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AnteprimeIl vino nel bicchiere

Chianti Classico Collection 2022: l’annata 2020? Da comprarne a bancali

Chianti Classico Collection 2022 Stazione Leopolda

Per qualunque appassionato che abbia fatto corsi da sommelier o semplicemente studiato in proprio attraverso l’abbondante letteratura disponibile, la differenza fra Chianti e Chianti Classico è cosa risaputa. Ma il nostro compito è quello di rivolgerci anche a chiunque si avvicini al vino e non si accontenti semplicemente di berlo, ma vuole comprenderne le origini e la storia.
In sintesi quella del Chianti “Classico”, lo lascia intuire il termine stesso, è la zona più antica e ristretta, che si estende per 71.800 ettari (circa 10.000 vitati di cui 7.200 iscritti all’albo del Chianti Classico) ed è situata al centro della Regione Toscana; comprende parte del territorio delle province di Firenze (30.400 ettari) e Siena (41.400). In particolare fanno interamente parte della zona i Comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti in provincia di Siena, Greve in Chianti in provincia di Firenze. Solo parzialmente vi rientrano anche i Comuni di Castelnuovo Berardenga e Poggibonsi in provincia di Siena, San Casciano Val di Pesa e Barberino Tavarnelle (istituito il 1º gennaio 2019 dalla fusione dei comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa) in provincia di Firenze.

Chianti Classico Enogea

Per avere un’idea più chiara del territorio, ci viene in aiuto la splendida cartina fornita da Alessandro Masnaghetti di Enogea; in pratica possiamo dire che si tratta di un altipiano di forma rettangolare, con i Monti del Chianti che delimitano la parte orientale, mentre a Nord è il fiume Greve che ne disegna i confini, a Ovest i fiumi Pesa e Elsa, a sud le sorgenti dell’Ombrone e dell’Arbia. Un complesso di colline che va mediamente dai 200 ai 600 metri s.l.m., con pendenze non lunghe ma a volte ripide. Dal punto di vista geologico la mappa descrive molto bene la composizione dei suoli, di fatto gli elementi presenti nell’area secondo le zone sono gli scisti argillosi (galestri) con inserimenti di argille scagliose alternate ad alberese e arenarie calcaree fini.
I suoli sono generalmente poco profondi, argilloso-sabbiosi o ciottolosi con buona percentuale di argille.
Un contesto che lascia intuire differenze più o meno spiccate, ma con un fattore comune a tutti: la fondamentale presenza del sangiovese, che compone il Chianti Classico per almeno l’80% (con le ultime modifiche al disciplinare, la tipologia Gran Selezione ne prevede almeno il 90%).
L’edizione della Chianti Classico Collection 2022, tornata in grande spolvero alla Stazione Leopolda di Firenze il 21 e 22 marzo, ha fra le novità la suddivisione in Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), undici aree delimitate che sono state individuate all’interno della zona di produzione, in base alla combinazione di fattori naturali (composizione del suolo, microclima, giacitura dei vigneti ecc.) e fattori umani (storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità): San Casciano, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina e San Donato in Poggio.
Il programma ha visto la partecipazione di 180 aziende del Gallo Nero, con la bellezza di quasi 450 vini in degustazione, di cui 165 Chianti Classico Riserva e 125 Gran Selezione. Come a ogni edizione, è stata presentata in anteprima la nuova annata, ovvero la 2021, con 39 campioni in assaggio.

Opera di Camilla Falsini
Opera di Camilla Falsini all’ingresso della Stazione Leopolda

Notevole la crescita avuta negli ultimi anni di aziende biologiche, quasi il 53% dei vigneti di Chianti Classico è certificato bio, il 65% delle aziende è in possesso della certificazione anche se già 10 anni fa la metà di esse avevano già scelto di lavorare in biologico. Ma c’è ancora un 8% di aziende in conversione, questo significa che entro 3 anni la bellezza di 3 aziende su 4 saranno certificate, un bel risultato davvero.
Non posso e non voglio dilungarmi oltre, ma trovo giusto far notare che anche le aziende tutt’ora non bio perseguono un lavoro di sostenibilità ambientale, dalla gestione dei boschi, a quella dei suoli per prevenire l’erosione, delle risorse idriche, dall’uso del riciclo (con produzione di compost) all’utilizzo di fonti energetiche alternative (fotovoltaico, pannelli solari ecc.). Un posto spetta anche alla coltivazione di piante mellifere, per favorire l’aumento e l’insediamento delle api, fondamentali impollinatrici. Infine anche la parte squisitamente paesaggistica viene sempre più gestita con attenzione, dai muri a secco ai terrazzamenti, fino alle tradizionali strade bianche che da sempre caratterizzano la campagna toscana.

