Chianti Classico Collection 2022: tra 2019 e 2016 un tuffo anche tra Riserva e Gran Selezione
Come promesso, dopo l’articolo dedicato al Chianti Classico 2020, continuiamo la carrellata dei vini partendo dalla 2019 (mediamente molto buona, con qualche pungenza alcolica) anche in versione Riserva, per concludere con la 2016.
Si è trattato di una degustazione molto coinvolgente, pochi casi con qualche problema, la maggior parte dei vini di ogni annata ha dimostrato che la qualità media raggiunta è davvero alta.
Va detto che ormai la Gran Selezione è sdoganata, la maggior parte dei produttori è riuscita a interpretarla nella maniera giusta, meno macchiettistica e più coerente, con punte di vera eccellenza.
Anche la Riserva sta godendo un nuovo respiro, in parte proprio grazie all’ingresso della Gran Selezione, in qualche modo è diventato un vino di buona struttura e intensità, ma anche di grande bevibilità, un elemento che fino a qualche anno fa era andato un po’ perduto.
Personalmente sono convinto che questo territorio, oltre a lavorare sempre più in direzione del rispetto dell’ambiente, stia crescendo mediamente un po’ ovunque; Radda e Lamole continuano a giovarsi di un clima sempre più difficile e caldo, ma anche le altre zone, grazie a una maggiore consapevolezza in campo, stanno difendendosi molto bene da queste stagioni sempre più complesse e imprevedibili.
Di seguito i vini che più mi hanno colpito:
2019
Chianti Classico 2019 Castellinuzza e Piuca – Nei vini di Simone Coccia il floreale arriva sempre, poi arriva anche il frutto di bosco, l’alloro, in bocca è molto equilibrato, fresco, con un ritorno fruttato appena maturo, godibile, come sempre giocato più sulla finezza che sulla struttura, se fosse un dipinto sarebbe un delizioso acquarello. 90
Chianti Classico 2019 Cinciano – naso fine, gentile, di viola mammola, ciliegia, ribes, i tratti più puri del sangiovese; al palato mostra un legno perfettamente gestito, buon frutto succoso, finale coerente, vino diretto e facile preda di un buon piatto di pici al ragù di cinghiale. La mano esperta di Stefano Porcinai lascia ancora una volta il segno. 89
Chianti Classico Filetta di Lamole 2019 Fontodi – altro vino, quello di questa storica azienda, che nasce da quota elevata (circa 600 metri s.l.m.) ed esprime tanta rosa, viola e ciliegia con intarsi di liquirizia e spezie; al palato ha un bel frutto che ritorna, contornato da spezie in formazione, c’è viva freschezza e ottima persistenza. 89
Chianti Classico Lamole 2019 I Fabbri – non riuscirò mai a capire perché ci sono dei campioni nati storti, succede sempre a ogni degustazione, tutte le volte che il vino non mi convince, è poco pulito, seccante, chiedo sempre di portarmene un altro da altra bottiglia. E nove volte su dieci trovo un vino del tutto diverso, come in questo caso, dove riconosco finalmente il linguaggio poetico che da sempre lo caratterizza. Scampato pericolo. 91
Chianti Classico Terra di Lamole 2019 I Fabbri – qui nessun problema, a testimoniare che quella era una bottiglia sfortunata, probabilmente un tappo difettato; bouquet di fiori appena colti, e tanta ciliegia, ma anche leggeri richiami minerali, terrosi, profondi. Al palato è altrettanto espressivo, sempre giocato su leggerezza piuttosto che potenza. 89
Chianti Classico 2019 I Sodi – bel naso fruttato, arancia, ginepro, intenso, con un legno ben calibrato; in bocca è coerente, buona struttura, nonostante l’annata piuttosto calda, si sente una materia di eccellente livello. C’è nerbo e profondità. 92
