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Nebbiolo Prima 2014: impressioni sulle nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero

Un gruppo di vini in degustazione coperta

Quest’anno, per un caso fortuito ed improvviso, ho partecipato per la prima volta a Nebbiolo Prima, la kermesse albese che si è svolta dal 12 al 16 maggio. Sono stati presentati agli operatori di settore e alla stampa specializzata (un centinaio di giornalisti in tutto) i Barolo, Barbaresco e Roero che stanno per essere messi in commercio. Una grossa parte degli ospiti (almeno il 60%) era costituita da giornalisti ed operatori stranieri; per lo più gli stessi che si incontrano a qualsiasi manifestazione del genere e gli italiani, invece… diminuiscono e “ruotano”.
Ho conosciuto tre giornalisti di Varsavia; ad uno di loro ho chiesto notizie sul consumo del vino in Polonia e quali siano le preferenze dei Polacchi: due litri l’anno pro capite è il loro consumo e in quanto alla provenienza del vino si va, nell’ordine, dalla Georgia a Ungheria, Romania, Moldavia, America del Sud (Cile ed Argentina), Sud Africa, Nuova Zelanda ed Australia. Dei Paesi europei (Spagna, Francia e Italia) se ne consuma poco perché costano molto.
E, allora, a chi serve questa presenza massiccia di giornalisti cinesi, sud-coreani, ecc? Pare che una bottiglia venduta oggi e due l’anno prossimo siano sufficienti ad aprire il mercato nel prossimo futuro! Bah… sarà.
Eppure alcuni d loro li vedevi arrivare alle sessioni di degustazione verso mezzogiorno, e non si capiva il motivo, visto che la sera precedente avevano partecipato insieme a noi alle attività del programma. In questi giorni, però, ho capito: girano su Youtube le interviste che hanno realizzato a domicilio a produttori i cui vini non erano in lista. Infatti, fra i vini in assaggio mancavano quelli di alcuni produttori tra i più prestigiosi ed affermati nel mondo (alcuni di questi non hanno mai partecipato all’evento, ndr).
In Francia, come a Montalcino, nessuno evita questo grande momento di confronto e di promozione del territorio. A Benvenuto Brunello quei produttori che, per motivi personali, sono usciti dal consorzio e non partecipano direttamente all’anteprima, portano, però, le loro bottiglie in una enoteca locale dove, chi lo volesse, può assaggiare anche i loro vini. Il vero vantaggio di questa straordinaria vetrina non è quello di prendere un punteggio alto o rischiarne uno basso ed uscire scornati da un confronto; bensì mostrare un’azione corale, di territorio, di sistema. In questa manifestazione il grosso di questi vini hanno preso punteggi che mostravano uno scarto di pochi punti fra il minimo ed il massimo.
Fra di noi si parlava di noia e monotonia perché, a meno di certe sfumature, abbiamo riscontrato una qualità media nella fascia alta molto diffusa. Poi l’incidente può capitare a chiunque; abbiamo incontrato bottiglie “non giudicabili” o che hanno preso un punteggio basso, ma questo fenomeno è ristretto ad una percentuale minima. E’ stato emozionante, accoppiando i nomi dei vini e dei produttori agli appunti e relativi punteggi assegnati durante la degustazione, scoprire che alcuni giovani e/o poco conosciuti al grande pubblico contendano posizioni di alta classifica a quelli più blasonati!

