Lambrusco frizzante “Torcularia” 2017 Igp Emilia – Carra di Casatico
Sui colli di Parma, là dove l’aria è così buona da costituire un vero tempio per la stagionatura dei prosciutti, si sa che il cibo è delizioso e che le pietanze si sposano a meraviglia con gli ottimi vini tipici locali. Il tempo che qui scorre tranquillo e il silenzio che qui rasserena il faticoso lavoro nei boschi, nei frutteti e nelle vigne sono l’ambiente ideale in cui fare il buon vino, come a Casatico, una frazione del comune di Langhirano sul crinale che domina la valle del torrente Parma, terra di buongustai a un tiro di schioppo dalla bella rocca di Torrechiara. La cantina Carra di Casatico è in perfetta simbiosi con la natura circostante, come ha voluto fin dall’inizio, nel 1997, Fabio Carra, che allora amministrava la balera locale del liscio e che qui ha piantato il primo vigneto di un ettaro e mezzo. Fabio (scomparso nel maggio 2016) voleva così assicurare un futuro al figlio ”Boni”, come gli amici chiamano l’attuale proprietario Bonfiglio Carra. Il terreno calcareo limoso e ben drenato della collina arieggiata e assolata, insieme con la scelta di vitigni locali tipici che si adattano perfettamente a queste condizioni pedoclimatiche, sono stati fin d’allora la linfa vitale dei vini Carra di Casatico.

Nei vigneti di Carra di Casatico non si utilizzano prodotti chimici, né come antiossidante né per la chiarifica, ma si adottano i criteri della lotta guidata e integrata per la concimazione e la difesa dai parassiti, con zappature periodiche tra i filari e ai piedi dei ceppi. Il ciclo di vita di ogni vigna è strettamente monitorato, i frutti sani delle fatiche di un anno sono selezionati da occhi attenti e collocati in cassette da mani forti, abili, diligenti per riuscire a raggiungere velocemente la cantina, non cotti al sole ma freschi. Un perfetto equilibrio tra la passione e le moderne tecnologie permette di vinificare le uve senza aggiungere sostanze chimiche: grazie a un impianto di recente introduzione, tutta la produzione avviene in atmosfera modificata con azoto liquido e ciò permette di vinificare senza aggiungere i coadiuvanti enologici che sono autorizzati dai procedimenti abituali. Le uve destinate alla produzione dei bianchi, dopo la diraspatura iniziano la macerazione a freddo per 24 ore e in alcuni casi per 48. Il mosto bianco viene svinato senza alcun tipo di pressatura e messo a fermentare in autoclavi d’acciaio inox a temperatura controllata e regolata. Per i rossi, invece, il buon vecchio metodo tradizionale della fermentazione in vasche senza regolazione della temperatura tira ancora come un bue. Questo rispetto per la terra, le piante e il lavoro rende il vino buono, profumato e ne assicura la qualità.
Le uve bianche di malvasia, moscato, sauvignon, chardonnay e le uve rosse di barbera, bonarda, lambrusco, merlot e pinot nero crescono molto bene sui 25 ettari di vigneto compatto che comprendono anche l’agriturismo Podere Montefiore. Mi è piaciuto il Malvasia frizzante, armonico, asciutto, intenso e aromatico che ho gustato con i porcini fritti e quelli impanati al ristorante della Stazione di Valmozzola e dove ho recuperato anche il Torcularia da uve di lambrusco Maestri, senza pari in tavola con le abbondanti ”tortellate di San Giovanni” e gli altri gustosi primi piatti della tradizione emiliana. Tra i 12 vini in gamma ce n’è per tutti i gusti, sia frizzanti sia tranquilli, ma soprattutto la riserva Symposium da sauvignon e due interessanti metodo classico da chardonnay e pinot nero: Cinque Torri (18 mesi sui lieviti) e Camerapicta (60 mesi sui lieviti). Mica male dopo poco più di vent’anni di attività, partendo praticamente senza una lira da solo un ettaro e mezzo, dovendo scavare già nel 2008 e lavorare quasi due anni per costruire e rifinire in legno la nuova cantina, realizzando un ristorante per 300 posti d’estate e un centinaio d’inverno.
