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Scandalo del vino in Oltrepò Pavese: intervista a Marco Maggi, presidente del Consorzio Club del Buttafuoco Storico

Cartina Oltrepò Pavese

Ha fatto il giro del mondo lo scandalo che pochi giorni fa ha visto nel centro del mirino la Cantina Sociale di Canneto a Canneto Pavese, un’indagine che ha avuto origine nel 2018 e ha portato a 28 perquisizioni, al sequestro di 1.200.000 litri di vino, di documenti di cantina e al coinvolgimento dei vertici aziendali e di enologi compiacenti.
In pratica sembrerebbe che siano state emesse fatture false allo scopo di giustificare quantitativi di vini non presenti in magazzino, destinati a essere etichettati con denominazioni pregiate dell’Oltrepò e sostituiti dall’azienda con vini di qualità inferiore. Attività illecite, quindi, di contraffazione di prodotti vinicoli effettuate durante la vendemmia e la lavorazione del 2018. Sono coinvolte anche altre 28 aziende del nord Italia, che hanno acquistato questi vini, dalla Cantina di Canneto e che sono ora messe sotto indagine per verificare la congruenza o meno delle fatture emesse.
Uno scandalo che, come sempre avviene in questi casi, coinvolge tutto il comparto oltrepadano e ha subito spinto le altre aziende e gli altri consorzi a prendere le distanze dalla cantina sociale.
Dalle indagini è emerso che anche la nota Doc del Buttafuoco è stata toccata da questa frode, per questa ragione abbiamo voluto intervistare Marco Maggi, presidente del Consorzio Club del Buttafuoco Storico.

Marco Maggi
Marco Maggi

D. Pensavamo di averle già viste tutte in Oltrepò Pavese ma ci mancavano dei gesucristi che trasformano l’acqua in vino DOC, IGT o “BIO”. È l’ennesima mazzata a uno straordinario territorio: riusciremo a superare anche questa crisi?
R. È davvero un’ennesima mazzata a livello di immagine per il nostro territorio. Sono situazioni tristi, sgradevoli soprattutto da sopportare per piccoli ma coscienziosi viticoltori che fanno della qualità il loro vanto. Credo che ne abbiamo viste molte ma con la volontà della stragrande maggioranza dei produttori seri, che amano il proprio lavoro, supereremo anche questa.

D. Tra gli indagati c’è anche un grande personaggio del mondo del vino: Aldo Venco. Naturalmente bisogna aspettare che le indagini facciano luce sulle sue responsabilità (può anche darsi che i campioni su cui doveva pronunciarsi fossero contraffatti). Sarebbe molto grave però se emergesse un suo coinvolgimento in questa squallida vicenda. Cosa ne pensi?
R. Aldo Venco è sempre stato considerato un enologo serio non solo nella nostra zona ma anche fuori. Mi auguro vivamente sia una persona estranea a questi fatti: sarebbe una grande caduta di stile per la sua figura.

D. In Oltrepò Pavese ci sono oltre 1400 vignaioli, la gran parte dei quali difendono, curano e rispettano la terra perché solo così sanno che possono ottenere prodotti per cui valga la pena di lottare e sbattersi. Gente spronata dall’orgoglio di mandare in giro per l’Italia e il mondo un messaggio enologico basato sulla genuinità e sulla qualità. È giusto che questi paghino per la bramosia di avventurieri senza scrupoli?
R. Assolutamente no. Io sono sempre in giro per l’Italia e per il mondo a spingere il mio territorio e il mio vino di punta, che ho nel cuore, il Buttafuoco e aggiungo che i produttori devono credere assiduamente che l’unica chiave di salvezza per le nostre aziende è la qualità e la trasparenza. Solo così riusciremo a dare dignità ai nostri prodotti e al nostro territorio.

