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La Vernaccia di S.Gimignano si confronta con il Pouilly-Fuissé

Vignoble du MâconnaisOgni volta che mi reco a San Gimignano non posso fare a meno di rimanere affascinato da questo comune situato su un colle che domina l’alta Val d’Elsa, in provincia di Siena. Le sue torri svettanti (nel 1300 erano ben 72, ora solo 14) non passano certo inosservate, soprattutto la Rognosa (Torre del Podestà) e la Torre Grossa, le due più elevate. Andarci d’inverno, nel mese di febbraio, fa ancora più effetto poiché la sera non c’è quasi nessuno che passeggia per il centro storico, se non in occasione del Carnevale, in cui improvvisamente si anima e si colora di coriandoli e stelle filanti.
Ma il piacere è assicurato anche dall’atmosfera distesa e quasi informale che si respira durante l’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano, decisamente diversa da quella delle altre manifestazioni che si svolgono durante la stessa settimana a Firenze, Montepulciano e Montalcino. Forse dipende dal fatto che qui c’è l’unico vino bianco a denominazione di origine controllata e garantita della Toscana, forse dalla consapevolezza che la Vernaccia è un patrimonio unico che si trova esclusivamente sulle colline che circondano San Gimignano e che, pur dovendo faticare per farsi conoscere al di fuori della regione, certamente nota più come terra di grandi vini rossi, si sta andando nella direzione giusta, verso una serie di prodotti sempre più convincenti, molti dei quali in grado di evolvere bene nel tempo, quindi non più solo di pronta beva ma anche destinati all’invecchiamento.
Non c’è, quindi, da stupirsi se si sente il bisogno di un confronto con i cugini d’oltralpe, non tanto per dimostrare se e quanto valgono i nostri vini, piuttosto per uno scambio reciproco, per un approfondimento fra produttori di altre realtà sui diversi metodi e filosofie, sulle possibili affinità e sulle giuste differenze.
In questa quinta edizione di “Il vino bianco e i suoi territori”, mi è sembrato che Giampaolo Gravina, giornalista incaricato di selezionare la zona e i vini francesi con cui mettere a confronto la Vernaccia, abbia perfettamente centrato l’obiettivo di un incontro proficuo e paritario, soprattutto sul piano del radicamento territoriale. La scelta è andata sui vini dell’area più meridionale della Borgogna, dove nasce il Pouilly-Fuissé, appellation istituita nel 1929 che occupa un’area vitata di 760 ettari che coinvolge le dolci colline a ovest di Mâcon, situata pochi chilometri più a nord del Beaujolais e ripartita sui comuni Fuissé, Solutré-Pouilly, Vergisson e Chaintré. Come nella Côte d’Or, anche qui il vitigno principe è lo chardonnay, dal quale si ottengono circa 5 milioni di bottiglie annue. I terreni sono di origine sedimentaria e risalgono all’era Mesozoica, in una fascia che va dai 250 milioni di anni fa del Triassico ai 150 milioni del Giurassico; la loro composizione è prevalentemente argilloso-calcarea e i vigneti sono ad alta densità con basse rese (il disciplinare consente al massimo 60 hl per ettaro). I vini sono in grado di invecchiare molto bene e caratterizzati da una spiccata freschezza di impronta agrumata e da una forte componente sapida e minerale, tutti elementi che possiamo ritrovare in molte Vernacce di San Gimignano.
Il territorio della nostra denominazione ricade nella parte nord-ovest della provincia di Siena e coinvolge la zona collinare del comune di San Gimignano: circa 1930 ettari vitati dei quali 815 destinati alla produzione della Vernaccia, più un centinaio del San Gimignano Rosso e San Gimignano Vinsanto, situati sui pendii collinari ad un’altitudine che varia da un minimo di 250 a un massimo di 400 metri.
San Gimignano - Palazzo ComunaleLa natura del suolo è di origine pliocenica, risalente a un periodo che va da 6,8 a 1,8 milioni di anni fa. Il clima è di tipo mediterraneo con estati siccitose, inverni che non arrivano mai a temperature eccessivamente basse e una piovosità che, salvo i sempre più frequenti capricci del tempo, è concentrata ad aprile-maggio e novembre. La buona ventilazione garantisce una scarsa presenza di nebbia. Le viti crescono in prevalenza su terreni tufacei-argillosi, ricchi di sabbia e quasi privi di scheletro, elementi che favoriscono un ottimo drenaggio, facilitano una migliore penetrazione delle radici in profondità e donano ai vini una decisa sapidità. Va sottolineato il fatto che i vigneti godono di esposizioni, composizioni dei suoli, altitudini e disponibilità idriche differenti, ciascuno di questi fattori ha un’incidenza rilevante sul carattere dei vini che vengono prodotti, rendendoli riconoscibili sulla base di bouquet più o meno fruttati o minerali e di aspetti gustativi dove la sapidità e le note ammandorlate sono presenti in modo più o meno marcato. Tutti fattori che possono costituire la base per un futuro progetto di zonazione. Unico aspetto che mi lascia perplesso è la “finestra” lasciata aperta dal disciplinare, che consente un contributo fino al 10% di altri vitigni a bacca bianca che possono affiancare la vernaccia, nella maggior parte dei casi chardonnay e sauvignon, che hanno caratteristiche che non passano inosservate, anche aggiunti in misura limitata.
Qualche dato interessante: 201 produttori di Vernaccia di cui 85 fanno parte del Consorzio di Tutela, ma anche tutti i conferitori di uve alle due cantine sociali associate, 815 ettari vitati, con un potenziale produttivo di circa 67.000 quintali d’uva e 48.000 ettolitri di vino. Nel 2006 sono state prodotte 5,4 milioni di bottiglie, di cui il 72% proveniente dagli associati al Consorzio. Per quanto riguarda il mercato l’Italia è indubbiamente al primo posto con il 58,68% di bottiglie vendute di cui quasi il 30% coinvolge però il territorio di San Gimignano. Il restante 41,32% va all’estero, dove occupa il ruolo principale la Germania (42,44%), seguita dagli USA (33,45%). Al terzo posto c’è il Giappone (8,07%), poi l’Inghilterra (4,53%), il Belgio (2,88%), l’Olanda (2,63%) e la Svizzera (2,12%).

