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Supermercati, convengono davvero rispetto alle enoteche? Il caso del Nebbiolo Karana

Nebbiolo Karana 2005 - Cantina GalluraMi procura un certo fastidio, visto che sono anni che laVINIum si occupa di offrire ai lettori una panoramica dei vini di buona qualità che è possibile acquistare nei supermercati, dover dire qualcosa che mette in discussione la stessa rubrica, “Vini al Market” appunto. Era tempo che stavo meditando sulla vera utilità di questa sezione, nonostante le ripetute approvazioni ricevute dai nostri appassionati enonauti. Da cosa nascono queste mie perplessità (ma diciamola tutta, in realtà sono proprio imbestialito!)? Dal fatto che in questi anni, attraverso le ripetute visite effettuate in numerose catene alimentari, non ho potuto fare a meno di notare almeno due particolari che pongono la ricerca di fronte a limiti ben precisi e, a quanto sembra, insuperabili, tanto da condizionare il senso e l’utilità della nostra rubrica.

Mi riferisco alla circoscritta e ripetitiva varietà di vini, e soprattutto di aziende, che i supermercati propongono al pubblico, e al prezzo di questi, sempre meno competitivo rispetto alle enoteche.
Certamente i magazzini alimentari non sono tutti uguali: quelli collocati nelle grandi città e in zone particolarmente frequentate o economicamente privilegiate, offrono una più ampia scelta di prodotti, ma questi hanno di contro prezzi meno competitivi; non solo, chi vive nei cosiddetti quartieri “bene” non ha necessità né difficoltà a rivolgersi direttamente ad una più specializzata enoteca. Inoltre non tutte le aziende vinicole producono un quantitativo di bottiglie tale da consentirgli di essere presenti nelle grandi catene di vendita. Ma è altrettanto vero che non tutti i produttori che fanno grandi numeri sono presenti nei supermercati.

Di fatto, in questi magazzini, troviamo quasi sempre quei quattro, cinque nomi arcinoti, ai quali raramente corrispondono vini degni di reale interesse, e un certo numero di fantomatiche aziende, con nomi ed etichette che imitano altre più note, con prezzi ovviamente inferiori ma qualità che lascia spesso a desiderare. Ci sono poi ipermercati, e fra questi ne abbiamo recensito più volte alcuni, che propongono vini di qualità superiore, di aziende note e affidabili, come D’Ambra, Umani Ronchi, Hofstätter, Librandi, Argiolas, per citarne qualcuno, ma i cui vini vengono offerti ad un prezzo spesso uguale e, in alcuni casi superiore, a quello delle enoteche. Allora mi domando, ha davvero un senso considerare privilegiato e conveniente l’acquisto di vino al grande magazzino?
Tolte quelle dieci, quindici bottiglie effettivamente con un buon rapporto qualità/prezzo, non si rischia di veder tagliate fuori un enorme quantitativo di tipologie, e quindi di esperienze gustative, in nome di un risparmio che, a ben guardare, è sempre più illusorio?

È vero, ci sono enoteche che applicano prezzi a volte eccessivi e ingiustificati, ma è altrettanto vero che ci sono esercenti onesti che sanno anche come fidelizzare la clientela, offrendo vini a prezzi corretti e, spesso, favorendo il cliente abituale con sconti variabili a seconda della spesa effettuata. Sconti che al supermercato non è possibile applicare, se non in modo generalizzato nei casi di rimanenze di prodotti o di offerte per lanciarne di nuovi. Insomma, io credo che se si vuole davvero godere del buon vino senza spendere troppo, bisogna armarsi di pazienza e verificare dove conviene veramente acquistarlo nella propria zona, valutando i pro e i contro delle due diverse categorie di venditori.
Oggi, mi sento di dire che, vuoi per una maggiore attenzione di chi acquista e per un interesse per il vino che è tornato alla normalità, è possibile entrare in enoteca è ottenere notevoli soddisfazioni, grazie al vasto assortimento di tipologie e a prezzi non più così differenti da quelli della grande distribuzione.

Un esempio mi è capitato proprio in questi giorni, in cui ho acquistato in un’enoteca romana, a 5,70 euro (scontato poi a 5,10 euro, avendo preso altre bottiglie), questo eccellente Nebbiolo Karana 2005, prodotto dalla Cantina Sociale di Gallura, nella zona Igt Colli del Limbara. Non è certo un caso singolo di buon vino ad un prezzo possibile, ma ho voluto cogliere l’occasione per parlarne, data la particolarità del prodotto, ottenuto appunto da nebbiolo, allevato ad alberello in una zona della Sardegna che sembra offrirgli spunti d’interesse, e in piccola misura da uve locali. Avevo già apprezzato questo vino un paio di anni fa e non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di riassaggiarlo, nella versione 2004, durante la recente manifestazione/convegno Nebbiolo Grapes, che ha riunito ad Alba i principali produttori di nebbiolo provenienti da ogni parte del mondo. E la successiva 2005 mi è apparsa davvero notevole, una delle poche espressioni qualitativamente valide di questo vitigno al di fuori delle riconosciute zone a massima vocazione che sono Langhe e Roero (e le zone più a nord che comprendono le denominazioni Gattinara, Ghemme, Boca, Bramaterra, Lessona, Sizzano e altre minori) in Piemonte e Valtellina in Lombardia. E’ certamente un vino diverso, senza  pretese di grande complessità e robustezza, ma in grado di offrire una gioviale serbevolezza e un’eleganza di profumi che meritano seria attenzione.

Il colore è un bel rubino amarena, davvero piacevole alla vista, di buona trasparenza (parliamo sempre di un nebbiolo!) e luminosità. Intriso di una fitta e vivace fruttosità, dove si affacciano dominanti la fragola e il lampone, colpisce per le successive note quasi pepate, per i richiami al lentisco e a toni salmastri.
Leggendone la contenuta gradazione alcolica (12° C), mi torna alla mente una frase del compianto Gigi Veronelli che riteneva impossibile fare vini di qualità al di sotto dei 12,5 gardi alcolici. Ebbene questo è un caso lampante che è possibile, non bisogna dimenticare che qui siamo in Sardegna, in un’isola che racchiude in sé tutti gli elementi indispensabili a dare carattere ad un vino. Carattere che emerge anche al gusto, proponendo un tannino fine ma saldo, un bel guizzo acido che mantiene il frutto fresco e dinamico, una sapidità che affiora progressiva rendendolo più incisivo nel lungo e gradevole finale. Per i fissati del voto, questo Karana dal costo onestissimo, merita senza dubbio 84 punti pieni.

Roberto Giuliani

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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