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Anteprime

Nebbiolo Prima 2013 ≈ capitolo Roero ≈


Manifesto Nebbiolo Prima 2013Negli ultimi mesi più volte abbiamo raccontato dei notevoli miglioramenti in termine di stile ed eleganza riscontrati nei Roero, vini Docg a base di Nebbiolo da vigneti coltivati su terreni in gran parte sabbiosi e calcarei, macchiati da rare chiazze argillose, nei comuni cosiddetti “a nord del Tanaro”, ovvero alla sinistra del fiume che lambisce l’elegante cittadina cuneese di Alba separando le blasonate Langhe dal meno noto ma altrettanto affascinante omonimo territorio del Roero.
Valgono ad esempio un viaggio le spettacolari “Rocche”, impressionanti calanchi e profonde voragini scaturite dall’erosione di intere colline perpetrata dallo scorrere dell’acqua di questo fiume e di alcuni suoi affluenti nel corso dei secoli, ammirabili nei comuni di Montà d’Alba, Canale e Monteu Roero, in cui spicca il Castello, posto in posizione dominante alla sommità di una delle alture più alte e ripide del Roero, acquistato nella scorsa estate dai fratelli astigiani Berta, titolari dell’omonima distilleria, con l’intento di restaurarlo per trasformarlo in un Centro Culturale.

I costanti e continui progressi operati dai viticoltori per migliorare la piacevolezza e la beva del Roero “rosso”, che hanno definitivamente abbandonato l’idea di creare un vino che “scimmiottasse” le caratteristiche di austerità e potenza dei blasonati Barolo e Barbaresco, si sono potuti rilevare durante la quarta edizione Nebbiolo Prima.
La manifestazione, considerata a ragione una delle più importanti anteprime internazionali riservate agli addetti del settore enologico, organizzata come tradizione dalla Albeisa, l’associazione presieduta da pochi mesi dal giovane Alberto Cordero di Montezemolo che da quarant’anni promuove la storica bottiglia albese ideata nel Settecento per valorizzare i vini di Langa in collaborazione con la società di comunicazione trevigiana Gheusis, nell’arco di cinque giornate ha permesso di degustare le prossime annate in commercio di tre grandi vini piemontesi: Barolo, Barbaresco e Roero.

Il Roero

Roero
I primi assaggi di Roero Docg, serviti con la consueta grande professionalità dal personale AIS della sezione di Cuneo all’interno di un Palazzo Mostre e Congressi di Alba anche quest’anno ottimamente climatizzato, ci permettono di prendere le misure dell’annata 2010, considerata impegnativa e delicata dal punto di vista agricolo a causa di un inverno rigido, che si è protratto fino all’inizio di marzo e con abbondanti nevicate che avevano già garantito importanti riserve idriche, ulteriormente rinforzate da un inizio estate caratterizzato da abbondanti ed intense precipitazioni che, unite a temperature tutt’altro che estive, hanno rischiato di compromettere il raccolto.
Fortunatamente dall’ultima decade di agosto e per tutto il mese di settembre si è registrato un netto aumento delle temperature giornaliere con una rilevante escursione termica tra il giorno e la notte, situazione ottimale per un completamento della maturazione polifenolica dell’uva, in particolare per le varietà più tardive come il Nebbiolo, giunto alla vendemmia di inizio ottobre con un perfetto grado di maturazione zuccherina e una decisa acidità fissa, nettamente superiore agli anni precedenti, base indispensabile per la freschezza e longevità dei vini.
Il referto fornitoci dall’Albeisa ribadisce però la complessità dell’annata parlando di “sanità delle uve”, con maggiori difficoltà incontrate dai viticoltori nelle zone maggiormente interessate dalle precipitazioni di inizio giugno, costretti a intervenire in maniera precisa, anche dal punto di vista agronomico, per evitare il pericolo di attacchi fungini, affermando che il 2010 ha premiato le “grandi vigne”, e quindi non solo i tanto osannati “cru”, ma soprattutto dove “la scelta del vitigno sia stata fatta in maniera oculata tenendo conto delle esposizioni, della natura del terreno e delle variabili climatiche che caratterizzano le colline di Langa e Roero, rendendole uniche nel panorama enologico mondiale“.

