Siete amanti della Freisa? No? Peccato. Perché le due annate di vino che sto per presentarvi, ottenute da questo particolare vitigno piemontese, sono state ampiamente maltrattate, usanza che riservo ai vini di cui ho assoluta fiducia: hanno vissuto alcuni anni (la Freisa 2003, ovviamente uno in più) nel sottoscala della mia casa, luogo indubbiamente riparato dalla luce ma non dagli sbalzi di temperatura, che viaggia dai 16 gradi invernali ai 32 estivi. Questo significa che la loro evoluzione non è stata certo rallentata dalla comoda temperatura costante, fresca e con giusta umidità di cui avrebbero avuto bisogno. Situazione ottimale, quindi, per mettere in crisi uno di quei vini che passano, ingiustamente, inosservati o quasi in un contesto piemontese che vede inesorabilmente in auge, fra i vini rossi, il Barolo e il Barbaresco. I Cavallotto sono gente seria, che dispone di vigneti di primordine collocati sulle colline che circondano Castiglione Falletto, e per la Freisa c’è nientemeno che mezzo ettaro preso dalla vigna di 23 ettari Bricco Boschis, neanche 3000 viti piantate nel 1990, sul fianco esposto ad Ovest a un’altitudine di circa 340 metri s.l.m..
La 2003 è figlia di un’annata molto calda, che ha stressato non poco le viti giovani, ma queste avevano già 13 anni e quindi una maturità sufficiente a garantire radici abbastanza profonde, in grado di prelevare quella dose di umidità indispensabile alla loro sopravvivenza. Notevole il colore, ancora molto vivo e luminoso, un granato netto con venature rubine; lo accosto al naso e rimango stupito per la spinta di frutto ancora fresco, si coglie molto bene la fragolina di bosco, l’amarena, la visciola, dei ben 14 gradi di alcol al naso non v’è traccia evidente, il vino appare integro, terroso, con venature speziate fini. Al palato la storia è ovviamente diversa, qui l’alcol non poteva non farsi sentire, la percezione di calore è evidente, ma il frutto è dirompente, maturo eppur senza mollezze marmellatose, c’è una vena fresca che stupisce, con risvolti che portano verso percezioni di erbe aromatiche e corroboranti, sfumature di polvere di cacao, liquirizia, un finale lungo e delicatamente amaricante. Una gran bella prova per un vino che non ha subito favori, né da me né dall’annata. @@@ 84/100
Con la 2004 ci troviamo di fronte a un millesimo di tutto rispetto, più concentrazione nel colore, ancora rubino intenso e compatto, sentori più scuri e intensi, note floreali di rosa, fruttate di ciliegia nera, ancora amarena, fragolina, richiami alla melagrana, profumi pulitissimi e freschi, note mentolate. Freschezza che ritroviamo perfettamente all’assaggio, dove l’alcol è invece perfettamente imbrigliato in una trama succosa e dal tannino setoso ma presente, una vera goduria, sprigiona energia e dà una grande soddisfazione al gusto, nonostante faccia un gran caldo debbo dire che a 15 gradi si beve benone. La persistenza è da vino importante, lunga e ricca, complessa, con finale di liquirizia e cioccolato alle amarene. Vino che testimonia quanto la freisa non sia un vitigno secondario o banale, ma che, al contrario, può offrire notevoli soddisfazioni quando proviene da vigne giuste e viene lavorato con intelligenza, mantenendone vive le caratteristiche varietali. @@@@ 86/100
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