D. Questo ennesimo scandalo esplode a Canneto in una delle aree più vocate per il vino di qualità dell’Oltrepò Pavese: la zona del Buttafuoco Storico, la zona dove il club del Buttafuoco Storico ha la propria sede e dove sono concentrati i più grandi vignaioli del nostro territorio; quelli presenti nelle grandi guide del vino. Secondo te potrebbe il Comune di Canneto insieme al Club del Buttafuoco Storico e a questi produttori, costituirsi in una class action per danni d’immagine contro i responsabili di questo inaccettabile vilipendio?
R. Canneto è da anni giustamente considerato uno dei comuni più vocati per la produzione di vino. Insistono su queste colline aziende che da diversi anni sono premiate dalle migliori guide italiane e mondiali, portando Canneto ad essere il comune più premiato dell’Oltrepò Pavese. Per questo i produttori, il comune di Canneto e il Consorzio del Buttafuoco dovranno unirsi per un importante operazione citando danni d’immagine ai responsabili di questa situazione disastrosa.

D. In qualità di presidente del Club del Buttafuoco Storico pensi di convocare una riunione dei soci per deliberare una comunicato di condanna di questi fatti?
R. Non credo sia necessario. Non c’è bisogno di ufficializzare una condanna che ognuno di noi ha già fatto in cuor proprio. Credo che la risposta migliore sia quella di intensificare gli eventi che contribuiscono a far vedere che c’è anche una faccia bella dell’Oltrepò Pavese. Preferisco portare in giro il nome del nostro territorio e il nome del Buttafuoco: siamo prossimi a festeggiare con il Consorzio di Tutela il 24° compleanno del Buttafuoco Storico a Milano e li porteremo la nostra qualità, la nostra genuinità, il nostro rispetto.

D. Tu fai parte di una famiglia di vignaioli-contadini, gratificati dalla soddisfazione di contribuire a rafforzare col proprio lavoro il territorio, il borgo, le colline, il piccolo grande mondo ove sono radicate le vostre vigne e la vostra cultura, fatta di attaccamento e di rispetto per la terra. Secondo te vale ancora la pena oggi fare il contadino, il vignaiolo in Oltrepò Pavese?
R. Come potrei dire di no. Mio nonno mi ha insegnato la fierezza e la nobiltà di un lavoro pieno di grandi sacrifici ma anche di grandi soddisfazioni ed io oggi sento che non potrei fare altro.
Penso che il consumatore attento sappia che in Oltrepo Pavese ci sono anche e soprattutto viticoltori attenti alla qualità dei loro prodotti: è anche per una forma di rispetto nei loro confronti che i contadini, i vignaioli, i custodi della vigna, devono resistere a quest’ennesima prova e andare avanti con la dignità che li ha sempre contraddistinti
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Valerio Bergamini

Valerio Bergamini

Nato il 22 febbraio 1952 a Pavia, dove risiede. Si è laureato nel 1984 in Filosofia presso l'Università Statale di Milano. Dal 1996 al 2014 è stato titolare della concessionaria Piaggio a Pavia. Ha svolto stage all'estero per la conoscenza diretta dei mercati nelle aree emergenti (Tunisia dal 1988 al 1995 e Uzbekistan nel 1995) e ha messo a disposizione la sua esperienza come consulente per un pool di concessionari moto. Parallelamente alla passione per le due ruote è cresciuta quella per la poesia dialettale, per la buona cucina e il buon vino. Ha vinto numerosi premi letterari e concorsi di poesia. Dopo aver conseguito il titolo di Wine master (1990), presso l'Istituto di Cultura del Vino di Milano, ha sempre più approfondito la sua conoscenza enologica seguendo i corsi e le degustazioni organizzate dall'AIS di Milano. È membro del direttivo dell'Associazione Enocuriosi di Pavia che conta più di 300 soci appassionati di vino. Ha al suo attivo numerosi racconti pubblicati in edizioni private. Nel 2013 ha pubblicato il libro Origine del desiderio (di cucinare), nel 2015 il libro "Lino Maga, anzi Maga Lino, il Signor Barbacarlo" e nel 2016 "7 Soste sulla strada della passione".

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