Statistiche web
Il vino nel bicchiereSimposi

Sei annate di Solaia: tra esaltazione e pregiudizio

Piero Antinori presenta il Solaia al Vinitaly 2010Non si parla più di supertuscans. “Meno male” diranno in molti. Costosi, snob, ruffiani, sganciati dal territorio: spesso si parla solo in questi termini dei vini che finiscono in “aia”. Poco, in realtà, del contenuto. Che abbiano segnato un’epoca lo si è detto e stradetto, fino alla noia. Affascina, tuttora, la destabilizzazione che questi vini riescono a provocare. Fuori dai disciplinari classici, con vitigni spesso internazionali ed al tempo stesso spesso allevati all’interno di areali storici, come è il caso del Solaia, hanno la capacità di attrarre e respingere come pochi. Prima o poi vorresti degustarli tutti, nonché berli, abbinarli, verificarne la tenuta nel tempo. Vorresti, insomma, prenderci le misure molto più spesso di quanto ti possa capitare. Per capire, al di là del gusto personale. Al tempo stesso può assalirti come un senso di allontanamento, specie da quello che sta loro intorno. Non è solo una questione di prezzo. Aspetto non secondario, ma non così determinante come si dice. Monfortino, Case Basse, etichette rosse di Giacosa e via discorrendo non sono da meno quanto a esborso economico. Ti confronti con vini che raramente scendono sotto i 95/100 secondo riviste di blasone e guide di peso. Parti con il rischio, inutile nasconderlo, della prevenzione, del pregiudizio, con la voglia di far scendere il mito dal piedistallo giusto per il gusto di farlo. C’è chi ci ha costruito una rubrica ed una rivista tutt’intorno a questo tema. Inutile nasconderlo: non vedi l’ora di poter dire: “Vino tecnicamente ineccepibile, ma non emozionante aggiungendo un “non vale il prezzo” oramai da manuale quando si parla di questi vini.

Renzo CotarellaA Vinitaly, quest’anno, era presentato come l’evento clou. La degustazione irripetibile. Proventi dei paganti devoluti in beneficienza. A condurre Daniele Cernilli, Piero Antinori con le figlie, Renzo Cotarella, Direttore Generale ed agronomo di marchesi Antinori. Posti limitati. Così è stato, con una sala, che in effetti donava un bel colpo d’occhio e sei annate che non lasciavano indifferenti: 1978, 1988, 1994, 1997, 2004 e 2007. È difficile trovare un denominatore comune. L’uvaggio si è stabilizzato con il tempo. È possibile, fermandosi semplicemente alle sensazioni che hanno ridonato i bicchieri, dividere nettamente in due tronconi queste sei annate. Due stili diversi, pur considerando le differenze delle annate. Il 1978, 1988 e 1994 viaggiano su registri più dinamici, nervosi e scattanti. 1997, 2004 e 2007 privilegiano la dolcezza, l’addomesticazione del tannino, una lettura più immediata e forse anche, quindi, più scontata. Nelle prime tra annate si scorge quasi la volontà di voler dare più tempo e spazio a uve e territorio. Nel secondo terzetto si va di fretta, verso un’immediata prontezza che toglie, invece di aggiungere. Si è parlato, ovviamente, anche del famoso 98/100 di Wine Spectator al millesimo del 1997, premiato come vino dell’anno. Da queste pagine, già Roberto aveva espresso le sue perplessità dopo un assaggio dell’anno scorso. L’impressione è che il giovamento in termini di speculazione economica, che partì poco dopo quel riconoscimento, e a cascata a molti altri vini di quell’annata, quel vino l’abbia poi pagato, anche troppo forse, in termini di aspettative alla successiva prova del bicchiere. Tendi a essere naturalmente più cattivo quando hai la possibilità di riassaggiarlo, sia che tu l’abbia pagato o meno.

La degustazione
Il Solaia è un vigneto situato all’interno della tenuta di Tignanello, nel Chianti classico, tra Firenze e Siena, tra i 350 e i 450 metri di altitudine. La tenuta si estende per 350 ettari: dei 167 a vigneto, 57 spettano al vigneto denominato Tignanello e 20, appunto, al Solaia. Nel 1997, al vigneto originario ne è stato aggiunto un altro sottostante di 18 ettari, con vigne di età media di 15 anni. Venne prodotto la prima volta nel 1978: l’annata donò una quantità eccessiva di cabernet destinato all’altro supertuscans di famiglia, il Tignanello. Sicché, Piero Antinori prese la decisione di imbottigliare l’eccedenza in solitudine. Circa 4000 bottiglie. L’operazione venne ripetuta anche nel 1979, sempre e solo con cabernet, per poi aggiungere, nelle annate successive e fino ad oggi un 20% di sangiovese. Nelle annate 1980, 1983, 1984 e 1992 non sono state prodotte bottiglie.

