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Di Vini Profumi: Carmignano, una zona vocata troppo spesso sottovalutata

Villa La FerdinandaSiamo in provincia di Prato, le colline che circondano Carmignano sono di straordinaria bellezza, un paesaggio fra i più affascinanti di tutta la Toscana. Da questo comune ricco di storia, insieme al vicino Poggio a Caiano, nasce un vino rosso, a base sangiovese, con aggiunta di canaiolo nero, cabernet e una piccola ma facoltativa percentuale di uve autorizzate nella zona, che dal 1990 si fregia di una delle sei Docg della regione. Quest’anno la consueta rassegna Di Vini Profumi, giunta alla sua sesta edizione e presentata nella stupenda villa medicea La Ferdinanda, commissionata dal granduca Ferdinando I all’architetto Bernardo Buontalenti che la fece edificare tra il 1596 e il 1604, ha sottoposto all’esame degli esperti il Carmignano 2004, appena uscito sul mercato, il Pinot Nero Villa di Bagnolo 2003 che sarà messo in vendita il prossimo autunno, l’anteprima del Carmignano 2005 e alcune annate precedenti. Insieme al Carmignano sono stati presentati il Barco Reale, il Rosato Vin Ruspo, il Vin Santo di Carmignano e alcuni vini bianchi tipici della zona.
Difficile trovare un luogo più affascinante e maestoso dove degustare il vino.

Durante la manifestazione, l’amico giornalista Kyle Phillips, americano che risiede da ventanni a Poggibonsi (ed ha acquisito perfettamente l’accento locale!), ha ricevuto il premio del Consorzio dei produttori per il suo importante contributo sul Carmignano, che definisce “un dono di natura ma anche una formula magica fatta di cura, creatività, concretezza, memoria e soprattutto intensa passione”. Voglio spendere due parole su questo simpatico “omone”: il suo stile degustativo è indiscutibile e inimitabile, tant’è che assaggia tutti i vini (io non potrei), piccoli ma significativi sorsi, e i suoi tempi sono notevolmente più lunghi della media degli altri degustatori, segno della grande importanza e dignità che Kyle dà ad ogni vino, che merita di essere valutato con molta attenzione, per coglierne ogni sfumatura, anche quando il grande numero di campioni e il tempo a disposizione limitato non lo consentirebbero.

