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Il vino nel bicchiereSimposi

Graziano Prà sceglie Napoli per prima verticale storica del suo Amarone

Verticale Amarone Prà

L’estate si avvicina e con essa si sospendono gli interessanti appuntamenti di Storie di Vini e Vigne coordinati da Marina Alaimo presso Cap’alice, l’enosteria di via Bausan a Napoli.

Graziano Pra e Marina Alaimo
Graziano Prà e Marina Alaimo

Non si poteva chiudere meglio, infatti lo scorso 27 Aprile abbiamo avuto il piacere di conoscere Graziano Prà, che ha scelto Napoli per presentare la prima verticale storica del suo Amarone; una serata che ha attratto molti appassionati e che ha destato decisamente grandi sorprese senza disattendere le aspettative.

Graziano, enologo e titolare dell’omonoma azienda, è sicuramente uno dei nomi di riferimento quando parla di Soave, ma ha dimostrato di saper trasmettere amore, passione e competenza anche nei suoi rossi.

La serata è stata introdotta da Marina Alaimo, che ha poi lasciato la parola a Graziano che ha raccontato brevemente la storia della sua azienda e accennato velocemente agli aspetti e alle condizioni climatiche delle annate di Amarone presenti in degustazione.

Calici per l'AmaroneL’azienda nasce nel 1979 a Monteforte d’Alpone, Rocca del Soave, nel 1983 esce sul mercato la prima bottiglia di Soave, ma è nel 1989 che si ha la vera svolta. Da questo momento in poi l’azienda è cresciuta sempre di più e nel 2000 con l’acquisto dei terreni in Valpolicella, nell’alta valle di Mezzane, Graziano ha iniziato anche ad affrontare l’esperienza dei rossi e ha impiantato i vitigni destinati alla produzione del suo Amarone, scegliendo di produrre vino seguendo una viticoltura biologica e sostenibile.

Prima di passare alla degustazione, il produttore si è soffermato su ciascuno di essi e li ha descritti in modo dettagliato. Nel suo Amarone ritroviamo in uvaggio la Corvina veronese, che è in un certo senso l’anima femminile, la parte più gentile, il Corvinone, che Graziano definisce la schiena dritta dell’Amarone, la Rondinella che è anch’essa piuttosto delicata e di contorno, ma necessaria grazie alla sua capacità zuccherina e una piccola “ombra” di Oseleta, un vitigno quasi scomparso e riconoscibile per i suoi acini piccoli, ricca di tannini e con poca polpa.

Bottiglie di Amarone PràL’Amarone di Graziano Prà è sicuramente un vino di grande fascino, che dimostra il suo carattere, la sua agilità e al contempo la sua territorialità, che emerge ed è favorita anche dal livello altimetrico su cui si trovano i vigneti e dalla componente calcarea che li contraddistingue.

Ben sei le annate in degustazione, dalla 2006 alla 2011, il cui denominatore comune è l’eleganza; non sono Amarone stereotipati, così come erano quelli di venticinque anni fa. Si parte dalla più “anziana”, la 2006, che è stata la prima annata prodotta ed è stata caratterizzata da un clima ideale e regolare, con un inverno piovoso e una primavera mite. Condizioni favorevoli che si rispecchiano nel calice e rivelano profumi raffinati di frutta scura, un sottofondo floreale, incisive e dolci note speziate di cardamomo e pimiento giamaica. Al palato rivela tutta la sua eleganza, con un calore perfettamente bilanciato, che si fa sentire ma in maniera per nulla prepotente. In sequenza si passa alla 2007, un vino, che come dichiara nel calice, è frutto di un’annata non facile, l’olfatto, pur conservando una soffusa gentilezza, lascia il posto a un frutto più cotto, confettura di gelsi e sensazioni terrose. Al gusto ha meno agilità e qualche squilibrio gustativo fa capolino, ma come sottolineato in precedenza avere la possibilità di leggere le differenze che emergono perché non si è giocato in cantina, ma si è assecondato il frutto dà valore al prodotto.

Su tutt’altro registro gioca la 2008, molto bella sia alla vista sia all’olfatto, anche qui la frutta e i fiori non mancano, ma siamo su toni diversi, anche le spezie si distinguono regalando deliziose note di cacao, rabarbaro e radice di liquirizia. Il sorso è ampio e deciso, ha una bella corrispondenza con le nuance avvertite all’olfatto, lungo e di buona persistenza.

Amarone PràL’andamento climatico ha reso il prodotto identificabile e anche qui è ben leggibile nel calice, infatti già alla vista la 2009 è caratterizzata, da toni rosso rubino intensi, sensazioni aromatiche di prugna e visciole, di bacche di mirto, di Mon Chéri, liquerizia e di cioccolato che si susseguono. Al palato il calore si percepisce in modo ampio e deciso, una maggiore morbidezza rispetto ai precedenti avvolge la cavità orale, ma in ogni caso il sorso è ben sostenuto dalla profondità gustativa alimentata dal ritorno retrolfattivo di spezie dolci e cioccolato.

Riguardo il millesimo 2010, siamo in presenza di un vino che è frutto di un’annata fresa, ma dove i repentini sbalzi termici e una fine estate piovosa, l’hanno resa meno semplice da gestire in vigna.

Sicuramente all’assaggio si mostra più snello e decisamente più fresco già al primo sorso, anch’esso contraddistinto da una piacevole speziatura, stavolta siamo più su un pepe nero, un fruttato di mirtilli e una maggiore balsamicità. Si conclude la verticale con la 2011, l’annata dell’energia, come ama definirla Graziano, contraddistinta da un inverno meno piovoso, una primavera con temperature superiori alle medie stagionali e un agosto avaro di pioggia. Ritroviamo all’assaggio un vino energico, dove si susseguono note di amarena, maggiorana, polvere di caffè arabica e che al sorso non delude con la sua giovinezza e vigoria.

Si gioca poi, come di consueto con gli abbinamenti e per la serata viene proposto un sartù di riso alleggerito e un medaglione di carne con composta di mirtilli, pietanze che seppur con un carattere deciso non sovrastano e si armonizzano con alcune delle annate presenti.

Una serata stimolante che sicuramente ha fatto apprezzare l’Amarone, facendolo conoscere anche per il suo carattere meno opulento, che lo rende allo stesso tempo godibile in giovinezza e complesso in evoluzione.

Fosca Tortorelli

È Sommelier e Degustatrice ufficiale A.I.S. rispettivamente dal 2003 e dal 2004; ha sviluppato nel suo lavoro di dottorato in Industrial Design, Ambiente e Storia, la tesi sperimentale dal titolo “Reinterpretare le Cellae Vinariae. Ambiente, Processo, Produzione” e una successiva pubblicazione in collaborazione con la Prof. Muzzillo F. dal titolo “Vitigni del Sud: tra storia e architettura” (Roma Natan Edizioni, 2012). Ha conseguito il Master Sommelier ALMA-AIS (luglio 2016) presso ALMA a Colorno (Parma). Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione di rilievo nel settore enogastronomico. Fa parte anche dell’associazione Donne del Vino, ha scritto sulla rivista l’Assaggio, oltre che su diverse testate registrate e ha preso parte alle degustazioni per la Guida Vitae, per la guida Slow wine 2017 e per la guida Altroconsumo. Dal 2018 è giornalista pubblicista.

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