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Il Gaglioppo e il territorio di Cirò Marina protagonisti dei successi dell’azienda ‘A Vita

Cirò
Cirò

La storia che vi racconterò oggi potrebbe prendere spunto, come trama, almeno per quanto riguarda la parte iniziale, da un famoso film degli anni ‘90 dal titolo “Scappo dalla città: la vita, l’amore e le vacche” che potrei riadattare, cambiando la sceneggiatura, e ripresentare con il nuovo titolo di “Scappo dalla città: le viti, i vini e la Calabria”.
Lasciando però perdere i riferimenti cinematografici, ci troviamo in Calabria e nello specifico a Cirò Marina, a nord di Crotone, da dove Francesco De Franco a diciotto anni decide di trasferirsi a Firenze per laurearsi in architettura e successivamente iniziare a lavorare in un noto studio di progettazione a San Marino. Una decina di anni  di vita professionale soddisfacente, ma dai ritmi serrati tipici della vita moderna, che ti portano a dover inseguire sempre risultati e massimo profitto e che quasi sempre non vanno a braccetto con un reale appagamento dal punto di vista umano.
Prima che il vaso sia colmo la decisione non facile di cambiare e di fare un ritorno alle origini, a Cirò Marina, dove lo aspettavano i vigneti di famiglia e il padre pronto a dargli una mano.

Francesco De Franco
Francesco De Franco

Prima però era necessario farsi un po’ di cultura in materia ed è così che intraprende il percorso di studi in Enologia a Conegliano. Da qui farà ritorno a Cirò Marina assieme alla compagna friulana Laura Violino, uniti dalla passione per la natura e l’arte e che diventerà sua fedele compagna non solo di vita ma anche spalla importante nella nuova avventura che hanno deciso di intraprendere.
I vigneti su cui iniziano il loro nuovo viaggio si estendono tra Cirò Marina e Cirò,  parte di essi affacciati sul mar Ionio di fronte all’isola di Corfù e alle coste greche di Igoumenitsa e parte con alle spalle i primi rilievi che salgono verso la Sila.
Otto ettari divisi in varie parcelle in cui fin da subito Francesco decide che la sua filosofia produttiva avrebbe dovuto perseguire il massimo rispetto per l’ambiente e la ricca biodiversità naturale abbracciando i dettami dell’agricoltura biologica con il solo uso in vigna di poco zolfo e rame e sovesci con ridotte lavorazioni del terreno per preservarne la fertilità.
Seguendo questa linea filosofica, la scelta dei vitigni non poteva che privilegiare le varietà storicamente presenti nel territorio, in particolare gli autoctoni con il Gaglioppo a fare la parte del leone ma con la presenza anche del Magliocco, del Mantonico e del Greco Bianco, veri ambasciatori della viticoltura calabrese.
Obiettivo principale quindi portare in cantina uve di qualità e sane per poter poi lavorare in modo semplice, senza interventi invasivi, con fermentazioni spontanee, utilizzo di lieviti indigeni e con un basso utilizzo di solforosa e senza chiarifiche e filtrazioni. Tutto questo per ottenere come risultato finale vini genuini, che esprimano il volto autentico della terra di Cirò.
Attualmente sui circa 8 ettari vitati vengono prodotte dalle 25.000 alle 30.000 bottiglie e i vini in commercio sono cinque.