Etichetta SolaiaSolaia 1978
80% Cabernet Sauvignon, 20% Cabernet Franc. Fermentazione alcolica e malolattica in barriques ed invecchiamento in barriques di rovere francese per 24 mesi. In parte scarnificato, essenziale se vogliamo, ma non per questo da penalizzare. È un vino che “pizzica” al naso, con quelle note di peperone, peperoncino che si legano a quelle di torrefazione e caffè tostato. Il tutto portato al naso con molta irruenza da un volatile sopra le righe. Integro, ha tratti terziarizzati non particolarmente evidenti e catalizzanti. Il tannino è risolto, non slegato, di bella setosità. Ha in sé una struttura nervosa, di piacevole tensione, così come lo fu l’annata d’altronde: classica e difficile insieme. La mancanza di sangiovese in questo primissimo uvaggio, probabilmente, ha agevolato la composizione di un quadro che poteva risultare ancor più difficile da assemblare. Fu la prima annata prodotta, ma la terza ad essere commercializzata (uscì, infatti, dopo il 1979 ed il 1982).

Solaia 1988
75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 5% Cabernet Franc. Fermentazione alcolica e malolattica in barrique ed invecchiamento in barriques di rovere francese nuove per il 60% e per il restante di secondo passaggio. Invecchiamento complessivo tra i 18 ed i 22 mesi ed affinamento in bottiglia per altri 18 mesi. Un gran bel vino, di carattere, nerbo e sprint insieme. Qualche nota surmatura al naso (l’annata fu calda ed asciutta) è percepibile, ma ben accettabile e non nasconde un’eleganza ben diffusa del frutto. Decisamente ben integrata la nota di peperone. Tannino terroso, aggressivo, vivo e vellutato insieme. Tiene in freschezza, nonostante l’annata non ne abbia regalata a dovere. “Le vigne vecchie sono meno isteriche” ha commentato Cotarella e quindi, come sempre, quando rispettate, sanno regolarsi anche quando l’annata fa qualche bizza.

Solaia 1994
70% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 10% Cabernet Franc. Fermentazione alcolica e malolattica in barrique ed invecchiamento in barriques di rovere francese per 15 mesi. Affinamento in bottiglia per altri 12 mesi. Cremoso, denso, ciliegioso, senza sbavature verdi, con una speziatura discreta ed elegante ed un’apertura verso note mentolate con il passare del tempo. Rispetto al 1988 gli manca quello scatto, specie all’assaggio, quella tensione che forse lo avrebbe reso davvero strepitoso, ma regala un naso davvero sfaccettato, elegante e di razza. E’ più dolce, complessivamente, in bocca, ma ricco di suadenza e lunghezza.

Nuova etichetta SolaiaSolaia 1997
75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 5% Cabernet Franc. Fermentazione alcolica in tini di legno da 50hl, malolattica in barriques nuove. Invecchiamento in barriques per 14 mesi e affinamento in bottiglia per 12 mesi. Prugne, ciliegie, cassis sotto spirito. La pungenza dell’alcol è un tratto che accompagna il bicchiere in molti momenti. Non ha alcuna sbavatura nella componente speziata, forse un po’ scontata, sin troppo perfettina. Bocca dolce, al limite dell’eccessivo, cremoso nel suo complesso con un tannino puntuale, preciso, levigato, nel complesso addomesticato. Non vedi le stelle della perfezione assoluta, ma certamente non la delusione.

Solaia 2004
75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 5% Cabernet Franc. Fermentazione malo lattica in barriques nuove, invecchiamento sempre in barriques per 12 mesi ed affinamento in bottiglie per 12 mesi. Liquirizia e prugne ben dolci. Potenza mai debordante ed un tannino soffice, in parte asciugante. Gli manca slancio ed incisività in chiusura . Il rovere è ben gestito nel suo complesso, anche se la dolcezza complessiva lo contrae fino a renderlo troppo monotono.

Solaia 2007
75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese, 5% Cabernet Franc. Fermentazione malo lattica in barriques ed invecchiamento sempre in barriques per 18 mesi. Affinamento di un anno in bottiglia. Frutto, tanto frutto. L’annata è considerata straordinaria quanto a concentrazione ed in effetti l’intensità rende sfacciate le dolci note di ciliegia e prugna. Al momento il rovere si sente, non poco: niente tostature, la mano che sa maneggiare i piccoli contenitori è evidente, ma la contrazione ne pregiudica per ora il quadro aromatico. Dolce il finale, coerente con il naso, questo millesimo ricerca quella levigatezza dei tannini riscontrabile nel 2004 così come nel 1997.

Alessandro Franceschini

Alessandro Franceschini

Giornalista free-lance, milanese, scrive di vino, grande distribuzione e ortofrutta, non in quest'ordine. Dirige il sito e la rivista dell'Associazione Italiana Sommelier della Lombardia, è docente in vari Master della Scuola di Comunicazione dell’università Iulm di Milano, è uno dei curatori della fiera Autochtona e collabora con testate come Myfruit, l'Informatore Agrario e le pagine GazzaGolosa della Gazzetta dello Sport. In passato, oltre ad aver diretto la redazione di Lavinium.com, ha collaborato con la guida ai ristoranti del Touring Club e con la guida ai vini de L'Espresso. È stato uno degli autori dell'Enciclopedia del Vino di Dalai Editore, del volume "Vini e Vignaioli d'Italia" del Corriere della Sera e del libro "Il vino naturale. I numeri, gli intenti e altri racconti" edito dalla cooperativa Versanti.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio