Le DOC del Friuli: Friuli Isonzo o Isonzo del Friuli
❂ Friuli Isonzo o Isonzo del Friuli D.O.C.
(Approvato con D.P.R. 30/10/1974 – G.U. n.65 dell’8/3/1975; ultima modifica D.M. 7/3/2014, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)
► zona di produzione
● in provincia di Gorizia: comprende i terreni vocati alla qualità di tutto o parte dei territori dei comuni di Gradisca d’Isonzo, Mariano del Friuli, Medea, Moraro, Romans d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Turriaco ed in parte il territorio dei comuni di Capriva del Friuli, Cormons, Farra d’Isonzo, Fogliano di Redipuglia, Gorizia, Monfalcone, Mossa, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, San Lorenzo Isontino, Savogna d’Isonzo, Staranzano e Villesse;
► base ampelografica
● bianco, frizzante: chardonnay e/o malvasia e/o pinot bianco e/o pinot grigio e/o riesling italico e/o riesling renano e/o sauvignon e/o verduzzo e/o tocai friulano;
● con menzione del vitigno bianchi: Chardonnay (anche spumante, eventualmente con aggiunta di pinot nero fino al 15%), Malvasia (istriana), Moscato Giallo (anche spumante), Pinot Bianco, Pinot Grigio, Pinot spumante, Riesling Italico, Riesling (da riesling renano), Sauvignon, Traminer Aromatico, Verduzzo Friulano (anche spumante), Friulano;
● rosato (anche frizzante), rosso (anche frizzante, spumante): cabernet franc e/o cabernet sauvignon e/o merlot e/o pinot nero e/o franconia e/o schioppettino e/o refosco dal peduncolo rosso e/o pignolo;
● con menzione del vitigno rossi: Cabernet (franc e/o cabernet sauvignon), Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero, Franconia, Schioppettino, Refosco dal Peduncolo Rosso, Pignolo, Moscato Rosa (rosato, anche spumante);
● Vendemmia Tardiva: friulano, sauvignon, verduzzo friulano, pinot bianco, chardonnay, malvasia istriana, vinificate in purezza o in uvaggio tra loro dopo aver subito un appassimento naturale e vendemmiate tardivamente;
► norme per la viticoltura
● per i nuovi impianti e reimpianti la densità dei ceppi per ettaro non può essere inferiore a 3.300 in coltura specializzata;
● i sesti di impianto e le forme di allevamento consentiti sono quelli già usati nella zona (Guyot, Guyot doppio, Cappuccina, Cordone speronato). Sono esclusi i sistemi di allevamento espansi. I sesti di impianto sono adeguati alle forme di allevamento. La regione Friuli-Venezia Giulia può consentire diverse forme di allevamento qualora siano tali da migliorare la gestione dei vigneti senza determinare effetti negativi sulle caratteristiche delle uve;
● è consentita l’irrigazione di soccorso;
● la resa massima di uva in coltura specializzata non deve essere superiore a 13 t/Ha per le tipologie Friulano, Malvasia istriana, Verduzzo friulano e Merlot, di 12 t/Ha per tutte le altre tipologie; i vigneti atti alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata “Friuli Isonzo” o “Isonzo del Friuli” non potranno produrre mediamente più di kg 4 di uva per ceppo per i vitigni Tocai friulano, Malvasia istriana, Verduzzo friulano e Merlot e kg 3,70 di uva per ceppo per ogni altro vitigno. Tali rese comunque determinano un quantitativo di vino per ettaro atto per l’immissione al consumo non superiore a ettolitri 91 per le tipologie Friulano, Malvasia, Verduzzo friulano e Merlot e a ettolitri 84 per le altre tipologie di vino;
● le uve devono assicurare a tutti i vini un titolo alcolometrico volumico naturale minimo del 9,5% vol.;
► norme per la vinificazione
● le operazioni di vinificazione possono essere effettuate nell’intero territorio della zona di produzione; tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate entro l’intero territorio della provincia di Gorizia nonché in quello dei comuni confinanti con la medesima e l’intero territorio del comune di Cervignano del Friuli in provincia di Udine;
