
“Squadra che vince non si cambia” recita il famoso detto, ripreso praticamente alla lettera dall’intero staff che anche quest’anno ha condotto magnificamente in porto l’evento che ha portato migliaia di persone a degustare in “anteprima” i Chiaretto e i Bardolino frutto della travagliata vendemmia 2014 presentati direttamente da una settantina di produttori all’interno della suggestiva Dogana Veneta di Lazise.

In realtà a fianco del vulcanico direttore Angelo Peretti e di Paola Giagulli, sempre attenta, precisa e sorridente nel gestire la marea di giornalisti italiani e stranieri presenti alla rassegna, quest’anno ha fatto la sua prima comparsa Franco Cristoforetti in qualità di presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, dopo che la scorsa primavera era succeduto a Giorgio Tommasi, al suo secondo e ultimo mandato. Un interesse che verso questi due vini, di beva quotidiana, semplice ma mai banale e che si abbinano splendidamente alla cucina del territorio, che grazie ai lavori svolti in questi ultimi anni dal Consorzio per fargli ritrovare una loro identità, puntando in primis all’utilizzo dei vigneti tipici di questa zona, Corvina in particolare, si mantiene su ottimi livelli. La strada intrapresa ha già portato dei buoni risultati in termine di recupero di immagine di qualità del prodotto non solo nel panorama enologico regionale e nazionale, facendo lievitare consensi ed acquirenti anche all’estero.

La novità più eclatante dell’edizione 2014 dell’Anteprima era senza dubbio rappresentata dalla presentazione e dalla degustazione del nuovo stile di produrre il Chiaretto, una vera e propria “Rosé Revolution” come è stata prontamente ribattezzata. Basandosi sui pareri e sulle critiche mosse negli ultimi anni dagli addetti del settore enologico sulla mancanza di un’uniformità di stile del vino rosato veronese, a cominciare dal tono di colore, che andava da una buccia di cipolla scarico a crescere fino a diventare un rosa molto carico, la nuova espressione del Bardolino Chiaretto, abbracciata da diversi produttori fin da questo primo anno, si caratterizza per un colore rosa molto chiaro e toni organolettici agrumati e floreali.

“L’esito delle prime uscite dell’annata 2014 è stato straordinariamente positivo,” – ha commentato a fine rassegna Franco Cristoforetti – “al di là delle nostre aspettative: il pubblico di consumatori ha dimostrato di gradire sia la nuova colorazione chiara, che alcuni hanno definito “rosa perla” mentre altri vi hanno intravisto il colore della buccia del litchi, sia le note aromatiche più fresche rispetto al passato, con una netta prevalenza di toni agrumati. Commenti molto positivi sono pervenuti sia da chi già conosceva il Chiaretto, sia da chi non aveva mai bevuto prima i nostri vini rosati. Tra l’altro abbiamo già siglato i primi contratti con gli Stati Uniti e sono in corso due bandi di acquisto in Scandinavia. Se la tendenza proseguisse nei prossimi mesi, non escludo che nel prossimo futuro le vendite del Chiaretto possano arrivare ad essere vicine, in volume, a quelle del Bardolino, e questo sarebbe un risultato veramente eccellente: pensiamo che solo otto anni fa il Chiaretto rappresentava appena un sesto della produzione totale del nostro territorio!“.

Una mano alla realizzazione del progetto l’ha data, ahimé, l’annata 2014, caratterizzata da numerose e intense precipitazioni durante l’intero periodo estivo ed un esiguo numero di giornate di sole che, oltre a comportare il raddoppio o il triplicarsi del lavoro nei vigneti, ha compromesso lo stato sanitario delle bucce e l’accumulo zuccherino dell’uva, obbligando i produttori a certosini lavori in fase di pigiatura per trovare il giusto compromesso tra contatto dell’uva con il mosto per dare colore al vino e l’estrazione di quanta più materia possibile dal frutto. Queste condizioni atmosferiche sfavorevoli, unite alla posticipazione ed allungamento del periodo di vendemmia, in pratica hanno penalizzato di più il Bardolino rispetto al Chiaretto, rendendo necessari tempi più lunghi di affinamento in cantina e in bottiglia per poterne apprezzare la piacevolezza e la qualità.

