Udite udite, EuVite vi parla della Calabria!
La Calabria, affascinante e misteriosa, terra dalle inestimabili risorse naturali, culturali e turistiche troppo spesso mal gestite o peggio mai comunicate, bistrattata da decenni di mal gestione, vuole finalmente reagire a questo pessimo stato delle cose. Protagonisti indiscussi delle due giornate di visite, degustazioni e approfondimenti i vini, il territorio con il suo netto e talvolta brusco contrasto tra le colline e il mare, le eccellenze gastronomiche calabresi (come il Fico Cosentino, la Liquirizia di Calabria, gli oli e i formaggi) e la cucina di chef di grande talento come Ercole Villirillo, Salvatore Murano, Ettore Mazzuca e il mitico Salvatore Nigro, in arte Sasà, cuoco-gestore dell’omonima trattoria di Cirò Marina. Costituitasi nel 2008, EuVite è probabilmente il primo modello nato nel sud Italia di associazione fra produttori, uniti per promuovere i frutti più pregiati della vitivinicoltura calabrese condividendo competenze e conoscenze, di marketing e della comunicazione. Tutto è nato da uno studio avviato vent’anni fa da Nicodemo Librandi, attuale presidente dell’associazione, con il supporto della Regione Calabria al fine di recuperare i vitigni autoctoni e riqualificare la viticoltura calabrese, sempre di più propensa ad abbandonare i ceppi storici a favore di quelli internazionali. L’attenzione si rivolse in particolare sui vitigni a bacca rossa di magliocco (il più diffuso in regione) e gaglioppo e sui bianchi mantonico e pecorello. Nel 1999, dall’area del Cirò, la ricerca si è estesa all’intero territorio regionale, “setacciando” la maggior parte delle vigne calabresi. Il risultato finale fu sorprendente: si riuscì a individuare addirittura 289 varietà diverse, molte delle quali risalenti addirittura all’epoca greca e romana, che furono messe a dimora da Librandi in uno speciale “campo a spirale” nella tenuta Rosaneto di Rocca di Neto. D’altronde la ricchezza e la qualità delle uve di questa regione venivano osannate già nel 1691 da Giovanni Fiore, frate dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, considerato il massimo storico della Calabria seicentesca, nella sua opera ►Della Calabria illustrata: “Abbonda la Calabria di nobilissimi vigneti nei quali è da vedersi qualunque dell’uve…negre, rossaccie, bianche, indorate, lunghe, tonde, adovate,…tutte così belle da vedere e così delicate dall’assaggiare che sembrano uscire dal terrestre Paradiso“. Nel 2005 iniziò la collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Virologia Vegetale di Grugliasco, poco distante da Torino, con la dottoressa Anna Schneider e il dotto Franco Mannini che seguirono con entusiasmo l’evolversi del progetto, riuscendo ad individuare e descrivere ben 120 diversi genotipi, una trentina dei quali sono stati quindi identificati con certezza grazie all’analisi del DNA. Il passo successivo fu di vinificare presso il Centro servizi e ricerca per la viticoltura e l’enologia Enosis Meraviglia di Fubine (Alessandria) alcune partite di uve frutto di una prima selezione di cloni, rigorosamente coltivati in Calabria poiché alcuni esperimenti di impianto di viti in Piemonte hanno dato risultati negativi, in particolare nella ricchezza aromatica e qualitativa delle uve. Migliori ma soprattutto più complete ed equilibrate le caratteristiche rilevate sul magliocco dolce (chiamato anche magliocco tondo, arvino o lacrima), che meglio si adatta ai siccitosi e salini terreni calabresi, così a eventuali fenomeni di marciume e muffa grazie al suo grappolo medio piccolo e la buccia spessa, permettendo vendemmie tardive per completare il ciclo di maturazione, senza eccedere con l’accumulo di zuccheri e mantenendo un buon potenziale aromatico (grazie a una presenza significativa di terpeni) e un tannino medio morbido a patto che non si ecceda con stress idrici (e qui torna prepotente il bisogno/utilità della cosiddetta irrigazione di soccorso). Altro vitigno autoctono storico (anche in questo caso i primi scritti risalgono al 1600, il mantonico bianco è considerato un “vitigno chiave” dal punto vista genetico, parente del greco bianco ma da non confondersi con il montonico presente in Umbria e Puglia, ed è dotato di grandi potenzialità complessive poiché ha un’ottima resistenza al freddo invernale e alla siccità estiva, si adatta bene ai terreni argillosi salini e ha una buona tolleranza alla peronospora e all’oidio. Anche in questo caso occorre però grande cura e delicatezza in fase di vinificazione per gestire al meglio la ricchezza di tannino presente nelle uve. Molto importante anche il lavoro di zonazione viticola della denominazione Cirò, che ha portato all’individuazione di ben 8 zone ideali nei circa 20.000 ettari di vigneti, dalle sottozone Le Terre Rosse con suoli molto acidi e con radici sui 60 centimetri ai suoli alluvionali, fertili fino a 2 metri di profondità, oppure il Feudo, un terrazzo di 500 ettari di argille marnose, simile ai Rilievi Collinari. Dopo fiumi di parole e immagini, il momento tanto atteso dai produttori di EuVite è stato senz’altro la degustazione alla cieca di Borgo Saverona dei vini di punta delle cinque cantine dell’associazione a confronto con alcune tra le etichette più blasonate francesi di Borgogna, Côtes de Provence e Châteauneuf-du-Pape, e italiane, Barolo e Amarone della Valpolicella in primis. Chiaro e coinciso il messaggio di Nicodemo Librandi al termine del nostro tour, compresa l’aspra critica alle modalità di utilizzo dei finanziamenti pubblici (vengono erogati fino al 70% a fondo perduto), “Soldi che vengono spesi e non investiti. Nell’ultimo decennio sono nate troppe aziende in Calabria ma poche di esse funzionano. La Calabria sta scontando il prezzo di un ritardo gravissimo. EuVite rappresenta un’opportunità tutta da sfruttare per fare rete in un mondo penalizzato dall’individualismo“. |