Barbaresco Marcarini 2017 Pertinace
Fotografie dell’azienda Pertinace e di Danila Atzeni

Circa 7 mesi fa ho scritto un articolo su un’etichetta acquistata quasi per gioco in un punto vendita di una famosa catena di supermercati italiani; nessuno me lo toglierà mai dalla testa, in quanto a selezione di vini questo marchio della GDO ha tanto da insegnare persino ad alcune enoteche che vivono di ricordi in bianco e nero, ne ho viste tante ahimé, ciò che non tollero riguardo ad alcuni proprietari delle stesse è il “sentirsi arrivati”, un atteggiamento assurdo e inutile. Proprio per questo odio i luoghi comuni e le generalizzazioni, bisogna sempre tastare con mano, il vino buono si può trovare in ogni contesto, è la serietà di chi lo ricerca a fare la differenza.
Ma tralasciamo sterili polemiche, quel Nebbiolo d’Alba 2017 mi ha sorpreso a tal punto che ho sentito irrefrenabile il desiderio di scriverne, di valorizzare il grande lavoro svolto giornalmente da una delle più importanti e dinamiche cooperative vitivinicole italiane, “Cantina Vignaioli”, fondata nel 1973 da Mario Barbero. Una cooperativa composta allora da tredici soci tutti provenienti dalla zona di Treiso, a oggi i soci sono diventati 17, per un totale di 90 ettari vitati. “Il Sole fa buona l’uva. Il sole sulle colline delle Langhe è la nostra ricchezza”, questa è la massima con cui l’azienda si presenta al pubblico, un inno all’energia, alla voglia di fare, al calore trasmesso dalle cose buone.
Riguardo al vino, non contento delle informazioni ottenute navigando su Internet, ho chiamato direttamente l’azienda, un impiegato molto cortese mi ha raccontato brevemente le differenze tra i vari marchi del gruppo. A distanza di sette mesi mi trovo dunque al cospetto di una delle più alte espressioni dello stile produttivo di questa realtà di Treiso, il Barbaresco Marcarini 2017 Pertinace. Frutto di una grande attenzione ai vigneti, che per la MGA (Menzione Geografica Aggiuntiva) Marcarini vengono curati personalmente da un’unica famiglia di soci conferitori.
I vigneti sono situati nel comune di Treiso, dove la cantina cooperativa Pertinace può contare su una superficie vitata di 3,60 ettari. I terreni che caratterizzano quest’importante MGA del comprensorio del Barbaresco DOCG alternano marne a strati sabbiosi, tutto ciò permette alle radici di svilupparsi in profondità, il vino che ne deriva acquisisce profumi intensi e complessi. Le viti crescono su alte e vertiginose pendenze, godono di un’ottima esposizione a sud-ovest, ma al contempo generano una serie di difficoltà nella lavorazione del vigneto; questa storia l’ho raccontata più volte: non esiste un solo vino importante che non nasca dal duro lavoro di chi lo produce con passione e attaccamento alla tradizione.
Per capire a fondo un’etichetta è bene conoscere il territorio, ma soprattutto le caratteristiche che hanno determinato l’annata in cui le uve sono cresciute. Vista la particolarità del millesimo in questione, di cui si è già detto “peste e corna”, come sempre del resto in Italia, trovo corretto illustrare nel dettaglio le fasi che hanno caratterizzato tutto il ciclo vegetativo, riportando la scheda inviata dalla stessa azienda: “L’annata 2017 è stata molto calda e ciò ha comportato una vendemmia anticipata. Fin dai mesi invernali le temperature sono state miti. Nella stagione primaverile lo sviluppo vegetativo ha subito un’accelerazione a causa delle temperature sopra la media stagionale e alle abbondanti piogge. A partire dal mese di maggio si sono susseguite numerose giornate terse e calde, che hanno in buona misura bloccato l’insorgenza di problematiche fitosanitarie. Le temperature massime registrate durante i mesi estivi sono state sopra la media, e solo verso la fine del mese di agosto si sono presentate le tanto attese precipitazioni che hanno riequilibrato la dotazione idrica degli acini, in anticipo sui tempi dell’invaiatura. Il mese di settembre invece ha portato temperature più fresche e significative escursioni termiche, particolarmente favorevoli per lo sviluppo dei profili polifenolici nelle uve a bacca nera a ciclo vegetativo medio – lungo, come nel nebbiolo.
Nonostante la 2017 sia stata un’annata precoce, l’andamento climatico delle settimane precedenti la vendemmia, con giornate calde e nottate fresche, ha permesso di ottenere un vino complesso e strutturato ma allo stesso tempo equilibrato e armonico”. Prodotto in sole 18.000 bottiglie, il Barbaresco Marcarini 2017 nasce da una selezione in vigna, resa per ettaro pari a 50 HI, fermentazione del mosto a contatto con le bucce, la stessa si prolunga per 12-15 giorni con frequenti rimontaggi ed energiche follature. Dopo 40 giorni di cappello sommerso viene effettuata la fermentazione malolattica, che precede i 18 mesi di affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia. 14% Vol., vino dalle tonalità calde tra il rubino e il granato a vantaggio di quest’ultimo con l’invecchiamento, l’estratto delinea consistenza e archetti fitti e regolari. Il frutto, in lieve confettura, sa di amarena e ribes rosso, accompagnato da eleganti ricordi floreali di rose leggermente essiccate e violetta. Un naso intenso, vivo, cambia progressivamente, affiora un accenno dolce di liquirizia, cacao amaro e tabacco in foglie; con opportuna ossigenazione il respiro diviene terroso e richiama il sottobosco alleggerito da freschi toni balsamici di menta peperita e un flebile accento di anice stellato.
Notevole struttura ed estratto, tannino già ben integrato alla materia per via delle caratteristiche dell’annata, si distingue per progressione gustativa, doti di sapidità e opportuna freschezza che deterge il sorso e lo rende piacevole, invitante, scorrevole. Caratteristiche che ben si prestano all’abbinamento che ho scelto, un bel piatto di polenta bramata accompagnata da un sugo preparato con soffritto all’italiana, luganega e una foglia d’alloro. Un abbinamento davvero azzeccato in una giornata uggiosa che di tardo primaverile ha davvero ben poco, una scusa in più per stappare una grande bottiglia di Barbaresco e gustare un piatto succulento.
Andrea Li Calzi