San Gimignano - Sala Dante del Palazzo ComunaleLunedì 15 febbraio 2010, nella splendida Sala Dante del Palazzo Comunale di San Gimignano, Giampaolo Gravina, vicecuratore della guida I vini d’Italia dell’Espresso, ha dunque condotto l’incontro-degustazione tra la Vernaccia di San Gimignano e il Pouilly-Fuissé alla presenza dei produttori. Una retrospettiva di sei vernacce e sei bianchi di Borgogna dal 2007 al 1993. Per la Francia erano presenti le aziende Domaine Guffens-Heynen (mancava Jean Marie Guffens, trattenuto Oltralpe, che ha fatto preoccupare non poco il povero Giampaolo anche per l’arrivo dei vini), Château des Rontets (Fabio Montrasi) e Domaine Valette (Philippe Valette); per San Gimignano Cappella Sant’Andrea (Francesco Galgani), Fontaleoni (Matteo Troiani), San Quirico (Andrea Vecchioni), Tenuta le Calcinaie (Simone Santini), Poggio Alloro (Sarah Fioroni) e Panizzi (Gianni Panizzi, fondatore dell’azienda e oggi amministratore delegato). I nove produttori presenti in sala hanno confrontato le loro tecniche e filosofie di produzione, ciascuno portando un importante contributo alla comprensione dello stile dei vini presentati. Ogni volta che si ha a che fare con il vino nel calice è davvero interessante notare come il passare del tempo sia fondamentale per coglierne sempre maggiori sfumature, tanto che in alcuni casi si assiste ad una vera e propria metamorfosi, come è accaduto con il campione numero 3, il Viré-Clessé 2003 del Domaine Valette, ma scendiamo nel dettaglio.

I FRANCESI
1) Pouilly-Fuissé Les Birbettes 2007 – Château des Rontets
è subito evidente l’estrema giovinezza del vino nel legno non ancora del tutto assorbito e in una viva acidità di carattere citrino. Mi domando come sarebbe stato se non avesse fatto la malolattica. Intendiamoci, non è un aspetto negativo ma identifica la grande freschezza che può venire da quei terreni, il bouquet manifesta sensazioni floreali gradevoli e richiami di pesca bianca, susina, basilico, camomilla, con rintocchi minerali. Al palato ha una buona corrispondenza soprattutto nelle note di limone, citrine che per ora lasciano solo intuire la possibile evoluzione. Interessante notare che è un vino non filtrato, senza lieviti e solforosa aggiunti, ha svolto la malolattica in barriques in parte nuove.