I vini esposti all'ingresso dell'evento

Sono stati presentati i vini di oltre 200 produttori suddivisi omogeneamente per territorio e denominazione. Le sessioni di degustazione, che iniziavano alle 8,30 di ogni mattino, proponevano la possibilità di assaggiare tutti i vini presentati dai produttori (fino a tre per ognuno) in una versione “full” (400 vini) oppure in un versione “soft”, con un solo vino per produttore (250 vini in totale). Ho assaggiato tutti i vini proposti; non è stata una passeggiata, ma neanche una impresa impossibile.
Il primo giorno si inizia con i Barolo 2010 provenienti dai comuni geograficamente più esterni nel territorio elevato a DOCG: Cherasco, Grinzane, Novello, Roddi, Verduno. Seguono poi una quindicina di Barbaresco 2011 prodotti nel comune di Alba o con uve provenienti da più comuni.
Tra i primi il vino che più di tutti mi ha impressionato è stato il Barolo “Le Vigne” 2010 di Luciano Sandrone (intenso, elegante, monumentale). Subito a ruota seguono il Barolo 460 Casina Bric 2010 dell’omonima azienda (elegante, minerale, fruttato), il Barolo 2010 di Alessandro Rivetto (piacevolezza di beva come da promessa al naso) ed il Barolo Terlo Ravera 2010 di Abbona Marziano (beva fresca e dinamica). Questi quattro vini hanno molti tratti in comune e, strana coincidenza, i primi tre sono prodotti con uve provenienti da comuni vari: sono molto eleganti al naso con intense note di frutta rossa, foglie di noce e carrube corredate da note minerali, di goudron, balsamiche e speziate. Al sorso l’intenso fruttato è accompagnato da un tannino importante e da una sostenuta acidità per un perfetto e piacevole equilibrio.
Per i Barbaresco mi hanno lasciato un ottimo ricordo i Barbaresco 2011 di Cantina del Nebbiolo (floreale, speziato), di Ceste Franco (bella sorpresa: evoluto e con un tannino levigato), di Gemma (elegante, fruttato e fresco) e infine il Barbaresco Duemilaundici 2011 di Albino Rocca (una sicurezza: lo ritrovi sempre!). Nei Barbaresco le note fruttate sono accompagnate da delicati profumi floreali; in bocca i tannini si fanno apprezzare per la loro compostezza e morbidezza che li rendono già godibilissimi.

La seconda giornata è stata dedicata ai Barolo 2010 dei comuni di Castiglione Falletto, Monforte d’Alba e Serralunga d’Alba. I vini di Monforte sono risultati i più scontrosi ed i meno pronti al consumo; meglio gli altri due. La materia è veramente tanta e di ottima qualità, ma i tannini ancora troppo preponderanti e, appena dopo aver assaporato l’abbondante fruttato, tendono ad “incollare” la lingua al palato e, se non fosse per la provvidenziale acidità, non si potrebbe continuare la degustazione. Al naso mostrano segni di finezza ed eleganza secondo tradizione; in bella evidenza le note di carrube, sambuco, anice, goudron ed affumicatura in armonia con frutta rossa e nera. Fra i 97 assaggi della giornata ne ricordo alcuni tra i più pronti:
Barolo Gramolere dei Fratelli Alessandria (austero, fruttato e materico), Barolo Le Coste di Monforte di Cascina Amalia (eleganti note vegetali ravvivano la beva), Barolo Perno di Sordo Giovanni (austero, fruttato, anice), Barolo Altenasso o Garblet Suè o Garbelletto Superiore di Cavalier Bartolomeo (vinoso, ma con accenni di evoluzione), Barolo Bricco Boschis di Cavallotto (note affumicate, fruttato, intenso), Barolo Bricco Rocche di Ceretto (note affumicate, fruttato, piacevole), Barolo Lazzairasco di Guido Porro (fruttato, note di mallo) e Barolo Bric del Fiasc di Paolo Scavino (elegante, note di mallo, fresco).

Vigneti

Nella terza giornata abbiamo assaggiato 81 etichette 2010 provenienti dai comuni di Barolo e La Morra. I vini di Barolo hanno ottenuto una maggiore concentrazione nella parte alta della personale classifica: più pronti, più espressivi, più fruttati e con tannini più composti. Sono veramente tanti quelli che hanno superato punteggi piuttosto alti; ma ciò che ha fatto più piacere sta nel fatto che alcuni nomi, non molto conosciuti al grande pubblico, hanno raggiunto punteggi alti.
Ne nomino alcuni: Barolo Cannubi Boschis di Virna Borgogno (canfora, balsamico, fruttato), i Barolo di Bric Cenciurio (evoluto, fruttato, fresco), di Ellena Giuseppe (fruttato, evoluto, fresco), Barolo Cannubi di Giacomo Fenocchio (vinoso, fresco, giovane), Barolo Le Coste di Grimaldi Giacomo (fruttato, buon tannino, gradevole), Barolo Conca di Molino Mauro (note affumicate, evoluto), Barolo Rocche dell’Annunziata di Trediberri (fruttato, piacevole, finale amaricante), Barolo di Sylla Sebaste (fruttato, tannini levigati), Barolo Bricco Rocca di Cascina Ballarin (note erbacee, fresco, gradevole).

