Il vino sull’altra sponda dell’Adriatico, in Montenegro: la Tenuta 13 luglio – Plantaže
Ricordo ancora bene come i miei nonni e la mia bisnonna avevano scoperto il Montenegro grazie a Jelena Petrović-Njegoš, una principessa alta e graziosa che, dopo le sue ”nozze coi fichi secchi” con il re ”sciaboletta”, era diventata regina d’Italia per riportare ai Savoia almeno un po’ di quell’altezza che cominciava a mancare per davvero nel fisico, oltre che nell’etica, nella politica e nel sociale. La regina Elena, però, era anche buona e si era sempre rifiutata di chiamare “duce” Mussolini, anche se non aveva mai voluto interferire con le scelte fasciste, razziste e guerrafondaie del consorte, il re più piccolo, in tutti i sensi, della storia del nostro Paese, in virtù della rigida educazione che aveva ricevuto in gioventù fra le montagne del popolo indomito ma pacifico del suo Paese (Amedeo d’Aosta appioppava il soprannome ”curtatone e montanara” alla coppia reale…). Un popolo montanaro, appunto, che ho potuto conoscere soltanto attraverso il suo vino. Ancora oggi il Montenegro ha un’economia povera che non gli permette un rapido e auspicato sviluppo, anche se non è stato bombardato durante la guerra che ha liquidato il regime del presidente serbo e jugoslavo Slobodan Milošević ed è riuscito a evitare la guerra civile, ma per quanto riguarda la coltivazione della vite e la produzione di vino meriterebbe maggiori attenzioni e investimenti stranieri. Alcune varietà autoctone, con dei profumi e dei gusti assai diversi da quelli che attualmente dominano, globalizzandolo, il mercato internazionale, sono davvero interessanti, ma la superficie vitata del Montenegro, che è grande come il Piemonte, è dieci volte meno di quella del Piemonte.
Sembra che nei territori dell’attuale Montenegro, specialmente sulla costa, nel lontano passato la vite fosse presente nel sottobosco e la sua coltivazione fosse conosciuta già qualche secolo prima della nostra era. Tuttavia la diffusione dell’allevamento della vite e la trasmissione dei fondamenti che lo riguardano sono attribuite ai Greci, che già mille anni prima della nostra avevano raggiunto le isole e le coste dell’Adriatico e vi si erano stabiliti. Le informazioni scritte sulla coltivazione della vite e sulla produzione di vino risalgono ai tempi degli antichi Romani e vi si scrive di varietà particolari e delle basi per la loro coltivazione e la loro cura. Già allora il fenomeno dell’allevamento negli attuali territori del Montenegro si diffondeva sempre più profondamente verso l’interno. Ancora oggi in questo campo si usano molti concetti e definizioni che gli antichi Romani applicavano molto tempo fa.
Dopo l’arrivo degli Slavi in queste terre la coltivazione della vite si è conservata e allargata. Dai documenti ritrovati nella città di Kotor (nella parte settentrionale della costa montenegrina), specialmente dagli atti di matrimonio, dai contratti di compravendita e affitto, dai testamenti e dalle descrizioni delle cause giudiziarie risulta che agli inizi del XIV secolo le piantagioni dei vigneti erano ben sviluppate e avevano una grande importanza nella vita degli abitanti. Un esempio concreto di transazione è lo scritto del 1436 riguardante la vendita per 200 ducati d’oro di una vigna di 550 piante nella campagna di Mriep-Stoliv. Nei monasteri e negli archivi statali si sono conservati molti documenti riguardanti le coltivazioni anche in altre regioni del Montenegro. Nei secoli dal XV al XVIII numerose guerre contro i Turchi per l’indipendenza hanno limitato lo sviluppo della coltivazione della vite. Molte vigne, col cessare delle cure di cui avevano bisogno, erano cadute in stato di abbandono e la produzione di vino si era ridotta in modo significativo.
Soltanto ai tempi di re Nicola (seconda metà del XIX secolo) ci si dedicò in modo pianificato e organizzato alla costruzione delle piantagioni d’uva in Montenegro. Nella scuola statale di agricoltura di Danilovgrad, nata nel 1875, si coltivavano delle pregiate barbatelle, delle quali c’era un grande fabbisogno. Un’accelerazione dello sviluppo delle coltivazioni della vite avvenne nel 1890, quando, in virtù della risoluzione di re Nicola, ogni soldato montenegrino proveniente da una delle località nelle quali esistevano le condizioni per la coltivazione della vite aveva l’obbligo di metterne a dimora 200 piante. Nel successivo punto della risoluzione il re comunicava che la famiglia che avesse piantato 2.000 barbatelle sarebbe stata esentata per 10 anni dalle tasse che riguardavano la vigna. Probabilmente questo fu uno dei numerosi primi casi di esenzione dalle tasse, ma sottolinea l’importanza che aveva per il Montenegro lo sviluppo di questo settore. Ben presto i produttori iniziarono a rivolgere maggiori attenzioni alla qualità dei prodotti e in diverse regioni del Paese si effettuavano delle valutazioni dei vini.
