Una doppia verticale del Chianti Classico Il Margone Riserva e del Gratius
Frank Grace non è tipo che si accontenta. Imprenditore appassionato d’arte (basta fare una visita in azienda per rendersene conto) ha girato il mondo in lungo e in largo per approfondire le sue conoscenze enoiche, approfondendo in particolare le zone del Bordeaux e della Napa Valley, ma il vero colpo di fulmine è avvenuto in Toscana: la vista della splendida Villa di Castagnoli situata nel cuore del Chianti. La meraviglia di quelle colline e di quei vigneti gli fece capire che quella era una zona davvero unica per produrre grandi vini. L’incontro con Gerhard Hirmer, tedesco con la stessa passione per l’arte e il vino, e Franco Bernabei, enologo profondo conoscitore della realtà toscana, fu fondamentale e permise a Frank di realizzare il suo sogno. Nasce così, nel 1999, il Molino di Grace (dall’antico mulino presente in azienda), in località Volano a pochi chilometri da Panzano in Chianti, una realtà che oggi supera i 45 ettari vitati (di cui circa 25 già presenti, 16 di nuovi impianti e 4 in affitto) e che ha già avuto numerosi riconoscimenti per i suoi Chianti Classico, in particolare per la riserva Il Margone e per l’Igt Gratius, ambedue ottenuti da sangiovese in purezza (il primo dall’annata 2004), poiché la terra rocciosa e calcarea, la perfetta esposizione, l’ottima escursione termica e il giusto apporto di pioggia garantiscono a questa difficile ma eccellente uva di esprimersi al meglio. Il Gratius nasce da una vigna di 70 anni, che era già presente ed è stata mantenuta per le sue straordinarie qualità, da essa si ottengono 22 Hl per ettaro, per un totale di circa 15.000 bottiglie. La scelta di farlo uscire come Igt era quasi obbligata, dato che vengono già prodotte due riserve di Chianti Classico e come “vigna” richiede un lungo processo burocratico; ma la ragione che ha maggiormente spinto a questa scelta è dovuta al fatto che per l’estero un’azienda toscana che non produce almeno un super tuscan è scarsamente presa in considerazione. La riserva Il Margone è rappresentata da una selezione di uve provenienti da vigne di 30-35 anni, da cui si ricavano quasi 10.000 bottiglie. La filosofia aziendale è quella di mantenere, o meglio, esaltare le caratteristiche del sangiovese in questo territorio cercando di conservarne l’espressione di tradizionalità; per questo motivo un terzo del vino è portato a maturazione nelle classiche botti di quercia, un terzo matura in acciaio e un terzo in barriques e tonneaux a media tostatura di primo e secondo passaggio. E’ interessante notare che il Gratius riposa per 18 mesi in bottiglia mentre la riserva Il Margone per ben 30-36 mesi; inoltre, per assicurare la giusta caratteristica espressiva di ciascuna annata, viene volutamente evitato quel contributo del 17% di altre annate, ammesso dal disciplinare, che porterebbe inevitabilmente a ridurre le differenze.
La doppia verticale dei due vini di punta del Molino di Grace nasce da un’idea di Stefania Vinciguerra (autrice della rivista enoica Euposia), che in occasione di una delle tante kermesse dedicate al vino mi ha proposto di partecipare ad una serie di incontri presso aziende toscane selezionate mano a mano, per fare delle interessanti verticali dei loro migliori vini. All’incontro, avvenuto a fine maggio, erano presenti il direttore dell’azienda Gerhard Hirmer (nella foto), che ha contribuito fortemente alla realizzazione dell’attuale proprietà, Tiziano Vannoni (manager aziendale), i giornalisti Andrea Cappelli, Riccardo Gabriele, Giuseppe Poli, Magnus Saccone, Luca Bonci e naturalmente Stefania Vinciguerra. Mettendo un attimo da parte gli entusiasmi che sono scaturiti un po’ da tutti i degustatori, me compreso, ho avuto la chiara impressione che questi due vini, il Chianti Classico Il Margone Riserva e ancor più il Gratius, più che rappresentare la tradizionalità del sangiovese, abbiano estratto dal cilindro una personalità in gran parte originale e per certi aspetti di carattere internazionale. In qualche modo rappresentano un buon compromesso fra un linguaggio che appartiene squisitamente al terroir da cui prendono vita e un orientamento, seppur di alto lignaggio, al gusto e alle aspettative di un certo tipo di mercato. Insomma, due prodotti d’eccellenza, frutto di un lavoro accurato e volutamente ricercato, che proprio per questo si distaccano almeno in parte dagli altri vini della zona. La vinificazione svolge un ruolo indubbiamente importante nel determinare le qualità organolettiche dei vini ed è il frutto di una lunga ricerca; attualmente viene effettuata a temperatura controllata attorno ai 30° C, per estrarre più materia scura, sentori di cioccolato, pepe bianco, ma anche una ciliegia nera decisa; le diverse prove hanno dimostrato che il sangiovese, nei primi due giorni di fermentazione non tira fuori quasi nulla, mentre il terzo giorno appare fondamentale, da quel momento si avviano le follature, inizialmente una al giorno, fino a ridursi a una ogni tre giorni. I vini non subiscono filtrazioni, mentre in futuro si tenderà alle fermentazioni spontanee abbassando un po’ la temperatura e in vigna aumenterà la fittezza d’impianto.
