La prima volta che sono andato a Furore era il 1973. Ero già stato sulla Costa Amalfitana, ma il programma della giornata prevedeva altro. Circa un anno dopo, con la mia prima macchina nuova, una 112 Elegant color senape, parcheggiai proprio sul ponte che unisce i due promontori del fiordo e forma una piccola e splendida caletta, con tanto di mini cascata impetuosa, proprio dove le due montagne si saldano; cornice ideale per circostanze particolari. In quel posto incantevole c’era anche una “TRATTO-RIA”, con “RIA” scritto in verticale sul lato destro della porta, dato lo scarso spazio a disposizione. Le due stanze, come il resto del fabbricato, un piccolo villaggio di pescatori, erano state ricavate con uno scavo nella montagna e si vedevano solo i muri di facciata. Il menù era molto semplice e quasi sempre lo stesso: spaghetti al “pommidoro” (in mancanza di conchigliame con il quale arricchire la salsa) e pesce pescato la notte precedente; fummo fortunati, perché c’erano dei deliziosi totanetti in guazzetto. Quel mare offre totani e calamari in quantità, oltre alle famose alici.
Il vino, naturalmente, era un vino della costiera in una bottiglia renana: il Gran Caruso! Sono tornato più volte in quel posto ed ho trovato sempre la stessa suggestione e la stessa unicità. Solo dal 2010 ho iniziato a salire i tornanti che portano al paese che “NON c’è”: Furore. La strada sale verso i monti Lattari e va fino ad Agerola; lungo la strada si incontra sporadicamente qualche abitazione, una piccola chiesetta e qualche ristorante. Tra i 100 ed i 700 metri ci sono vigneti in terrazzamenti.
Per quei luoghi si parla di “viticoltura eroica”; i terrazzamenti sono stati realizzati in tempi remoti ricorrendo alla tecnica dei muri a secco, le “macere”, in modo da impedire che la pochissima terra presente sulle rocce dolomitiche cadesse nel mare. I muri di contenimento sono alti più di due metri e la terra di riempimento è stata riportata a spalla: un lavoro immane che coinvolse l’intera comunità per ricavare poco meno di 40 ettari di vigneti. Le spolverate di ceneri piovute con le eruzioni del Vesuvio hanno arricchito quei terreni ed hanno impedito, poi, la distruzione da fillossera. Si è avuta, così, la conservazione di specie antiche del ricchissimo patrimonio varietale, 28 vitigni bianchi e 14 rossi, ed a piede franco; fra i numerosi vitigni locali, nel solo comprensorio di Furore si annoverano, fra i bianchi, falanghina, biancolella (con le sottospecie biancazita e biancatenera), pepella, ripoli, ginestra, mentre fra i rossi, ci sono aglianico, aglianicone, piedirosso, sciascinoso e tintore. Le viti sono piantate in orizzontale a circa due metri di altezza attraverso la macera ed i tralci sono sorretti da un reticolato composto di pali di castagno montati come una spalliera svedese, da un lato incastonati fra le pietre del muro e dall’altro lato puntellato con pali verticali.

In questo modo sul terreno sottostante il pergolato si può coltivare l’orto per il fabbisogno familiare, senza bisogno di grande irrigazione, visto che gli ortaggi godono dell’ombra offerta dalla parete fogliare delle viti. La comunità di Furore, infatti, era dedita all’agricoltura durante il giorno e di notte non disdegnava andare a pesca: proprio come quel ristoratore della “TRATTO-RIA”! La viticoltura, quindi, rappresentava una entrata economica, probabilmente l’unica, molto importante. Per la natura del territorio e per la diffusione dell’attività vitivinicola, si comprende l’alto grado di parcellizzazione dei vigneti. La famiglia Ferraioli, sin dall’inizio del 1900, aveva sviluppato due attività: quella viticola, naturalmente, ed aprendo la mitica Hosteria di Bacco, meta prediletta delle tante troupes cinematografiche che negli anni del dopoguerra si sono alternate a girare film sulla costiera amalfitana, tanto che si parlava scherzosamente di “Costa Diva”. Andrea Ferraioli si dedicò alla viticoltura sin da giovane e, nel 1980, acquistò i diritti di marchio ed attrezzature rimaste all’unico concorrente della zona, la “Vini Gran Furor – Divina Costiera“, e ne fece regalo di nozze a Marisa Cuomo, sposata pochi mesi dopo. Da qui nacquero le attività dell’Azienda Marisa Cuomo, la cui produzione oggi si aggira su circa 110.000 bottiglie l’anno distribuite su 9 etichette.

Ad oggi la proprietà di vigneti assomma a due ettari e mezzo; però Andrea ha fidelizzato circa 40 conferitori, per ulteriori 16,5 ettari e gestisce il rapporto con tutti loro: a tutti da direttive e prodotti per la coltivazione dei vigneti. Marisa, invece, è il braccio operativo in vigna ed in cantina ed oggi sono validamente affiancati dai due figli, Dorotea e Raffaele, in tutte le attività aziendali. La consulenza tecnica ed enologica fu affidata, a metà anni novanta, a Luigi Moio; oggi, più che consulenza, si può parlare di solida amicizia che fornisce “guida e consigli”. Quest’anno ho riassaggiato alcuni dei loro vini in una degustazione organizzata lo scorso giugno a Roma da Maurizio Valeriani e Stefano Ronconi; queste le mie impressioni.