Vini azienda 'A Vita

Il Leukò è un blend ottenuto da un 70% di Greco Bianco (che subisce qualche ora di macerazione)  e da un 30% di Gaglioppo vinificato in bianco con pressatura soffice, tutto vinificato in acciaio. Un vino equilibrato che unisce l’ottima beva fruttata e marina del Greco Bianco con la struttura e l’intensità aromatica data dalle componenti dure del Gaglioppo.
Il Rosato da uve Gaglioppo subisce una macerazione di circa 12 ore  e poi si affina per minimo 9 mesi in acciaio regalando un vino sapido e fruttato che unisce eleganza e struttura, uno dei simboli e orgoglio di tutto il movimento di Cirò quando si parla di eccellenze vinicole.
Il Rosso è ottenuto da un 90% di uve Gaglioppo e la parte restante di Magliocco. Una breve macerazione e un affinamento in acciaio di almeno 18 mesi regalano un vino dal gusto leggermente fruttato, sapido e con un tannino levigato e deciso che risulta però potente alla beva.
Il Rosso Classico Superiore Riserva nasce dalle viti più vecchie di Gaglioppo esposte fra le colline a Nord. Un mese di macerazione, affinamento in botte di rovere da 2000 litri per un anno e un lungo affinamento in bottiglia regalano un vino di gran carattere e potente ma al tempo stesso dotato di grande freschezza che rappresenta nella sua veste migliore un vitigno come il Gaglioppo, espressione di un territorio vocato come è quello di Cirò.
Solo nelle annate in cui si verificano determinate condizioni climatiche ottimali, viene prodotto  l’ OX, una autentica chicca, prodotto in sole 400 bottiglie con uve rosse locali  che sono state lasciate surmaturare in pianta. Non si tratta di vendemmia tardiva ma all’opposto anticipata che si verifica nelle annate particolarmente calde e secche. Dopo una lenta fermentazione del mosto in barriques  segue un lungo affinamento di sette anni. La graduale scolmatura determina una leggera ossidazione contribuendo a definire un vino intenso, territoriale e dall’incredibile complessità.
Ma ora andiamo a conoscere meglio Francesco, Laura e l’azienda ‘A Vita con una chiacchierata/intervista.


DIALOGANDO CON FRANCESCO E LAURA


Laura e Francesco
Laura e Francesco

Francesco, architetto calabrese, Laura friulana, laureata in lettere, uniti dalla passione per la natura e per l’arte nel 2008decidete di lasciare Firenze e i rispettivi lavori per abbracciare un affascinante progetto  che si prefiggeva un ritorno alla terra e la nascita della vostra nuova azienda vitivinicola.
Com’è nato questo progetto e come siete riusciti a integrare le vostre diverse provenienze, sia professionali sia territoriali, che hanno messo assieme il nord-est con il profondo sud italico?
Voglio fare solo una precisazione perché quando abbiamo deciso di ritornare in Calabria, avevo già abbandonato il lavoro di architetto e vivevo a Padova perché studiavo Enologia a Conegliano, e a Padova in quel periodo vi ci viveva anche Laura.
Con Laura ci siamo comunque conosciuti precedentemente in Calabria per interessi legati alla musica popolare e non per questioni di vino di cui, devo fare una confessione, al tempo non ero nemmeno tanto appassionato. Bevevo in modo inconsapevole, molte volte vini di bassa qualità, ma la cosa che legava me e Laura con il mondo del vino era prevalentemente finalizzato all’aspetto sociale, alla possibilità di creare gruppo e identità di territorio tramite questo canale, e a questo riguardo il Gaglioppo è sicuramente il collante ideale, capace di unire tutto il comprensorio di Cirò…
Per quanto riguarda l’adattamento alla nuova vita, oramai sono quindici anni che siamo ritornati, ma l’ambientamento è ancora in corso. Abbiamo il nostro gruppo di vignaioli con cui ci confrontiamo, tante persone con cui ci troviamo bene, però tornare dopo tanti anni, dopo aver avuto tante esperienze diverse fuori dai confini della Calabria, non è semplice,  le dinamiche di un piccolo paese del sud sono molto diverse.
La molla che ci ha fatto ritornare è stata la passione per l’agricoltura, per la natura, per dei tempi di vita che seguivano altre dinamiche rispetto alla frenesia del mondo urbano.
Poi visto che i vigneti c’erano già ed erano produttivi è stato più semplice dare vita al nostro progetto aziendale.

Vigneti azienda 'A Vita

Da dove deriva e perché avete scelto “A Vita” come nome da dare alla vostra azienda?
A Vita” nel nostro dialetto significa la pianta della vite.
La nostra azienda lavora in biologico e la nostra filosofia è quella di intervenire il meno possibile sia in vigna sia in cantina. Quindi la vite deve essere l’elemento fondamentale perché deve donare un frutto che poi trova la sua espressione nei vini che produciamo.
Io penso che il vino si faccia in vigna e che ogni intervento che fai in cantina ti allontana da una viticoltura che sia veramente in sintonia con la natura e le sue leggi.