LA DEGUSTAZIONE
Avendo a disposizione un parterre di oltre 440 campioni, come di consueto ho dovuto fare una scelta, escludendo l’anteprima 2021 e concentrandomi su Chianti Classico 2020, 2019 e 2018, Riserva 2019, Gran Selezione 2019, 2018, 2017 e 2016 (anche Riserva).
Un lavoro intenso di due giorni, con una pausa pranzo quasi inesistente per non alterare la capacità degustativa.
Ne è valsa la pena, soprattutto con l’annata 2020 di Chianti Classico (delle altre, parlerò in un successivo articolo) frutto sia di una stagione che qui si è svolta in modo più equilibrato che altrove (primavera abbastanza fresca, estate calda e lunga con buone escursioni termiche, assenza di stress idrico grazie alle piogge in giugno e settembre), sia perché, come tutti ben sappiamo, è stato l’anno della pandemia da Sars-cov-2, pertanto quasi azzeramento di viaggi ed eventi, con conseguente maggiore disponibilità di tempo in vigna. Questi elementi hanno sicuramente contribuito a offrire un millesimo di cui ci ricorderemo a lungo, mai assaggiati tanti campioni di Chianti Classico così buoni, spesso emozionanti.
Sono convinto che questa sia l’annata da prendere a riferimento, per qualità, tipicità, piacevolezza, ma anche profondità e capacità evolutiva, ci sono tutte le carte per un radioso percorso, almeno per quanto riguarda i 59 vini proposti in degustazione.

Chianti Classico Collection 2022 Stazione Leopolda

Di seguito una selezione dei migliori:

Chianti Classico 2020 Bibbiano (sangiovese 100%, bio) –perfetto nel soffermarsi sulla viola e la rosa, nel commovente tocco fruttato di ciliegia e lampone; elegante nell’incedere al palato, senza tentennamenti né sbavature, chiantigiano fino al midollo. 91

Chianti Classico 2020 Brancaia (sangiovese 100%, bio) – timbro diverso e più teso, sfumature di pepe e lampone, bocca speziata con tannino non ancora vinto, frutto copioso in una chiave più austera. 89

Chianti Classico Vallenuova 2020 Tolaini (sangiovese 95%, canaiolo 5%) – campione non convincente, non Tca ma sicuramente un tappo che ha reso il vino troppo sgraziato e seccante. Infatti da un’altra bottiglia storia del tutto diversa, un bel floreale intenso e fine caratterizza la trama olfattiva, palato fresco, polpa piena e suggestiva, ricca, sapida, tannino ben nascosto dal frutto copioso. 90

Chianti Classico Lilliano 2020 Tenuta di Lilliano (sangiovese 90%, merlot 5%, colorino 5%, campione da botte, bio) – dopo una reticenza iniziale mostra i primi slanci espressivi, del resto è un vino che pecca di mancanza di bottiglia, ma già così annuncia tutti i suoi buoni propositi e convince per vitalità e buona trama. 88-89

Chianti Classico 2020 Poggerino (sangiovese 100%, bio) – da un’azienda che non sempre mi ha convinto arriva una versione che cancella qualsiasi incertezza, c’è una buona coerenza fra naso e bocca, precisione e pulizia, emergono molto bene i tratti tipici del sangiovese, chiede solo tempo per equilibrarsi. 88

Chianti Classico 2020 Riecine (sangiovese 100%, bio) – attacco floreale di rosa e viola, magnolia, ciliegia, c’è grande finezza anche al gusto, incedere severo ma coinvolgente, profondo, davvero molto affascinante, matteria eccellente, ti coinvolge. 93

Chianti Classico 2020 Rocca di Castagnoli (sangiovese 90%, canaiolo 5%, colorino 5%, bio) –non colpisce per struttura, ma per freschezza all’olfatto e piacevolezza al palato, solo un po’ di complessità in più e… 88

Chianti Classico Retromarcia 2020 Monte Bernardi (sangiovese 100%, bio) – appena chiuso nella fase iniziale, ma sotto si sente un gioco di fiori ed erbe aromatiche, arancia sanguinella, al palato ha ottima materia, freschezza, grande slancio espressivo, profondo, lungo, bello, uno dei migliori. 93

Chianti Classico Collection 2022 Stazione Leopolda: le postazioni dei produttori
Le postazioni dei produttori

