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Doc e DocgLe regole del vino

Le DOC dell’Emilia Romagna: Colli di Scandiano e di Canossa

Mappa vino doc Colli di Scandiano e di Canossa


❂ Colli di Scandiano e di Canossa D.O.C.
(Approvato con D.P.R. 25/11/1976 – G.U. n.37 del 9/2/1977; ultima modifica D.M. 30/3/2015, pubblicato sul Sito ufficiale del Mipaaf, Sezione Qualità e Sicurezza Vini DOP e IGP)


zona di produzione
● in provincia di Reggio Emilia: comprende i territori amministrativi dei Comuni di Albinea, Bibbiano, Canossa, Casalgrande, Castellarano, Montecchio, Quattro Castella, S. Polo d’Enza, Scandiano, Vezzano sul Crostolo, Viano e, in parte, quelli dei Comuni di Casina, Cavriago, Reggio Emilia e S. Ilario d’Enza.
Le uve destinate alla produzione del vino a denominazione di origine controllata “Colli di Scandiano e di Canossa” bianco con la menzione “classico” devono essere prodotte nella zona di origine più antica comprendente i seguenti Comuni: in tutto il Comune di Albinea e in parte i Comuni di Casalgrande, Castellarano, Reggio Emilia, Scandiano e Viano;

base ampelografica
● bianco (anche classico, frizzante, spumante): Spergola min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni malvasia di Candia, trebbiano romagnolo, pinot bianco e pinot grigio. È ammessa la presenza di uve provenienti dai vitigni malvasia di Candia aromatica max. 5%. Il vino “Colli di Scandiano e di Canossa” bianco prodotto nella zona di origine più antica, può recare la qualificazione “classico“;
● rosso (anche frizzante, Novello: min. 50% marzemino, max. 35% cabernet sauvignon e/o malbo gentile, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve a bacca nera non aromatiche provenienti dai vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Emilia Romagna;
● con menzione del vitigno bianchi: Sauvignon (anche frizzante, passito, riserva), min 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni malvasia di Candia, pinot bianco, pinot grigio, trebbiano romagnolo e chardonnay; Pinot (anche frizzante, spumante), da pinot bianco e/o pinot grigio e/o pinot nero 100%; Chardonnay (anche frizzante, spumante), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni pinot bianco, pinot nero e pinot grigio; Malvasia (anche frizzante, spumante, passito), min. 85% malvasia di Candia aromatica, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni malvasia di Candia bianca, pinot bianco, pinot grigio, trebbiano romagnolo e chardonnay; Spergola (anche frizzante, spumante e passito) 100%;
● con menzione del vitigno rosati: Lambrusco Montericco rosato (anche frizzante), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni lambrusco marani, lambrusco grasparossa, lambrusco salamino, malbo gentile, ancellotta e croatina. Le uve devono essere vinificate in bianco;
● con menzione del vitigno rossi: Lambrusco (anche nella tipologia frizzante): lambrusco maestri, lambrusco marani, lambrusco salamino, lambrusco barghi, congiuntamente o disgiuntamente, in misura non inferiore all’85%; per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni malbo gentile, marzemino, croatina, sgavetta, termarina e perla dei vivi; Lambrusco Grasparossa (anche frizzante), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni lambrusco marani, lambrusco montericco, ancellotta, malbo gentile e croatina; Lambrusco Montericco rosso (anche frizzante), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni lambrusco marani, lambrusco grasparossa, lambrusco salamino, malbo gentile, ancellotta e croatina; Cabernet Sauvignon (anche riserva), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni sangiovese, merlot e ancellotta; Marzemino (anche frizzante, Novello, passito), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni croatina, sgavetta e malbo gentile; Malbo Gentile (anche frizzante, Novello, passito), min. 85%, per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni croatina , sgavetta;

norme per la viticoltura