● la zona di spumantizzazione comprende l’intero territorio delle tre Venezie;
● è consentito l’arricchimento dei mosti e dei vini nei limiti stabiliti dalle norme comunitarie e nazionali, con mosti concentrati ottenuti da uve dei vigneti iscritti all’Albo della stessa denominazione di origine controllata oppure con mosto concentrato rettificato o a mezzo concentrazione a freddo o altre tecnologie consentite;
● è consentito nella misura massima del volume del 15% il taglio dei mosti e dei vini con mosti e vini di uguale colore ottenuti da uve provenienti dai vigneti iscritti all’Albo della denominazione di origine controllata “Friuli Isonzo” o “Isonzo del Friuli”. Per tali tagli non sono utilizzabili i mosti e i vini delle varietà “Moscato giallo”, “Traminer aromatico” e “Moscato rosa”;
● la tipologia “Rosato” deve essere ottenuta con la vinificazione “in rosato” delle uve rosse ovvero con la vinificazione di un coacervo di uve rosse e bianche anche ammostate separatamente;
● per la tipologia “Vendemmia Tardiva” le uve devono avere subito un appassimento sulla pianta tale da assicurare ai vini ottenuti, un titolo alcolometrico volumico naturale minimo non inferiore a 13% vol. ed essere raccolte non prima di 30 giorni dopo l’inizio del periodo vendemmiale;
► norme per l’etichettatura e il confezionamento
● relativamente alla varietà Pignolo è ammessa l’immissione al consumo qualora i vini siano stati invecchiati almeno 2 anni a decorrere dal 1° novembre successivo all’annata di produzione delle uve;
● per tutte le tipologie descritte, l’indicazione dell’annata di produzione delle uve in etichetta è obbligatoria;
● i vini a denominazioni di origine controllata “Friuli Isonzo” o “Isonzo del Friuli”, immessi al consumo in recipienti di vetro di capacità non superiore a tre litri,
devono essere chiusi con tappo di sughero raso bocca, tappo a vite o altro materiale inerte consentito;
► legame con l’ambiente geografico
● A) Informazioni sulla zona geografica
◉ Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica delimitata ricade nella parte Orientale della regione Friuli Venezia Giulia, in Provincia di Gorizia, e comprende un territorio sostanzialmente pianeggiante laddove, sulle rive dei fiumi Isonzo e Judrio, sono coltivati i vigneti del “Friuli Isonzo” o “Isonzo del Friuli”.
La zona DOC Friuli Isonzo si presenta come un altopiano dolcemente digradante dalle colline del Collio e del Carso verso il mare Adriatico. Il fiume impronta in modo dinamico questo territorio, con il suo scorrere, gli spostamenti del suo alveo, le alluvioni, il dilavamento di nobili sostanze organiche, i profondi depositi di ghiaie trascinate a valle dalle acque di scioglimento dei nevai delle Alpi Giulie. Un suolo giovane e intatto, dall’elevato drenaggio, con due microzone pedologiche tipiche, marcate dall’Isonzo: a nord le Rive Alte, ricche di argille nobili impastate a ghiaie rosse. A sud le Rive di Giare, con terreni calcarei a ghiaie bianche e la presenza di sabbie portate dal vicino Adriatico.
Per quanto attiene l’aspetto geologico, il territorio è rappresentato soprattutto da depositi dell’era Quaternaria; dominano, infatti, le alluvioni antiche (Pleistocene) e quelle recenti e attuali (Olocene) dell’Isonzo. In misura minore sono presenti i depositi colluviali, la terra rossa e le alluvioni recenti ed attuali dei corsi d’acqua Judrio, Torre, Versa e Vipacco. I rilievi dislocati sul territorio sono più antichi e vanno riferiti all’era Terziaria e Secondaria. I “Calcari del M. San Michele”, presenti sul Monte di Medea e sul Carso Isontino, sono del Terziario e del Secondario, mentre la formazione del “Flysch”, caratteristica dei rilievi minori dislocati nella porzione settentrionale del Comprensorio, appartiene al periodo Eocenico del Terziario.
