Le DOC della Lombardia: Cellatica
❂ Cellatica D.O.C.
(D.P.R. 19/4/1968 – G.U. n.141 del 4/6/1968; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)
► zona di produzione
● in provincia di Brescia: comprende in tutto o in parte il territorio dei Comuni di Brescia, Cellatica, Collebeato, Gussago e Rodengo Saiano;
► base ampelografica
● anche superiore: marzemino (loc. berzemino) min. 30%, barbera min. 30%, schiava gentile (media e grigia) min. 10%, incrocio terzi n.1 (barbera x cabernet franc) min. 10%, possono concorrere congiuntamente o disgiuntamente, anche le uve provenienti da vitigni a bacca rossa non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia, presenti nei vigneti, max. 10%;
► norme per la viticoltura
● per i nuovi impianti e reimpianti la densità dei ceppi per ettaro non può essere inferiore a 2.200, fatto salvo i nuovi vigneti piantati con i sistemi Sylvoz o a Pergola, la cui densità non può essere inferiore a 2.000 ceppi per ettaro;
● è consentita l’irrigazione di soccorso;
● la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico minimo naturale devono essere di 11,5 t/Ha e 10,50% vol. (10 t/Ha e 11,00% vol. per la tipologia “Superiore“). La produzione massima per ceppo non deve superare in media i 6 kg;
► norme per la vinificazione
● le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nell’ambito dell’intero territorio dei comuni compresi, in tutto o in parte, nella zona di produzione;
● la qualificazione “Superiore” può essere usata per designare il vino “Cellatica” proveniente da uve che abbiano un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11,00% vol. e che venga immesso al consumo dopo il 30 settembre dell’annata successiva a quella della vendemmia;
► norme per l’etichettatura e il confezionamento
● nella designazione dei vini a denominazione di origine controllata “Cellatica” può essere utilizzata la menzione “vigna”, a condizione che sia seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, che la vinificazione e la conservazione del vino avvengano in recipienti separati e che tale menzione, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, venga riportata sia nella denuncia delle uve, sia nei registri e nei documenti di accompagnamento e che figuri nell’apposito elenco regionale ai sensi dell’art. 6 comma 8, del decreto legislativo n. 61/2010;
● sulle bottiglie o altri recipienti contenenti il vino a denominazione di origine controllata “Cellatica”, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve;
● i vini a denominazione di origine controllata “Cellatica”, immessi al consumo in recipienti di capacità compresa tra 0,20 e 5 litri, debbono utilizzare soltanto bottiglie di vetro;
● sono vietate per i recipienti fino a 4,5 litri le chiusure con tappo a corona e con tappo a strappo;
● il vino a denominazione di origine controllata “Cellatica” immesso al consumo con la qualificazione “Superiore” deve essere confezionato in bottiglie di capacità non superiore a 0,750 litri, chiuse con tappo a sughero;
► legame con l’ambiente geografico
● A) Informazioni sulla zona geografica
◉ Fattori naturali rilevanti per il legame
Questa area giace sulle colline rocciose calcareo-argillose immediatamente ad Ovest di Brescia ed è parzialmente coincidente con la Franciacorta. Nell’ambito dei territori dei Comuni di Cellatica, Collebeato, Gussago e Rodengo Saiano la viticoltura è tanto difficoltosa per le pendenze talvolta addirittura impervie dei colli coltivati, quanto determinante per la salvaguardia del territorio e per l’armonia del paesaggio, fin da essere giustamente considerata un fattore irrinunciabile per la sopravvivenza stessa della stupenda area da essa interessata.
La zona di produzione del vino Cellatica è costituita dalle propaggini dei monti che da Brescia e Collebeato vanno verso la Franciacorta con terreni derivanti dal medolo, dal silicifero, dalla maiolica e dalla creta. Nel comune di Cellatica i terreni della creta si distendono tra i Campiani, Madonna della stella e la punta dello sperone che guarda la frazione di Croce di Gussago. In questi terreni le argille marnose, che stanno alla base delle formazioni cretacee, sono in generale non molto ricche di calcare, ma poiché qui sono commiste al terreno della scaglia rossa, il tenore di calcare è sempre considerevole.
Per il microclima ambiente non vi sono limiti estremi che inibiscono la coltivazione della vite. Per quanto concerne la somma delle calorie che influenzano la vite nel periodo vegetativo (aprile – settembre), la possiamo considerare senz’altro sufficiente per ottenere una buona maturazione delle uve e così pure per le meteore.
◉ Fattori umani rilevanti per il legame
Andrea Bacci, alla fine del 1500, descrivendo l’agricoltura dell’Italia Settentrionale diceva “… oserei dire che il territorio di Brescia supera il resto della regione trans-padana nella fecondità di ogni frutto, ma specialmente nei vini …Vini bianchi, rossicci e rossi, moscatelli e vernaccie, queste ultime specialmente squisite in quel di Cellatica, emule di vini greci, esportate con gran guadagno a Milano e in Germania e, talvolta, anche a Roma …“.
L’antica fama del vino di Cellatica non è mai venuta meno superando agevolmente, grazie alla tenacia dei produttori della zona, sia le storiche avversità di origine patologica che afflissero il Continente, sia lo spopolamento di queste colline, favorito dalla vicinanza della città industriale che sembrò, a un certo momento, porre fine a quella meravigliosa viticoltura propria del famoso “attico di Cellatica”.
