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Le DOC della Liguria: Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà

Le Doc della Liguria: Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà


❂ Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà D.O.C.
(Approvato con D.P.R. 29/5/1973 – G.U. n.217 del 23/8/1973; ultima modifica D.M. 6/8/2021 – G.U. n.201 del 23/8/2021)


zona di produzione
● in provincia di La Spezia: comprende i terreni vocati alla qualità degli interi comuni di Monterosso, Riomaggiore e Vernazza, nonché parte del territorio del comune di La Spezia, denominato “Tramonti di Biassa” e “Tramonti di Campiglia”;

base ampelografica
anche Costa de Sera, Costa de Campu, Costa da Posa, Cinque Terre Sciacchetrà (passito, riserva): bosco e/o albarola e/o vermentino min. 80%, possono concorrere anche le uve provenienti dai vitigni idonei alla coltivazione per la Regione Liguria max. 20%;

norme per la viticoltura
è consentita l’irrigazione di soccorso;
i nuovi impianti e reimpianti devono prevedere una densità minima di 4.000 ceppi/Ha;
la resa massima di uva ammessa in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico minimo naturale devono essere di 9 t/Ha e 10,50% vol. per il “Cinque Terre” e il “Cinque Terre Sciacchetrà”, 8,5 t/Ha e 11,00% vol. per “Costa de Sera”, “Costa de Campu” e “Costa da Posa”;

norme per la vinificazione
le operazioni di vinificazione devono essere effettuate all’interno della zona di produzione, l’appassimento e l’invecchiamento obbligatorio per il vino a DOC “Cinque Terre Sciacchetrà” devono essere effettuati all’interno della medesima zona di produzione;
il vino a DOC “Cinque Terre Sciacchetrà” deve essere ottenuto da parziale appassimento delle uve dopo la raccolta, in luoghi idonei, ventilati, fino a raggiungere un tenore zuccherino che assicuri una gradazione naturale minima di 19% vol. La vinificazione delle uve non può avvenire prima del 1° ottobre dell’anno della vendemmia;
il vino a DOC “Cinque Terre Sciacchetrà” non può essere immesso al consumo se non dopo il 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia;
il vino a DOC “Cinque Terre SciacchetràRiserva non può essere immesso al consumo prima del 1° ottobre del 3° anno successivo alla vendemmia;

norme per l’etichettatura e il confezionamento
sulle bottiglie o altri recipienti contenenti i vini a denominazione di origine controllata “Cinque Terre” e “Cinque Terre Sciacchetrà” è obbligatorio riportare in etichetta l’indicazione dell’annata di produzione delle uve;
i vini devono essere immessi al consumo confezionati in bottiglie di vetro di forma renana, borgognotta o bordolese di capacità fino a 3 litri. Non sono ammesse le chiusure con tappi a corona, capsule a strappo o altre chiusure analoghe. È ammesso l’utilizzo del tappo a vite a vestizione lunga;