Chianti Classico 2019 Il Molino di Grace – più speziato che fruttato, emerge il pepe bianco; come sempre si distingue dagli altri per un modo di esprimersi più “nordico”, dove il frutto non è mai dominante ma partner di un ventaglio di spezie che lo rendono accattivante e mai noioso. Se in passato, in gioventù, mostrava un legno marcato e a volte eccessivo, ora ci troviamo di fronte a un dosaggio molto più calibrato e già in fusione con la polpa. 89
Chianti Classico 2019 Isole e Olena – curioso che un piemontese di Lessona, dove si fanno vini eccellenti, abbia scelto 46 anni fa di piantare le tende nei pressi di San Donato in Poggio, frazione di Barberino Tavarnelle. Sta di fatto che l’ingresso di Paolo De Marchi in Chianti Classico è stato propizio, uno dei primi innovatori del territorio, che ha saputo valorizzare tutti quei fattori che insieme formano il terroir, regalando vini come questo, emozionante, nitido, puro, bellissimo e godibilissimo. 93
Chianti Classico Duelame 2019 Lamole di Lamole – nuovi investimenti e rinnovamenti dall’alto in basso, in questa storica cantina di Lamone, passata al Gruppo Santa Margherita, ma che mantiene Andrea Daldin come enologo (in azienda dal 1993). Si punta al biologico, si cambiano le etichette e i nomi; il Duelame, ad esempio, vuole ricordarci i vigneti arroccati sui gradoni e l’aria tagliente che si percepisce in vigna a 650 metri di altitudine. Elementi che ritroviamo in una trama olfattiva floreale e fresca, con un frutto maturo al punto giusto, una bocca succosa, estremamente piacevole, si viaggia anche su erbe di montagna e sensazioni fruttate avvolgenti, finale balsamico e rigenerante. 92
Chianti Classico 2019 L’Erta di Radda – che dire, già la 2020 aveva dimostrato la bravura di Diego Finocchi, ma qui, con un anno in più sulle spalle, trovo un vino di una completezza e una profondità che ha davvero pochi eguali. Le note di alloro, timo, lavanda, si intersecano con viola mammola e ciliegia, c’è sempre un guizzo agrumato sotterraneo che contribuisce a dare spinta al palato, regalando un vino coinvolgente, ricco, elegantissimo, da non perdere. 94

Chianti Classico Vigna Vaggiolata 2019 Monterotondo – Saverio Basagni lavora vigne in biologico dal 2000 a quasi 600 metri di altitudine, a nord-est di Gaiole in Chianti, i suoi vini mi sono entrati nel cuore da un po’ di anni, il Vaggiolata è sempre un piacere, anche qui l’altura si trasforma in leggiadria, freschezza, florealità, con un cuore fruttato all’assaggio, che spinge a berne senza esitazione. 90
Chianti Classico 2019 Ormanni – Qui, nei pressi di Poggibonsi, nasce un vino di carattere, struttura e ampiezza, il frutto è molto pulito, il tannino forte e incisivo, a tratti il passo è austero, ma senza mai appesantirne la beva, scusate se è poco. 89
Chianti Classico 2019 Podere Castellinuzza – Paolo Coccia – uno dei miei desideri enoici è quello di riuscire un giorno a fare una verticale a confronto fra Castellinuzza della famiglia Cinuzzi, Podere Castellinuzza di Paolo Coccia e Castellinuzza e Piuca di Simone Coccia. Prima o poi ci riuscirò. Per adesso posso dire che questo 2019 è pura poesia, con una nota agrumata netta che richiama il mandarino e l’arancia sanguinella, che si interseca a una ciliegia croccante e a piacevoli tonalità minerali. Al gusto è snello, ma non per questo leggero, semmai le sue componenti sono così in sintonia da cancellare qualunque sensazione spigolosa, qui nel comprensorio di Casole l’annata sembra particolarmente felice. 91
Chianti Classico Nuovo 2019 Poggerino – devo dire che negli ultimi anni l’azienda ha preso una strada del tutto diversa, decisamente in meglio, oggi i suoi vini sono più “belli”, coerenti, niente più eccessi di legno o struttura ma un garbo e una finezza che parlano di sangiovese. Da seguire perché è in decisa crescita. 89