per i nuovi impianti e reimpianti le forme di allevamento ammesse sono quelle a filare con parete produttiva singola e a filare con parete produttiva sdoppiata. Per i sistemi a filare con parete produttiva singola la densità di piantagione per i nuovi impianti non potrà essere inferiore a 1.600 viti per ettaro. Per i sistemi a filare con parete produttiva sdoppiata la densità di piantagione per i nuovi impianti non potrà essere inferiore a 2.000 viti per ettaro;
è consentita l’irrigazione di soccorso;
la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico naturale minimo devono essere i seguenti: 

Resa per ettaro e titolo alcolometrico Colli di Scandiano e di Canossa

norme per la vinificazione
le operazioni di elaborazione dei mosti e dei vini, di vinificazione, ivi compresa la presa di spuma e l’affinamento in bottiglia, la spumantizzazione e l’invecchiamento in legno e in bottiglia, devono essere effettuate nell’ambito del territorio della provincia di Reggio Emilia;
le operazioni di vinificazione delle uve destinate alla produzione del vino “Colli di Scandiano e di Canossa” Bianco Classico devono essere effettuate nell’ambito della zona di produzione e nell’ambito dell’intero territorio dei comuni compresi anche parzialmente in tale zona;
per tutte le tipologie “Colli di Scandiano e di Canossa” Passito le operazioni di vinificazione e invecchiamento devono essere effettuate nell’ambito della zona di produzione. La vinificazione delle uve destinate alla produzione delle tipologie passito deve avvenire dopo che le stesse abbiano subito un periodo di appassimento. E’ ammessa nella fase di appassimento l’utilizzazione di aria ventilata per la disidratazione delle uve, onde assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo del 16%. L’immissione al consumo deve avvenire, dopo aver subito un periodo di invecchiamento obbligatorio, di cui almeno un anno in botte di legno, a decorrere dal 1° novembre del secondo anno successivo a quello della vendemmia. Nella fase di invecchiamento è ammesso il taglio con vini di diverse annate, mantenendo l’85% del vino dell’annata dichiarata;
la dolcificazione deve effettuarsi con mosti d’uva, mosti d’uva concentrati, mosti d’uva parzialmente fermentati, tutti provenienti da uve di vigneti iscritti all’albo atte alla produzione dei vini a DOC “Colli di Scandiano e di Canossa” prodotti nelle zone delimitate, o con mosto concentrato rettificato.
l’arricchimento, quando consentito, può essere effettuato con l’impiego di mosto concentrato rettificato o, in alternativa, con mosto d’uve concentrato ottenuto dalle uve di vigneti delle varietà previste dal presente disciplinare e iscritte all’Albo o a mezzo concentrazione a freddo o altre tecnologie consentite. Il mosto concentrato rettificato proveniente da uve non destinate alla produzione dei vini a DOC “Colli di Scandiano e di Canossa” aggiunti nell’arricchimento e nella dolcificazione dovranno sostituire un’eguale quantità di vino DOC “Colli di Scandiano e di Canossa”. La dolcificazione per la presa di spuma, nell’arco dell’intera annata, deve effettuarsi con mosti di uve, mosti di uva concentrati, mosti d’uva parzialmente fermentati, tutti provenienti da uve atte alla produzione dei vini a DOC “Colli di Scandiano e di Canossa” o con mosto concentrato rettificato, anche su prodotti arricchiti;
i vini nella tipologia Novello devono essere ottenuti con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve;
la tipologia “Colli di Scandiano e Canossa” SauvignonRiserva” è riservata ai vini tranquilli con un invecchiamento minimo di 18 mesi (di cui almeno 6 in botti di legno) a decorrere dal 1° novembre dello stesso anno della vendemmia. La tipologia “Colli di Scandiano e Canossa” Cabernet SauvignonRiserva” è riservata ai vini tranquilli con un invecchiamento minimo di 24 mesi (di cui almeno 6 in botti di legno) a decorrere dal 1° novembre dello stesso anno della vendemmia;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
nella presentazione e designazione dei vini, con l’esclusione delle tipologie spumante e frizzante, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione;
