I vent’anni del Consorzio Chianti Colli Fiorentini: degustazioni e riflessioni
Mi ha fatto molto piacere partecipare giovedì 27 novembre alla degustazione che si è svolta nelle sale dell’Hotel Helvetia & Bristol di Firenze, per commemorare i vent’anni del Consorzio del Chianti Colli Fiorentini. Per questa importante ricorrenza il Consorzio ha fatto coniare un bollino ad hoc con impresso un leone rampante, incorniciato da una filigrana dorata recante la dicitura “Anniversary 1994 – 2014“, bollino che ritroveremo apposto per un intero anno sulle etichette dei vini della denominazione.
A proporre la degustazione di sette vini di diverse annate è stato il giornalista enogastronomo Leonardo Romanelli, giustamente fiorentino e, quindi, esperto della materia. Il Consorzio è nato il 20 settembre 1994 e dal 2004 ha ampliato le proprie funzioni tutelando anche la denominazione Vin Santo del Chianti Colli Fiorentini. Dal 2003 ha come presidente Marina Malenchini, che ha indubbiamente svolto un ruolo fondamentale per la promozione del territorio e dei suoi vini, e che non poteva mancare in un’occasione come questa, insieme al vice presidente Marco Ferretti.
La Docg Chianti Colli Fiorentini è una delle sette sottozone del Chianti e coinvolge 18 comuni, fra cui la stessa Firenze, oggi ne fanno parte 26 aziende agricole, che rappresentano oltre l’80% della produzione vinicola della denominazione. Il disciplinare ha subito alcune modifiche nell’arco degli anni, oggi è possibile produrre il Chianti Colli Fiorentini con sangiovese dal 70 al 100%, mentre viene lasciato ampio spazio nell’eventuale scelta di vitigni complementari, ponendo come limite un 15% per cabernet franc e sauvignon. Di fatto le uve che vengono utilizzate principalmente, quando il sangiovese non è in purezza, sono canaiolo, colorino, cabernet, merlot e più raramente syrah.
Nonostante, quindi, l’ingresso nella composizione dei vini di varietà internazionali, nei Colli Fiorentini non si è assistito ad uno stravolgimento di stile, le mode che hanno contaminato molte aree della Toscana negli anni ’90, qui hanno avuto un effetto molto contenuto, a tutto vantaggio di una personalità ancora riconoscibile e apprezzabile.
La degustazione è stata particolarmente interessante, grazie anche alla presenza, come annata più vecchia, di un Chianti Colli Fiorentini ’87, non riserva, dell’azienda →Lanciola, che ha stimolato un ampio dibattito fra i numerosi giornalisti e sommelier toscani. Non c’è stata unanimità di giudizio, ma la maggior parte dei presenti ha espresso un compiaciuto stupore per la tenuta di questo vino, tanto più tenendo presente che non si tratta di una riserva. Ventisette anni di vita e uno stato di salute ancora capace di esprimere freschezza su una materia ovviamente terziaria ma non spenta, è un bel biglietto di presentazione della denominazione.
Gli altri vini presentati, tutti interessanti con qualche picco qualitativo, sono stati il Villa Marcialla Riserva ’95 di →Fattorie Giannozzi, azienda collocata nell’area di Barberino Val d’Elsa; la Riserva ’97 di →Fattoria Castelvecchio, situata in località San Pancrazio nel Comune di San Casciano Val di Pesa; la Riserva ’99 di →Castello di Poppiano, azienda storica del Conte Guicciardini situata a Montespertoli; a rappresentare l’annata 2001 il Chianti Colli Fiorentini La Torretta dell’azienda →La Querce (proprietà del vice presidente del Consorzio Marco Ferretti); ancora un Chianti annata a rappresentare la 2006, questa volta della Fattoria di Bagnolo, ottimo esempio di connubio fra modernità e tradizione. Ha chiuso infine la carrellata, la Riserva San Giovanni Novantasette 2007 di →Fattoria San Michele a Torri, un sangiovese in purezza che merita attenzione per la sua eleganza.
Successivamente è stato possibile effettuare una degustazione libera di altri rappresentanti della denominazione, esperienza che non ha fatto altro che confermare le mie convinzioni positive su questa Docg, anche se l’evoluzione tecnica e le scelte aziendali nell’ultimo decennio hanno prodotto dei vini certamente più precisi, ma forse un po’ meno espressivi. Vedremo se sapranno tenere come in passato l’incedere del tempo.
Roberto Giuliani