E i vini di Carmignano meritano questa attenzione, perché sono forse quelli che, proprio per non essere mai stati travolti dalle mode e dalla forte influenza del mercato, riescono ancora ad offrire numerosi spunti di riflessione, grazie alla loro, almeno in alcuni casi, evidente marcatura del territorio. Vini che possono affrontare il gusto del consumatore con la certezza di non lasciarlo mai indifferente, dal prezzo quasi sempre onesto e possibile, dalla struttura che, anche quando potente, non perde quasi mai eleganza. Fra questi non ho potuto fare a meno di apprezzare i vini di Fattoria Artimino (che ha, a mio avviso, l’unico difetto di fare troppe tipologie, non sempre meritevoli di attenzione), fra cui spicca l’eccellente Carmignano Vigna Grumarello 2001, ottenuto da sangiovese 75%, cabernet sauvignon 18% e altre uve per il rimanente: un rosso di classe, speziato, balsamico e ricco di frutto, dal lungo finale avvolgente; seguito a ruota dal ben più giovane Carmignano Villa Artimino 2004, nel quale appaiono già belle note di tabacco, prugna, cenni di liquirizia, suggestivo al palato, fresco e ancora giustamente aggressivo, ma mai ruvido; affatto male il Carmignano Villa Medicea Riserva 2003, tenendo conto dell’annata calda, di grande freschezza e dinamicità espressiva. Anche la Tenuta Capezzana, sebbene in chiave decisamente più moderna, ha presentato alcuni vini degni di nota, come il Rosato di Carmignano Vin Ruspo 2005, forse il migliore fra i rosati, con un bel colore cerasuolo intenso, fine al naso e persistente al gusto, appena sotto con l’acidità; il Carmignano Villa Capezzana 2004, invece, appariva di colore rubino cupo e impenetrabile con riflessi inchiostrati; naso che risentiva ancora delle note tostate del legno, poi percezioni ampie di frutta in confettura, toni salmastri con richiami alle olive nere; in bocca è piuttosto concentrato, tannino fitto e leggermente amarognolo che, almeno per ora, penalizzano leggermente il finale; il Ghiaie della Furba 2003, cabernet sauvignon 60%, merlot 30% e syrah 10%, è il vino che tutti conosciamo, intenso, un po’ internazionale, sempre ben fatto anche se l’annata non gli ha concesso la stessa freschezza. Ottima impressione mi ha fatto il Carmignano Terre a Mano 2004 della Fattoria Bacchereto, uno dei vini che ho preferito, dal colore rubino medio con riflessi granati all’unghia, abbastanza trasparente; naso particolare, poco fruttato, piuttosto con note di tabacco, fumé, una certa terrosità, sottobosco; in bocca ha una buona eleganza, tannino fine e pulito, ottima vena acida, frutto fresco e croccante. Della stessa azienda ho trovato davvero notevole, e certamente il migliore nella categoria, il Vin Santo di Carmignano 1996, l’unico dal colore ancora vivo e luminoso, ambrato chiaro. naso con note di fiori aromatici, molto particolare, mela cotogna, frutta candita con richiamo alla scorza d’arancia; in bocca è intenso e ancora incredibilmente fresco, di quelli che ti bevi davvero con piacere. Ben riusciti anche il Carmignano 2004 di Poggiarelle (dal colore rubino vivo e di bella luminosità, con riflessi purpurei; naso intenso di frutta rossa in confettura ma croccante, cenni di tostatura; bello in bocca, buona fruttosità e freschezza, ha discreto slancio e lunghezza) e la selezione Montefortini di Fattoria Ambra, caratterizzato da belle note fruttate di ciliegia e mora, sia all’olfatto che al gusto. Il Carmignano 2004 di Pratesi è indubbiamente un vino che può piacere, ma forse è caratterizzato da un’impronta eccessivamente moderna che ne cela in parte la tipicità, già nel colore  rubino cupo e concentrato, nei profumi di confettura di more, mirtilli e prugne, nella struttura un po’ pesante. Il Carmignano Il Sasso 2004 di Piaggia presenta un colore rubino fitto con riflessi violacei, molto concentrato; naso altrettanto concentrato di frutto in confettura, mora, prugna, nuances di cipria; in bocca è denso, fitto nel tannino, la freschezza gli consente di sorreggere una massa piuttosto concentrata, ma il finale tende a spegnersi. L’Elzana Riserva di Fattoria Ambra, si presenta rubino vivace; profumi ancora freschi di frutto vivo, note di cioccolato; in bocca ha buona freschezza e materia, tannino fine, c’è un buon slancio espressivo.

Nella serie dei 2003, ottimo il Carmignano di Castelvecchio, dai profumi intriganti e fini, con belle note fruttate e un tocco di mineralità; in bocca ha buona densità e tannino vivo, freschezza, buon frutto, finale interessante e di buona lunghezza. Interessante quello di Le Farnete, dalle tinte rubino intenso; naso terroso e minerale, frutto scuro, prugna in particolare; in bocca è intenso e fitto, tannino abbastanza forte, frutto che tende alla confettura e freschezza un po’ limitata.
Per quanto riguarda il Barco Reale 2005, il migliore mi è parso quello di Le Farnete, sangiovese 80% e cabernet sauvignon per il rimanente, presenta un bel colore rubino intenso; naso balsamico con qualche richiamo al legno, frutta rossa in confettura; in bocca ha tannino deciso e freschezza ben presente, si affacciano note di liquirizia, vino interessante e di buona struttura. Non male anche quello dell’azienda Castelvecchio, dal naso sottile ma abbastanza variegato, frutti di bosco, speziatura dolce, sfumature terrose; in bocca ha tessuto ben delineato, buona freschezza e tannino fitto ma non eccessivo, finale appena magro.

Infine i vini bianchi, dignitosi, piacevoli ma non particolarmente originali. Dei cinque campioni assaggiati, il Bacano 2005 di Podere Allocco si è comportato abbastanza bene, sebbene ci sia qualche eccesso nell’uso del legno. Non male anche il Sassocarlo Terre a Mano 2004 di Bacchereto, un vino di buon equilibrio che si lascia bere senza difficoltà; si apprezza meglio a temperatura modestamente fredda.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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