i vini a denominazione di origine controllata “Colli di Scandiano e di Canossa” Sauvignon, Pinot, Chardonnay, Malvasia, bianco, bianco classico, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Montericco, rosso, Marzemino, Malbo Gentile, Lambrusco e Spergola, previsti dal presente disciplinare nel tipo frizzante, se confezionati in recipienti di capacità inferiori a 5 litri, possono essere immessi al consumo solo in bottiglie di vetro chiuse con tappo di sughero o altro materiale consentito, anche a fungo ancorato;
i vini a denominazione di origine controllata “Colli di Scandiano e di Canossa” Sauvignon, Pinot, Chardonnay, Malvasia, bianco, bianco classico, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Montericco, rosso, Marzemino, Malbo Gentile, Lambrusco, Spergola e Cabernet-Sauvignon previsti dal presente disciplinare nella tipologia tranquillo, se confezionati in recipienti di capacità inferiore a 5 litri, possono essere immessi al consumo solo in bottiglie di vetro con tappo di sughero o altro materiale consentito;
i vini frizzanti a denominazione di origine controllata “Colli di Scandiano e di Canossa” Malvasia, bianco, bianco classico, rosso, Lambrusco Grasparossa, Lambrusco Montericco rosso e rosato, Malbo Gentile, Lambrusco, Spergola, devono essere imbottigliati in recipienti di vetro fino a 3 litri;

legame con l’ambiente geografico
A) informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica corrispondente alla denominazione d’origine controllata “Colli di Scandiano e di Canossa” ricade nella parte centro occidentale della regione Emilia-Romagna, nella provincia di Reggio Emilia, e interessa una fascia limitata di territorio, in senso meridiano, di collina e relativa pianura antistante, con un’altitudine media di 223 metri s.l.m.
Il territorio delimitato è caratterizzato da:
▪ una pianura di transizione ai rilievi collinari, che ne segue i confini, morfologicamente mossa, formata da antichi sedimenti alluvionali a varia tessitura, risalenti al Pleistocene. Su queste superfici sub pianeggianti si rinvengono suoli molto profondi, evoluti e decarbonatati, a tessitura moderatamente fine o fine con locali affioramenti ghiaiosi, a buona o moderata disponibilità di ossigeno. Presenti localmente suoli alluvionali più pianeggianti, di cui alcuni molto recenti e calcarei;
▪ i rilievi collinari, dolci o moderatamente ripidi, orientati prevalentemente in direzione nord-sud, i cui suoli formano mosaici molto complessi, in conseguenza dell’elevata variabilità dei fattori orografici locali, dei processi morfogenetici, della complessità dell’assetto geologico-strutturale e della variabilità litologica. In prevalenza i suoli derivano da rocce pelitiche o da rocce stratificate ad importante componente pelitica, a tessitura fine o moderatamente fine, calcarei, con profondità variabile, localmente soggetti a fenomeni di dissesto idrogeologico e a fenomeni calanchivi.
Il vigneto è prevalentemente localizzato tra i 50 e i 500 m s.l.m, ma l’area a denominazione si interrompe più in alto, dove prevalgono suoli ripidi o molto ripidi (acclivi) da rocce stratificate, principalmente arenacee o pelitiche, a tessitura variabile, generalmente boscati, più diffusi sopra i 600 metri.
L’area delimitata è soggetta ad un regime termico temperato subcontinentale, e pluviometrico di tipo sublitoraneo appenninico, con piovosità massime in autunno, sia per regime che distribuzione, e piovosità minime in estate. Le precipitazioni e i giorni di pioggia aumentano salendo di altitudine, con un valore medio di 769 mm e 80 giorni piovosi. Nella pianura pedecollinare il carattere continentale del clima è mitigato da precipitazioni più abbondanti e meglio distribuite rispetto alla pianura più interna, e da una maggiore ventilazione, soprattutto nei mesi estivi; nella fascia collinare il clima è più variabile, con climi locali miti e asciutti all’interno di sezioni vallive ben esposte all’insolazione e protette alle correnti atmosferiche più fredde, o al contrario più piovosi e ventosi su declivi collinari più esposti.