Chianti Classico 2019 Poggio al Sole – conosco poco questa cantina a conduzione familiare di Badia a Passignano, però è qualche anno che ho la fortuna di assaggiare questo Chianti Classico e ogni volta ho la conferma che ha tutte le carte per piacere. A parte i classici profumi che rimandano al sangiovese, si aggiunge una curiosa nota di vaniglia che non sembra provenire dal legno. Al palato ha buona definizione, incedere progressivo e buon ritorno fruttato. Ha tempo per acquisire ancora complessità. 88
Chianti Classico 2019 Pomona – complimenti a Monica Raschi per la grande finezza di questo vino, profumi di rosa, gladiolo, viola, frutto preciso, in bocca c’è polpa, freschezza e un ottimo connubio fra struttura ed eleganza. Una mano felice. 90
Chianti Classico Le Corti 2019 Principe Corsini – Villa Le Corti – buona espressione di frutto, arancia sanguinella, maturo ma senza note alcoliche, al palato ha una certa fittezza nel frutto, coerente con l’annata, equilibrato e di buona persistenza. 88
Chianti Classico 2019 Querciabella – inizialmente etereo, si sposta su un frutto vitale e dinamico che ritroviamo al palato, dove si interseca con speziatura fine, leggera liquirizia, cenni di mirto, finale che non finisce e regala sensazioni via via più complesse. 91
2018
Chianti Classico 2018 Castell’in Villa – non ho mai avuto il piacere di conoscere la principessa Coralia Pignatelli, ma i suoi vini sì, anche qualche vecchia annata, e me ne sono letteralmente innamorato. Questo 2018 ha frutto rosso maturo, note di fiori macerati, man mano si distende e rivela un bouquet sempre più raffinato, di macchia mediterranea, al palato ha materia eccellente, frutto generoso, bella lunghezza, notevole, finissimo, sontuoso, da un’annata non facilissima come questa poi, chapeau! 93
Chianti Classico 2018 Renzo Marinai – altro caso in cui, se non avessi chiesto un altro campione, avrei penalizzato il vino. Un problema che prima o poi i produttori dovranno affrontare, scientificamente, perché non è sempre detto che dipenda dal tappo. Il secondo campione rivela un vino dalla spiccata personalità, grintoso, intenso, tannico, di carattere, come nello stile di Marinai. 88
Chianti Classico 2018 Val delle Corti – impressiona, come sempre del resto, per quella sua capacità di apparire austero eppur serbevole; dal punto di vista aromatico non gli manca nulla, tra fiori, frutta e spezie c’è di che divertirsi. Il finale è di una coerenza disarmante. 91
2019 RISERVA
Chianti Classico Riserva 2019 Bibbiano – L’azienda dove il mitico Giulio “Bicchierino” Gambelli ha dato uno dei suoi più prolungati contributi, oggi seguita enologicamente da Maurizio Castelli. Bibbiano, a mio avviso, è l’esempio lampante di ciò che Giulio intendeva come espressione del sangiovese chiantigiano; questo 2019 ha quell’incedere lento e progressivo che lascia socchiuse le porte del piacere. Non ci si più immergere d’emblée, bisogna seguire il suo ritmo, lasciare che si apra con dolcezza, per scoprire un pot-pourri di sensazioni davvero esaltanti. Giovane eppure già adulto, con quelle note di arancia rossa, quel floreale suggestivo, quella speziatura delicatissima e mai coprente. Più passa il tempo e più emerge tutta la sua classe, è lungo, profondo, infinito. 93
Chianti Classico Riserva Caparsino 2019* Caparsa – Uno dei miei vini del cuore, Paolo Cianferoni continua a stupirmi con questo vino di un’onestà disarmante, non importa nulla quella riduzione iniziale, svanisce in breve lasciando passare una carrellata di profumi che ti portano nel bosco, tra viola mammola, erbe aromatiche e piccoli frutti. Un vino della terra e del sole, che si muove nel calice a ricordarci che è vivo più che mai. 92
