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Le Doc dell’Umbria: Montefalco

Le Doc dell'Umbria: Montefalco


❂ Montefalco D.O.C.
(D.P.R. 30/10/1979 – G.U.n. 108 del 19/4/1980; ultima versione, pubblicata sulla G.U. n.119 del 23/5/2016, con le modifiche apportate in conseguenza delle osservazioni della Commissione UE dell’11/1/2019)


zona di produzione
● in provincia di Perugia: comprende i terreni vocati alla qualità dell’intero territorio del Comune di Montefalco e parte del territorio dei Comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell’Umbria e Gualdo Cattaneo;

base ampelografica
● bianco: trebbiano spoletino min. 50%, possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca bianca, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nella Regione Umbria (vedi →allegato 1), max 50%;
● con menzione del vitigno bianchi: grechetto min. 85%, possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca bianca, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria (vedi →allegato 1), max 15%;
● rosso (anche riserva): sangiovese 60-80%, sagrantino 10-25%, possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca rossa, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria (vedi →allegato 1), max 30%;

norme per la viticoltura
per i nuovi impianti e reimpianti, effettuati dopo l’entrata in vigore del presente disciplinare, la densità minima di impianto non può essere inferiore a 4.000 ceppi per ettaro per la tipologia “rosso” e “rosso riserva”, e a 3.000 ceppi per ettaro per le tipologie “bianco” e “Grechetto”;
è consentita l’irrigazione di soccorso;
la resa massima di uva in coltura specializzata è di 12 t/Ha per le tipologie “bianco” e “Grechetto”, di 11 t/Ha per la tipologia “rosso” e “rosso riserva”;
le uve destinate alla vinificazione devono assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11,00% vol. per le tipologie “bianco” e “Grechetto”, di 11,50% vol. per la tipologia “rosso” e 12,00% vol. per la versione “riserva”;

