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Nebbiolo Prima 2014: la parola al Roero

L'ingresso al Palazzo dei Congressi di Alba

Il Roero, un territorio ricco di fascino naturalistico, artistico, culturale e, non ultimo, enogastronomico. Una terra da esplorare con calma e attenzione, alla ricerca dei minimi particolari, mai insignificanti, percorrendo le strade di campagna che collegano i fondovalle ai crinali o addentrandosi tra le stradine che animano i borghi ai margini dei più noti e frequentati paesi come Vezza, Canale e Montá, tutti nomi abbinati ad Alba dopo il loro passaggio agli inizi del 1800 dalla diocesi di Asti a quella del capoluogo langhetto.
Nomi che comunque ancor prima non furono messi a caso, bensì per individuare e identificare immediatamente la loro posizione geografica: sulle pendici di una collina, nello stretto fondovalle attorniato dalle colline, al culmine di una salita…

Il manifesto di Nebbiolo Prima 2014

Girovagando senza fretta in questi luoghi dove è ancora molto presente e facilmente individuabile la biodiversità della natura, con vigneti inframmezzati da noccioleti, alberi da frutto, pascoli e boschi, colpisce innanzitutto la singolare conformazione delle colline di origine più recente rispetto alla vicina Langa, intorno a 5 milioni di anni fa, ricche di sabbia e di fossili marini, che improvvisamente, allo svoltare di una curva del nostro cammino, appaiono come “mozzate”, prive cioè del tipico declinare verso valle, per lasciare spazio a incredibili strapiombi mozzafiato: ecco le cosiddette “Rocche del Roero”, impressionante fenomeno geologico di erosione di intere colline da parte del vecchio corso del fiume Tanaro.

Biodiversità in Roero

Alla sommità di alcune di queste colline sorgono ancora oggi piccoli centri abitati, con pievi, chiese o manieri di rilevante interesse storico-artistico, come Monteu Roero, sormontato dal suo Castello, posto in posizione dominante alla sommità di una delle alture più alte e ripide del Roero, acquistato recentemente dai fratelli astigiani Berta, titolari dell’omonima distilleria, con l’intento di restaurarlo e trasformarlo in un Centro Culturale.
La natura come ho già detto è la vera regina del Roero, regalando chicche pressoché uniche, come il Sentiero della Castagna Granda, un’oasi di pace godibile appieno nei mesi estivi che conduce alla pianta di castagno più grande d’Europa, datata oltre 400 anni e recentemente censito dalla Regione Piemonte nel volume “Alberi monumentali del Piemonte”.

Altro esempio di biodiversità in Roero

Un territorio dove è possibile incontrare anche eccellenze gastronomiche, come il ristorante stellato Enoteca di Canale e la sottostante Osteria dell’Enoteca, che ha aperto i battenti pochi mesi fa sempre sotto l’attenta regia dello chef →Davide Palluda coadiuvato dalla sorella Ivana.
Non sono da meno in termini di qualità e attenzione all’utilizzo e valorizzazione dei prodotti roerini altre decine di realtà meno blasonate, come la Trattoria dei Cacciatori o il Ristorante Marcelin di Montà d’Alba.

Il Roero all'alba

In quest’affascinante contesto nascono i vini che abbiamo degustato nell’ambito della quinta edizione di Nebbiolo Prima, la manifestazione considerata a ragione una delle più importanti anteprime internazionali riservate agli addetti del settore enologico, organizzata anche quest’anno da Albeisa, associazione presieduta dal giovane produttore Alberto Cordero di Montezemolo in collaborazione con la società di comunicazione trevigiana Gheusis.

Canale d'Alba, vigneti a nebbiolo

Personalmente più volte ho rilevato e segnalato i notevoli miglioramenti in termini di piacevolezza, bevibilità ed eleganza riscontrati nei Roero Docg degustati (prezioso è stato il traino del “cugino” Roero Arneis, vino bianco da uve autoctone che sta vivendo un momento di invidiabile floridità), creati con uve nebbiolo da vigne coltivate su questi terreni sabbiosi e calcarei macchiati da rare chiazze argillose, grazie soprattutto a un’attenta gestione del vigneto, dalla quantità alla qualità dell’uva raccolta, insieme alla riduzione dell’apporto di legno, limitandone l’affinamento in botti o barrique nuove.

Il nebbiolo in prefioritura

Un lavoro costante fatto di ricerca, sperimentazione e confronti periodici tra produttori volto alla creazione di uno stile univoco di Roero Docg, seppur con inevitabili ed interessanti sfumature interpretative diverse da azienda a azienda, domando e allo stesso tempo valorizzando qualità e criticità del vitigno nebbiolo, non limitandosi cioè a una sua vinificazione “semplice”, con l’estrazione degli invitanti profumi floreali e fruttati e l’ottima beva che già contraddistinguono i loro Nebbiolo d’Alba o Langhe Nebbiolo.
Un lavoro che ha portato a una riduzione degli ettari vitati, ora poco più di 100 ettari (quasi un ventesimo del Barolo e circa un sesto del Barbaresco), di pari passo con un fisiologico calo sia della produzione in ettolitri, arrivata a quota 5.453, sia del numero di bottiglie, 727.115 rispetto alle 731.067 del 2010.