Chianti Classico Riserva Doccio a Matteo 2019* Caparsa – devo dire che anche il Doccio fa sempre la sua figura, pur trovando decisamente più affasciante il Caparsino (sempre), questo ha alcune frecce al suo arco, soprattutto al palato dove si esprime molto bene, con un bel frutto ampio, speziatura fine, buona lunghezza, qualche inquietudine legnosa, ma provenendo dalla botte… 88
Chianti Classico Riserva 2019 Domini Castellare di Castellina – all’inizio eri un po’ chiuso e non pulitissimo, poi, sapendo che mi sarei irritato, hai iniziato ad aprirti, a lasciare spazio alla viola mammola, al frutto, ciliegia, lampone maturo, rivelando ben altra finezza; al palato perfetta corrispondenza, affiorano spezie dolci, materia eccellente. Sapevo che dialogare con il vino può essere fondamentale 😉. 91
Chianti Classico Riserva Montebuoni 2019 Castello di Ama – sempre quel tocco “moderno” che contraddistingue i vini di Ama, ma fatto con la giusta mano, senza eccessi, coerente naso-bocca, passa dai sentori boschivi a un frutto tornito, ha spessore, ciccia, carnoso, quasi irresistibile. 90
Chianti Classico Riserva 2019* Castello di Monsanto – naso fitto di erbe aromatiche, mora, al palato è finissimo, balsamico, legno ancora da integrarsi ma indubbiamente è fatto molto bene, dopo la sosta in bottiglia sarà perfetto. 91
Chianti Classico Riserva 2019 Castello di Volpaia – giusto una quota di legno appena sopra misura, appanna un vino di indubbio interesse, intenso e variegato, a tratti davvero coinvolgente, aspettiamo… 88
Chianti Classico Riserva 2019 Gagliole – naso dolce, piccoli frutti, ciliegia, lampone, ma anche ciclamino, rosa, al palato ha una leggera pungenza, frutto maturo ma con una buona base acida, ancora un po’ indietro anche nel tannino, però ha una bella finezza. 88
Chianti Classico Riserva 2019 La Vigna di San Martino ad Argiano – forse l’azienda più recente fra quelle presentate, si trova a San Casciano e mi ha piacevolmente sorpreso con questo vino che sa tanto di sangiovese, profuma di rosa e lampone maturo, ciliegia, cenni di ginepro e mirto; bocca fra dolcezza e rigidità, questo perché il tannino è ancora scalpitante, come un sangiovese non ancora domato, ma sviluppa un bel frutto, ha acidità e una buona finezza, uno dei più vitali da questa annata. Una bella sorpresa. 89
Chianti Classico Riserva Vigna Barbischio 2019 Maurizio Alongi – naso molto fine, pulito, un gioco di fiori e frutta, di agrumi ed erbe officinali; al palato ha una bella fragranza, fresco, molto elegante, vino di alta collina, con quel tocco di severità che lo destina a una lunga evoluzione. Da non perdere. 91 in crescita
Chianti Classico Riserva Il Campitello 2019* Monteraponi – nonostante sia dalla botte rivela una materia raffinata, in bocca ha un buon sviluppo, frutta e spezie fini, terroso, profondo, con un tannino ancora vivo e teso, ha una lunga vita davanti, per ora si concede solo in parte. 89 in crescita
Chianti Classico Riserva 2019 Riecine – naso molto fine, equilibrato, un bel frutto tornito, tanto floreale, torna l’agrume, la melagrana, poi il sottobosco, il tutto su un deposito minerale che ne enfatizza i profumi; al palato ha energia, una viva profondità, tannino fitto ma di grana finissima, esemplare, ha grande finezza e tutte le carte per crescere ancora, classe infinita, monumentale. 95
Chianti Classico Riserva 2019 Terra di Seta – non c’entra con la bontà del vino ma mi sembra giusto sottolineare che l’azienda gestita da Daniele Della Seta e sua moglie Maria Pellegrini è una delle pochissime del comprensorio del Gallo Nero ad avere la certificazione Kosher, per di più è biologica. Tornando a questa Riserva, mostra una buona finezza, profumi intriganti, ben espressi e una trama tattile profonda, incisiva, in tensione. 88
2016 RISERVA
