Nicoletta Loreti: vignaioli sono coloro che si sporcano le mani per interpretare il territorio

Nicoletta Loreti ha alle spalle una storia vitivinicola di cinque generazioni, la sua azienda, Cantina del Tufaio, nasce nel 1994, una storica realtà situata nelle campagne di Zagarolo, a sud di Roma. Dal 2016 Nicoletta si è ritagliata uno spazio e un ruolo in azienda, affiancando il papà Claudio, dapprima occupandosi di visite e wine tour, e successivamente realizzando nel 2018 la sua prima vinificazione, che ha dato poi il via a una sua linea di vini, espressione della sua personale ricerca. Il rispetto per la terra, una tradizione legata al nonno e alla sapienza di conoscere e rispettare la materia prima, rende Nicoletta una vignaiola coscienziosa e concreta. Il ruolo del vignaiolo non è semplice e univoco, ma carico di sfumature che dipendono anche dalla filosofia produttiva che si mette in campo. Per Nicoletta con questo termine “si vuole dare rilevanza al fatto che “ci si sporca le mani”, che si prendono decisioni al fine di interpretare un territorio, e che per farlo bisogna lasciare più intatte possibili le caratteristiche tipiche di quel territorio e di quella varietà. La storia, l’autenticità dei luoghi, la cura manuale e “di persona” delle vigne, il rispetto dell’ecosistema, sono senza dubbio alcuni dei caratteri distintivi di questo termine, oltre al desiderio di ottenere un prodotto che rispecchi tutti questi valori e racconti la propria terra. Infine la passione di trasmettere la cultura del vino ai visitatori, oltre che far degustare meramente i propri prodotti”.

Come si identifica il vignaiolo secondo te?
Il vignaiolo trasforma l’uva in vino partecipando attivamente all’intero processo, dalla potatura invernale della vite fino alla vendemmia, e poi in cantina fino all’imbottigliamento. Il vignaiolo secondo me ha un contatto diretto e stretto soprattutto con la terra. La ama e la rispetta e il proprio vino vuole essere risultato e interpretazione del territorio dove risiedono le proprie uve.
Tu pensi di rientrare a pieno titolo in questo ruolo?
La nostra azienda rientra in questa logica. Se vedo mio padre, vedo un contadino che fino allo sfinimento si prende cura della sua terra e delle sue vigne, che conduce, soprattutto nelle fasi di potatura verde e diradamento, in modo da ottenere prodotti di qualità sacrificando la quantità. Io ho 33 anni e vengo da cinque generazioni di contadini, da quando ero bambina ascolto racconti sui miei avi. Mio nonno Gigi, il padre di mio padre, è mancato quando avevo 6 anni, ma il mio rapporto con questa terra mi dà la possibilità di toccare con mano le mie radici ogni giorno. Credo che la nostra azienda si caratterizzi proprio per l’autenticità della storia che ha alle spalle e ultimamente con l’aiuto di mio padre anche io sto intraprendendo questa strada “sporcandomi le mani”. A novembre è uscita la mia nuova linea “Sei gemme” che vuole ripercorrere le orme di mio nonno passando per mio padre: vini ottenuti da fermentazioni spontanee, non filtrati e con solfiti aggiunti bassissimi.
A tuo modo di vedere artigiano e vignaiolo sono parenti stretti?
Sì, certamente; si lavora con le mani in entrambi i casi e ci si prende cura di ogni minimo dettaglio affinché il prodotto finale soddisfi prima di tutto il gusto dell’ideatore. Non ho mai visto un artigiano produrre una cosa di cattivo gusto, perché è un lavoro dispendioso e se non c’è amore e si punta a produrre un vino che soddisfi solo le leggi di mercato, non si è vignaioli.

Come ci si può orientare in modo corretto in una serie di definizioni e attributi che vengono utilizzati in modo – a volte – generico e superficiale?
Innanzitutto bisogna saper distinguere i commercianti dai vignaioli e per fare questo basta controllare sempre il retro dell’etichetta. Quando c’è scritto “imbottigliato all’origine”, significa che la casa vinicola segue l’intero processo di produzione del vino, dalla vigna alla cantina e questo è perlomeno garanzia di provenienza del vino, secondo me più delle DOC e delle DOCG.
Esiste un rapporto fra vignaiolo e modo di lavorare in vigna e cantina? Ovvero il vignaiolo è automaticamente sinonimo di approccio più “naturale”?
Certo che esiste. Il vignaiolo lavora la vigna in modo da interpretare al meglio la varietà di uva che possiede rispetto al territorio dove risiede. Il vignaiolo rispetta e asseconda la stagione e l’approccio è assolutamente quello di mantenere integre le caratteristiche delle uve e del territorio, e quindi della combinazione tra queste due cose.
Una storia autentica quella di Nicoletta che fa cogliere la sensibilità e la passione di chi ha voglia di mettersi in gioco, mostrando la propria faccia, senza aver paura di “sporcarsi le mani”.
Fosca Tortorelli