Giampaolo Gravina2) Pouilly-Fuissé Les Birbettes 2002 – Château des Rontets
e qui abbiamo un esempio di come può evolvere questo vino, dal colore dorato chiaro molto bello e luminoso e dai tratti di frutta carnosa e matura, la pesca diventa gialla e si mescola alla banana, la componente agrumata è ormai integrata e non si fa notare più per le note citrine, piuttosto lascia ricordi di melone invernale e ananas maturo; al palato sprigiona tutta la sua classe ed eleganza, giusta struttura e una sapidità che si mantiene costante nel lungo finale. L’annata è stata piovosa e non facile anche qui, con allagamenti e alluvioni, ma qui il vento e la composizione del terreno hanno consentito un buon assorbimento dell’acqua.

3) Viré-Clessé 2003 – Domaine Valette
è il vino che mi ha più emozionato, la sua condizione in continuo mutamento è di quelle che fanno riflettere. Partito con toni ossidativi e una pulizia tutta da decifrare, dopo pochi minuti ha avuto una netta svolta verso profumi di raro fascino, tra fiori, frutta ed erbe aromatiche, per poi chiudere con una spiccata mineralità, che ritroviamo perfettamente in bocca, dove non manca di energia e ricchezza, una freschezza ancora viva a garanzia di un percorso appena iniziato.

4) Pouilly-Fuissé 1999 – Domaine Valette
un bellissimo colore dorato si affaccia alla vista, bouquet che denota tratti di frutta esotica, toni salmastri, mentre all’assaggio evidenzia un percorso evolutivo assolutamente equilibrato, dove i tranni minerali fanno comunque capolino e l’acidità non ha nessuna intenzione di mollare, vino che sembra aspettare di essere messo in tavola per stupire i fortunati partecipanti.

5) Pouilly-Fuissé 1998 – Domaine Guffens-Heynen
roba seria questo chardonnay, che attacca subito con un dorato intenso e lucente, fumé, mandorla e frutta esotica al primo impatto olfattivo, bocca sapida e grassa, non per questo priva di fresca vitalità, rintocchi appena dolci e boisé e una persistenza sapida pressoché infinita.

6 ) Pouilly-Fuissé 1993 – Domaine Guffens-Heynen
peccato non ci fosse il produttore, avrebbe potuto raccontarci molte cose su questi due vini, un 1993 così non capita tutti i giorni, qui il legno è ormai perfettaemnte integrato, si gioca con i minerali, con la roccia, frutta fine e addirittura meno dolce e matura del precedente, questo probabilmente in virtù di un legno assorbito completamente. A tratti affiorano note di incenso e spezie fini, per poi chiudere con grande eleganza e complessità.

San Ginignano - un vialetto del centro storicoGLI ITALIANI
1) Vernaccia di San Gimignano Rialto 2007 – Cappella Sant’Andrea
attacco elegante, fine, pulito, con note di ginestra, alloro, timo, pesca bianca, mandorla, toni salmastri e venature minerali che ricordano la pietra focaia. Al palato si sente ancora l’apporto del legno, c’è una netta sapidità e forse un’acidità un pelo al di sotto, probabilmente meno spiccata in questa annata.

2) Vernaccia di San Gimignano Vigna ai Sassi Riserva 2006 – Tenuta Le Calcinaie
chi pensa che non si possa fare un bianco riserva senza usufruire del legno provi questa eccellente Vernaccia Vigna ai Sassi, che si accompagna ad un 5% di chardonnay, sinceramente poco percepibile, mentre il vitigno principe è esaltato dalla macerazione di alcune ore con le proprie fecce fini. Fiori, frutta e agrumi non citrini si accompagnano ad un corpo di buona carnosità, equilibrato, fine e di buona persistenza.

3) Vernaccia di San Gimignano Vigna Casanuova 2005 – Fontaleoni
in questo caso ci troviamo di fronte a una vernaccia in purezza, dal colore dorato chiaro intenso, il bouquet non sembra volersi ripulire da alcune note scomposte, fra l’altro c’è una evidente traccia carbonica, riscontrabile anche al palato, probabilmente mi è capitata un abottiglia non perfettamente a posto, peccato.

4) Vernaccia di San Gimignano Isabella Riserva 2004 – San Quirico
una delle mie aziende preferite, questo bianco intrigante presenta profumi decisi di rosa e fiori di campo, che si intersecano a delicate note fruttate e di macchia mediterranea; in bocca ha una buona eleganza, sapidità, bella polpa fruttata appena matura, ottimi equilibrio e persistenza.

5) Vernaccia di San Gimignano Le Mandorle 2003 – Poggio Alloro
un altro vino da sole uve vernaccia, al momento non sembra volersi liberare del contributo del legno che appare piuttosto dominante sia all’olfatto che al palato. Trattandosi di un vino che ha già sette anni la cosa mi lascia abbastanza perplesso, anche perché il frutto comincia a dare segni di una certa ossidazione.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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