L’altopiano dell’Isonzo è una finestra aperta ai venti e alle brezze d’origine marittima e continentale. La bora fredda e secca proveniente dai Balcani s’alterna allo scirocco caldo e umido che spira dall’Adriatico: una continua modulazione climatica con una prevalente influenza mitigatrice del mare. Ne deriva un microclima mediterraneo, testimoniato dagli scorci esotici dei parchi secolari di Cormòns, Gradisca d’Isonzo e Gorizia, città giardino degli Asburgo e storica “Nizza d’Austria”.
Il buon irraggiamento solare e le sensibili escursioni termiche diurne della zona DOC Friuli Isonzo aiutano la maturazione lenta della vite, che dà uve solide e bilanciate, ricche di gusti e di aromi.
L’area tra Gorizia e Cormòns, spalancata alle valli prealpine slovene dell’Isonzo e del Vipacco, è più fresca con concentrazione dei vigneti a varietà bianca, che danno vini strutturati, ma di grande equilibrio anche aromatico. L’area tra Gradisca d’Isonzo, Romans e Mariano è più calda, con una presenza più significativa di vigneti a varietà rossa. L’area più vicina al mare, ove le brezze adriatiche sono più costanti, si caratterizza per vini fini e di grande piacevolezza gustativa.
◉ Fattori umani rilevanti per il legame
Nell’epoca pre-romana l’Isontino è abitato dagli Eneti, “popolo omerico” migrato dal Mar Nero e forse già coltivatore della vite importata dai Greci.
Sotto il dominio di Roma e a pochi chilometri da Aquileia, la tradizione enologica di queste terre è certamente consolidata: lo testimonia nel 77 d.C. Plinio il Vecchio, che cita il nobile vinum Pucinum “prodotto nel Golfo del mare Adriatico, non lontano dalla sorgente del Timavo, su un colle sassoso, dove matura per poche anfore alla brezza del mare” (Naturalis Historia XIV,60).
Un’ulteriore testimonianza dello sviluppo della viticoltura in epoca romana giunge dal terzo secolo dopo Cristo, quando l’imperatore Massimino si servì di una grande quantità di botti e tini requisiti per poter costruire un ponte di legno sull’Isonzo e consentire alle legioni di raggiungere Aquileia allora assediata.
Il XIX secolo consacra a livello mondiale la vitivinicoltura isontina e goriziana: una pratica che diventa metodo ed economia, portata a livelli assoluti di qualità e di efficienza dall’aristocrazia terriera mitteleuropea, forte di capacità imprenditoriali e aperta ai grandi mercati internazionali.
Sono gli anni in cui dimorano in loco anche vitigni francesi e la viticoltura viene impostata secondo rigorosi criteri agronomici. Sono gli anni in cui il grande scienziato Louis Pasteur è ospitato a Tenuta Villanova da Alberto Levi, nobile illuminato con la passione per la viticoltura. Pasteur stesso a Villa Ciardi di Villa Vicentina, non lontano dalle foci dell’Isonzo, compie importanti studi per combattere il calcino del baco da seta.
Nel 1891 Gorizia ospita il IV Congresso Enologico Austriaco, un anno dopo il 125° anniversario della fondazione della Società Agraria Goriziana, decretata da Maria Teresa d’Austria nel 1765.
Nella “capitale” isontina convengono i principali esperti vitivinicoli dell’impero, impegnati a prendere decisioni tecniche decisive per affrontare la crisi della viticoltura europea provocata dalla diffusione della filossera. Il prestigio dei molti partecipanti, la criticità degli argomenti affrontati, le moderne visione e metodologia che porteranno alla soluzione del problema, fanno del IV Congresso Enologico Austriaco il primo grande simposio mondiale del settore.
Gli Anni Settanta e Ottanta del Novecento segnano una svolta per la vitivinicoltura friulana: da un’economia di consumo per lo più locale alla concezione di un prodotto enologico di più ampio respiro. I giovani produttori dell’Isontino sono tra i primi a cogliere il vento del cambiamento e operare nel proprio territorio un ulteriore salto di qualità, attraverso scelte di campo fondamentali.