Monteu Roero

La più piccola delle tre Docg in esame, appena 196 ettari vitati (quasi un decimo del Barolo e poco più di un terzo del Barbaresco), nel 2010 ha confermato il trend in crescita sia per quanto riguarda la produzione in ettolitri, arrivata a quota 5.483, sia per il numero di bottiglie, 731.067 rispetto alle 722.800 del 2009.
Deciso aumento anche dei vini in degustazione, passati dai 14 dello scorso anno a 20, che ci hanno permesso di avere un panorama abbastanza esauriente del livello produttivo di questo territorio, dove mi è apparsa chiara la volontà di emergere sfruttando appieno le potenzialità del Nebbiolo, concentrandosi sulle qualità di freschezza, finezza ed eleganza che si possono ottenere coltivandolo su terreni calcarei e sabbiosi rispetto a quelli ricchi di argilla delle Langhe, da parte di produttori probabilmente stimolati dal costante crescente aumento di gradimento che sta incontrando il bianco Roero Arneis.
In crescendo anche l’affiatamento tra produttori, testimoniato dalla retrospettiva organizzata nel cortile del Castello di Monteu Roero che ha permesso di constatare le potenzialità dei vini di questo territorio di reggere il trascorrere del tempo, con diversi campioni Roero di annate 2005 e 2006 ancora perfettamente integri con l’affinamento in legno completamente amalgamato, imitati (e qui è la cosa più sorprendente) da svariati Arneis che si sono presentati con una beva interessante, meno fresca e floreale di quelli in commercio ma arricchiti di una mineralità ed eleganti aromi terziari, come ad esempio i 2004 e 2006 di Pace o il mitico 1983 di Cornarea.

Interno del Castello di Monteu Roero

Le note caratteriali dell’ostica annata 2010 si sono puntualmente ritrovate nel bicchiere, con alcuni vini contraddistinti da una rimarchevole acidità e un tannino all’apparenza non maturo, caratteristiche che si potranno smussare e ingentilire probabilmente con un maggior periodo di affinamento in bottiglia.
Viceversa ho individuato diversi vini dotati già oggi di un’invitante piacevolezza e freschezza sia al naso che nella beva, oltre a una notevole pulizia del prodotto, dove si percepivano la frutta rossa fresca e croccante, la mineralità e un tannino fragrante, in particolare nell’Audinaggio da viti a Vezza d’Alba prodotto da Cascina Ca’ Rossa, nel Torretta di Marco Porello di Canale e nel Roero dei Fratelli Massucco di Castagnito. Di ottima qualità anche il Val dei Preti del mai dimenticato Matteo Correggia, il Cornarea dell’omonima cantina di Vezza d’Alba, nel Sru di Monchiero Carbone, nel Brich d’America di Marsaglia di Castellinaldo e nel Sergentin di Fabrizio Battaglino di Vezza d’Alba.

La degustazione

Discorso un po’ diverso per i 16 Roero Riserva 2009 che, complice l’annata decisamente più calda e ricca, si caratterizzano per una corposità e complessità maggiore, senza però pregiudicarne la piacevolezza nella beva. Da segnalare in questo caso il Castelletto di Malabaila di Canale, l’Antaniolo di Daniele Pelassa e il Rocche dra Bossora di Michele Taliano di Montà d’Alba, il Sudisfà di Negro Angelo, il balsamico Valmaggiore di Cascina Chicco di Canale d’Alba e le Riserve dei Fratelli Casetta di Vezza d’Alba e dell’azienda Pace di Canale d’Alba.

Luciano Pavesio

Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.

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