In quarta giornata ci sono stati proposti 86 vini: 35 Roero tra annata 2011 e Riserva 2010 (con questi ultimi addensati nella parte alta della mia graduatoria), 20 Barbaresco Riserva 2009 e 31 Barolo Riserva 2008.
Sicuramente i Roero sono la denominazione più “semplice”, eppure alcuni vini sono stati alla pari con le eccellenze delle altre denominazioni in quanto a finezza ed eleganza. La loro complessità e la loro intensità non ti spinge certo a predire per loro una lunghissima vita, ma una godibilità pronta o al massimo fra qualche anno.
Fra i Roero 2011 segnalo quello di Careglio Pier Angelo (floreale e rotondo), il Montegalletto di Cascina del Pozzo (note affumicate e balsamiche) e il Prachiosso 2011 di Negro Angelo (elegante e note di tostatura); Roero Riserva 2010 dei Fratelli Casetta (floreale, tannini setosi); Roero Riserva Castelletto 2010 di Malabaila (giovane, esuberante); Roero Riserva Trinità 2010 di Malvirà (nervoso e consistente); Brich d’America 2011 di Marsaglia (note affumicate e balsamiche).
Alcune bottiglie di Barbaresco Riserva hanno mostrato segni di affaticamento; probabilmente non è questo il periodo migliore per assaggiarli: nessuna nota squillante, media al di sotto delle aspettative. Fra i 20 segnalo: Riserva 2009 di Cantina del Nebbiolo (nota erbacea e tannino gentile); Riserva Bordini Vigna di Montesommo 2009 di Sorelle De Nicola (rabarbaro e lauro); Riserva Basarin 2009 di Negro Angelo (mallo e frutta rossa); Riserva Rio Sordo 2009 dei Produttori del Barbaresco (vinoso e speziato); Riserva Currà 2009 di Sarotto Roberto (note erbacee, piacevole).
Risultati molto diversi con le Riserva di Barolo: bottiglie eccellenti ed altre di livello qualitativo medio-basso, in una scala di almeno 15 punti. E qui Serralunga, Castiglione e Monforte occupano i primi posti con la loro eleganza austera, finezza, piacevolezza e fragranza. Scelgo: Barolo Riserva Lazzarito 2008 di Ettore Germano (evoluto, elegante, piacevole); Riserva Gabutti 2008 di Giovanni Sordo (balsamico e piacevole); Riserva Vinum Vita Est 2008 di Terre del Barolo (elegante, liquirizia, fresco); Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe 2008 di Cavallotto (elegante, canfora, fruttato) e Riserva San Bernardo 2008 di Piazzo Armando (note di lauro, fruttato).

Vigneti di Langa

Ed arriviamo, alfine, all’ultimo giorno per degustare 77 Barbaresco di ottima qualità. Questi vini sono più pronti e godibili da subito, si concedono già in modo ampio e non danno adito ad incertezze. L’annata 2011 è stata generosa con tutti i produttori; si poteva solo sbagliare, ma nelle Langhe non accade quasi mai; più probabile l’incidente e, in quei casi, ci dispiace molto. Quasi tutti esprimevano intensi profumi fruttati e floreali (viola e rosa) ed una piacevolezza di beva. E qui ne devo indicare qualcuno in più: il punteggio più basso va oltre gli 80 punti!
Barbaresco Basarin 2011 di Moccagatta (floreale, fruttato, piacevolezza di beva); Il Bricco 2011 di Il Bricco (fruttato, violetta, ottimo tannino); Palazzina 2011 di Montaribaldi (floreale, note affumicate e di evoluzione); Rabajà 2011 di Bruno Rocca (violetta, consistenza e piacevolezza); Tre Stelle 2011 di Cascina delle Rose (violetta, cuoio, ottimo tannino); Ovello 2011 di Cascina Morassino (floreale, concentrato, fresco); Santo Stefano 2011 di Castello di Neive (floreale, note affumicate, fruttato); Asili 2011 di Ceretto (floreale, fruttato, evoluto); Serragrilli 2011 di La Contea (floreale, fruttato, fresco); Cascinotta 2011 di Negro Angelo (floreale, fresco, vinoso); Gallina 2011 di Negro Giuseppe (floreale, vinoso); Barbaresco 2011 di Socré (floreale, fresco, nocciolato).

