha permesso loro di acquisire fama a livello internazionale – il Camartina è uno dei migliori vini in circolazione, ma anche il Batàr è stato uno dei primi bianchi concepiti per una lunga evoluzione – dall’altra hanno puntato ad un Chianti Classico espressione schietta del territorio e della tradizione, dove il sangiovese continua a dominare incontrastato. La versione 2013 ha colore rubino luminoso con unghia appena granata, qui il legno deve finire di integrarsi ma c’è un bel frutto ben espresso, senza sbavature, spunti di fragolina di bosco; bocca ancora giovanissima, la materia è ottima, completa in ogni sua parte, acidità, tannino e frutto sono in via di accorpamento con prospettive notevoli, bella chiusura di liquirizia.
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• Riecine – Riecine: l’ispettore O’Callaghan… ops, volevo dire l’enologo di Riecine, sono quasi 25 anni che segue tutto il processo produttivo di questa splendida azienda nata dall’amore di John e Palmina Dunkley per queste terre situate nel piccolo comune di Gaiole. E’ da sempre una delle mie preferite, anche questa volta il Chianti Classico sfoggia tutta la sua classe, rubino trasparente con unghia granata, naso floreale e di erbe aromatiche, c’è anche un bel frutto che affiora molto fine; ottimo anche al palato, ancora un po’ in assestamento ma c’è una qualità che si tocca con mano, grande sapidità e balsamicità. Da segnare assolutamente.
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• Lilliano – Tenuta di Lilliano: Lorenzo Landi e Stefano Porcinai sono gli uomini che fanno il vino in casa Ruspoli, e lo fanno molto bene, il Lilliano mostra una materia elegante, con il frutto immerso in un’atmosfera balsamica, insieme alla ciliegia e al lampone appaiono venature di liquirizia ed erbe aromatiche; bocca succosa, con acidità e tannino ben integrati e un finale delicatamente ammandorlato.
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• Val delle Corti: questa è veramente una piccola quanto grande realtà vitivinicola raddese, Roberto Bianchi e la moglie Lis portano avanti 4 ettari di proprietà più altri due in affitto in conduzione biologica e biodinamica, qui è il regno del sangiovese, una piccola parte è dedicata al canaiolo (che confluisce in questo vino) e al merlot. Mi è piaciuto molto il 2013, rubino granato trasparente, naso floreale, rosa, ciliegina, al palato ha notevole freschezza, molto tipico, bello, pieno di energia, un sorso che comunica gioia.
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• Fontodi: finiamo la carrellata dei 2013 con un’azienda tra le più note, di proprietà della famiglia Manetti, 70 ettari di vigna coltivata con metodo biologico nell’areale di Panzano. Il Chianti Classico è un sangiovese in purezza, dal colore rubino intenso e luminoso, naso ricco di frutto appena maturo, ciliegia, lampone, anche un po’ di mirtillo, viola; in bocca ha materia, tannino importante, bella freschezza, profondità e una viva balsamicità.

Antonio Di Spirito e Maurizio Valeriani

CHIANTI CLASSICO RISERVA 2013 (i migliori in ordine di servizio tra i 21 campioni presentati)
• Castellare – Castellare di Castellina: rubino granato trasparente, naso con legno e frutto in buona amalgama, buona ciliegia, bacche, erbe aromatiche, cuoio, china, in bocca ha buona materia, succosità, acidità appena fuori registro, ma la qualità c’è tutta.
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• Castello di Gabbiano: rubino intenso, naso di rosa appassita, tabacco, visciola matura, liquirizia, pepe; al palato c’è sostanza, polpa, ricco, con un tannino non particolarmente spinto, buona lunghezza e finale balsamico.
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• Le Baròncole – San Giusto a Rentennano: rubino vivace, naso con una bella dose floreale, violetta e iris, frutto maturo di ciliegia e mora di gelso, sfumature di grafite; in bocca è ancora un po’ scomposto, ma la trama è ottima e già ben delineata, questione di tempo e sarà davvero appagante.
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• Le Miccine: rubino luminoso, buon apporto floreale e fruttato a cui cominciano ad accostarsi spezie fini, in bocca ha una bella materia, fresco, ben bilanciato, progressivo, tannino non particolarmente aggressivo, c’è finezza e persistenza.
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• Monte Bernardi: rubino luminoso e trasparente, naso fine, elegante, bel floreale, piccoli frutti ed erbe alpine; in bocca ha una bella freschezza, buona materia, succoso, piacevole, un gran bel bere.
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• Bandini Villa Pomona – Pomona: rubino con unghia granata, naso di frutto composito, erbe aromatiche, al palato ha una freschezza ancora marcata e un tannino piuttosto rigido ma la materia è molto buona, migliorerà.
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• Maria Gioconda – Torcibrencoli: forse non tutti conoscono quest’ottima azienda sita in località S.Cristina a Greve in Chianti e gestita da Simone, Federico e Raimondo Pini; il vino è dedicato a Maria Gioconda Bucciolini, fondatrice con il marito Marcello Pini di questa splendida realtà. Il vino riflette bene il carattere chiantigiano già nel colore rubino con unghia granata, il bouquet è fine e gradevole, con rintocchi floreali e di piccoli frutti; al palato ha freschezza, buon corpo e ottima corrispondenza espressiva.
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• Montornello – Bibbiano: chiudiamo ancora una volta con l’azienda di Tommaso e Federico Marrocchesi Marzi; oggi è il giovane enologo Davide Biagiotti a portare avanti il compito svolto per un’intera vita dal grande Giulio Gambelli. La riserva 2013 ha colore rubino profondo ma senza eccessi, naso appena scuro e austero, ciliegia nera matura, spezie fini, erbette aromatiche, guizzi floreali, al palato ha un tannino importante, c’è una bella polpa, note evidenti di liquirizia, vino sempre di livello altissimo e in grande progressione.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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