Non è la prima volta che l’amico Franco Ziliani mi coinvolge in proposte enoiche allettanti, ma in questo caso debbo dire che si trattava di un evento particolare. Ho accettato con grande piacere l’invito di Laura Brunelli ad una retrospettiva di Brunello di Montalcino Le Chiuse di Sotto, anche perché era un’occasione per ricordare il marito Gianni, appassionato conduttore dell’osteria Le Logge a Siena, a due passi da Piazza del Campo, ed eccellente produttore di vino, scomparso prematuramente a 61 anni il 15 novembre 2008. Così la sera del 19 febbraio, con altri invitati, ci siamo dati appuntamento a Le Chiuse di Sotto, in località Podernovone, nella bella sala di degustazione dove Laura ci ha accolto mentre Francesco Bonfio, presidente di Vinarius, Associazione Enoteche Italiane, apriva e verificava le condizioni dei vini che a breve avremmo avuto il piacere di degustare. Oltre a me, Franco Ziliani e Francesco Bonfio, erano presenti una decina di persone, fra cui l’enologo Paolo Vagaggini, l’agronomo Lauretta Bernini, i giornalisti Nicolas Belfrage, Kerin O’Keefe, Carla Capalbo, Wojciech Bońkowski, Giampaolo Gravina, Massimo Lanza e il valdostano, grande esperto di vino e cucina, Gianni Bortolotti. L‘atmosfera che si respirava era del tutto particolare, Laura era visibilmente agitata perché aprire vecchie annate è sempre motivo di preoccupazione, soprattutto davanti alla stampa, ma in realtà c’era un desiderio collettivo di passare una serata in serena cordialità, i vini erano quasi un pretesto per trovarsi insieme a Laura e ricordare Gianni, la cui presenza in sala era decisamente percepibile. L’emozione non ha tardato ad arrivare, sia perché nell’aria il profumo dei Brunello di Montalcino ci spingeva ad aprirci, ad abbandonarci alle sensazioni, ci inebriava infondendo una piacevole allegria, sia per i bellissimi, profondamente sentiti interventi di Kerin e Franco, i quali oltre a ringraziare Laura della bellissima serata hanno voluto ricordare Gianni e dedicargli un brindisi condiviso da tutti i presenti. I piatti preparati da Nico Atrigna, chef dell’osteria Le Logge, supportato dal bravo aiuto cuoco Cyril, hanno contribuito a rendere la serata ancora più gradevole e hanno fatto da perfetto supporto a un ottimo Rosso di Montalcino 2007 e al Brunello 2003. Valentina, giovane e graziosa impiegata in azienda, ha dato una mano nel servire le portate. Ma il re della serata è stato indiscutibilmente il Brunello di Montalcino, proposto nelle annate 2001 Riserva, 2000, 1999, 1997 Riserva, 1996, 1995 e 1993. Tutto è andato per il meglio, suono state rimpiazzate solo un paio di bottiglie, il 1995 e la riserva 1997 perché i vini non convincevano, non il classico sentore di tappo che rende tutto più facile e riconoscibile, ma quella sensazione più subdola di profumi spenti o alterati, di gusto appiattito e privo di piacevolezza, più evoluto del previsto, che rischiava di indurre in interpretazioni poco generose e, soprattutto, ingiuste per due vini che si sono poi rivelati perfettamente all’altezza.
I vini degustati Brunello di Montalcino 1993 Quando ti trovi di fronte ad una serie di annate diverse di una stessa tipologia, ti rendi conto che qualsiasi impressione, presa non tenendo conto delle altre, difetta di qualcosa. Il fatto che, trattandosi di un’annata che sulla carta non era eccelsa ma tutt’al più media, appaia del tutto normale il colore granato con riflessi aranciati ai bordi, potrebbe trarre in inganno facendo supporre un vino che “ha già dato” e ora è in esorabile declino. Niente di più sbagliato. E’ vero, il bouquet è orientato ampiamente sui toni terziari, ma dopo 17 anni è più che normale, si tratta di sensazioni che hanno un loro fascino, dai funghi secchi al tartufo, dal tabacco alle spezie fini, senza che per questo riveli stanchezza, anzi, l’assaggio assume un tono chiarificatore, il tannino è teso, ancora non del tutto domato, la freschezza afferma la sua presenza sostenendo il corpo, non opulento ma piuttosto onesto, viscerale e territoriale, senza concessioni banali, soprattutto non statico ma ancora in movimento.