Costituito nel 1966, nel pieno clima di rinnovamento della vitivinicoltura isontina, il Consorzio accoglie oggi quasi 90 Soci e opera secondo precise strategie, facendosi garante di uno standard base di qualità del prodotto enologico e portatore di una filosofia che ha come valore centrale e condiviso la sostenibilità. La denominazione di origine controllata «Isonzo» e «Isonzo del Friuli» è stata approvata con decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 1974, successivamente modificato con decreto del Presidente della Repubblica 25 marzo 1988 e con decreto ministeriale 28 febbraio 1995 quando è stata modificata in «Friuli Isonzo» o «Isonzo del Friuli».
L’incidenza dei fattori umani, ha contribuito alla precisa definizione dei seguenti aspetti tecnico produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare di produzione:
• base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla produzione del vino in questione, sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area geografica considerata;
• le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare ben esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare (120/130 q.li/ha);
• le pratiche relative all’elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione in bianco e in rosso dei vini tranquilli.
● B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
L’orografia pianeggiante dell’areale di produzione, nel bacino del fiume Isonzo, e l’esposizione a sudovest, concorrono a determinare un ambiente aeroso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti dei vini “Friuli Isonzo”.
La stessa struttura chimico-fisica dei terreni interagisce in maniera fondamentale con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico-chimiche ed organolettiche del vino “Friuli Isonzo”.
I terreni dell’alta pianura isontina sono principalmente calcarei, fortemente decalcificati, ma non completamente permeabili con presenza di ghiaie rosse e con uno strato terroso ferrettizzato di quasi un metro. La massa terrosa ferrettizzata ha grande interesse agrario. Trattiene notevolmente l’acqua piovana e le sostanze fertilizzanti. Pur essendo terreno sub-argilloso, durante le forti siccità non produce mai profonde fessurazioni, perché i terreni tendono al tipo “terra rossa”, dove la coagulazione dei colloidi ferrici determina nel terreno una preziosa struttura lacunare. Nella bassa pianura isontina e lungo i corsi dell’Isonzo e dello Judrio si nota la presenza di ghiaie bianche. Terreni ghiaiosi, caratterizzati da forte permeabilità, forte aerazione, accentuati processi ossidativi, modesta presenza di humus, debole capacità di trattenuta idrica. Richiedono a volte interventi irrigui e le concimazioni devono essere effettuate con oculatezza. Pur essendo di difficile coltivazione, in questi terreni la vite riesce a produrre discretamente e si vede esaltare le proprie caratteristiche qualitative. Terreni, quindi, entrambi molto adatti alla coltivazione della vite. La caratteristica dei terreni dell’Isonzo è la presenza di ghiaie di recente alluvione. Se i terreni presentano diversificazioni abbastanza nette, il clima è sufficientemente uniforme; non ci sono, grazie alla vicinanza del mare e alla cerchia delle Alpi, grossi sbalzi termici.
Ogni vigneto della zona DOC Friuli Isonzo è espressione di un terroir unico, di un particolare equilibrio dei fattori correlati uomo-vitigno-clima-suolo: una straordinaria varietà declinata nelle due microzone delle Rive Alte e delle Rive Di Giare, omogenee per tipologie di terreni e di clima, gestite da marchi collettivi del Consorzio di Tutela. Nei confini di ciascuno di questi due comprensori si coltivano vigneti a guyot, cordone speronato o doppio capovolto. Gli impianti sono strutturati per forme di allevamento non espanso, con alta densità di ceppi (3500- 4000 per ettaro) e una produttività media tra i 60 e i 90 quintali per ettaro.
L’area geografica isontina rappresenta una zona di convergenza delle masse di aria di origine marittima e continentale, secche e umide, fredde e temperate, determinando una continua alternanza climatica. I venti freddi continentali provenienti da est (Bora) e quelli mediterranei, più umidi e caldi, si concentrano in diversi periodi dell’anno. Nel periodi in cui la vite compie il proprio ciclo vegetativo si riscontrano, nella media delle annate, delle primavere umide e piovose, delle estati temperate siccitose e degli autunni freschi e siccitosi che si alternano ad altri piovosi. Proprio quest’ultima parte della stagione, con le relative condizioni climatiche alternate, proietta la zona DOC “Friuli Isonzo” in parte in un contesto europeo-continentale, in parte in un contesto nordmediterraneo.