Chianti Classico Riserva 2016 Castello di Radda – chiede un po’ per aprirsi, poi arriva un frutto con buona freschezza, amarena in particolare, e una trama floreale molto fine, sensazioni di pietra frantumata; all’assaggio è coerente, buona dinamica, è un vino d’altura e questo ormai depone a suo favore, a Radda diventa sempre più difficile non fare vini buoni. 88
2019 GRAN SELEZIONE
Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Capannino 2019 Bibbiano – naso con un bel frutto fitto, maturo al punto giusto, in bocca ha la stessa trama, molto frutto, bella intensità, tannino controllato, solo un po’ di legno che si fa ancora sentire, ma è davvero un peccato veniale che tenderà a sparire in breve tempo. 90
Chianti Classico Gran Selezione 2019 Castello di Fonterutoli – fragola, arancia, rosa, ciliegia, bocca dolce, non c’è grande materia ma l’incedere è gradevole, fresco, fine, una bella espressione senza appesantimento, vino perfetto a tavola. 93
Chianti Classico Gran Selezione Vicoregio 36 2019 Castello di Fonterutoli – altro caso di campione problematico, risolto con una seconda bottiglia: elegante, fiori e frutti che si alternano, bella polpa, materico, intenso, sapido, integrato alla perfezione fra legno e frutto, gran bel vino, esempio di perfetta interpretazione del terroir e del sangiovese. 94
Chianti Classico Gran Selezione Badiòla 2019 Castello di Fonterutoli – naso che torna a spingere sul floreale, meno ampio e complesso, al palato però ha una dolcezza di frutto davvero invitante, bella finezza, è intermedio per materia, tutti e tre hanno carattere ed eleganza in modi diversi, questo ha più bisogno di tempo. 92 in proiezione
- Su Fonterutoli, tanto di cappello sulla classe dei tre vini, tutti diversi ma con in comune una finezza indiscutibile, il primo più pronto, sottile e di grande eleganza; il secondo più completo, ampio, profondo, con un frutto trascinante; il terzo più contratto ma di eccellente tessitura, con lunga prospettiva evolutiva.
Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2019 Castello di Querceto – non è affatto male, molto intenso di erbe aromatiche, tè, del tutto particolare; in bocca è molto lineare, ben definito, profondo, con una bella materia che ha lunghezza e ampiezza espressiva, molto bello. Un’ottima interpretazione dell’annata. 91
Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Sorbo 2019 Fontodi – toni di frutto scuro, intenso, c’è anche la viola. Un po’ ostile in bocca, ha sicuramente bisogno di tempo, si sente che c’è una bella materia, frutto molto succoso e maturo al punto giusto, profondo e severo nel finale. 90 in salita
Chianti Classico Gran Selezione Riecine 2019 Riecine – azienda storica e uno dei massimi esempi del territorio, per i suoi 50 anni Carlo Macchi gli ha dedicato un ottimo libro. Si schiude in progressione, un bel frutto vivo, dolce e tornito, ma anche fiori e spezie; al palato ha grande eleganza, sapidità, lunghezza, frutto perfetto, c’è complessità, tanto da raccontare, legno ben dosato, carattere, incisività, beva trascinante. 94
2018 GRAN SELEZIONE
Chianti Classico Gran Selezione 2018 Casa Emma – buona finezza di fiori e frutta una volta che si è liberato del legno, al palato ha una bella definizione, frutto composito, non freschissimo ma ben fatto, ha eleganza e il tannino non è sovraccarico, certo qualche limite dato dall’annata c’è, gli manca quel guizzo in avanti. 89
Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2018 Castello di Ama – come sempre vino dallo stile rotondo, con legno ben dosato ma incisivo, frutto dolce, al palato c’è vitalità e un lavoro di fino che ne smussa le asperità tanniche. 91