Ho particolarmente apprezzato il Lambrusco frizzante “Torcularia” 2017 Igp Emilia, fatto da uve di Lambrusco Maestri in purezza, quindi al 100%, anche se qui non è DOC. Il nome di questo vitigno deriva dalla ”villa Maestri” del Comune di S. Pancrazio in provincia di Parma, dalla quale si sarebbe poi diffuso. Il ceppo appartiene alla vitis vinifera europea ed è molto probabile che la sua origine derivi dalle “brusche” selvatiche che crescevano spontaneamente al limitare dei boschi dell’Appennino, tanto che era già conosciuto in epoca antica dai Romani. Il lambrusco Maestri viene vinificato anche in assemblaggio perché apporta molto colore grazie alla esuberante presenza tannica e di coloranti nelle bucce e nei vinaccioli, ma quando è vinificato in purezza genera vini semplici, freschi e vivaci con aromi più morbidi e dissetanti di altri lambruschi grazie a una calibrata acidità naturale. Il vigneto di Casatico si trova a un’altitudine tra i 220 e i 240 metri s.l.m. con una densità di 4.000 piante per ettaro ed esposizione a ovest, sul suolo argilloso, mediamente sassoso e calcareo di un pendio in cui gode di una benefica ventilazione per quasi tutto l’anno e in prevalenza secca.
Le viti, piuttosto vecchie, sono tutte coltivate a Guyot e vengono periodicamente zappate e concimate solo per mantenere alti i livelli di fertilità e di produttività delle colture, ricorrendo a tecniche che apportano al terreno materiali organici e che integrano il fabbisogno delle piante con una minima mineralizzazione, in modo da prevenire i fenomeni di dilavamento e di conseguente inquinamento delle falde acquifere. La vendemmia del 2017 è avvenuta rigorosamente a mano in cassette tra l’ultima settimana di Settembre e la prima di Ottobre, con una resa di 90/100 quintali di uva per ettaro. In cantina tutta la produzione è avvenuta in atmosfera modificata con azoto liquido e senza additivi. La vinificazione è stata effettuata con diraspatura e caricamento del vinificatore sotto azoto, macerazione prefermentativa a 2 °C per 2 giorni. Dopo aver portato il mosto alla temperatura di 25 °C si è attivata la fermentazione, durante la quale sono stati effettuati 3 rimontaggi giornalieri per 4/5 giorni prima della svinatura, fino a terminarla senza le bucce. Il vino è stato affinato per 4/5 mesi in vasche d’acciaio e per un mese in bottiglia. La mia è la numero 5.492 di 39.036 prodotte.
Il vino si presenta con una presa di spuma abbondante di un colore rosa intenso e che sparisce lasciando il sorriso come un gatto del Cheshire. Il colore è rosso rubino intenso, carico e con riflessi violacei. È corposo, di gran polpa, morbido, armonioso e moderatamente tannico, dai profumi piacevoli, mai aggressivi e con un’importante pulizia enologica. Il bouquet degli aromi è fine, fresco, ampio, fragrante e si apre con note di violetta e ciclamino che lo rendono inconfondibile. In bocca è avvolgente, pieno, gioioso come uno spumante brut, ma cremoso (in un anno di affinamento a testa in giù ha perso la leggera tannicità iniziale).
Esuberante e succoso negli aromi decisamente fruttati di fragolone mature e carnosa ciliegia durone di Vignola, con tannini stimolanti e una leggera, viva, acidità. Questo vino, secco ma con un’impalpabile dolcezza, ha generalmente buona persistenza e lascia in bocca ricordi di ciliegia, lampone e fragola, oltre a una piacevole percezione di astringenza e freschezza. Ha stoffa e classe senza dimenticare la grinta. Si abbina bene con i primi piatti della tradizione emiliana, per esempio il risotto al Lambrusco, le tagliatelle al ragù bianco, i tortelli di erbette o di spalla cotta di San Secondo al sugo, ma anche in brodo di cappone, oppure con la torta fritta (gnocco fritto) servita con il salame di Felino o il prosciutto crudo di Parma. Ideale con gli spiedi di carne e l’arrosto di manzo, perfetto con il cotechino, il parmigiano reggiano e il grana padano riserva. Va portato in tavola fresco di cantina e mantenuto a 12-14 °C.
Mario Crosta
Azienda Viticola Carra di Casatico
Strada della Nave 10, 43013 Casatico (PR)
Tel/fax 0521.863510, fax 0521.1818000
sito www.carradicasatico.com
e-mail info@carradicasatico.com