La zona geografica per la tipologia “classico” si riferisce ad un’area più ristretta di superficie, anch’essa con ambienti collinari e pedecollinari, localizzata ad est e caratterizzata da un’altitudine media leggermente inferiore (192 m s.l.m.), un utilizzo prevalentemente agricolo dei suoli, e un clima mediamente più caldo e siccitoso.
Fattori umani rilevanti per il legame
Notizie della diffusione della coltura della vite nell’area delimitata risalgono all’epoca romana e al medioevo, da contratti d’enfiteusi del IX-X sec. d.c. e dalla biografia di Matilde di Canossa.
Riferimenti alle tipologie di vini prodotti pervengono fin dal XVI secolo dalle memorie di Bianca Cappello, granduchessa di Toscana e da Andrea Bacci. Diversi sono i vini realizzati nell’area:
frizzanti, liquorosi, passiti, soprattutto bianchi. All’inizio del XIX sec. Filippo Re afferma l’importanza della viticoltura nell’area delimitata, tra Montecchio, “Sampolo-Bianello”, Reggio Emilia e Scandiano, sottolineando le differenze qualitative tra una zona e l’altra, e l’importanza di identificare e propagare le viti che su un determinato fondo producano il miglior vino.
Nel XIX secolo, diversi autori tra cui Giambattista Venturi e Giorgio Gallesio, notano l’importanza e l’ottima qualità dei vini dello scandianese, realizzati con il vitigno Spergola e altri tra cui la Malvasia di Candia aromatica. Nel 1874, con regio decreto, viene istituita la Società Enologica Scandianese.
Nel 1894, Augusto Pizzi elenca e analizza le uve dei numerosi vitigni presenti nelle diverse zone tra pianura,collina e montagna.
Nel XX secolo, oltre ai vini bianchi di maggior pregio, aumenta la produzione di vini da pasto, tradizionalmente ottenuti da uve Lambrusco, con particolare riferimento, per l’area collinare, al Lambrusco di Montericco, a prodotti più morbidi ottenuti da uve Marzemino, e ad altri prodotti derivati dai numerosi vitigni coltivati (Pietro Fornaciari, 1924). Importanti sono le superfici di vigneto sui colli (circa 18000 ha a coltura promiscua), e nel piano antistante il colle (maggiormente vitate) e la presenza di numerose varietà coltivate.
Lo sviluppo dell’enologia va di pari passo con lo sviluppo di strutture cooperative, che danno impulso e professionalità alla tecnica enologica e alla qualità del prodotto. Con l’evoluzione del’enologia, cambia anche il paesaggio vitato: a partire dal 1960, la superficie vitata a cultura promiscua si riduce progressivamente, lasciando il posto a vigneti specializzati, presupposto per una maggiore qualificazione della viticoltura della zona.
Nel 1964, nasce il consorzio volontario per la difesa del vino tipico “Bianco di Scandiano”, e il 25 novembre 1976, con decreto del presidente della repubblica viene approvata la DOC “Bianco di Scandiano”, prodotto nelle tipologie frizzante o spumante naturale. Nel 1977, viene istituito il Consorzio per la tutela del vino “Bianco di Scandiano”. Il 20-9-1996, con Decreto ministeriale, la denominazione cambia il nome in “Colli di Scandiano e di Canossa”, con diverse tipologie sia di bianchi che di rossi.