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione e di invecchiamento obbligatorio devono essere effettuate nell’ambito territoriale dei comuni compresi, anche solo parzialmente, nella zona di produzione; tuttavia, tenuto conto dei diritti acquisiti, potranno continuare a svolgere le suddette operazioni le aziende che già dispongono della relativa autorizzazione in deroga a effettuare le operazioni di vinificazione e invecchiamento obbligatorio fuori della zona di produzione, prima dell’entrata in vigore del presente disciplinare di produzione;
le operazioni di imbottigliamento devono essere effettuate nell’ambito territoriale dei comuni compresi, anche solo parzialmente, nella zona di produzione;
il vino a denominazione di origine controllata “Montefalco” Rosso può essere immesso al consumo a partire dal 1° maggio del secondo anno successivo a quello di vendemmia solo dopo aver trascorso un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 18 mesi.
Il vino a denominazione di origine controllata “Montefalco” Rosso Riserva può essere immesso al consumo a partire dal 1° maggio del terzo anno successivo a quello di vendemmia, solo dopo aver trascorso un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 30 mesi, di cui dodici in botti di legno di qualsiasi dimensione.
I periodi di invecchiamento decorrono dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve. Ai fini della vinificazione della tipologia “Montefalco” rosso riserva, le relative uve devono essere oggetto di specifica denuncia annuale e sui relativi registri di cantina deve essere indicata la destinazione delle uve medesime;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
nella designazione del vino “Montefalco” può essere utilizzata la menzione “vigna” a condizione che sia seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, che la vinificazione e la conservazione del vino avvengano in recipienti separati e che tale menzione, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, venga riportata sia nella denuncia delle uve, sia nei registri e nei documenti di accompagnamento e che figuri nell’apposito elenco regionale ai sensi dell’art. 6 comma 8, del decreto legislativo n. 61/2010;
sulle bottiglie o altri recipienti contenenti il vino “Montefalco”, per l’immissione al consumo, deve sempre figurare l’annata di produzione delle uve;
i vini a denominazione di origine controllata “Montefalco” bianco, Grechetto, rosso e rosso riserva, per l’immissione al consumo, devono essere confezionati in bottiglie di vetro aventi un volume non superiore a 18 litri, chiuse con tappo raso bocca, oppure con tappo a vite con capsula a vestizione lunga. Per la sola tipologia “Montefalco” rosso riserva è obbligatorio l’impiego del tappo di sughero raso bocca;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
Fattori naturali importanti per il legame
La zona geografica del disciplinare di produzione del Montefalco ricade in provincia di Perugia al centro dell’Umbria e abbraccia l’intero territorio comunale di Montefalco e parte dei comuni di Bevagna, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo e Castel Ritaldi. Si tratta di un areale produttivo molto piccolo con terreni che digradano dolcemente lungo i profili collinari che portano la fascia altimetrica di coltivazione dai 200 m. s.l.m. ai 472 dei rilievi collinari più elevati presidiati da antichi borghi medievali. La pendenza degli appezzamenti vitati e l’esposizione generale è variabile, tanto da creare un ampio ventaglio di microclimi e condizioni di coltivazione.
L’areale di produzione è caratterizzato – dal punto di vista pedologico – da 4 sottozone riconducibili a:
▪ Conglomerati fluvio – lacustri: sabbie gialle con livelli di conglomerati lacustri talora cementati (Plio-Pleistocene). Se ne hanno notevoli affioramenti tutt’attorno a Montefalco e cioè a S. Clemente, Camiano, Turrita, Cerrete, Pietrauta, il Vallo nonché a S. Quirico;
▪ Argille e Sabbie lacustri: argille e argille sabbiose lacustri (Plio-Pleistocene), si incontrano sotto Limigiano, subito a sud-ovest di Bevagna, a Bastardo, Cantinone e a sud di Turrita fino a Torregrosso;
▪ Alluvioni: alluvioni attuali, recenti e del terrazzo più basso, prevalentemente sabbio-ciottolose (Olocene), che coincidono con le superfici di pianura con un’estensione (in senso trasversale) da poche centinaia di metri a qualche chilometro (come a Cantalupo, Bevagna, La Bruna), e depositi più antichi dei terrazzi sopraelevati da 5 a 50 metri circa sull’alveo attuale (Pleistocene) come a sud-ovest di Montefalco (Madonna della Stella);
▪ Marne: vaste aree, sia pur meno interessanti in senso produttivo, presentano affioramenti di rocce di età miocenica; si evidenziano arenarie giallastre e marne siltose grigiastre, solitamente in regolare alternanza tipiche della Formazione Marnoso – Arenacea (del Tortoniano – Langhiano), e altri litotipi similari (Bisciaro). Vi sono anche arenarie riferibili alla formazione del Macigno (Langhiano – Oligocene), livelli e lenti, di variabile estensione e potenza, argille siltose grigiastre, marne (tipo Scisti policromi), calcari, calcareniti e calciruditi (tipo Nummulitico).
Lo spessore dello strato esplorato dalle radici scende progressivamente, passando dai suoli su alluvioni a quelli su argille, sabbie e infine su turbiditi e conglomerati, da oltre 150 a meno di 70 cm.
Lo Spessore del “solum” cala parallelamente restando, però, abbastanza elevato (≥ 55 cm). Il Colore allo stato secco: passa gradualmente dal grigio chiaro (nei suoli su argille) al giallo brunastro (nei suoli su sabbie) per arrivare al bruno scuro in alcuni terreni su alluvioni antiche e su marne mioceniche.
Il colore del terreno umido mostra variazioni parallele ma più contenute rispetto al dato precedente.
Indipendentemente dal substrato la struttura prevalente è poliedrica angolare medio-grossolana negli orizzonti profondi e sub-angolare fine in quelli superficiali.
La densità apparente presenta un massimo di 1,65 al passaggio tra B e C ed un minimo di 1,35 in Ap.
I terreni su alluvioni sono sempre privi di scheletro, quelli sugli altri materiali ne contengono scarse quantità (valore massimo 6%) e di pezzatura minuta, mentre i relativi substrati ne possiedono fino al 75% e di pezzatura media o grossolana.
Tessitura della terra fine: dominano le tessiture franco-fini, più esattamente le franco-limose nei suoli evoluti sugli affioramenti marnosi, le franco-argillose su quelli alluvionali terrazzati (in questi ultimi i substrati sono però franco-sabbiosi) e franco-limo-argillose ed argillo-limose sui terreni dei versanti argillosi e sabbioso-conglomeratici.
Circa le caratteristiche idrologiche, come prevedibile, si riscontra un parallelismo tra Capacità di Campo e Punto di Appassimento particolarmente stretto: i valori minimi appartengono, per entrambe le caratteristiche, a suoli su alluvioni (rispettivamente 24,4 e 10,6 espressi come % in peso) e i massimi ai suoli su substrato argilloso (33,5 e 20,1%). Infine, i valori della capacità per l’acqua utilizzabile risultano tutti compresi in un ristretto intervallo: i valori medi dei gruppi sono dell’11% nei terreni su sabbie e conglomerati, 12% di quelli su marne e 14% in quelli su argille e alluvioni.