Verticale Chianti Classico Il Margone Riserva 1999 – già da questo vino appare evidente un’impronta del tutto particolare, non è il frutto ad essere privilegiato ma una abbondante speziatura che gli dona forte complessità, unita a note di sottobosco, di humus e solo nel finale emergono sfumature fruttate. I quasi 9 anni dalla vendemmia esercitano indubbiamente la loro influenza nella trama espressiva del Margone Riserva. Al palato le sensazioni si invertono, è il frutto a dominare al primo impatto, c’è ancora un’ottima freschezza, la sensazione in bocca è piacevole grazie anche ad un tannino ben levigato; si manifestano poi belle sfumature di timo secco, pepe bianco, in un succedersi di evoluzioni terziarie. Il finale è lungo e coinvolgente. Uno dei miei preferiti. @@@@@
2000 – colore fitto, ancora con belle sfumature rubine; naso ampio con una spinta decisa verso la ciliegia scura, mora, prugna, liquirizia, note mentolate, speziatura più contenuta ma c’è una bella fusione di profumi. All’assaggio denota una struttura convincente, buona vena acida, non manca di slancio espressivo e si fregia di un tannino sempre molto misurato. Rispetto alla ’99 mostra qualche limite nell’eleganza e complessità ma avrà comunque un ottimo e lungo futuro. @@@@
2001 – qui è il rubino a marcare maggiormente la tinta, una buona concentrazione ci ricorda che l’annata è stata indubbiamente pregevole e i tempi evolutivi seguono un processo più lento. Il bouquet è davvero notevole, esprime note fresche e balsamiche, di viola, peonia, erbe mediterranee, piccoli frutti, sfumature di tabacco biondo e goudron. Al gusto ha tannino deciso, altro segnale della forza di quest’annata, acidità vibrante, corpo pieno ma elegante, appaiono note di cacao, liquirizia, ginepro; l’impatto è eccellente e di grande finezza, con note che richiamano il pepe e un finale davvero interminabile. @@@@@
2003 – anche a Panzano il caldo torrido dell’annata si è fatto sentire, ma una saggia copertura fogliare ha evitato che gli acini si cuocessero, consentendo una più equilibrata maturazione e lavorando poi su una cernita attenta dei grappoli migliori. Ne scaturisce un Chianti Classico dal colore rubino di media intensità, con trama olfattiva più matura, il frutto tende alla confettura, di visciole e mirtilli, nonostante l’età più giovane ma la base speziata c’è sempre, con il pepe rosa in evidenza, e al palato la freschezza è sufficiente a dargli un buon equilibrio e una piacevolezza di beva molto importante. Il tannino è logicamente più ruvido, in annate così calde è difficile ottenere una giusta maturazione dei vinaccioli senza rischiare di portare a sovramaturazione il frutto, il finale meno complesso e più corto, tutti segnali che si tratta di un vino non da lungo invecchiamento ma da godere in tempi abbastanza brevi. @@@@
2004 – altra annata decisamente importante, un bel rubino marcato e luminoso testimonia l’ottima salute del vino. I profumi ci riportano a quella florealità di rosa e viola che in questo millesimo trova una delle sue massime espressioni, poi la ciliegia e la visciola si affacciano decise insieme ad altri piccoli frutti di bosco e una speziatura ancora in formazione ma già in parte ben delineata; interessante la sfumatura di cuoio e corteccia di pino. In bocca ha corpo, eleganza, vivacità, tannino importante ma già in buona parte levigato, ricchezza di polpa, un bel tessuto che lascia intuire un futuro di grande complessità e armonia. @@@@
2005 – questa è forse l’annata dove la presenza del legno si sente di più, ma è anche la più giovane, lo si vede chiaramente dal colore rubino intenso con venature purpuree; il bagaglio odoroso è quello di un Chianti giovane, tanto frutto, fiori e una speziatura leggera, con alcuni tratti che marcano sempre questo vino, come la delicata sfumatura di cacao. Al palato conferma la sua giovinezza nelle note dolci del legno, ancora non ben fuse con la trama espressiva, nella viva freschezza e nel tannino ancora non domato. Un rosso chiantigiano che rispecchia molto bene l’annata (ma questo è un pregio di tutti questi vini), con un corpo snello e una bella vena acida, che troverà la sua migliore espressione fra almeno 2-4 anni. @@@@
