I racconti di Alda: Pizzicotti a pranzo
Scendi e sali, sali e scendi, gira a destra no a sinistra, torna indietro no di qua di là, lavori in corso strade chiuse. Abbiamo lasciato la macchina nell’unico posto possibile “tanto siamo quasi arrivati” ha detto R.
E ora a piedi sotto il sole che, per fortuna, in questo ottobre bellissimo è piacevole e ci tiene lontani dal freddo dell’inverno dal buio che verrà, dalle bollette che sono ormai diventate il tormentone e il “castigamatti” di tutti i cittadini, forse anche di tutto il mondo. Un altro tipo di pandemia. Che fregatura questo duemila, non la smette più di colpirci stordirci spaventarci e renderci la vita sempre più difficile.
Avanti, ancora un poco, un’ultima fatica e finalmente l’insegna che ci tranquillizza:” Da Antonietta” il ristorante con le nostre prenotazioni. Entriamo ed ecco lì il tavolo pronto per noi… Quanta gente. Domenica. Molti reatini ed estranei che, come noi, vengono da altre città. Ti ricordi le belle ottobrate di un tempo lontano? Questo di oggi è proprio un regalo inaspettato, un’anomalia da non correggere. Al tavolo vicino al nostro si festeggia un compleanno. Tanti auguri e buon appetito.
Passato il primo momento di stanchezza e di stordimento scelgo dal menu che la ristoratrice gentile e sorridente ci sta illustrando “Pizzicotti al pomodoro fresco, olio di oliva e basilico”. Mi tentano. I pizzicotti sono, all’apparenza, simili agli gnocchi, più duri, di forma irregolare ma ingentiliti e insaporiti dal condimento. Ottimi anche i secondi e tutti i piatti scelti dai miei soliti tre compagni di gite, soliti e preziosi. Noi quattro Insieme.
E poi il dolce. Una coppetta di castagne alla crema. Mai mangiata prima di oggi. Una vera delizia. Bello cambiare, curiosare tra nuove combinazioni di sapori e di odori e poi il buon cibo unisce, rallegra. Come il buon vino che non deve mancare mai e a quello ci pensa R. l’esperto.
Ce ne andiamo soddisfatti e con una gran voglia di riscoprire Rieti, questa bella città fissata nella memoria un po’sfocata dal tempo. Il Terminillo, la neve, altri amici. altre mode, altre storie. Altre domeniche. Gli anni sessanta, le minigonne di Mary Quant, i cantautori italiani, i Beatles, le ballate di Bob Dylan. La giovinezza…. Quello è il passato, i ricordi, ma adesso siamo qui nel presente ed è bello riscoprire cose già viste ma rivisitate con sguardo e cuore diversi. Bello comunque esserci tornati. Rieti è una città pulitissima, ordinata, non disturbata da volgarità e inciviltà di certa gente che si incontra a volte durante i viaggi. E spesso, purtroppo, anche nella nostra stessa città.
Ecco la piazza, tanto movimento, il suono delle campane, le bancarelle dei giorni di festa ordinate, vivaci invitanti, bambini che giocano, due cani che si rincorrono facendo una specie di buffo girotondo e poi laggiù in fondo, nel tratto che porta alla fontana e al giardino italiano una gatta dal pelo gonfio e screziato, che si trascina lenta miagolando. Ora che siamo più vicini ci accorgiamo che non è solo il pelo ad essere gonfio, è tutta gonfia. È incinta e i miagolii continui e quasi strazianti sono il segnale delle doglie, mentre lei sta cercando un posto segreto dove potersi nascondere e partorire i suoi cuccioli. Sono tentata di avvicinarla unendomi al gruppetto, soprattutto di bambini, che le stanno già intorno. Si spaventerà, penso, e mi dirigo con gli altri verso la Cattedrale. Santa Maria Assunta.
Bella, mistica, austera nella sua semplicità. Quasi in punta di piedi ci avviciniamo alla nicchia con la fedele riproduzione dell’ambiente in cui aveva vissuto san Francesco d’Assisi quando si era già allontanato dalla famiglia, dalle ricchezze e dalla vita sballata che aveva condotto fino a quando si era verificato in lui un cambiamento profondo, totale. Un Francesco povero, ma libero. Già, libero: Non siamo forse un po’ tutti schiavi delle cose materiali, dei soldi, dei desideri che quasi mai riusciamo a soddisfare, delle gelosie, i paragoni, le invidie? Una parte di noi vorrebbe forse essere come Francesco. Forse. Ma poi… Continuiamo il giro.
Fuori ci aspetta il sole con qualche soffio di aria fresca proveniente dalla montagna, aria piacevole pulita. Che giornata. Una domenica di sole e di vita e tutto quello che mi viene offerto da vivere è un giorno in più e a me piace essere viva. Entriamo nel giardino italiano tra alberi, spazi armoniosi e il bosso, piante dal profumo intenso. Davanti a noi la montagna e un panorama che già si predispone al tramonto. Già, come dice Quasimodo, il poeta. “Ed è subito sera”…
Quando torniamo nella piazza la gatta non c’è più. Catturata e maltrattata o finalmente felice con i suoi micini in un posto sicuro, coccolata dal calore umano di un soccorritore improvvisato.
È quasi buio, è l’ora dei ritorni e ci sarà traffico. Recuperiamo la macchina in un’ultima camminata che ora ci sembra più breve e più facile perché conosciamo la strada. Partiamo e tutto fila liscio poi sulla Salaria ci bloccano tre incidenti. Davanti a noi una fila interminabile di macchine. Panico. Ci affidiamo al navigatore che ci fa fare marcia indietro e ci aiuterà a trovare una via d’uscita e le strade giuste per un percorso regolare. Strade? Viottoli di campagna, ai nostri lati caprette cani galline gatti conigli che convivono tranquillamente, sereni. “Proprio come noi umani”. Proseguiamo tra un sobbalzo e l’altro con l’immancabile accompagnamento di musica jazz che piace tanto a R e L…. poi, dopo varie giravolte eccoci finalmente sulla strada giusta, la Salaria che ci riporterà a Roma.
Ormai siamo ad un passo dall’inverno. Sarà questa l’ultima nostra gita per quest’anno? Inverno, freddo, buio alle sedici e trenta, bollette in salita, soldi in discesa e chissà forse ci dimenticheremo del caldo mostruoso dell’ultima estate, magari lo rimpiangeremo. Abbiamo fatto tante gite quest’anno, visto o rivisto luoghi incantevoli, ristoranti accoglienti e mai deludenti. Oggi io ho anche avuto la mia razione di pizzicotti, ma erano così buoni… E noi quattro ancora insieme, noi quelli di ieri di oggi e forse anche di domani. Siamo stati bene, amica, il tempo è veloce. Non finisce qui.
Alda Gasparini