Nebbiolo Prima 2014: la parola al Roero
Il Roero, un territorio ricco di fascino naturalistico, artistico, culturale e, non ultimo, enogastronomico. Una terra da esplorare con calma e attenzione, alla ricerca dei minimi particolari, mai insignificanti, percorrendo le strade di campagna che collegano i fondovalle ai crinali o addentrandosi tra le stradine che animano i borghi ai margini dei più noti e frequentati paesi come Vezza, Canale e Montá, tutti nomi abbinati ad Alba dopo il loro passaggio agli inizi del 1800 dalla diocesi di Asti a quella del capoluogo langhetto. Girovagando senza fretta in questi luoghi dove è ancora molto presente e facilmente individuabile la biodiversità della natura, con vigneti inframmezzati da noccioleti, alberi da frutto, pascoli e boschi, colpisce innanzitutto la singolare conformazione delle colline di origine più recente rispetto alla vicina Langa, intorno a 5 milioni di anni fa, ricche di sabbia e di fossili marini, che improvvisamente, allo svoltare di una curva del nostro cammino, appaiono come “mozzate”, prive cioè del tipico declinare verso valle, per lasciare spazio a incredibili strapiombi mozzafiato: ecco le cosiddette “Rocche del Roero”, impressionante fenomeno geologico di erosione di intere colline da parte del vecchio corso del fiume Tanaro. Alla sommità di alcune di queste colline sorgono ancora oggi piccoli centri abitati, con pievi, chiese o manieri di rilevante interesse storico-artistico, come Monteu Roero, sormontato dal suo Castello, posto in posizione dominante alla sommità di una delle alture più alte e ripide del Roero, acquistato recentemente dai fratelli astigiani Berta, titolari dell’omonima distilleria, con l’intento di restaurarlo e trasformarlo in un Centro Culturale. Un territorio dove è possibile incontrare anche eccellenze gastronomiche, come il ristorante stellato Enoteca di Canale e la sottostante Osteria dell’Enoteca, che ha aperto i battenti pochi mesi fa sempre sotto l’attenta regia dello chef →Davide Palluda coadiuvato dalla sorella Ivana. In quest’affascinante contesto nascono i vini che abbiamo degustato nell’ambito della quinta edizione di Nebbiolo Prima, la manifestazione considerata a ragione una delle più importanti anteprime internazionali riservate agli addetti del settore enologico, organizzata anche quest’anno da Albeisa, associazione presieduta dal giovane produttore Alberto Cordero di Montezemolo in collaborazione con la società di comunicazione trevigiana Gheusis. Personalmente più volte ho rilevato e segnalato i notevoli miglioramenti in termini di piacevolezza, bevibilità ed eleganza riscontrati nei Roero Docg degustati (prezioso è stato il traino del “cugino” Roero Arneis, vino bianco da uve autoctone che sta vivendo un momento di invidiabile floridità), creati con uve nebbiolo da vigne coltivate su questi terreni sabbiosi e calcarei macchiati da rare chiazze argillose, grazie soprattutto a un’attenta gestione del vigneto, dalla quantità alla qualità dell’uva raccolta, insieme alla riduzione dell’apporto di legno, limitandone l’affinamento in botti o barrique nuove. Un lavoro costante fatto di ricerca, sperimentazione e confronti periodici tra produttori volto alla creazione di uno stile univoco di Roero Docg, seppur con inevitabili ed interessanti sfumature interpretative diverse da azienda a azienda, domando e allo stesso tempo valorizzando qualità e criticità del vitigno nebbiolo, non limitandosi cioè a una sua vinificazione “semplice”, con l’estrazione degli invitanti profumi floreali e fruttati e l’ottima beva che già contraddistinguono i loro Nebbiolo d’Alba o Langhe Nebbiolo. Di scena all’interno del redivivo Palazzo Mostre e Congressi di Alba, serviti con la consueta grande professionalità dal personale AIS della sezione di Cuneo, l’annata 2011, caratterizzata da un inizio e una fine della stagione vitivinicola alquanto anomala: precipitazioni intense a marzo, seguite da temperature elevate ad aprile favorivano un netto anticipo dell’inizio del ciclo vegetativo, almeno di un paio di settimane. La prima parte della stagione estiva non ha registrato però temperature elevate (media di 22°) e piogge scarse, situazione che ha un po’ rallentato l’andamento fisiologico della vite favorendo un limitato numero di trattamenti nei vigneti. Viceversa a partire dalla seconda decade di agosto il caldo è nettamente lievitato, con medie giornaliere sui 30°, situazione che ha provocato una maturazione dell’uva disomogenea, alquanto differente da versante a versante, e un netto calo di resa a causa dei grappoli sanissimi ma vicini all’appassimento. Per le varietà a ciclo più lungo, come il nebbiolo, è stata provvidenziale la pioggia caduta nei primi giorni di settembre che, unita all’abbassamento delle temperature durante la notte, ha consentito di ristabilire l’equilibrio tra le varie componenti, da quella zuccherina, rimasta sostanzialmente elevata, a quella acida, indispensabile per garantire una buona freschezza nella beva, fino a quella fenolica, essenziale per garantire una buona longevità. Le note caratteriali dell’annata 2011 si sono ritrovate nel bicchiere dei 17 campioni presenti, in leggero calo rispetto ai 20 della scorsa edizione, sufficienti ad esprimere un parere positivo dell’annata, con caratteristiche che si potranno smussare e ingentilire sicuramente con un maggior periodo di affinamento in bottiglia. Discorso un po’ diverso per i 18 Roero Riserva Docg 2010, che, complice l’annata decisamente più fresca e tardiva, dove si sono valorizzati i cosiddetti “cru” favoriti dalla loro miglior esposizione e microclima, si caratterizzano per una corposità e complessità minore a vantaggio però di una maggior seduzione nella beva. Da segnalare in questo caso dai vigneti di Canale il “Castelletto” di Malabaila, il “Roche d’Ampsej” di Matteo Correggia, la “Riserva” dell’Azienda Pace, il balsamico “Valmaggiore” di Cascina Chicco e il “Trinità” dell’azienda Malvirà; da Montà d’Alba il “Rocche dra Bossora” di Michele Taliano e l’ “Antaniolo” dell’azienda Pelassa. |