Il contenuto in CaCO3: risulta sempre assai abbondante: 12 – 22% nei terreni su sabbie e 11 – 25% sui terreni su argille, mentre presenta valori intorno al 20% negli altri gruppi; negli orizzonti profondi, generalmente, i valori aumentano fino a superare il 30%.
Il Calcare attivo presenta valori comunque elevati che vanno dal 5,5 al 9,2%.
A causa dell’abbondanza di carbonati finemente suddivisi la Reazione si mantiene sempre nel campo di un’alcalinità a volte pronunciata (7,8 – 8,2), con minimi sui terrazzi alluvionali e massimi sulle argille.
La Sostanza organica è presente in quantità notevoli, variabili dall’1,5 al 2,2%, superando spesso l’1% anche a 1 m di profondità, in relazione all’omogeneizzazione subita dal suolo in seguito alle lavorazioni.
Si osservano dotazioni di Fosforo assimilabile e potassio scambiabile assai elevate nei terreni sugli affioramenti miocenici (max: 43 e 404 ppm rispettivamente) mentre su tutti gli altri substrati si hanno dati meno confortanti con oscillazioni molto ampie: i valori variano tra 10 e 28 ppm per il fosforo e 130 e 344 ppm per il potassio).
Si registrano valori di Magnesio e boro scambiabili da 129 ppm a 219 ppm (entrambi nei suoli su sabbie) per il primo e da 0,5 ppm su marne a 0,9 ppm su argille per il secondo.
La Capacità di Scambio Cationico mostra valori compresi tra 14,3 e 31,5 meq/100 g con i seguenti valori medi: 20 – 31,5 meq/100 g per terreni su sabbie e conglomerati, 16 meq/100g su alluvioni, 15,5 meq/100 g per i terreni su turbiditi e da 14,3 a 30,5 meq/100 g per quelli su argille.
Il clima della città di Montefalco e delle colline circostanti è di tipo continentale.
Fattori umani rilevanti per il legame
Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito a ottenere il vino “Montefalco”.
Nel territorio di Montefalco, come testimoniano diversi documenti (relazione del 1899 della tenuta di San Marco, concorso enologico regionale del 1925 a Montefalco, “Azienda dell’Umbria” edita dalla Camera di Commercio di Perugia nel 1889 nella quale si cita una nuova realtà vitivinicola realizzata in Loc. Scacciadiavoli in comune di Montefalco dal Principe Ugo Boncompagni che aveva provveduto alla realizzazione di impianti ad alto indice di densità utilizzando i vitigni Sangiovese, Malvasia nera e Trebbiano dorato) il vino rosso era costituito in prevalenza di Sangiovese (la varietà più diffusa in Umbria) e in misura minore da altre varietà a bacca rossa, come il Sagrantino che ne rafforzava la struttura e l’intensità di colore, e da una percentuale di uva a bacca bianca (Trebbiano e Trebbiano Spoletino) per dare una spalla acida al vino, come evidenziato a pagina 3 della relazione, del 1979, del Professore Nestore Jacoponi, che costituì documento fondamentale per la richiesta di riconoscimento della denominazione “Montefalco Rosso”.
Tra i vitigni a bacca bianca spiccano il Grechetto e il Trebbiano Spoletino. Di quest’ultimo si hanno notizie certe di coltivazione nell’areale a partire dalla metà del 1800, spesso allevato ad alberata, maritato a piante di olmo, acero o di gelso.
L’incidenza dei fattori umani trova la perfetta sintesi nella puntuale definizione degli aspetti tecnico produttivi del “Montefalco”, e che hanno condizionato la scelta della base ampelografica dei vigneti con le tradizionali forme di allevamento (la palmetta prima, il cordone speronato e il Guyot poi).
Ne risulta che i vini a denominazione di origine controllata “Montefalco” rosso e “Montefalco” rosso riserva devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti composti prevalentemente dai vitigni “Sangiovese” dal 60% all’80%, da uve “Sagrantino” dal 10 al 25%. Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca rossa, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria.
Il vino “Montefalco” bianco deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti prevalentemente dal vitigno “Trebbiano Spoletino” (maggiore del 50%). Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca bianca, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria.
Il vino “Montefalco” Grechetto deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti prevalentemente dal vitigno “Grechetto” (maggiore dell’85%). Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca bianca, non aromatiche, provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Umbria.
I sesti di impianto, le forme d’allevamento ed i sistemi di potatura sono quelli atti a conseguire la migliore qualità o, comunque, atti a non modificare le caratteristiche delle uve e dei vini. I vitigni citati prediligono sistemi di allevamento di media espansione, con potatura medio-lunga.
Le pratiche relative all’elaborazione dei vini, sono quelle tradizionalmente consolidate in zona: in particolare la vinificazione dei vitigni Sangiovese e Sagrantino garantisce la massima espressione qualitativa attraverso tecniche di vinificazione che comportano periodi di affinamento medio lunghi, trattandosi di vini rossi strutturati.
Per il “Montefalco” Bianco e “Montefalco” Grechetto le pratiche enologiche sono quelle tecnicamente adeguate alla produzione di vini bianchi di qualità.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La DOC “Montefalco” è riferita a 4 tipologie di vino (“Rosso” e “Bianco”, “Grechetto” e “Rosso riserva”) che dal punto di vista analitico e organolettico presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
Il Montefalco Rosso presenta un colore rosso rubino intenso e brillante con sfumature violacee.
Le caratteristiche organolettiche che ne risultano sono: odore caratteristico, fruttato; sapore secco, armonico e di giusto corpo. L’aroma è molto persistente al naso con tipici sentori di frutti di bosco, lampone e mirtillo che si legano perfettamente con la vaniglia data dal legno. Il gusto è pieno e leggermente tanninico. Il “Montefalco” rosso è un vino con capacità di invecchiamento che può evolvere in bottiglia, se ben conservato, per 5 e più anni.
Il “Montefalco” rosso riserva ha odore intenso, fruttato, talvolta con note speziate e balsamiche.
Sapore secco, armonico, di buona struttura, persistente.
Il “Montefalco” bianco presenta un colore giallo paglierino, talvolta con riflessi verdolini.
Le caratteristiche organolettiche che ne risultano sono: odore gradevole, intenso, fine; sapore secco, sapido, fresco, armonico, talvolta piacevolmente acidulo.
Il Montefalco bianco è un vino buono in gioventù e ha una capacità di invecchiamento di due o tre anni.
Il “Montefalco” Grechetto ha colore giallo paglierino. Le caratteristiche organolettiche che ne risultano sono: odore gradevole, delicato, fine; sapore secco, armonico, talvolta con retrogusto piacevolmente amarognolo. Anche il “Montefalco” Grechetto è un vino buono in gioventù e ha una capacità di invecchiamento di due o tre anni.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
I principali vitigni che costituiscono la denominazione Montefalco rappresentano gli elementi autoctoni della vitivinicoltura locale. l’orografia collinare l’esposizione e il divieto di impianto di vigneti di Fondovalle concorrono a determinare un ambiente ideale aerato e luminoso, privo di ristagni idrici. Il clima continentale, la tessitura e la composizione chimico-fisica dei terreni, la cura costante dell’uomo nel mantenimento di questo territorio e dei vigneti provano la connessione esistente tra terra e vini esaltando le particolari caratteristiche sia di vini bianchi che dei vini rossi a denominazione di origine controllata “Montefalco”.

