Leonardo Beconcini: vino, olio e tartufo bianco

I castelli medievali, le case coloniche e le dimore signorili sono alcune caratteristiche salienti della Valdera e delle Colline Pisane, ovvero una splendida campagna fittamente coltivata, risultato di un’organizzazione agricola basata sino agli anni ’50 del Novecento sulla mezzadria poderale; una superficie in gran sviluppo per l’agriturismo e il turismo verde, oltre che per la produzione di vino e olio.
Consiste, per la precisione, in dolci rilievi di sedimenti marini, di pendenza e altezza ridotte in particolare nel bacino del fiume Era, che raggiungono quote più elevate nella parte più meridionale, tra i corsi d’acqua Fine, per l’appunto Era e Cècina (Montevaso 634 m e Poggio Mela 648 m), dove gli insediamenti si assottigliano, sfumando verso il più aspro paesaggio del Volterrano e delle colline Metallifere.

Questa è dunque una terra in cui agricoltura e allevamento rivestono fondamentali importanze: sulla Strada del vino delle Colline Pisane che interessa i borghi di San Miniato, Palaia, La Rotta, Péccioli, Lajatico, Terricciola, Lari, Crespina, Fauglia, Lorenzana, Casciana Terme, Chianni, s’incrociano dolci pendii, punteggiati da filari di viti, ulivi e campi di grano.
In un territorio dove la viticoltura è stata da sempre praticata sin dal tempo degli Etruschi, è possibile scoprire e degustare per esempio produzioni di qualità che, nelle diverse tipologie, iniziano finalmente a delineare la spiccata complessità dell’areale.

Il nettare sicuramente più rappresentativo è il CHIANTI DOCG che nelle tipologie “Colline Pisane”, “Superiore” e “Riserva” fornisce sia vini freschi, sia vini più strutturati e adatti all’invecchiamento. Il Sangiovese è il vitigno fondamentale che si accompagna tradizionalmente ad altri autoctoni quali il Ciliegiolo, il Canaiolo, la Malvasia nera e a piccole quantità (ma sempre più significative) di Trebbiano Toscano. La recente DOC TERRE DI PISA (2018) rivendica inoltre un meritato spazio, poiché si pone come obiettivo quello di consolidare una precisa identità e rappresentare il punto più elevato del vino pisano proprio nei comuni e nelle frazioni sopra citate.
Non mancano infine, su tutto il comprensorio i vini ad “Indicazione Geografica Tipica” IGT, i quali, continuano a riflettere un serio legame con il territorio.
Già, proprio come quello della cantina Beconcini con San Miniato, storica località a metà strada tra Firenze e Pisa, celebre per i vini, gli oli e soprattutto il tartufo bianco. Qui, infatti, Leonardo, viticoltore per tradizione e per passione, insieme alla sua compagna di vita e avventura Eva Bellagamba, dagli anni ’90 comincia a prendere le redini dell’azienda di famiglia negli anni ’90; un’impresa nata nel 1954 per volere del nonno Giuseppe, il quale, a sua volta, comprò e continuò a lavorare questa terra, su cui lavorava nel regime di mezzadria Toscana, dandole una sua impronta. Ora gli ettari complessivi sono circa 25 ettari, di cui 14 vitati e 2 a olivicoltura: agricoltura biologica di Sangiovese, Malvasia Nera, Canaiolo, Colorino, Ciliegiolo, Canaiolo Rosa, Malvasia Bianca, Trebbiano, Colombana e soprattutto di Tempranillo, sorprendente per la sua grande piacevolezza di beva.
VINI IN DEGUSTAZIONE
Partiamo dal Reciso 1997 IGT Toscana, il cui nome deriva da quella particolare tecnica che prevede l’incisione del peduncolo per ritardare e concentrare la maturazione in settembre, è un Sangiovese in purezza di ottima e sbalorditiva vitalità, con tocchi di visciole e sentori di bosco; ampio, arioso, morbido, dal tatto felpato ed elegante, ha trama tannica densa e vellutata, bella progressione gustativa e lungo finale su sottili note di spezie orientali, cioccolata e violetta. Proseguiamo con il Reciso 2017 IGT Toscana che verte su sfumature floreali e note di frutto maturo; una bocca coerente, fresca, succosa, di complessità ma di convincente equilibrio. Il Vigna alle Nicchie 2006 IGT Toscana (Tempranillo 100% prefillossera parzialmente passito) ha note di sottobosco, liquirizia e alloro; una bocca decisa, compatta, senza fronzoli, calibratamente tannica, con un ottimo fraseggio tra alcol e frutto. Il finale è incisivo e anche un po’ nervoso. Il Vigna alle Nicchie 2016 IGT Toscana gioca poi la modulata dolcezza di frutto su ritorni di spezie e incenso e qualche impaccio del tannino che si ripercuote nello sviluppo gustativo; insomma, sapore schietto, sincero, espressivo, caloroso.

L’Ixe 2019 IGT Toscana (Tempranillo 100% vinificato solamente in cemento) si presenta con aromi precisi e nitidi: humus, more di rovo, grafite e menta; slancio balsamico che ben si trasmette al gusto, levigato, scorrevole, fruttato e speziato nel buon finale. Il Terre di Pisa Maurleo 2019 DOC (Sangiovese, Malvasia Nera e Colorino), è intenso ed equilibrato, basato su un frutto maturo e dolce, ben contrastato, con tannini finemente estratti e chiusura sapida. Il Vea 2020 Toscana IGT (Trebbiano Macerato) non è un campione di forza espressiva, ma è molto ben eseguito, pulito, decisamente armonico, con finale agile e di ottima trasparenza. Infine, il Vin Santo del Chianti Caratello 2009 (Trebbiano e Malvasia Bianca) chiude una batteria convincente, proponendosi elegante e lungo, con una ragguardevole combinazione tra alcol, zuccheri e acidità.
Lele Gobbi