La vocazione viticola del territorio è dovuta per gran parte ai venti freschi e secchi (Bora) che, scendendo da est dai monti della Slovenia, raggiungono l’altopiano dell’Isonzo. Questi venti prevalenti, oltre a consentire una buona escursione termica ed indirettamente un maggior irraggiamento solare, permettono una maturazione più lenta delle uve.
Il clima dell’areale di produzione è caratterizzato da precipitazioni abbondanti (1200 mm), concentrate prevalentemente in primavera e in autunno e maggiore siccità nei mesi di luglio e agosto, da una buona temperatura media annuale (13 °C), unita ad un‘ottima insolazione nei mesi di settembre ed ottobre, consente alle uve di maturare lentamente e completamente (in qualche anno anche fino al mese di ottobre, in particolare per varietà tardive come Malvasia, Verduzzo o Pignolo), contribuendo in maniera significativa alle particolari caratteristiche organolettiche del vino “Friuli Isonzo”.
La DOC “Friuli Isonzo” o “Isonzo del Friuli” è riferita a differenti tipologie di vino bianco, rosso, rosato e spumante che, dal punto di vista analitico ed organolettico, presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
In particolare tutti i vini presentano un modesto tenore di acidità, il colore è dei bianchi è giallo paglierino generalmente intenso ed i profumi sono floreali e fruttati. I rossi hanno colorazione tendente al rubino, con riflessi violetti nei vini giovani. Gli aromi sono fruttati e intensi, tipici delle cultivar dei vitigni di base, che nei vini più invecchiati sfumano a favore di quelli speziati o fenolici associabili al legno.
Al sapore i vini bianchi sono strutturati più della media, con buon equilibrio, complesse sfumature aromatiche e una naturale predisposizione a evolvere nel tempo. I rossi sono freschi e fruttati, capaci di raggiungere una maggiore complessità se prodotti con ambiziosi obiettivi enologici. La caratteristica comune dei vini della DOC è il frutto pieno, la consistenza degli aromi e un perfetto equilibrio gustativo.
● C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
Da molto tempo l’ambiente (fisico, geologico e umano) è riconosciuto come uno dei fattori più importanti per la caratterizzazione e la qualità delle produzioni enologiche ma, nel contempo, risulta estremamente complesso riuscire a discriminare all’interno del sistema vite – ambiente il peso dei singoli elementi e, soprattutto, il peso delle loro interazioni reciproche. La decisa impronta che l’ambiente conferisce alle caratteristiche quantitative e qualitative di un vitigno è alla base del concetto di Denominazione di Origine. Le caratteristiche dei vini originali o tipici sono legate al grado alcoolico, all’acidità, alla finezza e agli altri costituenti che variano parallelamente a questi e che sono correlati con il vitigno, l’ambiente e le pratiche enologiche consolidate. Altre caratteristiche, legate al sapore ed al bouquet, vengono formate dal vitigno interagendo con il suolo anche attraverso le pratiche colturali che possono modificare alcuni aspetti della nutrizione minerale.
La definizione di vocazionalità ambientale viene così ottenuta facendo interagire le informazioni climatiche, topografiche, pedologiche e colturali con il comportamento del vitigno e ha consentito di evidenziare un rapporto sinergico tra clima, terreno e vitigno in termini quantitativi. In sostanza, al concetto di “vocazione viticola” viene associato a quello di “zonazione”, inteso come suddivisione di un territorio in base alle caratteristiche eco – pedologiche e topografiche, con verifica della risposta adattativa di differenti vitigni.