Le mie degustazioni Nella mia consueta tornata di degustazioni a stretto contatto con i produttori, indispensabile a mio avviso per conoscere gli artefici e cercare di carpirne i “segreti di produzione”, anche quest’anno sono riuscito a scoprire nuovi interpreti dei vini di questo territorio. In questo territorio, al pari di altri della nostra Penisola, ogni anno la platea si arricchisce di giovani volti, che uniscono alla passione e alla tradizione dell’azienda di famiglia, nozioni e conoscenze tecniche apprese nel corso di studi legati al settore enologico. Sono stati pertanto una mia piacevole scoperta i vini di Enrico Gentili, approdato all’azienda di famiglia di Caprino Veronese un paio d’anni fa dopo aver completato gli studi a San Michele all’Adige. Solo una parte dell’uva dei 35 ettari vitati finisce in bottiglia: da appezzamenti a pergola di una dozzina d’anni scaturisce il Chiaretto, che all’80 % di corvina e rondinella si associa un 20 % di molinara, sangiovese, oseleta e rebo che le conferiscono una fitta ed elegante trama tannica che gli permette di tener testa ai piatti tipici della riviera veneta del lago di Garda. Il Bardolino, derivante invece da impianti a spalliera, conferma l’eleganza, la freschezza della frutta rossa e la piacevolezza nella beva dei vini del giovane Enrico.

Uno dei capostipiti delle “nuove leve” rimane senza dubbio Damiano Bergamini, ormai da una quindicina d’anni alla guida dell’omonima azienda di Colà. Il suo Bardolino Chiaretto 2014, dal tradizionale taglio di maggioranza Corvina, presenta un ricco bouquet di freschi sentori floreali e di frutti rossi, oltre a una grande sapidità in bocca, caratteristiche riprese nella versione Spumante “Iride”, fresco e persistente al punto giusto dopo i quattro mesi di rifermentazione in autoclave. Il Bardolino “Colline di Colà” 2014, fresco di imbottigliamento, giova di una buona percentuale di Molinara per acquisire un tannino fresco e rotondo, con un piacevole finale di mandorla dolce. Insieme a Damiano ho potuto rigustare il suo ottimo “Monte Casa” 2011, 1.400 bottiglie di un vino di grande complessità e ricchezza da 15° naturali senza ricorrere all’appassimento, un vino che lui stesso si augura “unico” in quanto il 100% di uva Corvina è proveniente da un unico vigneto falcidiato in piena estate dalla gradine e vinificata in botte con circa un mese di “cappello sommerso” senza utilizzo di solforosa, seguito da un affinamento in barrique per 15 mesi. La novità dell’anno è però un vino bianco a base di uva Dorona veneziana “vinificata in rosso” ossia fermentata con bucce e vinaccioli: anche in questo caso la complessità e la ricchezza aromatica non mancano, ben supportate da una buona freschezza e sapidità che ne favoriscono la beva. Altro giovane di valore a capo dell’azienda Bigagnoli di Calmasino di Bardolino, che anche quest’anno ha cercato di gestire al meglio la sua minuscola proprietà biologica nata nel 2012 per realizzare un Bardolino Chiaretto Classico che risponde perfettamente alle nuove tendenze cromatiche esprimendo particolari note aggrumate. Alessio con molto orgoglio tra l’altro mi ha annunciato di aver completato il primo “Agri-BioBed” d’Italia, un particolare sistema filtrante per ridurre la contaminazione del terreno, molto utile per proseguire il suo cammino nel mondo “bio”.

Restando in tema di piccole realtà vitivinicole, l’azienda di Enzo Righetti di Cavaion Veronese seguita dall’estroverso figlio Flavio, conferma vini di carattere, pienezza e buona morbidezza. In tutti i vini risulta netta l’impronta aziendale, grazie ad esempio all’apporto di una piccola percentuale di uve Sangiovese e Marzemino, alla decantazione a freddo del salasso e alla fermentazione a non più di 20° per oltre un mese. Il suo Chiaretto si presenta di un rosa più evidente rispetto alla media, così come sono marcati profumi e aromi, oltre a una particolare mineralità e una grande sapidità. La versione Spumante, metodo charmat con sei mesi di fermentazione in autoclave, ha una invidiabile cremosità e morbidezza. Nel Bardolino Classico emergono la frutta fresca croccante e spezie al pari di una struttura che ne garantisce una buona persistenza e longevità: recentemente ho bevuto un suo 2011 perfettamente integro e invitante! In questo precoce periodo dell’anno il Chiaretto ha vinto il confronto con il Bardolino, quest’ultimo spesso ancora in vasca per smussare gli spigoli giovanili. Da segnalare a mio avviso l’interpretazione di Fulvio Benazzoli, azienda di Pastrengo “rinata” in pratica circa cinque anni fa sulla spinta esercitata dalle figlie Claudia e Giulia una volta terminati gli studi in Enologia e Agraria, di un rosa antico da cui scaturiscono note di ciliegia seguite da una mandorla dolce al palato, più marcato invece nel Chiaretto di Ca’ dei Colli di Cavaion Veronese e di Alessandra Castellani di Bussolengo. Sentori floreali prevalgono nei vini di Aldo Adami di Custoza e di Ca’ Bottura di Bardolino. Buon equilibrio tra freschezza e struttura ho riscontrato anche nei Chiaretto di Lorenzo Morando di Bussolengo, di Giorgio Poggi di Affi , di La Ca’ di Calmasino, di Roccolo del Lago e di Tinazzi, quest’ultimi entrambi con sede a Lazise. Fautore dell’utilizzo massivo della Corvina, nel Bardolino 2014 di Albino Piona, sebbene stia ancora riposando in acciaio nella cantina di Palazzina di Prabiano a Villafranca di Verona, spiccano al naso fragranti sentori di fragola e frutta rossa, quasi “pinoteggianti”, mentre in bocca la persistenza è accompagnata da un leggero e fine tannino.