ALLEGATO 1

► Elenco delle varietà idonee alla coltivazione nella Regione Umbria

1) Aglianico N.
2) Albana B.
3) Aleatico N.
4) Alicante N.
5) Barbera N.
6) Bellone B.
7) Biancame B.
8) Bombino bianco B.
9) Cabernet franc N.
10) Cabernet sauvignon N.
11) Canaiolo bianco B.
12) Canaiolo nero N.
13) Carignano nero N.
14) Cesanese comune N.
15) Cesanese di Affile N.
16) Chardonnay B.
17) Ciliegiolo N.
18) Colorino N.
19) Dolcetto N.
20) Falanghina B.
21) Fiano B.
22) Foglia tonda N.
23) Gaglioppo N.
24) Gamay N.
25) Garganega B.
26) Grechetto B.
27) Grechetto rosso N.
28) Greco B.
29) Greco bianco B.
30) Incrocio Bruni 54 B.
31) Lacrima N.
32) Maceratino B.
33) Maiolica N.
34) Malbech N.
35) Malvasia bianca di Candia B.
36) Malvasia bianca lunga B.
37) Malvasia del Lazio B.
38) Malvasia N.
39) Mammolo N.
40) Manzoni bianco B.
41) Merlot N.
42) Montepulciano N.
43) Montonico bianco B.
44) Moscato bianco B.
45) Mostosa B.
46) Muller Thurgau B.
47) Nero d’Avola N.
48) Passerina B.
49) Pecorino B.
50) Pinot bianco B.
51) Pinot grigio G.
52) Pinot nero N.
53) Primitivo N.
54) Prugnolo gentile N.
55) Rebo N.
56) Refosco dal peduncolo rosso N.
57) Riesling italico B.
58) Riesling B.
59) Sagrantino N.
60) Sangiovese N.
61) Sauvignon B.
62) Semillon B.
63) Syrah N.
64) Sylvaner verde B.
65) Tocai friulano B.
66) Traminer aromatico RS.
67) Trebbiano giallo B.
68) Trebbiano spoletino B.
69) Trebbiano toscano B.
70) Verdello B.
71) Verdicchio B.
72) Vernaccia di San Gimignano B.
73) Vernaccia nera N.
74) Vermentino B.
75) Viogner B.
76) Petit Verdot N.
77) Tannat N.
78) Teroldego N.
79) Grero N.
81) Marselan N.
82) Nebbiolo N.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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