Brunello di Montalcino 1995 Anche qui abbiamo un colore piuttosto simile, forse solo più acceso, la prima versione appare più evoluta della ’93, cosa che lascia leggermente perplessi, c’è la prugna secca e la liquirizia, catrame, cenere, sensazioni piuttosto cupe e da vino al bivio. Una seconda bottiglia ce lo mostra del tutto diverso, molto più giovane e aitante, ancora intriso di un frutto maturo e ben sorretto dall’acidità, selvatico e vivo, il tannino è di bella finezza e non nasconde una grinta che lascia supporre un’evoluzione ancora lunga.
Brunello di Montalcino 1996 Una delle sorprese della serata, anche se debbo dire che questa annata è stata giudicata troppo frettolosamente minore in molte zone d’Italia. Il tempo ha dimostrato che è senz’altro variabile, difficile, altalenante, non facile da inquadrare e, in certi casi, può dare vita ad esperienze entusiasmanti. Questo è uno di quei casi, colore granato vivo, bello da vedere, molto “sangiovese”, naso inizialmente reticente, poi propone fiori secchi, mallo ni noce, funghi ma anche ciliegia sotto spirito e ribes, macchia mediterranea. Al palato è carnoso e suggestivo, terragno, fresco, con un tannino elegante e ben calibrato, i tratti espressivi sono in continua trasformazione, cosa che lo rende particolarmente intrigante.
Brunello di Montalcino 1999 Con questo millesimo, riconosciuto come uno dei più grandi del precedente decennio, il colore non nasconde ancora qualche riflesso rubino, ha un bouquet dall’attacco più dolce, meno austero, una bella ciliegia matura si fonde a liquirizia e ricordi di viola, poi terra, spezie fini; bocca fresca, grande ricchezza di frutto, tannino deciso ma già ben inserito nella trama sontuosa e di bella persistenza. Vino che non nasconde la sua inclinazione per una lunga, lunghissima evoluzione.
Brunello di Montalcino 2000 Colore poco meno intenso del ’99, sempre orientato su una miscela di granato e rubino, denota un naso di bella freschezza, frutto gradevole, ciliegia con ricordi di lampone, maturo ma per nulla dolciastro, non mancano riverberi di tabacco, spezie fini, cenni minerali e appena balsamici. Bocca sapida, fine, già morbida e definita, forse non ampissima ma assai godibile in questo momento.
Brunello di Montalcino Riserva 1997 L’altro vino che ha avuto bisogno di una seconda prova, la prima dava l’impressione di una rusticità, di toni già molto spinti di prugna quasi secca, cuoio, palato ricco, denso, balsamico, ma non del tutto vitale come ci si aspetterebbe dall’annata. La seconda bottiglia, infatti, ha messo in chiaro che si tratta di un gran vino, carico di energia, un ’97 quasi atipico tanto è fresco e fruttato, privo di quelle note da annata calda che hanno caratterizzato moltissimi vini, sontuoso e affascinante, trova una dimensione che non può non entusiasmare; persistenza memorabile e di grande eleganza.
Brunello di Montalcino Riserva 2001 Il più giovane della partita, ma già ben delineato, grande millesimo, rubino con primi accenni granati all’unghia, naso cremoso e ricco di frutto, ma anche fiori, cannella, ciliegia appena matura. Al palato è tutto in divenire, intenso e quasi grasso, ampio, dai tannini dolci e promettenti, pulitissimo e balsamico, minerale, lascia intuire una grande evoluzione, ma è già un bel godere, non stanca minimamente.
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