Chianti Classico 2020 Monteraponi (sangiovese 95%, canaiolo 5%, bio) – un altro capolavoro di Michele Braganti, naso finissimo, un tripudio di fiori e frutti che ti inebria, un elenco infinito di bellezze, in bocca è esemplare per eleganza, finezza, pulizia, un fascino invidiabile, frutto dolce, una sinfonia di meraviglie. 94

Chianti Classico 2020 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia (sangiovese 95%, canaiolo 5%, bio) – l’impronta tipica del terroir di Lamole (qui siamo in località Petriolo) emerge in modo chiaro e suggestivo nei suoi tratti floreali e freschi, nei piccoli frutti croccanti, con l’aggiunta di una curiosa nota pepata; al palato è giovane, ma mantiene quel profilo sottile da vigneti alti, tutto giocato sull’eleganza. 89

Chianti Classico Berardenga 2020 Fèlsina (sangiovese 100%) – qui sono equilibrio e misura a dare la dimensione di un vino dai tratti profondi ma vellutati, tipicità ma anche personalità, come sempre del resto. 90

Chianti Classico 2020 Isole e Olena (sangiovese 82%, canaiolo 13%, syrah 5%, campione da botte) – la grandezza di questo vino è data, fra l’altro, dal fatto che pur venendo dalla botte rivela già una finezza fuori dal comune, un repertorio di profumi che t’incantano; al palato è ancora alla ricerca della perfezione, ma di frutto ed eleganza ne ha da vendere, grande avvolgenza, ricco e profondo, sapido. 92 in crescita

Chianti Classico 2020 Istine (sangiovese 100%, bio) – da una delle mie aziende del cuore arriva un altro vino esemplare, elegante, più fruttato che floreale, ma anche con suggestive note di macchia mediterranea; al palato è intenso, succoso, fresco, vitale, promette molto di più. 93

Chianti Classico 2020 L’Erta di Radda (sangiovese 95%, canaiolo 5%, campione da botte, bio) – Diego Finocchi ci sa fare, ma ha anche sotto i piedi vigne collocate in grazia di Dio a Radda, mi sono innamorato dei suoi vini dieci anni fa e non ho mai smesso di apprezzarli. Il 2020 regala tante erbe aromatiche, un tratto che sovrasta il frutto dando una personalità molto riconoscibile in mezzo ad altri campioni. Nonostante provenga dalla botte ha già un bouquet molto raffinato, in bocca si sente che è ancora scalpitante, ma la bellezza del suo tessuto gustativo è indiscutibile. 92 tending towards 93

Chianti Classico Volpaia 2020 Castello di Volpaia (sangiovese 90%, merlot 10%, bio) – chi mi legge da tempo sa che sono sincero, questa è un’altra azienda che non mi ha mai entusiasmato, eppure questa volta il vino rivela presupposti di freschezza, sincerità espressiva, frutto nitido e piacevole, bocca priva di asperità, ennesimo esempio di un millesimo che supera qualsiasi resistenza. 89

Chianti Classico 2020 San Giusto a Rentennano (sangiovese 95%, canaiolo 5%, campione dalla botte, bio) – molto fruttato, con belle note agrumate, ma anche guizzi floreali; al palato ti coinvolge per un frutto generoso e avvolgente, una trama fine e articolata. 91

Chianti Classico Ama 2020 Castello di Ama (sangiovese 96%, merlot 4%) – azienda che fa dell’eleganza un emblema, c’è sempre raffinatezza in questo vino, il gioco di fiori, frutta e spezie forma un ventaglio olfattivo rigoroso; come del resto prosegue al palato, ha personalità ed esecuzione precisa, affatto scontato. 90

Chianti Classico 2020 Castello di Monsanto (sangiovese 90%, canaiolo 5%, colorino 5%, campione da botte) – la mancanza di bottiglia è l’unico limite di questo vino, che ha materia da vendere, un gioco agrumato e speziato davvero stimolante e al gusto una momentanea austerità tannica che non vanifica il suggestivo incedere espressivo. 89

Chianti Classico Casa Emma 2020 Casa Emma (sangiovese 90%, canaiolo 5%, malvasia nera 5%) – ricordo bene le annate degli anni ’90 di quest’azienda di Castellina, sontuose, potenti. Oggi il profilo è decisamente diverso, naso molto fine con un bel frutto dolce ma anche tanta rosa; al palato il frutto continua ad essere prorompente ma non solitario, si stanno già formando stimolanti note speziate, comunque è una versione più dinamica, elegante, più snella e piena di energia. 91

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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