Coraggio, passione e determinazione animano Matilde Poggi dell’azienda Le Fraghe, una delle realtà storiche biologiche della zona del Bardolino. Il Chiaretto “Rodon” 2014, imbottigliato con tappo a vite per limitare al massimo l’uso di solforosa aggiunta, a base di Corvina all’80% e Rondinella per la restante parte, si rivela incredibilmente floreale, sapido, quasi salato. Frutta rossa croccante nel Bardolino fresco di imbottigliamento, buon corpo e complessità nel Bardolino “Brol Grande” 2012, dove la Molinara ha sostituito la Rondinella e l’affinamento di un anno in legno gli conferisce la giusta rotondità.

Una delle migliori interpretazioni di Bardolino, sia nella versione classica sia Chiaretto, personalmente le ho riscontrate nell’Azienda Agricola Raval di Bardolino, azienda famigliare con annesso agriturismo che, alle tradizionali uve di Corvina, Rondinella e Molinara, affianca la Negrara, vini di estrema pulizia, sapidità e persistenza. Sulla stessa lunghezza d’onda il Bardolino dell’azienda Villa Medici di Sommacampagna, gestita da Luigi Caprara e dalla moglie Paola, con spiccate aromaticità fruttate, percepibili anche nella versione Chiaretto spumante annata 2013, con residuo zuccherino ai minimi termini.

Tra le cantine sociali, convincente ed equilibrato il Chiaretto della Cantina Valpolicella Negrar, ancora un po’ acerbi sia il “Castelnuovo” che il “Ca Vegar” della Cantina Castelnuovo del Garda. Sul fronte delle grandi realtà aziendali, Vigneti Villabella di Calmasino del presidente Cristoforetti ha abbracciato al 100% l’idea di “schiarire” il Chiaretto, proponendo una versione con sentori agrumati e un tannino sottile e accattivante. Più secca e sapida la versione di Chiaretto di Monte del Frà di Sommacampagna, al contrario della versione Spumante extra dry “La Pìcia”; l’amarena prevale nel “Santepietre” di Lamberti di Pastrengo, nel “Classico” di Corte Gioliare di Colà di Lazise, nel “Birò” di Le Muraglie di Valeggio sul Mincio e nel “Vigne Alte” dei F.lli Zeni di Bardolino. Semplice e corretto infine il Chiaretto di Cavalchina.

Un discorso a parte merita l’azienda di Giovanna Tantini, la caparbia produttrice di Castelnuovo del Garda che riesce a trasferire il suo fascino nei suoi vini. Sono in pochi in questo territorio a riuscire (e a volere) estrarre il massimo delle potenzialità delle uve corvina e rondinella, un progetto iniziato in salita in occasione di un’annata estremamente difficile come quella del 2002 ma che ora, anno dopo anno, lei stessa afferma di aver trovato una propria identità territoriale e aziendale nei suoi 7 ettari vitati dal 1983 al 2005. I suoi vini non sono fatti per bere giovani, si apprezzano dopo un paio d’anni, non tanto al naso quanto al palato, complessità segnata da note di frutta rossa matura e spezie, pepe nero in primis. Nel corso dell’Anteprima abbiamo degustato una verticale di Bardolino, dal 2008 al 2013, con la frutta fresca, la balsamicità e i tannini marcati che via via lasciano il posto alle spezie, al nocciolo di ciliegia, a una piacevole ed avvolgente persistenza in bocca, a conferma che Giovanna ha centrato l’ambizioso obiettivo che si era prefissata una dozzina di anni fa.

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