Quali sono le difficoltà principali che avete incontrato agli inizi della vostra nuova vita da viticoltori, arrivando da settori lavorativi completamente diversi, e c’è qualcuno che dovete ringraziare per essere stato prezioso consigliere o modello da prendere ad esempio?
Volendo fare una battura, la difficoltà iniziale è derivata dal fatto che in Calabria si beve molto meno che in Friuli e quindi il mercato locale non è così fiorente come da voi, oltre ad essere dominato dalle grandi cantine. Per un’azienda come la nostra, che iniziava la propria nuova attività, era difficile trovare degli spazi commerciali, inoltre il vino che abbiamo iniziato a produrre era molto diverso dagli altri vini che si imbottigliavano a Cirò. Questo non significa che mi sono inventato dal nulla un vino rivoluzionario, anzi, veniva un po’ sminuito perché identificato come quello legato alle produzioni casalinghe che però per i canoni che c’erano non aveva la dignità di essere imbottigliato, commercializzato e portato sulle tavole.
Adesso le cose sono un po’ cambiate, ma non è stato facile partire da un prodotto che era considerato nell’ambiente il vino del nonno, perlopiù venduto a un prezzo più alto.
A dire il vero, chi lo assaggiava mi gratificava sulla sua bontà, ma mi diceva anche che assomigliava al vino che faceva suo zio a casa e allora perché  doveva pagarlo magari più di 10 euro se suo zio invece glielo regalava?
Questi primi pregiudizi ci hanno obbligato a cercare subito dei mercati esterni, e quindi le prime bottiglie uscite dalla nostra cantina sono finite a Londra.
Tornando alla seconda parte della domanda, devo ringraziare un altro vignaiolo, conosciuto casualmente, Bruno De Concilis dal Cilento, che si è innamorato del nostro modo di lavorare e quando è andato a Londra a una fiera si è portato dietro anche i nostri vini per farli conoscere al suo importatore e così promuoverli.
In generale, abbiamo trovato tanti colleghi produttori, anche molto affermati, che non hanno lesinato consigli e ci hanno aiutato nel nostro percorso di crescita: è stato come entrare in una nuova grande famiglia.
Per quanto riguarda modelli di vinificazione che ho preso a riferimento, non ce n’è stato uno in particolare, venendo io da un altro settore, e forse è stata anche la mia fortuna perché ho potuto seguire le mie idee senza troppi condizionamenti.
Certo, non avendo dei punti di riferimento, non sapevo nemmeno se la direzione che stavo perseguendo fosse quella giusta. All’inizio non è stato facile a livello economico perché producendo poche bottiglie e non vendendole a prezzi elevati, era dura far quadrare i conti.
I primi 3-4 anni sono stati duri ma per fortuna abbiamo avuto da subito dei riconoscimenti da giornalisti ed esperti del settore, e con l’aumentare della produzione siamo riusciti a trovare un equilibrio commerciale.

Vigneti azienda 'A Vita

Quali sono le caratteristiche principali del lembo di terra sul quale trovano dimora i vostri vigneti che si estendono tra Cirò Marina e Cirò, affacciati sul mar Ionio e con alle spalle i primi rilievi che salgono verso la Sila?
Dal punto di vista geologico sono terreni con una matrice argillosa-calcarea che permette al Gaglioppo di esprimersi a Cirò al massimo delle sue potenzialità, cosa che non fa in altre zone della Calabria. C’è un clima secco, anche troppo asciutto negli ultimi anni, ogni tanto qualche goccia di pioggia in più non guasterebbe, anche se queste condizioni ci permettono di ottenere uve sanissime senza bisogno di fare trattamenti ad eccezione di poco rame e zolfo.
Questa terra ci dà una grande sapidità che è tipica di tutti i nostri vini. I vigneti verso il mare sono sicuramente più produttivi e risentono meno della carenza di acqua, più adatti ai rosati mentre nella zona collinare si hanno minori rese ma di grande qualità, zona adatta a vini da lungo invecchiamento, con prevalenza di terreni meno fertili con meno sostanza organica.

