Cinque vini sincronizzati, targati Sud de France
Tutte le volte che passo da Corso Magenta a Milano, l’occhio cade spesso sull’ufficio di rappresentanza che mostra su una delle vetrate il logo “Sud de France“. Ci cade per curiosità, in parte oramai per abitudine ed anche un po’ per invidia. Si, invidia. Rappresenta, stranamente, solo una parte del Sud della Francia in Italia, il Languedoc-Roussillon, tralasciando il Rodano meridionale piuttosto che la Provenza, come ci aveva fatto notare Mike Tommasi proprio su questi lidi l’anno scorso quando avevamo segnalato una delle loro iniziative.
Però…però, intanto, ci sono, esistono. E non mancano di dinamismo, organizzazione, idee.
Spesso si parla di marketing del territorio, di come far conoscere una regione o un areale in particolare all’estero. Quando assisti in Italia a dibattiti o convegni dove si affronta questo tema solitamente va in scena il festival dell’ipocrisia: “dobbiamo…”, “faremo…”, “è necessario…”, “le Istituzioni dovrebbero…”e via discorrendo. Poi, il nulla. L’atavico individualismo riprende il sopravvento ed ognuno va per la sua strada, con il lamentio sempre pronto per la prossima occasione. Il problema è che noi spesso non siamo capaci di far conoscere i nostri territori ai noi stessi. Pensare all’estero mi sembra quasi un’utopia. Vengono ingaggiati testimonial noti per sponsorizzare una regione, un territorio, attraverso spot televisivi o inserzioni pubblicitarie su giornali e settimanali. Con quali risultati? Chi lo sa.
Oltre all’invidia sale una certa rabbia, quindi, quando vedo che una regione, il Languedoc-Roussillon, che non era certo nota per la qualità, quanto per i volumi, che apre un ufficio praticamente in pieno centro a Milano, in grado di darti tutte le informazioni necessarie caso mai ti venisse voglia di trascorrerci le vacanze piuttosto volessi capirne di più sulle loro tradizioni enogastronomiche.
Sicchè, un bel giorno, il suddetto ente, anzi la Maison de la Région Languedoc-Roussillon ti manda anche un bel pacco con all’interno: 5 vini, un dettagliato depliant che ti illustra le caratteristiche del Languedoc-Roussillon dal punto di vista enoico e culinario, un bicchiere con logo, un cavatappi con logo e, più o meno, ti dice: “Caro, abbiamo deciso di festeggiare il nostro quarto anniversario. Sicché, ti spediamo dei vini, tu degustali e poi dicci cosa ne pensi. Però fallo il 21 giugno perché insieme a te lo faranno un altro centinaio di giornalisti, blogger e appassionati contemporaneamente. Se ti va, puoi postare le tue impressioni anche su Facebook e Twitter“.
Ecco, noi stiamo ancora decidendo se costruire e nel caso dove farlo. Loro hanno già villette, centri commerciali, asili nido, alberghi e soprattutto, un centro informazioni.
I vini
Sul perché di questi campioni nel dettaglio, non saprei. È evidente il tentativo di farti capire che da quelle parti ne hanno per tutti i gusti: bianchi, rosati, rossi, metodo classico e dolci.
Crémant de Limoux AOC Brut Grande Cuvée 1531, Sieur d’Arques
Non ti aggredisce né con note lievitose eccessive, né con dolcezze provenienti da dosaggi fuori registro. Qualche nota floreale di gelsomino ed un agrumato spiccato, di limone e pompelmo, sia al naso che in bocca. Semplice, sufficientemente beverino e scorrevole, senza particolari sussulti quanto a persistenze, ma corretto. La data “1531” è un omaggio alla nascita del primo vino effervescente al mondo.
Vin de Pays d’Oc Cigalus 2008
È un tuffo in profumi e concezioni che lentamente stanno passando di moda: tostature, vaniglia, cocco, tutto molto in eccesso, dolce, dolcissimo al naso. In bocca la situazione, prevedibilmente, non cambia: molle, rotondo sin all’esasperazione, con un finale tutto giocato ancora sulla vaniglia, il burro ed i frutti tropicali. Chardonnay in prevalenza, Viogner e Sauvignon. Fermentazione in barrique nuove e successiva sosta per quasi 8 mesi.
AOC Côtes de Roussillon, Fuité Catalan, Vignerons Catalans
Vinoso, con note molto accentuate di fragola, caramellose, che svaniscono con l’ossigenazione per lasciare spazio a tocchi vegetali. Bocca piacevole, dritta, fresca, senza particolari slanci. Non è un rosato leggendario, ma può fare la sua dignitosa figura rispetto a molti esponenti della categoria.
Vin de Pays d’Oc 30670 2006, Domaine Dromadaire
La curiosa etichetta riporta il codice postale di Aigues-Vives nel Gard, village di origine di questo blend di syrah e grananche. Non c’è che dire, il naso è bel calibrato, tecnico il giusto, ma affatto banale: cassis, ciliegie, macchia mediterranea, olive. Bocca scorrevole con tannini presenti e di discreta grana, piacevolmente rotondo con un tocca sapido di piacevole fattura. Si beve bene.
AOC Muscat de Frontignan 2006, Mas de Madame
È lui, è moscato. Decisamente aromatico e caratteristico, non pecca certo in prorompenza con note di salvia, uvetta sultanina ed albicocca. Ha una piacevole e delicata finezza olfattiva, completamente diversa dall’impatto in bocca, che in parte ti spiazza, se non sai che è un vino fortificato: potente, alcolico, morbidissimo e forse un filo troppo dolce. Non è il moscato che vuoteresti in pochi attimi, ma d’altronde non è stato creato con questo fine.
Alessandro Franceschini