Furore Bianco 2012 Questo vino è prodotto con le uve più diffuse sulla costiera amalfitana: falangina 60% e biancolella 40%. La modalità di vinificazione è la più semplice: dopo la pigiadiraspatura e pressatura, si effettua un illimpidimento statico; inoculo dei lieviti e avvio della fermentazione in serbatoi d’acciaio con controllo della temperatura bloccata a 15° C, per una durata di circa 25 giorni. Quattro mesi di permanenza in acciaio e due mesi di bottiglia completano il suo iter di maturazione. Giallo paglierino deciso è la sua invitante veste; al naso si manifesta con profumi di glicine, note tropicali ed erbacee: si riconoscono la ginestra, la salvia ed il tiglio. La beva è veloce e dinamica nel manifestare frutti tropicali, agrumi e sapidità. Scalda appena il cavo orale, ma quel caldo scompare alla deglutizione, quando si apprezzano alcune qualità a bocca vuota: è secco e l’acidità si manifesta in una lunga persistenza. Titolo alcolometrico..: 13,5% Prezzo enoteca……….: E (da 15,01 a 25,00 Euro) @@@+
Fiorduva 2011 Il nome gioca un po’ sul doppio senso: fiore e fiordo. E’ sicuramente uno dei migliori vini bianchi italiani, certamente fra i più conosciuti e fra i più premiati. E’ fatto con tre vitigni diffusi solo nella sottozona di Furore e sconosciute ai più: fenile, ginestra e ripoli. Fra i tre il primo è il più delicato; è poco produttivo poiché ha un grappolo molto piccolo; matura tra la fine di agosto e i primi di settembre e va raccolto subito perché ha la buccia molto sottile: si rompe e tende a marcire. Nel suo corredo aromatico ha fieno e miele, ma ha poca acidità. La ginestra ha una forte connotazione erbacea, di ginestra, appunto, da cui il nome. Il ripoli, come il fenile, ha una scarsa produttività ed il suo apporto aromatico è legato soprattutto alla mineralità: idrocarburi, kerosene. Le uve vengono raccolte in fase di surmaturazione; il mosto, illimpidito staticamente a bassa temperatura, viene posto in barriques di rovere per una fermentazione lunga tre mesi a 12° C. Il vino è giallo paglierino intenso e presenta profumi secondo i vitigni componenti; ginestra e miele sono accompagnati da nocciola e tiglio. Al palato il frutto è compensato da una buona freschezza e da tanta mineralità in una persistenza indefinita ed appagante. Titolo alcolometrico..: 13,5% Prezzo enoteca……….: F (da 25,01 a 50,00 Euro) @@@@@
Costa d’Amalfi Rosato 2012 I vini rosati sono spesso sottovalutati; il loro consumo viene concentrato nella stagione estiva quale succedaneo dei vini rossi. Le caratteristiche di un buon rosato comprendono freschezza, decise note di frutta rossa, una discreta struttura e consistenza ed una buona dose di tannini. Si ha così la possibilità di servirlo fresco (sui 12° C), spesso come fosse un bianco, e con pietanze a base di pesce o carni bianche, specie in presenza di pomodoro, salse o intingoli più o meno grassi. Naturalmente non tutti i vitigni a bacca rossa si prestano ad una vinificazione che soddisfa i nostri gusti. Questo vino, invece, prodotto con aglianico e piedirosso, racchiude caratteristiche elevate e grande personalità. Innanzitutto il colore: è molto invitante; è una via di mezzo fra il rosa ed il rubino tenue. Profumi di rose, frutti rossi e neri e fragole assalgono il naso, accompagnati da intense note speziate. Al palato unisce una trama fitta a freschezza, sapidità, mineralità, speziatura e struttura tannica vellutata. Il grado alcolico ben nascosto e le note nocciolate ed amaricanti a chiusura lo rendono elegante e piacevole. Titolo alcolometrico..: 13,5% Prezzo enoteca……….: E (da 15,01 a 25,00 Euro) Voto: @@@+
Furore Rosso Riserva 2009 In questo territorio con i terrazzamenti a picco sul mare, le brezze marine risalgono e aggiungono sapidità alle uve, già ricche della mineralità conferitagli dal suolo. Si potrebbe pensare ad un territorio particolarmente vocato per vini bianchi. In questa sottozona, invece, si producono dei grandi rossi che nulla hanno da invidiare a tante altre zone; d’altronde il grande patrimonio di vitigni coltivati lo lascia intendere. Questo vino è un blend bilanciato e consolidato in parti uguali di aglianico e piedirosso. Le uve vengono lasciate in macerazione per almeno 20 giorni e, dopo la fermentazione malolattica, vengono elevati per 12 mesi in barrique nuove. Il colore è rosso rubino intenso e senza unghia; i profumi di ciliegia matura e piccoli frutti rossi e neri accompagnano la liquirizia, note di fumo ed un bel corredo speziato. Al gusto è fruttato e morbido, sapido e speziato, fresco, nocciolato. E’ un vino molto elegante. Titolo alcolometrico..: 13,5% Prezzo enoteca……….: F (da 25,01 a 50,00 Euro) @@@@@
Cantine Marisa Cuomo Srl Via G.B. Lama, 16/18 – 84010 Furore (Sa) Tel. 089 830348 – Fax 089 8304014 email: info@marisacuomo.com sito web: www.marisacuomo.com
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