Sullo sfondo Cirò
Sullo sfondo Cirò

Quale filosofia produttiva avete scelto di perseguire, sia in vigna sia in cantina, per portare poi in bottiglia dei vini di grande qualità che siano anche espressione del territorio?
Dal punto di vista agronomico abbiamo scelto di abbracciare i principi dell’agricoltura biologica, con utilizzo solo di zolfo e rame per i trattamenti, in modo da preservare l’ambiente e la ricca biodiversità naturale.
Anche in cantina lavoriamo in modo molto semplice, con fermentazioni spontanee, utilizzo di lieviti indigeni e con un basso utilizzo di solforosa. Miriamo ad ottenere vini genuini, che esprimano il volto autentico della terra di Cirò.
La nostra ambizione, fin da subito, è stata quella di fare vini longevi; infatti, sono partito subito con una riserva uscita in commercio dopo qualche anno di affinamento.

Vigneti azienda 'A Vita

Per quanto riguarda le tipologie coltivate,  avete deciso di puntare sulle varietà autoctone storicamente presenti nel vostro territorio: Gaglioppo in primis che è il protagonista indiscusso e poi in parte Magliocco, Mantonico e Greco Bianco.
A beneficio di chi come me proviene da altre zone più lontane, quali sono le caratteristiche principali di questi vitigni? Ci fai una breve descrizione di ognuno?

Il Gaglioppo gode dei benefici del clima calabrese, caldo e secco, dove la particolarità del terreno arido e i vigneti non irrigui rappresentano le condizioni necessarie per la produzione di questo vino, caratterizzato da una maturazione precoce e da una elevata resistenza. Il suo colore è scarico, che tende  dopo un paio di giorni di macerazione alle tonalità aranciate, non tanto stabile, con tannini che dopo pochi giorni sono già ben presenti nel mosto. A Cirò da risultati unici. La notevole parte sapida si aggiunge alle durezze e quindi dà origine a vini che necessitano di essere aspettati per godere al massimo di tutte le sue grandi potenzialità.
Il Greco Bianco è una tipolologia che ha poca acidità e poco alcool visto che il grappolo sviluppa pochi zuccheri (si fa fatica ad arrivare ai 12 gradi alcol).
Da sempre è stato usato principalmente per tagliare le durezze dell’uva rossa e non per fare un vino bianco in purezza. La buccia ramata trasferisce un colore carico nel mosto in fermentazione. Io ho anche provato, per qualche anno a vinificarlo in purezza, ma a livello degustativo non mi aveva convinto, anche se al naso era bellissimo: creava delle aspettative così alte che ci si sarebbe aspettato qualcosa di intenso, grasso e invece  si arrivava a metà bocca e il vino si allargava e spariva senza un finale degno. Con l’aggiunta di una parte di Gaglioppo arriva invece una bella sapidità che allunga molto il finale e dà un vino molto più complesso ed equilibrato.
Il Magliocco ha poco alcol. Negli uvaggi serve a dare stabilità al colore con le sue sfumature violacee intense. Il tannino viene estratto in maniera graduale rispetto a quanto avviene con il Gaglioppo che invece tira fuori tanto tannino in 3-4 giorni.
Ha un livello di alcol più basso e dal punto di vista aromatico, col tempo, esprime una speziatura legata al pepe nero.
Il Mantonico è vinificato fuori dal comprensorio di Cirò soprattutto come passito, ed è un’uva che accumula facilmente gli zuccheri ma mantiene livelli di acidità molto alti. Si presta bene agli assemblaggi con il Greco Bianco che ammorbidisce la grande acidità.
La mia idea è di lavorarlo in purezza e di fare un vino bianco da lungo invecchiamento.
Fra pochi mesi usciranno le prime bottiglie annata 2021.