All’inizio del XX secolo i maggiori riconoscimenti erano stati ottenuti dal cosiddetto crmničko vino (denominazione che indica la località di provenienza), che nell’esposizione balcanica di Londra del 1905 aveva ottenuto una medaglia d’oro. Era prodotto con uve della varietà vranac. A quei tempi erano state perfezionate anche le caratteristiche dei ceppi autoctoni montenegrini come vranac, kratošija, krstač e altri. Dovevano passare però ancora molti anni, nei quali il montuoso Montenegro aveva aumentato significativamente la superficie di coltivazione della vite e la stessa produzione di vino. L’anno della svolta si è dimostrato il 1982, dopo il quale, a seguito della realizzazione di uno speciale programma governativo, la superficie delle coltivazioni crebbe di 1.500 ettari fino a raggiungere, sembra, 9.000 ettari, cioè almeno il doppio di quella odierna. Nell’insieme, l’allevamento della vite in Montenegro occupa oggi poco oltre 4.060 ettari. Il graduale ampliamento della superficie delle coltivazioni della vite a opera dello Stato cambiò la struttura della proprietà. Fino a oggi, più del 55% di queste terre appartiene al settore statale, ma ne è prevista la privatizzazione. Le vigne private sono fortemente parcellizzate e se non si giungerà a un loro collegamento diventerà difficile poter contare su una maggiore presenza sul mercato dei prodotti da esse ottenuti.
Nel settore statale sono coltivate principalmente varietà come vranac (vitigno dominante), kratošija, merlot, cabernet sauvignon, krstač, chardonnay, smederevka. Nelle vigne private ci sono principalmente vranac, kratošija, kadrun e plavka. Nell’allevamento di uve destinate alla produzione di vino, specialmente del tipo vranac, si differenziano due regioni: Podgoriška, che comprende le coltivazioni che si trovano nei pressi del lago di Scutari (Skadarsko jezero), e Primorje, sulla costa.
Grazie alle calde correnti e ai venti che arrivano dal vicino Adriatico e all’influsso di quel grande lago, in entrambe le regioni si notano delle caratteristiche climatiche simili. La temperatura media del mese di luglio nella regione sul mare è più bassa di circa 1,3°C di quella sotto le montagne, mentre in gennaio è più alta di 3,0°C. La temperatura media in luglio per un periodo di 50 anni nella regione sul mare è stata di circa 26,0°C. In questo mese estivo il sole riscalda mediamente per 333 ore, cioè 10,7 ore al giorno, che nella media annuale diventano 6,7 ore al giorno. Altre medie annuali dei 50 anni trascorsi sono: umidità dell’aria 64,7%, piogge 1.664 mm e grandine 30 mm durante il periodo vegetativo.
I dati citati riguardano la regione Podgoriška, dove ha i suoi vigneti la più grande azienda del Paese: Plantaže, nel cui nome per intero si commemora il 13 luglio 1878, il giorno in cui il Congresso di Berlino aveva riconosciuto il Montenegro come il ventisettesimo Stato indipendente del mondo. La cantina 13. Jul – Plantaže di Podgorica possiede circa 2.300 ettari, pari a più della metà dell’intera superficie vitata di tutto il Montenegro ed è contemporaneamente il maggiore produttore e il maggiore esportatore di quel vino. In circa il 10% di quest’area sono coltivate le uve da tavola, mentre il 90% è destinato alla produzione di uve da vino, di cui poco più dell’82% rosse e poco più del 17% bianche. Tra i vitigni destinati alla produzione di vino rosso domina il vranac (circa l’82%), oltre al quale ci sono cabernet sauvignon, grenache, merlot e kratošija. Per la produzione di vini bianchi si coltivano chardonnay, krstač e sauvignon blanc.
Dal 1996 la ditta 13. Jul – Plantaže è stata la prima in assoluto del Montenegro a funzionare applicando le norme internazionali della serie ISO 9000. Nel 2003 sono finite le preparazioni all’introduzione dei sistemi di conduzione della qualità secondo ISO 9000-2000, e per la difesa dell’ambiente, analisi dei rischi e direzione dei processi nei punti critici di controllo secondo ISO 14000. Questa ditta è l’unico significativo esportatore montenegrino di vino e i suoi prodotti, specialmente il vino rosso secco Vranac, sono premiati molto spesso durante le fiere e le esposizioni dei vini organizzate nei Paesi balcanici, ma anche nelle manifestazioni internazionali, come, per esempio, Monde Selection di Bruxelles e poi Parigi, Milano, Barcellona, Londra. Il vino Vranac si differenzia per uno specifico e piacevole aroma, per un gusto rinfrescante, armonico e per un colore rubino pieno.