Nel 1934 si costituiva il consorzio Produttori Vino di Cellatica aderente allora alla Federazione Provinciale degli Agricoltori. Questo Consorzio ebbe anch’esso vita breve date le divergenze sorte tra i soci, forse anche perché questi vini, riusciti di ottimo pregio, non trovarono nella vendita all’ingrosso la remunerazione che loro aspettavano. Il 9 febbraio 1952, circa trent’anni dopo i primi tentativi di cooperazione, la “Cooperativa Viti Vinicola Cellatica – Gussago”, che sulla scorta delle esperienze passate, trovava finalmente la sua strada affiancandosi a quelle cantine padronali di lunga tradizione e di solido inserimento nel mercato, che hanno sempre rappresentato per Cellatica il miglior biglietto da visita.
Nell’Atlante Economico Geografico del Senator Arturo Marescalchi, edito nel 1911, è riportato fra i vini della provincia di Brescia (quelli commercialmente più noti), il Cellatica che si poteva trovare nei migliori ristoranti e fra la lista dei vini pregiati delle maggiori case vinicole lombarde.
Ma ancora più che gli scritti e i documenti è la tradizione che ha valorizzato i vini di questa zona, a tal punto che, pronunciando il nome di Cellatica nessuno poteva dissociare il pensiero dal vino ivi prodotto.
● B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
I vini presentano, dal punto di vista analitico e organolettico, caratteristiche molto evidenti e peculiari che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico. Entrambe le tipologie presentano caratteristiche chimico-fisiche equilibrate, mentre al sapore e all’odore si riscontrano aromi prevalenti tipici dei vitigni. Le differenti varietà a diversa vocazione enologica, combinate in modo sapiente e secondo tradizione, intervengono nella produzione del vino Cellatica DOC contribuendo, ciascuna con le proprie particolari attitudini, alle caratteristiche finali del prodotto: un vino rosso molto piacevole e da tutto pasto, ricco e ben strutturato ma non pesante, anzi elegante ed equilibrato. Le selezioni più importanti, complesse e strutturate vengono affinate almeno un anno e destinate alla tipologia “Superiore”, vino invecchiato per legge almeno un anno, adatto al medio invecchiamento.
● C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
Nel comune di Gussago i terreni della creta si trovano su tutto il territorio che si distende tra Forcella, Madonna della Stella, la croce, Casaglio e Manica e su tutta la collina della Santissima, nonché in un lembo sotto Mirabello a destra della strada che dalla Piazza conduce alla frazione Ronco e poi ancora in un piccolo lembo a Convento dei Camaldoni.
Nella zona spesso il colore rosso trae in inganno, facendo pensare a un terreno ferrettizzato, mentre in questa zona il colore rosso del terreno è proprio delle scaglie rosse da cui esso deriva e, in generale, è sempre molto calcareo. La scaglia poi è ancora presente nella sua forma bianca sulla collina della Santissima, e anche qui il terreno è sempre molto calcareo.
I terreni derivanti dal medolo che si presentano di colore rossiccio, si trovano nella Valle di Navezze, in comune di Gussago, percorsa dal T. Canale al Caricatore e a Piè di Monte di Sotto, in prossimità dei quali affiorano più precisamente le brecce calcareo-silicee del “medolo superiore”, con terreno poco profondo ma alquanto ferrettizzato.
Una seconda zona costituita dal medolo è tutto quel monte che sovrasta le frazioni di Delma e Valenzano. A Corneto, il ronco sito dietro V.la Fenaroli, presenta ferretto molto profondo, di colore rosso vivo e assai ricco di detriti silicei del “medolo” e il tratto piano, detto Vallesina, è costituito da terre rosse di dilavamento del medolo stesso. La cima pianeggiante del Delma presenta, con una certa abbondanza, terra argilloso-giallastra del medolo, ma in generale sui pendii del monte si mostra la roccia completamente nuda o coperta da poco terreno e la coltura della vite predomina alla base, dove è di preferenza accumulato il terreno dilavamento del monte stesso.
Terreni detritici del silicifero si presentano sul pendio meridionale delle colline di Padergnone e Ponte Cingoli in comune di Rodengo Saiano. In questa zona il terreno è sciolto, senza ciotoli, o con scarsi frammenti di roccia; si mantiene dello stesso tipo fino ad una certa altezza sul pendio e, per dilavamento, si sovrappone per buon tratto anche sulla pianura ferrettizzata sottostante, aumentandone lo spessore argilloso.
Ai fini di salvaguardare la costanza e la tipicità della produzione di zona, si intendono mantenere i vitigni tradizionali e le proporzioni tra di essi, sempre tradizionali, suggerite dal risultato finale del vino e di regolarsi di volta in volta nella scelta dei vitigni, a secondo della componente apportata a ogni singolo vitigno, rispettando però le percentuali stabilite.
Le pratiche enologiche impiegate nella vinificazione, affinamento e conservazione del vino Cellatica sono quelle tradizionali e razionali della zona, con le dovute varianze dettate anno per anno a secondo dell’uva, ai fini di mantenere uniforme, costante e tipico il prodotto.