Il fattore umano si rivela essenziale per la denominazione, in riferimento:
▪ ai vitigni tradizionalmente coltivati, prevalentemente autoctoni locali o dell’area emiliana (Spergola, Lambrusco di Montericco, Malbo gentile, Sgavetta, Malvasia di Candia aromatica, ecc.) ma anche nazionali e internazionali (Marzemino, Chardonnay, ecc);
▪ alle tecniche agronomiche adottate, tradizionali della zona, volte a contenere le rese e ottenere le qualità previste dal disciplinare, esaltando l’influenza dei fattori naturali sul prodotto;
▪ ai metodi di vinificazione, tradizionalmente consolidate in zona per la produzione di vini frizzanti e spumanti, e di mosti parzialmente fermentati, nonché per la produzione di vini fermi, vini passiti e novelli.
B) informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La denominazione di origine “Colli di Scandiano e di Canossa” è riferita a diverse tipologie di vini bianchi, rossi e rosati, tradizionalmente frizzanti o spumanti, ma anche fermi, novelli e passiti dalle peculiari caratteristiche analitiche ed organolettiche.
I vini bianchi sono principalmente derivati da vitigni autoctoni, locali come il vitigno Spergola (tipologie “bianco”, “bianco classico” e Spergola) o emiliani come la Malvasia di Candia aromatica, ma anche da varietà internazionali, tradizionalmente coltivate in loco. Tipicamente frizzanti e spumanti, sono caratterizzati da colore giallo paglierino, freschi e armonici, dai profumi e sapori caratteristici, più aromatici se derivati da vitigni con tale qualità, più sapidi se spumanti.
Tra i vini rossi e rosati si distinguono le tipologie:
▪ legate ai locali e tradizionali vitigni Lambrusco (Lambrusco Montericco rosato, Lambrusco Montericco rosso, Lambrusco Grasparossa e Lambrusco): tipicamente frizzanti, profumati, dal fruttato al floreale e dal buon contenuto acidico;
▪ legate ad altri vitigni (tra cui il vitigno autoctono Malbo gentile) più atti alla produzione di vini fermi, ma anche frizzanti, dal gusto armonico, pieno e morbido, fruttato.
In generale l’acidità naturale conferisce a tutti i prodotti una buona vivacità e freschezza. La tradizionale dotazione di anidride carbonica della maggior parte dei vini prodotti nella zona partecipa all’equilibrio gustativo.
I vini passiti sono più pieni e vellutati, bianchi, rosati o rossi, a seconda delle uve impiegate, a volte aromatici, ma sempre dal buon contenuto acidico.
I vini nelle versioni “novello”, risentono della macerazione carbonica, con aromi vinosi, fruttati tipici delle varietà di origine e sapidità elevata.
Le versioni “riserva”, evidenziano sentori legati all’evoluzione di polifenoli e aromi durante dall’invecchiamento e all’obbligatorio passaggio in botte.
Le versioni dolci, tradizionali della zona, si sposano bene con le bollicine, l’acidità ed i profumi legati ai vitigni e l’ambiente; tipici e importanti sono i mosti di uve parzialmente fermentati per le tipologie indicate nel presente disciplinare, caratterizzati da una ridotta gradazione alcolica e profumi importanti.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi della lettera A) e quelli della lettera B)
La zona geografica delimitata, costituita da aree di piano di transizione ai rilievi collinari, e di basso appennino, coi relativi sistemi vallivi, ha condizioni di limitata altitudine sul livello del mare, che garantisce al vigneto livelli d’illuminazione e calore adeguati ad una maturazione ottimale delle uve. L’indice di Winkler medio della zona è elevato, con 1.938 gradi giorno, e pur nella elevata variabilità orografica, solo in una ristretta zona occidentale che costeggia la valle dell’Enza, si scende al di sotto di 1.700 gradi giorno.
Condizioni di elevate sommatorie termiche sono importanti per varietà di vite come la Malvasia di Candia aromatica e lambruschi a maturazione tardiva come il Lambrusco grasparossa e lambrusco di Montericco, che ne giovano in termini di profumi e composizione polifenolica, e che per tale motivo privilegiano altitudini non elevate; condizioni ricercate anche per ottenere vini fermi strutturati e vini “novello”.