La tenuta 13. Jul – Plantaže si trova presso il lago di Scutari, a circa 30 km a nord del mare Adriatico ed è un’enorme distesa di infiniti filari di viti che compongono il singolo vigneto a corpo unico più grande d’Europa e, probabilmente, del mondo: Ćemovsko polje. Sui suoi 2.300 ettari si coltivano circa 11,5 milioni di viti che producono ogni anno circa 22 milioni di chili d’uva per circa 16 milioni di bottiglie di vino. I vigneti sono circondati da un lato dal letto del Cijevna, un fiume sotterraneo che, cercando una via per confluire in un altro fiume (Morača) verso il mare, ha sfondato le rocce e ha creato un piccolo canyon pittoresco. Così, nel letto del fiume Cijevna si possono vedere strati di diversi tipi di pietra. Ci sono anche dei vigneti situati sugli stessi strati.
Poiché questa regione vinicola si trova nella parte più meridionale della costa adriatica montenegrina, la vicinanza al mare determina in gran parte il microclima di Ćemovsko polje. L’influenza del clima mediterraneo si diffuse nell’ampia valle del fiume Bojana fino alla stessa Podgorica. I vigneti sono situati su un altopiano di 45-70 m di altezza, sono circondati da colline calcaree, che definiscono l’insieme come una valle carsica con estati eccezionalmente calde e secche e inverni leggermente più freschi rispetto alla zona costiera. Poche precipitazioni annuali e tanto sole completano il quadro di questa regione, che si può solo immaginare nei colori e nei suoni della calda estate. Ma il sole cocente, che in estate splende fino a 12 ore al giorno, è solo una delle sfide affrontate dalle viti di Ćemovsko polje. La seconda sfida è il terreno, che è pesante e scheletrico, composto da calcare gessoso, sabbia e ghiaia, punteggiato da molti ciottoli levigati.
La ditta 13. Jul – Plantaže è stata fondata nel 1963, ha vinto quasi 1.000 premi e riconoscimenti in fiere e concorsi internazionali di almeno 40 paesi dove esporta i prodotti delle sue 3 cantine. Ljeśkopolje è la più antica. È stata ristrutturata e trasformata in un magazzino per vini speciali e in edizione limitata, oltre che per vinificazioni sperimentali. Ogni anno in questa cantina vengono effettuate circa 100 microvinificazioni. Un’altra è Ćemovsko polje, dove avviene la maggior parte della produzione di vino, perché dispone di attrezzature completamente nuove e proprio qui vengono applicate le ultime tendenze globali nella produzione e nella tecnologia. E infine Šipčanik, una maestosa cantina derivata da un aeroporto militare dismesso che è stato trasformato in un’imponente area di stoccaggio del vino, situata nel cuore di un vigneto. La cantina è interrata a una profondità media di oltre 30 metri, ha la forma di un tunnel elicoidale lungo 356 metri, largo 13,5 metri e alto 7 metri e copre un’area di oltre 7.000 metri quadrati. La temperatura è pressoché costante e varia da 17 a 19 °C, mentre l’umidità è dell’80%. Šipčanik è un vero tesoro per l’azienda 13. Jul – Plantaže e ci vengono lasciati maturare almeno 2 milioni di litri di vino in qualsiasi momento.
Il re dei vitigni a Ćemovsko polje è ovviamente il vranac. Questa varietà rossa copre i 2/3 delle piantagioni. È anche l’orgoglio nazionale del Montenegro. Il vranac è un’antica varietà montenegrina e la sua vera origine è nascosta nel profondo della storia, perciò 13. Jul – Plantaže presta particolare attenzione, non solo nel campo della produzione del vino, ma anche nella ricerca scientifica, partecipando ai più importanti progetti delle maggiori organizzazioni mondiali che si occupano di vitigni. Non c’è da stupirsi che il vino Vranac sia diventato un marchio nazionale e il prodotto più riconoscibile e migliore dell’azienda. Attualmente, dopo le ultime scoperte scientifiche, è certo che il vranac provenga dalla zona di Crmnica, e i suoi ”genitori” sono la più antica varietà montenegrina kratošija e la rara varietà duljenga, coltivata in piantagioni da collezione. Il vranac è una varietà dal potenziale enologico molto ricco. Ecco perché nelle cantine della tenuta 13. Jul – Plantaže è stato possibile creare i suoi vari profili e stili che non lasceranno nessuno indifferente. Tra le altre varietà rosse famose in tutto il mondo, le cultivar principali sono: cabernet sauvignon, merlot, marselan e petit verdot.
Quando si tratta di uve bianche, la varietà autoctona, krstać, è in testa. Il grappolo è di media grandezza, compatto, la sua forma ricorda la croce da cui prende il nome questa varietà. È stato coltivato nel microclima di Nikolj Crkva e Ćemovsko polje e tutti i tentativi di trasferirlo in altre regioni del mondo sono falliti. Quello della tenuta 13. Jul – Plantaže è l’unico vigneto al mondo che produce vino di questa varietà autoctona. Le varietà bianche coltivate qui includono anche chardonnay, sauvignon blanc e pinot bianco, anche se nei vigneti vengono effettuati un gran numero di piantagioni di prova con almeno altri 20 vitigni. Particolare attenzione è rivolta anche al ringiovanimento della dimenticata varietà autoctona montenegrina di uva bianca chiamata Žižak.
Mario Crosta