Chianti Classico Gran Selezione Colonia 2018 Fèlsina – altro caso di campione che non mi convinceva, troppo asciugante, non nello stile di Fèlsina. Infatti da un’altra bottiglia è emersa la consueta classe, un gioco di fiori e frutti di grande finezza, liquirizia, torna l’agrume; bocca un po’ tesa ma di grande impatto, c’è materia e profondità, crescerà sicuramente. 89
Chianti Classico Gran Selezione 2018 I Fabbri – non c’è che dire, anche se a volte mancano un po’ di precisione, i vini di Susanna Grassi sono sempre emozionanti, territoriali, diversi. Qui, ad esempio, il concetto di Gran Selezione è espresso nella bellezza del racconto e non nella potenza, un’interpretazione che mi piace davvero molto e che testimonia quanto il sangiovese di queste parti abbia qualcosa di magico. 90
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Grospoli 2018 Lamole di Lamole – finalmente un po’ di vitalità in un’annata meno prestante delle altre, naso espressivo, floreale, balsamico, con un bel frutto vivo, anche al palato restituisce una buona energia e freschezza, tannino rifinito, finale che tiene, ottimo allungo. 88
Chianti Classico Gran Selezione 2018 Renzo Marinai – (bottiglia diversa anche qui), naso con buona definizione di frutto molto maturo, mora, amarena, al palato è austero, c’è tensione ma riesce comunque a trovare l’allungo, certo manca un po’ di freschezza ma ha buona dinamica e profondità. 88
2017 GRAN SELEZIONE
Chianti Classico Gran Selezione 2017 Casaloste – di nuovo un campione poco convincente. Altra bottiglia diversa, note di prugna e marasca, balsamico, liquirizia, al palato va molto bene, buon frutto rotondo, lineare, equilibrato, niente male, sapido. 90
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Piuca 2017 Castellinuzza e Piuca – naso che esprime piccoli frutti, leggero agrume, ricordi floreali, al palato ha una certa struttura, si sente un po’ l’alcol, ha frutto e discreta lunghezza, annata calda che lascia qualche leggero segno. 88
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Il Poggio 2017 Castello di Monsanto – parte leggermente laccato, poi si schiude a frutta composita, in bocca c’è materia, intensità di frutto, buona lunghezza, frutto maturo ma non seduto. 89
Chianti Classico Gran Selezione 2017 Querciabella – altro vino problematico. Nuovo campione completamente diverso, naso di bellissima finezza, con toni fruttati armonici, spezie fini, ricordi floreali, al palato è ricco, fitto, ma con buona freschezza e profondità, slancio, una bella interpretazione di un’annata caldissima. 92
2016 GRAN SELEZIONE
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Piuca 2016 Castellinuzza e Piuca – naso con un bel frutto e trama floreale piacevole, note di selva, felce, al palato ha buona corrispondenza, generosità, mantiene il profilo del territorio, frutto pieno di grazia, lungo e saporito. 91
Chianti Classico Gran Selezione 2016 Castello di Radda – qui frutto e legno cercano ancora un assestamento, che trovano in fretta, la trama è stimolante, agrumata, all’assaggio ha verve, spinta, forse leggermente teso ma di bella fattura, lungo, molto convincente. 91
Chianti Classico Gran Selezione 2016 Cinciano – la finezza è percepibile fin dalla prima olfazione, un vino che ha una bella marcia ed esprime molto bene le qualità dell’annata, molto fruttato, note di menta selvatica, ciliegia matura, bocca densa ma con una buona spinta fresca che ne alimenta la piacevolezza. 92
Chianti Classico Gran Selezione Aluigi 2016 Le Cinciole – nasce dalla Vigna Campo ai Peri in quel di Panzano, naso di fiori e frutti in perfetta sintonia, fiore di mandorlo e cannella; bocca vivace, stimolante, progressiva. 89
Chianti Classico Gran Selezione Etichetta Storica 2016 Ormanni – ci ha messo un po’ ad aprirsi, c’è molta carne, frutto pieno, liquirizia, al palato è intenso, fitto, profondo, bella materia, sostanziosa, sapido e profondo. 91
Roberto Giuliani