Al contempo, l’entità delle precipitazioni, che aumentano procedendo verso sud, variando da circa 750 a 850 mm e la loro buona distribuzione, anche nei periodi estivi, concorrono alla buona disponibilità idrica dei suoli, e permettono così di ottenere prodotti con un buon contenuto di acidità, anche in acido malico, necessari per la produzione dei tipici vini frizzanti e spumanti della zona.
In particolare, le migliori condizioni climatiche per i vini del territorio si hanno dove le propaggini collinari si aprono al piano, che unisce gli aspetti positivi dei declivi, maggiore ventosità e precipitazioni, anche meglio distribuite, ai valori termici più elevati della pianura. Ad una adeguata maturazione delle uve, si sommano la disponibilità idrica, favorita anche dalla presenza di corsi o risalite d’acqua e da terreni profondi, all’importante effetto del vento, che diminuisce la possibilità di formazioni nebbiose e ristagni di umidità, pericolosi per varietà sensibili a marciumi come Spergola e Sauvignon.
Nelle aree collinari i migliori risultati si ottengono scegliendo le varietà tradizionali più idonee a tali ambienti, le esposizioni migliori a seconda del prodotto da ottenere, e privilegiando prodotti meno colorati e più profumati. Nelle zone più calde, soleggiate e ventilate si producono tradizionalmente i vini passiti.
Locali affioramenti di ghiaie, soprattutto nella parte ovest di piano della valle dell’Enza, unite a condizioni climatiche di calore e ventosità, determinano moderati stress idrici che rendono il prodotto ricco di polifenoli maturi, più morbidi e meno amari, e consentono un ambiente ideale alla maturazione della Malvasia di Candia aromatica, che si è storicamente diffusa in tali zone.
L’area dei bassi colli, ad est del territorio, nello Scandianese, abbina suoli a buona fertilità e dalla discreta riserva idrica, a climi caldi e ventilati, ma con precipitazioni ben distribuite, sebbene non elevate. In questa zona, soprattutto su versanti ad est o nord-est, più adatti per l’ottenimento di prodotti spumanti, si è tradizionalmente diffuso il vitigno Spergola, che ha storicamente dato origine al prodotto “Bianco di Scandiano”, la cui menzione classica si lega ad un ristretto ambito geografico di tale zona.
La presenza di suoli a tessitura fine, poveri, con pendenze più o meno elevate, su esposizioni soleggiate, favoriscono prodotti strutturati e più alcolici, anche per la produzione di vini da invecchiamento.
Le alte escursioni termiche tra notte e giorno nel periodo di maturazione delle uve su tutta l’area delimitata, determinano l’ottenimento di vini profumati e dall’elevato contenuto polifenolico, legati strettamente alle caratteristiche organolettiche.
La diffusione della viticoltura in quest’area, documentata dall’epoca romana al medioevo ai giorni nostri, inscindibile dai particolari vitigni autoctoni presenti, è prova di una stretta connessione tra i fattori ambientali, umani ed i vini ottenuti in queste terre.
La diffusione di diverse tipologie di vini, soprattutto bianchi, nel territorio delimitato, è testimoniata fin dal 1580, nelle memorie di Bianca Cappello, Granduchessa di Toscana, che cita il “buon vino di Scandiano”, nel 1597 da Andrea Bacci, che menziona la produzione di vini pregevoli, profumati e frizzanti dalle dorate bollicine, e all’inizio del XIX secolo da Filippo Re, che parla di vini spumanti e vini liquorosi: “Orsù, chi fra voi è che gustato non abbia, scorrendo i nostri colli, vino che ora gli ricordò il generoso Cipro, il fumante Sciampagna, il delicato Tintillo e simili?”. Il medesimo autore promuove l’importanza di vendemmiare l’uva ben matura, di fare attenzione ai travasi per preservare l’aroma e il “Gaz”, e la pratica di appassire le uve al sole o all’aria.