I Roero in degustazione

Di scena all’interno del redivivo Palazzo Mostre e Congressi di Alba, serviti con la consueta grande professionalità dal personale AIS della sezione di Cuneo, l’annata 2011, caratterizzata da un inizio e una fine della stagione vitivinicola alquanto anomala: precipitazioni intense a marzo, seguite da temperature elevate ad aprile favorivano un netto anticipo dell’inizio del ciclo vegetativo, almeno di un paio di settimane. La prima parte della stagione estiva non ha registrato però temperature elevate (media di 22°) e piogge scarse, situazione che ha un po’ rallentato l’andamento fisiologico della vite favorendo un limitato numero di trattamenti nei vigneti.

Vezza d'Alba

Viceversa a partire dalla seconda decade di agosto il caldo è nettamente lievitato, con medie giornaliere sui 30°, situazione che ha provocato una maturazione dell’uva disomogenea, alquanto differente da versante a versante, e un netto calo di resa a causa dei grappoli sanissimi ma vicini all’appassimento. Per le varietà a ciclo più lungo, come il nebbiolo, è stata provvidenziale la pioggia caduta nei primi giorni di settembre che, unita all’abbassamento delle temperature durante la notte, ha consentito di ristabilire l’equilibrio tra le varie componenti, da quella zuccherina, rimasta sostanzialmente elevata, a quella acida, indispensabile per garantire una buona freschezza nella beva, fino a quella fenolica, essenziale per garantire una buona longevità.
I vini di quest’annata si presentano ricchi di colore e di tannino, in alcuni casi un po’ carente di freschezza e di rotondità, proprietà che potranno però migliorare con un maggior affinamento in bottiglia, unita a un quadro aromatico intenso e persistente. Sicuramente un’annata che ha impegnato parecchio i viticoltori dal punto di vista agronomico nel tentativo di raggiungere l’equilibrio tra vite, suolo e clima, obbligandoli ad essere pronti a fronteggiare le bizze climatiche con attenti e certosini interventi in vigna.

Degustazione coperta

Le note caratteriali dell’annata 2011 si sono ritrovate nel bicchiere dei 17 campioni presenti, in leggero calo rispetto ai 20 della scorsa edizione, sufficienti ad esprimere un parere positivo dell’annata, con caratteristiche che si potranno smussare e ingentilire sicuramente con un maggior periodo di affinamento in bottiglia.
In particolare ho apprezzato per l’invitante piacevolezza e freschezza sia al naso che nella beva, oltre a una notevole pulizia del prodotto, dove si percepivano la frutta rossa fresca e croccante, la mineralità e un tannino fragrante, il Roero di Matteo Correggia di Canale, il “Cornarea” dell’omonima cantina di Vezza d’Alba, nel “Montespinato” di Castagnito della Cascina Chicco, nel “Brich d’America” di Marsaglia e nel “Montegalletto” di Cascina del Pozzo, entrambi con sede a Castellinaldo, nel “Monfrini” di Maurizio Ponchione di Govone e nel “Prachiosso” di Angelo Negro di Monteu Roero.

Roero Riserva 2010 in degustazione

Discorso un po’ diverso per i 18 Roero Riserva Docg 2010, che, complice l’annata decisamente più fresca e tardiva, dove si sono valorizzati i cosiddetti “cru” favoriti dalla loro miglior esposizione e microclima, si caratterizzano per una corposità e complessità minore a vantaggio però di una maggior seduzione nella beva. Da segnalare in questo caso dai vigneti di Canale il “Castelletto” di Malabaila, il “Roche d’Ampsej” di Matteo Correggia, la “Riserva” dell’Azienda Pace, il balsamico “Valmaggiore” di Cascina Chicco e il “Trinità” dell’azienda Malvirà; da Montà d’Alba il “Rocche dra Bossora” di Michele Taliano e l’ “Antaniolo” dell’azienda Pelassa.
Da segnalare inoltre il “San Francesco” di Lorenzo Negro di Monteu Roero, la “Riserva” dell’azienda Demarie di Vezza d’Alba e il “Mai Vist” de La Contea.

Il Roero al tramonto

Luciano Pavesio

Esordi giornalistici nel lontano 1984 nel mondo sportivo sul giornale locale Corriere di Chieri. La passione per l’enogastronomia prende forma agli inizi degli anni ’90 seguendo la filosofia e le attività di SlowFood. Ha frequentato corsi di degustazione e partecipa a numerosi eventi legati al mondo del vino. Le sue esperienze enoiche sono legate principalmente a Piemonte, Valle d'Aosta, Alto Adige e Friuli. Scrive e collabora a numerose riviste online del settore; è docente di corsi di degustazione vino ed organizzatore di eventi.

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