legame con l’ambiente geografico
A) Informazioni sulla zona geografica
◉ Fattori naturali rilevanti per il legame
La zona geografica riferita al territorio della Denominazione di Origine “Cinque Terre” ricade nella parte orientale della Regione Liguria, in Provincia della Spezia e comprende un territorio caratterizzato da vigneti situati per la maggior parte in alta collina, terrazzati e di superficie media ridotta.
◈ Aspetti pedologici
I terreni coltivati a vite sono di limitata profondità, con tessitura grossolana o franco – grossolana, ricchi di scheletro e quindi molto permeabili, principalmente a reazione acida – subacida. I substrati litologici dei rilievi collinari delle Cinque Terre maggiormente rappresentati sono sedimenti marini (torbiditi).
◈ Aspetti topografici
L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra lo 0 e i 900 m s.l.m. con quota prevalente compresa tra 600 e 700 m, pendenza tra il 35 e il 50%, esposizione prevalente orientata verso sud – ovest e distanza dal mare compresa tra 0 e 5 Km.
◈ Aspetti climatici
La temperatura media dell’area interessata è pari a circa 15°C.
L’indice bioclimatico di Huglin (IH) che descrive l’andamento fenologico e della maturazione è pari a circa 2240°C con valori compresi tra 2050 e 2370 a seconda delle annate. La somma delle temperature attive (STA) che dà indicazioni sulle disponibilità termiche della zona è pari a circa 1970°C con valori compresi tra 1830 e 2110. La sommatoria delle escursioni termiche (SET), altro indice bioclimatico utile per la caratterizzazione di un territorio viticolo, è pari a circa 550°C con valori compresi tra 490 e 590.
Il massimo della piovosità si verifica nel mese di aprile con una media di circa 220 mm, il minimo di piovosità nel mese di luglio con 24 mm medi.
Le precipitazioni medie annue risultano essere di circa 1240 mm; i giorni con pioggia tra aprile e ottobre sono mediamente 47 con un massimo di 11 giorni ad aprile ed un minimo di 3 giorni a luglio.
◉ Fattori umani rilevanti per il legame
Cinque Terre è il nome di un tratto della Riviera Ligure di Ponente che riunisce i comuni di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. È una terra in cui vengono coltivati vitigni tipici e aratteristici quali l’Albarola, il Bosco e il Vermentino. I primi due hanno origini ignote mentre il Vermentino, introdotto in queste terre solo recentemente, prima era chiamato Piccabon, e non aveva alcuna relazione con il vino prodotto nelle Cinque Terre.
Le prime notizie certe della presenza di attività viticole nella zona delle Cinque Terre risalgono ai secoli Vi-V a.C., quando i Greci, abili navigatori e commercianti, approdano sui lidi della Riviera Ligure, portandosi prima del vino e dopo, dato il minor costo, producendolo in loco.
È molto probabile che in seguito i vini della zona avessero trovato una via commerciale nel vino golfo della Spezia, presso il gran porto di Luni, popolosa e commerciante città dell’Etruria.
Plinio proclama i vini di Luna come i migliori d’Etruria (Etruriae palmam Luna habet).
Alla fine del XI secolo, con la formazione dei Comuni, una rete di rapporti commerciali e culturali favorisce lo sviluppo dell’agricoltura nella zona delle Cinque Terre.
Nel Medioevo si verifica in tutta la Riviera Ligure di Ponente una notevole espansione demografica, che determina una ulteriore espansione delle aree coltivabili. Le coltivazioni principali dell’epoca, la vite e l’olivo, probabilmente insieme ad altre colture orticole, sfruttano ogni spazio conquistato nell’acclività del versante, con appezzamenti sostenuti da muretti a secco (fasce terrazzate o terrazze).
Nel XVIII e nel XIX secolo la zona delle Cinque Terre si specializza nella produzione di vino. La massima espansione dei terrazzamenti coltivati avviene nel corso dell’800, con l’espansione demografica.
Molti testi descrivono i vigneti e gli uliveti terrazzati, notando “l’industria dei coltivatori liguri, superiore a quanto si conosca al mondo in questo genere”.
Riportando una testimonianza della vita contadina dei primi del 1900, tratta da “Straniero Indesiderabile” di P. Riccobaldi: “Quelli erano tempi veramente duri. La miseria era spaventosa, a Manarola l’unica risorsa era il vino prodotto da terra avara che richiedeva durissimo lavoro e sovrumani sacrifici. Emigrare, cercare lavoro fuori era considerato come una dichiarazione di resa. Perciò quasi tutti rimanevano aggrappati ai loro vigneti, orgogliosi di essere proprietari, di lavorare in proprio.”
Nel 1920 le Cinque Terre furono colpite dalla più grave calamità della loro storia millenaria. In quell’anno la viticoltura fu colpita dalla filossera, un parassita delle piante, che distrusse irrimediabilmente tutti i tipi di vigna coltivati. All’inizio degli anni ’30 le vigne erano decimate e vasti spazi incolti. Dopo quella distruzione gli abitanti ricostruirono i vigneti con l’impianto delle barbatelle di vite americana poi innestate coi i vitigni locali tradizionali.
La nascita nel 1973 della Cantina sociale nonché Cooperativa Agricola, e la messa in opera di numerose monorotaie con carrelli per il trasporto di materiali e persone, anche su pendenze molto accentuate, hanno ridato impulso, insieme ad altri interventi, all’attività tradizionale per eccellenza delle Cinque Terre: l’agricoltura.
Nel 1999 è stato istituito il Parco nazionale delle Cinque Terre, il cui territorio si estende dalla zona di Tramonti di Biassa e di Campiglia, nel comune della Spezia, al comune di Levanto. Il Parco ha la particolarità di essere l’unico in Italia finalizzato alla tutela di un ambiente antropizzato, uno degli scopi è infatti la tutela dei terrazzamenti e dei muri a secco che li sorreggono.
La letteratura sul vino delle Cinque Terre è vasta, ma non c’è verso o citazione che possa esprimere l’emozione profonda che dona la vista dei suoi vigneti inerpicati ai limiti del praticabile per coste scoscese che, in pochi metri, si trasformano da scogliera in montagna, evocando il concetto di collina solo per assenza recidiva.