Ai primi del ‘800 si nota: “I vini nello Scandianese sono forse, presi in complesso, il maggior ramo di entrata di quel Distretto, e sono per comune consenso i migliori del Dipartimento”, vini di diverse tipologie. Giambattista Venturi nel 1822, elogia i vini lasciati ad appassirei nei solai per un mese, poi spremuti e bolliti sui graspi: dai 28800 hl prodotti, i ¾ sono esportati a 12 lire per brenta (72 litri). Nel 1839 Giorgio Gallesio dirà: “Ho bevuto degli ottimi vini di colore bianco-oro più o meno carico, squisiti, asciutti, e generosi quanto i vini di Spagna e da dessert. Essi sono fatti di Spargolina, Occhio di gatto, Malvasia, Cedra, Squarciafoglia o Vernaccia, uve dominanti nelle colline di Casalgrande, Vinazzano, e Borzano, ed è queste uve che si fanno famosi i vini di Scandiano”, che potrebbero rivaleggiare con i più celebri d’Italia. A tale encomio si associa Antonio Claudio De Valery, 1842, bibliotecario del re di Francia, che cita nella guida redatta per i viaggiatori il “vin blanc sucrè de Scandiano”.
Nel 1874 la Società Enologica Scandianese (Regio Decreto del 4-7-1874), si incarica di preparare, vendere e promuovere vini, anche alle esposizioni universali di Filadelfia e Parigi dove riscuotono diversi successi. Giuseppe Borini, nel 1921, sottolinea e propone la produzione di vini di lusso nello scandianese per far concorrenza agli spumanti francesi. Nel XX secolo, accanto ai vini da pregio, si diffonde il comparto dei vini da pasto, prevalentemente ottenute da uve Lambrusco. Nel 1922, Adelio Franceschini e Vittorio Premuda descrivono le tecniche di vinificazione, puntando l’attenzione anche sull’importante produzione di mosti parzialmente fermentati o filtrati dolci, ed evidenziando il pericolo di una sleale concorrenza tra i vini artificialmente gazati e gli spumanti naturali.
Lo sviluppo dell’enologia di quegli anni va di pari passo con lo sviluppo di cantine sociali, caratterizzati da impianti moderni di trasformazione, che danno impulso e professionalità alla tecnica enologica e alla qualità del prodotto, che si incaricano di controllare che i vini genuini prodotti, trasferiti nelle mani dei commercianti, non siano oggetto di “tagli e intrugli” tali da rendere il vino irriconoscibile, e che puntano ad ottimizzare la qualità della produzione in campo con una adeguata assistenza tecnica. Con l’evoluzione dell’enologia, cambia anche la viticoltura, specializzandosi: si ottiene così una maggiore qualificazione della viticoltura e dei vini della zona.
Il 25 novembre 1976 è istituita la DOC “Bianco di Scandiano”. Il vino, prodotto nelle tipologie frizzante o spumante naturale è ottenuto principalmente da uve Spergola o Spergolina (allora erroneamente denominato Sauvignon) e per il restante da Malvasia di Candia e Trebbiano romagnolo.
Il 20-9-1996, con Decreto ministeriale, la denominazione cambia il nome in “Colli di Scandiano e di Canossa”, con diverse tipologie sia di bianchi che di rossi, meglio specificate con successive modifiche.
Le tipologie ivi descritte tengono conto dell’ambiente geografico e soprattutto della tradizione della zona, evidenziata sia dai prodotti oggetto di denominazione, con le relative pratiche viticole ed enologiche adottate, sia dai vitigni utilizzati, molti dei quali autoctoni del territorio specifico o dell’area emiliana, oppure storicamente legati al territorio.
Il fattore umano ha quindi un ruolo essenziale per la denominazione, che nel corso degli anni, con una positiva ed encomiabile evoluzione, ha puntato a produrre vini di sempre maggior pregio e qualità, come attesta la rinomanza acquisita dai vini DOC “Colli di Scandiano e di Canossa”.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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