Garantito IGP

I bianchi del 2023 nel bicchiere, fino ad oggi

Pupazzo degustatore

Siamo quasi alla metà di luglio 2024 e scagli la prima pietra chi non ha ancora assaggiato un bianco italico del 2023.
Winesurf a questo punto, grazie agli assaggi per la guida vini online, ne ha già degustati alcune centinaia e mi sembra il momento giusto per dare qualche dritta su cosa ci possiamo aspettare dai bianchi del 2023, annata funestata nel centro e sud Italia dalla peronospora e comunque non facile per grandine, siccità, e piogge “a tradimento”, anche al nord.
In queste righe non faremo nomi o daremo voti ai vini: chi volesse saperne di più basta vada a consultare la nostra guida vini su www.winesurf.it

Vigneti in Alto Adige
Vigneti in Alto Adige

Alto Adige
Partiamo proprio dal “nord-nord” cioè dall’Alto Adige, dove l’annata 2023 ha mostrato una caratteristica comune per tanti vitigni, cioè la scarso peso al palato. I vini, vitigno per vitigno. hanno profumi classici, ma solo in pochi casi abbiamo trovato dei corpi abbastanza importanti. E’ vero che i primi vini ad uscire sono sempre i “base” e sicuramente l’anno prossimo degusteremo dei 2023 più concentrati, ma questa è la situazione attuale, quella che ognuno di noi troverà se acquista un bianco altoatesino del 2023. Se dovessimo sbilanciarci su qualche vitigno ci sentiamo di fare un nome classico e uno, per noi, a sorpresa: il primo è il Pinot Bianco, non certo a livello di altre annate ma con corpi e profili aromatici centrati e il secondo è, udite udite, lo Chardonnay. Quelli di annata (e non solo) per noi sono sempre stati vini semplici, quasi noiosi e invece i 2023 (anche i 2022!!) hanno una marcia in più.

Paesaggio roerino
Paesaggio roerino

Roero Arneis
I 2023 di questa denominazione ci hanno colpito molto positivamente, anche sul fronte aromatico, pur non trovandoci di fronte a note imponenti e variegate. Ho detto “anche” perché la bella notizia viene dal corpo e dalla sapidità degli Arneis, nettamente superiore rispetto ad annate come la 2022 e la 2021. Forse non invecchieranno per lunghi anni ma sicuramente sono buoni adesso e lo saranno per i prossimi 3-4 anni.

San Gimignano
San Gimignano

Vernaccia di San Gimignano
Non certo l’annata del secolo ma da una vendemmia così difficile ci saremmo aspettati molto meno. Per noi è chiaro ormai che un vitigno autoctono come la Vernaccia di San Gimignano si adatta meglio di altri vitigni alloctoni ai cambi climatici e  crediamo anche che i produttori abbiano assecondato questo adattamento, senza cercare forzature di cantina. Quindi un’annata giocata in difesa ma con tanti bei “contropiede”: fuori da paragoni calcistici la Vernaccia di san Gimignano 2023 si è mostrata in bocca sapida, rotonda e ampia più che fresca e verticale, con profumi che puntano più sul balsamico/floreale che sul fruttato e soprattutto con una piacevole prontezza, che forse non la farà maturare per molti anni ma che sicuramente la rende molto piacevole nell’arco di 2/3 anni.

Panorama nell'area di Orvieto
Panorama nell’area di Orvieto

Orvieto
Qualche anno fa forse non avremmo nemmeno citato i vini d’annata di questa denominazione ma le cose cambiano anche a Orvieto e quest’anno gli Orvieto Classico 2023 ci sono sembrati molto meno “fatti solo per fare” di tanti altri anni. Certo niente di eclatante ma trovandosi di fronte a vini che costano da 4 a 8 euro in enoteca ci sembra un risultato da segnalare.

Le Marche
Le Marche

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico
Sapete dove l’uso del tappo stelvin è più diffuso? Non in Alto Adige o in denominazioni altolocate e famose ma proprio nel Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico. Quasi il 50% dei campioni degustati usa infatti questa chiusura e noi ne siamo felici perché si tratta di vini bevuti non da espertoni ma da semplici consumatori, dimostrando così che questa chiusura è sempre più accettata e forse viene discussa solo dagli “espertoni” citati in precedenza. Ma parliamo del vino che ha prezzi al massimo attorno ai 10 euro ma corpi, sapidità, pienezza da vini di almeno 2/3 livelli superiori. Magari i nasi devono ancora pagare il dazio alla solforosa, magari i colori sono più carichi del normale e preannunciano una non grande longevità, ma in quanto a corpo, pienezza, “cicciosità” i Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico ci hanno lasciato a bocca aperta, sempre considerando che siamo di fronte a prodotti sotto i 10 euro.

Non vi parlerò adesso dei Verdicchio dei Castelli di Jesi Superiore o dei Riserva, come del resto lascerò al prossimo articolo agostano per gli IGP I bianchi del Friuli, i Soave, gli Etna Bianco, i bianchi campani, quelli sardi e altri che adesso mi scordo.
Ma già da questi consigli qualcosa da assaggiare di buono lo troverete di sicuro.

Carlo Macchi

Carlo Macchi

Ha iniziato la sua attività in campo enogastronomico nel 1987. Ha collaborato con le più importanti guide e riviste del settore italiane ed estere. Ha scritto libri su personaggi importanti nel mondo del vino. Da oltre dieci anni gestisce il sito Winesurf.it ed è ideatore del gruppo Garantito Igp, oggi costituito da sette giornalisti di settore che condividono le loro esperienze sulle rispettive testate online.

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