La base ampelografica dei vigneti è caratteristica e riguarda vitigni presenti solo nel territorio delimitato come il Bosco, il Vermentino e l’Albarola che ne evidenziano originalità e legame con la tradizione. Le forme di allevamento sono tradizionali e nel tempo non si sono mai discostate da quelle tradizionalmente utilizzate in passato.
Recentemente le tecniche enologiche, a vent’anni dal riconoscimento DOC nazionale, hanno portato gli operatori a selezionare maggiormente le caratteristiche peculiari che il fattore ambiente esalta e a migliorare in cantina un prodotto che, già dalla vigna e dalle caratteristiche delle uve, ha le note del territorio.
B) Informazioni qualità e caratteristiche prodotto esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
La DOC Cinqueterre fa riferimento a varie tipologie di vino che, dal punto di vista chimico e organolettico, presentano caratteristiche che permettono una chiara individuazione della sua tipicità e del legame col territorio.
Le peculiarità dei vitigni utilizzati per le varie tipologie, grazie all’influenza dell’ambiente geografico in cui sono coltivati (clima e pratiche di elaborazione dei vini consolidate in zona e adeguatamente differenziate per ciascuna delle tipologie), danno luogo a vini con caratteristiche molto riconoscibili.
In particolare i vini si distinguono per il fatto di possedere acidità modeste, colori tenui, profumi fini e delicati in prevalenza floreali, sapidità al gusto.
La particolarità del territorio è da ricercarsi soprattutto nella natura agricola delle Cinque Terre, e nell’esigenza di ovviare alla mancanza di spazi adeguati per l’esercizio dell’agricoltura e la produzione di prodotti che anticamente servivano per il sostentamento delle popolazioni locali, viene tratteggiata una terra che non è affatto avara di frutti se lavorata con assiduità, grande dispendio di energie e razionalità. È piuttosto una terra che non da certezze, per certi versi infida, dove anche un muretto a secco, smottando improvvisamente, o un sentiero percorso con poca attenzione, racchiudevano insidie pericolose.
Quello che ha certamente reso famosa questa terra è senz’altro il suo splendido paesaggio, ma certamente anche il suo frutto, il vino delle Cinque Terre: il famoso “Sciacchetrà” e il bianco secco DOC.
Il termine “sciacchetrà”, con cui il rinforzato è commercializzato e ormai ovunque conosciuto, è attestato soltanto verso la fine dell’Ottocento. Pare che uno dei primi a utilizzarlo sia stato il pittore macchiaiolo Telemaco Signorini il quale, nel suo scritto di memorie Riomaggiore, ricordando le tante estati trascorse nel borgo delle Cinque Terre, afferma che “in settembre, dopo la vendemmia, si stendono le migliori uve al sole per ottenere il rinforzato o lo sciaccatras“.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla lettera B)
Nelle zona delle Cinque Terre la vite si coltiva da secoli cadenzandone la storia di quei territori con numerosi riferimenti e testimonianze che di fatto ne certificano l’importanza e il valore.
La produzione del vino è stata la principale, se non unica fonte di sostentamento per la popolazione per secoli, i contadini per poter coltivare le scoscese colline hanno mirabilmente costruito i terrazzamenti con muretti a secco, dalle cime delle colline fino a pochi metri dal mare.
Notevole è il contributo delle attività agricole e della viticoltura in particolare allo sviluppo socioeconomico della zona. Le Cinque Terre hanno tra le loro caratteristiche principali la particolarità del territorio su cui sorgono.
Particolarmente caratteristiche e suggestive le sistemazioni in terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, opera delle fatica nonché dell’ingegno degli agricoltori del luogo. In tal senso è significativa l’opera di antropizzazione che l’uomo ha portato avanti nei secoli in perfetta sintonia con l’ambiente e nel rispetto delle biodiversità.
Il clima tipicamente mediterraneo della inoltre aggiunge al prodotto di quell’uva particolarità interessanti immediatamente riscontrabili, ad esempio, nella potenzialità alcolica del vino e nelle caratteristiche aromatiche e di sapidità dello stesso.
In considerazione delle caratteristiche dei luoghi e della particolare sistemazione dei terreni in fasce terrazzate, le principali operazioni colturali vengono effettuate interamente a mano, con notevole dispendio in termini di manodopera.
Il risultato del connubio fra gli elementi ambientali ed umani sono l’alta qualità che i prodotti hanno ottenuto nel corso degli anni, anche con riconoscimenti prestigiosi nei concorsi enologici. La limitata quantità di produzione porta questi vini ad essere consumati per lo più nel territorio di produzione, solo alcune realtà aziendali più grandi riescono a commercializzare il prodotto fuori dai confini regionali.
Il legame fra la tradizione enologica e vitivinicola e le tipologia di vino descritte nel disciplinare hanno un valore storico e di consuetudine. Infatti ogni operatore, ancora prima del riconoscimento DOC avvenuto nel 1995, aveva fra le sue caratteristiche produttive la tendenza ad offrire vini prodotti per un consumo fresco e di breve durata.

Roberto Giuliani

Figlio di un musicista e una scrittrice, è rimasto da sempre legato a questi due mestieri pur avendoli traditi per trent’anni come programmatore informatico. Ma la sua vera natura non si è mai spenta del tutto, tanto che sin da ragazzo si è appassionato alla fotografia e venticinque anni fa è rimasto folgorato dal mondo del vino, si è diplomato sommelier e con Maurizio Taglioni ha fondato Lavinium, una delle prime riviste enogastronomiche del web, alla quale si dedica tutt’ora anima e corpo in qualità di direttore editoriale. Collabora anche con altre riviste web e ha contribuito in più occasioni alla stesura di libri e allo svolgimento di eventi enoici. Dal 2011 fa parte del gruppo Garantito Igp.

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