Verticale Gratius 2001 – trattandosi sempre di un sangiovese in purezza, è venuto naturale il confronto con Il Margone e, nonostante il minor numero di mesi di affinamento in bottiglia (18 contro i 30 e più del Margone) appare evidente la maggiore forza espressiva di questa vigna di oltre 70 anni. Il colore è un granato intenso con ricordi rubini, all’olfatto è uno spettacolo per i sensi, ricco di sfumature, si parte con le violette di campo, poi si passa ad un bel frutto vivo e dinamico, visciola, ciliegia nera, prugna, e ancora cacao, leggerissima vaniglia, sottobosco, cuoio, richiami alla canfora, grande eleganza. Bocca altrettanto fine e complessa, la sua forza sta nella straordinaria misura di ogni sua componente, non c’è potenza che appesantisce (e speriamo che i propositi di maggior fittezza d’impianto futuri non tendano proprio a questo) ma una finezza e complessità, un equilibrio già ora esemplare, un finale lunghissimo e coinvolgente che fanno di questo vino un piccolo gioiello. @@@@@
2003 – ha un colore rubino cupo e concentrato con pennellate violacee. Questo è a mio avviso il vino che dimostra senza possibilità di dubbio il diverso lignaggio rispetto al Margone. L’annata è la stessa ma con risultati assai diversi, le radici molto più profonde e una esposizione probabilmente ancora migliore hanno permesso a questo millesimo di figurare nettamente migliore. La cosa che stupisce è come, nonostante la notevole concentrazione di colore, il Gratius non abbia assolutamente perso la sua eleganza, tenendo lontano da sé qualsiasi scivolo verso appesantimenti e opulenze che non gli appartengono. Ovviamente maturo al naso, con note di piccoli frutti ricchi di polpa matura, sfumature di pepe (quello c’è praticamente sempre), cannella, cardamomo, bastoncino di vaniglia ma tutto con uno slancio di freschezza insperata per un’annata calda come questa. In bocca non si smentisce proponendo una bella acidità, un tannino più fine e ben amalgamato, un frutto a tratti ancora croccante, succoso, una persistenza notevole, tutti elementi che ne fanno un vino ancora capace di evolvere senza rischio di cedimenti. Quattro chiocciole alte. @@@@
2004 – si conferma una grande annata anche per il Gratius, con un colore rubino intenso e profondo ma non estremo, una trama olfattiva straordinariamente intensa e piacevole, con note di prugna, mora, cuoio, caffé, cioccolato, arricchita da una bellissima vena minerale. L’apporto del piccolo legno si fa ancora sentire ma è solo questione di tempo perché la materia è tale da garantire uno sviluppo ottimale e di grande equilibrio. Anche all’assaggio conferma una qualità eccellente, un tannino quasi perfetto, grande freschezza che si mescola ad un frutto rotondo e appena maturo, su un finale lungo ma ancora bisognoso di tempo per esprimere tutta la sua complessità. Molto vicino alle cinque chiocciole. @@@@
2005 – molto bello sin dal colore rubino ciliegia di leggera trasparenza; il carattere che emerge conferma la mia impressione di uno stile internazionale ma senza approssimazioni o smancerie di sorta, qui c’è una grande eleganza e una sapiente misura espressiva in ogni sua componente. Il bouquet è davvero interessante, con note di viola, lampone, ciliegia rossa, cipria, accenni di chiodo di garofano, liquirizia. In bocca ha ovviamente un tannino più aggressivo ma è del tutto normale per un sangiovese di razza, ottima la corrispondenza aromatica al gusto, le note ammandorlate e vanigliate si fanno sentire in maggior misura rispetto agli altri campioni ma è del tutto comprensibile. Il finale è sempre intenso e lungo, per ora meno complesso di annate come la 2001. @@@@
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