Quindi l’ambiente esercita decisamente la sua funzione sul vitigno, condizionandone la funzionalità dell’apparato radicale, la funzionalità dell’apparato fotosintetizzatore, la durata delle singole fasi fenologiche e dell’intero ciclo, il rendimento produttivo, ecc. Tutto ciò condiziona quello che può essere definito “potenziale viticolo”.
In un progetto di studio svolto alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso dal Consorzio di Tutela dei Vini DOC Friuli Isonzo, in collaborazione con la Camera di Commercio di Gorizia e con l’ERSA del Friuli Venezia Giulia, sono state studiate le caratteristiche pedologiche della zona DOC Isonzo del Friuli costruendo una carta pedologica, documento utile per valutare i suoli, in relazione alle molteplici funzioni che vengono loro riconosciute e secondo diverse prospettive di analisi. La carte ottenute hanno fornito indicazioni preziose nella scelta dei siti in cui realizzare nuovi impianti di vigneti, scelte sui portainnesti o cloni più idonei alla zona e ottimizzazione dei parametri nutrizionali e idrici. Lo studio ha reso possibile la definizione di 2 zone che corrispondono a aree identificate nella carta pedologica e considerate ad alta vocazione viticola. Sono invece state escluse le zone definite a scarsa vocazione viticola per motivi di carattere pedologico-ambientale come l’eccessiva fertilità fisica dei terreni (eccessivo sviluppo vegetativo a scapito della componente qualitativa), insufficienti condizioni di drenaggio che favoriscono l’instaurarsi di microclimi eccessivamente umidi e comunque condizioni che determinano nella vite squilibri vegeto produttivi.
La zona presente nella parte a sinistra del fiume Isonzo, comprendente i comuni di Cormons, Romans d’Isonzo, Farra d’Isonzo, San Lorenzo Isontino, Gorizia e Gradisca d’Isonzo, si caratterizza per suoli moderatamente profondi, talvolta anche sottili, a scheletro generalmente frequente, con tessitura franca o franco – argillosa, subalcalini o neutri, scarsamente calcarei o non calcarei, a drenaggio da rapido a buono.
La seconda zona, sita alla destra del fiume Isonzo, si sviluppa sui comuni di Ronchi dei Legionari, Turriaco, San Canzian d’Isonzo, Staranzano e San Pier d’Isonzo. I suoi terreni sono sottili, talvolta moderatamente profondi, generalmente con scheletro frequente, a tessitura grossolana, alcalini, molto o estremamente calcarei. Entrambe le aree grazie alla loro natura geopedologica consentono una viticoltura di grande qualità supportate dall’attuazione di opportune strategie, nella coltivazione della vite:
• riduzione della produzione per ceppo (max 100 q.li per ettaro);
• forme di allevamento meno espanse (Guyot o derivati) e a potatura corta (cordone speronato);
• densità di impianto di 4.000 ceppi per ettaro.
Sono ottimamente vocate sia le varietà rosse, alle quali il terreno conferisce struttura, colore e caratteristiche varietali, che le varietà bianche, le cui produzioni risaltano note varietali intense ma delicate, profumi e struttura sufficiente ad rendere tali vini di fini e longevi.
Il passo successivo, compiuto alla metà degli anni 2000, ha visto la concretizzazione di questi studi attuando una divisione del territorio in 2 “sottozone” che identificano in particolare il relativo prodotto enologico. Infatti, grazie ai dati disponibili, le aziende della Denominazione Isonzo hanno la possibilità di poter effettuare, con elevata efficacia, oculate scelte tecniche, avendo in dotazione un’ottima possibilità di ulteriore successo a livello commerciale. Si arriva oggi sui mercati nazionali ed internazionali con prodotti di alta qualità, con caratteristiche tipiche ed esclusive di questa determinata zona, che permettono ad un consumatore sempre più evoluto, anche grazie a una buona promozione, di riconoscerlo meglio e preferirlo rispetto ad un altro. Ne sono prova i numerosi riconoscimenti attribuiti ai vini e alle aziende della DOC Isonzo da riviste, guide e degustatori italiani ed internazionali (dal Gambero Rosso a Wine Spectator, dall’Espresso a Robert Parker Jr.), facendone una delle più rinomate zone viticole italiane.