Vigneti azienda 'A Vita

Un buon padre deve amare tutti i suoi figli senza fare distinzioni ed avere delle preferenze. Ma c’è un vino fra quelli che producete che per qualche motivo risulta essere il tuo preferito e ce n’è qualcuno di qualche collega produttore che ti piace in modo particolare?
Il vino che mi dà grande gioia e orgoglio è il rosato che ha un grande carattere e spiccata personalità. Forse può anche non piacere a tutti, ma producendo quantità così piccole non abbiamo la necessita di mettere tutti d’accordo, però è un vino che se lo assaggi e ti piace, non lo abbandoni più. Lo riconosci subito, dal primo momento che lo versi nel bicchiere, per il suo colore, la sua intensità gustativa, e una grande capacità di abbinamento gastronomico. Mi inorgoglisce non solo perché è buono ed apprezzato, ma perché parla del territorio di Cirò. Sono felice di aver contribuito ad aver dato dignità a un prodotto che prima non era valorizzato, questo perché da noi stessi era considerato un qualcosa di scarso valore.
Non c’è in particolare un produttore che vorrei menzionare come meritevole rispetto agli altri. Ogni anno nel nostro gruppo ristretto di vignaioli c’è qualcuno che fa un vino che reputo possa essere migliore del mio, magari perché ha interpretato meglio l’annata o portato uve migliori in cantina, e non mi esimo dal dirglielo. Se proprio però devo menzionare qualcuno, mi viene in mente la riserva 2013 di Cataldo o l’annata 2017 di Arcuri, ma ce ne sarebbero veramente molti altri da menzionare.

Cantina azienda 'A Vita

Siamo in un territorio che ha una grande storia alle spalle e una tradizione vitivinicola che ci rimanda indietro nei secoli ancor prima della colonizzazione greca, basta ricordarci che un tempo con il nome di Enotria era indicata la terra che comprendeva le attuali Calabria, Basilicata e Campania.
Ma se il passato è glorioso e ricco di storia, tramandata fino ai giorni nostri, com’è oggi lo stato di salute quando si parla di viticoltura calabra e quali sono i mercati sui quali trovate maggior riscontro?

Moltissimi lavorano ancora facendosi belli dietro il mito della Magna Grecia, tanta filosofia e tante parole ma poi di concreto veramente poco. Che questa sia una terra che ha storia è innegabile, ma ti dice solo che ha una vocazionalità, poi però devi ragionare su quella che è la situazione attuale. Anche se fin da piccolo ho avuto una famigliarità con le vigne, avendo mio nonno, mio zio, mio padre che hanno fatto sempre il vino in casa,  io non ho mai pensato che il mio modello fosse quello, sono andato a studiare e maturato una mia idea e delle mie consapevolezze.
Oggi tutta la zona del cirotano, ma anche la Calabria in generale, sta vivendo un periodo bello. Quando abbiamo iniziato a fare vino noi, nel 2008, eravamo depressi, non c’era niente, era il momento più basso per il prezzo delle uve, i vini erano estremamente massificati, volti al mercato della grande distribuzione e nelle carte dei vini non esistevano, al massimo li trovavi nelle pizzerie dei calabresi che si erano traferiti al nord.
Il modello dominante era ancora quello di Parker, con vini molto colorati, molto concentrati e che erano il contrario del Gaglioppo, e le aziende cercavano di imitare quel modello e i vini che ne uscivano erano magari tecnicamente fatti bene ma non avevano nessun filo conduttore con il territorio di Cirò.
La nostra generazione di vignaioli ha avuto il merito di prendere consapevolezza della situazione ed uscire da questo momento di buio. Il gruppo di produttori che ha sposato una certa visione è riuscito a trovare una fetta di mercato libera nella quale inserirsi con i propri vini.
C’è una bella energia di comunità che ha contagiato tutta la Calabria e la cosa ci viene riconosciuto da tutti. È bello che chi va in giro per fiere e degustazioni fa assaggiare i propri vini e anche quelli dei colleghi produttori.
È un momento ancora di transizione che bisogna consolidare, ma oggi c’è una visibilità nel mondo del vino che un tempo non esisteva. Finalmente non siamo più quel territorio dalle grandi potenzialità che però lasciava i buoni proposito solo sulla carta. Saremo forse stati aiutati dal fatto che oggi nel mondo c’è la curiosità di conoscere nuovi territori, assaggiare nuovi vini, però alla base dei risultati ottenuti c’è stato un grande lavoro di gruppo.
Come mercati di riferimento, ce ne sono alcuni che sono praticamente impenetrabili per i nostri vini come quelli del centro-nord Europa, tipo Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca, perché hanno uno standard di gusto diverso e non riescono a capire le durezze dei nostri vini. Puoi anche trovare l’importatore a cui piacciono e che li compra, ma poi non riesce a venderli quindi l’anno dopo non ci fa il riordino.
Altri mercati invece, come quello Giapponese, o quelli multiculturali che sono molto segmentati e vari come Londra, New York, Montreal sono estremamente ricettivi.
In Italia vendiamo bene nelle grandi città come Milano e Roma, mentre a livello di altre regioni, c’è così tanta offerta locale che diventa più difficile entrare in questi mercati.

