I racconti di Alda: Caro Sebastiano
Caro Sebastiano, avrei potuto telefonarti, ma poi ho pensato che scriverti era meno rischioso. Non mi piacciono le polemiche inutili. Tu dici che tra noi c’è o potrebbe esserci una bellissima amicizia e per questo vorresti vedermi con maggiore frequenza, specialmente in questo periodo di vacanze. Così mi hai invitato per domani a pranzo, ovviamente in un posto fuori mano. Non è che io non creda all’amicizia tra un uomo e una donna, ma quando lei è libera e lui sposato o viceversa, comincio ad avere seri dubbi. Mi hai invitata sì, ma hai subito precisato: ”Luisa non deve saperlo, lei non capirebbe, anche se non c’è niente di male”.
Tu mi parlavi della nostra amicizia, di quanto mi stimi e di come sei felice di avermi ritrovata dopo dieci anni, come sia piacevole conversare con me e mentre lo dicevi ballavamo sulla terrazza affacciata sul mare e nel tuo modo di ballare con me, devo proprio dirtelo, non mi sembrava ti comportassi da amico. Il tuo braccio mi stringeva più del necessario, così come la tua mano si muoveva sulla mia schiena e non per seguire il ritmo della musica e il tuo corpo premeva contro il mio molto più di quanto fosse consentito a un amico. Stavo per dirtelo decisa ad allentare la tua stretta e a ridimensionarti quando tu lo hai fatto spontaneamente. Che sollievo: È sempre imbarazzante dover dire certe cose, magari per sentirmi rispondere con indignazione. Poi ho scorto Luisa che era arrivata proprio in quel momento. Tu lo sai bene che Luisa ed io non siamo grandi amiche, non siamo nemmeno amiche, abbiamo subito simpatizzato ma nessuna delle due ha manifestato il desiderio di approfondire la nostra conoscenza. Potrei anche non avere troppi scrupoli nei suoi confronti, ma per una donna libera, indipendente e di successo come me non è facile entrare nelle grazie di altre donne, specialmente se sposate. Si rischia spesso di essere guardate con sospetto. Tutte potenziali rubamariti. Ecco perché non posso proprio andare in giro con mariti di mogli sospettose specialmente se gli incontri devono avvenire nella clandestinità. E chi potrebbe credere ad un’innocente amicizia?
C’è stato un tempo in cui tenevo a te e tu a me. Molto. Almeno così sembrava, tu parlavi già di matrimonio, ma io ero una donna in carriera e tu appartieni a quella categoria di uomini che preferiscono una moglie senza ambizioni, magari con un semplice impiego in un ufficio tranquillo, senza pretese. Non sopportavi l’idea che io potessi guadagnare più di te, che fossi a capo di un’azienda. Io una donna. Io ancora giovane. Io che… Così la nostra storia finì prima ancora che si concretizzasse. Ne soffrii molto, ma le tue pretese maschiliste mi sembravano ingiuste e ingiustificate. Sì io ti amavo davvero. Tu no. Passarono pochi mesi e venni a sapere che avevi sposato Luisa. Ok, tanti auguri tra un singhiozzo e l’altro. Sono passati dieci anni e tra noi un silenzio totale. Ora per caso ho incontrato Luisa qui a Forte e subito dopo te e sulla terrazza abbiamo ballato e tu mi hai invitata a pranzo. Quel ballo, quella pretesa offerta di amicizia mentre le tue mani esploravano il mio corpo tutt’altro che amichevolmente. Sii molto cauta, dicevi e sembrava un ordine. Luisa non deve sapere e intanto mi stringevi e subito dopo non mi stringevi più. Era arrivata Luisa.
È così che vivi? È così che ti comporti abitualmente? Credo proprio di sì. Povera Luisa e fortunata me. Rabbrividisco al pensiero che avrei potuto sposarti, io al posto suo. Non ho rimpianti. Non ci vedremo domani, non siamo amici tu e io, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai. Tu sei sposato e io sono una donna libera. Mi è andata bene una volta con te, non vorrei che mi andasse male adesso. Non si può mai sapere. Il mare la musica la terrazza le notti.
Addio Sebastiano. È stato molto istruttivo rivederti e grazie ancora per non avermi voluta così com’ero dieci anni fa. Forse non riusciresti mai a capire quanto io ti debba, né d’altronde lo potresti.
Alda Gasparini