Francesco De Franco

Ci sono nuovi progetti o sogni all’orizzonte per quello che riguarda il vostro progetto aziendale?
(E qui Laura interviene ridendo, dicendo che Francesco ha sempre mille progetti, anche troppi)
Diciamo che il progetto principale e quello di riuscire a unire alla attività di cantina anche delle attività culturali, perché l’aspetto sociale è sempre quello che mi interessa coltivare, unendo al vino le varie forme di arte come ad esempio il teatro, le letture, la fotografia.

Facciamo il gioco del doppio abbinamento che metta d’accordo le vostre rispettive origini.
Laura tu mi abbini un piatto friulano con un vino calabrese mentre Francesco tu fai l’opposto e mi abbini un piatto calabrese con un vino friulano.

Laura abbina la “brovada e il muset” con un buon Gaglioppo, mentre Francesco un piatto di pesce della tradizione calabrese, un merluzzo con olive con un Tocai Friulano.

Vino da uve stramature 'A Vita

Concludiamo con uno spot promozionale alla vostra terra e ai vini: cosa vi sentite di dire per convincere turisti ed appassionati a venire a conoscere queste splendide zone e le rinomate eccellenze dell’enogastronomia calabrese?
Direi che la Calabria merita di essere visita per la sua storia e per il patrimonio culturale ed enogastronomico che è in grado di offrire. Una cosa che però mi permetto di dire, è che in Calabria il territorio è in grado di offrire dei paesaggi naturali sia nella parte centrale, con rilievi, boschi e macchia mediterranea, sia verso il mare, in grado di regalare colori e sfumature  che non si vedono da altre parti. Merita non soffermarsi solo sul mare, pur stupendo, ma è bello addentrarsi anche nelle zone centrali che sono selvagge e molto affascinanti.

Stefano Cergolj

Stefano Cergolj

Perito informatico ai tempi in cui Windows doveva essere ancora inventato e arcigno difensore a uomo, stile Claudio Gentile a Spagna 1982, deve abbandonare i suoi sogni di gloria sportiva a causa di Arrigo Sacchi e l’introduzione del gioco a zona a lui poco affine. Per smaltire la delusione si rifugia in un eremo fra i vigneti del Collio ed è lì che gli appare in visione Dionisio che lo indirizza sulla strada segnata da Bacco. Sommelier e degustatore è affascinato soprattutto dalle belle storie che si nascondono dietro ai tanti bravi produttori della sua regione, il Friuli Venezia Giulia, e nel 2009 entra a far parte della squadra di Lavinium. Ama follemente il mondo del vino che reputa un qualcosa di molto serio da vivere però sempre con un pizzico di leggerezza ed ironia. Il suo sogno nel cassetto è quello di degustare tutti i vini del mondo e, visto che il tempo a disposizione è sempre poco, sta pensando di convertirsi al buddismo e garantirsi così la reincarnazione, nella speranza che la sua anima non si trasferisca nel corpo di un astemio.

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