Per concludere.
I Roero sono vini a cui manca poco tempo ancora per essere portati a tavola; avranno sicuramente una longevità limitata e saranno comunque ritenuti dei “surrogati” dei fratelli più nobili, ma saranno comunque degli ottimi vini.
I Barbaresco: 2011, in bella evidenza più delle riserve 2009. I Barolo: ho avuto la netta impressione che la 2010 sarà una grandissima annata da ricordare a lungo; grande espressività, finezza ed eleganza al naso, mentre al palato ancora nasconde tante belle prerogative dietro al suo imponente tannino, mai verde nè amaro, e non dopo aver dato un saggio di intensi sapori di frutta ed una acidità a dir poco monumentale. Caratteristiche, queste, che accompagnate da una materia di prim’ordine e dalla assenza assoluta di sia pur piccoli difetti, ti portano a dire che queste bottiglie saranno godibili sì a cominciare fra almeno 10 anni, ma chissà per quanto a lungo!

Prime infiorescenze nella vigna Montaribaldi

Un capitolo a parte meritano le visite organizzate presso alcune cantine, complemento indispensabile per avere una chiave di lettura, a volte difficile, assaggiando solo vini giovani.
Nel pomeriggio del primo giorno è stata organizzata una degustazione ed incontro con i produttori incentrata su una “Retrospettiva 2004 di Barolo, Barbaresco e Roero“. Davvero interessante: oltre 120 produttori con più etichette relative ad annate vecchie, danno una bella panoramica introduttiva!
La visita in cantina comprende, quasi sempre, una “passeggiata” nei vigneti; e in questo periodo è molto interessante: stagione in anticipo, vegetazione in stato avanzato, addirittura, in casi particolari, è incominciata la fioritura! Dopo la visita in cantina, dove, talvolta ci scappa anche l’assaggio dalla botte, si va a degustare qualche vecchia annata molto indicativa della filosofia aziendale. Mi limito solo ad alcuni episodi particolari.
Da Mauro Veglio, dopo gli assaggi in botte di tutti i suoi “cru” e degli stessi di annate attualmente in commercio, abbiamo assaggiato le annate 2001 e 2000 del Barolo Arborina; ambedue hanno una intensa componente fruttata ben supportata da una notevole spinta acida e da un tannino maestoso ed incredibilmente morbido; risultato: una beva lunga e piacevole.
Un fortissimo vento ed un temporale in arrivo (che si è risolto poi in un flop) ci ha privato di una bellissima degustazione organizzata sul tappeto erboso del belvedere di Verduno da dove si gode di un bellissimo scorcio sulle colline Langhette.

Barolo Monvigliero

La degustazione era in effetti una “diagonale” di Barolo Monvigliero di annate scalate: Sordo Giovanni 2010, Paolo Scavino 2009, Pietro Rinaldi 2008, Terre di Barolo 2007, Fratelli Alessandria 2006 e Castello di Verduno Riserva 2005. Tutti vini buonissimi e molto ricchi sia al naso che in bocca.
Uno su tutti il Fratelli Alessandria del 2006: fruttato, elegante ed austero al naso con qualche nota di anice e cuoio; in bocca il bel fruttato variegato, la freschezza intatta ed i tannini morbidi offrono una beva lunga e speziata.

Barolo Riserva 1978 FenocchioDidattica la visita alla cantina Vietti; il percorso si sviluppa lungo le antiche mura del borgo.
L’assaggio è stato pressoché totale: una quindicina di etichette ed una verticale di Barolo Riserva Villero per le annate 2007, 2006, 2004, 2001, 1997 e 1996. Su tutti svetta l’annata 1997: ancora giovane, fruttato con note di carrube, sambuco e speziate; in bocca è ancora vinoso e fresco, con un tannino importante e morbido; ha ancora un lungo futuro davanti!
Infine la visita alla cantina Giacomo Fenocchio. Ci accoglie Claudio e ci porta in cantina per un assaggio dalle botti dei “cru” Cannubi, Villero e Bussia in maturazione. Non ci siamo fatti mancare, inoltre, un assaggio di Dolcetto d’Alba, del Barbera d’Alba e di una deliziosa e bizzosa Freisa delle Langhe. In sala degustazione è già pronta una verticale di Barolo Bussia nelle annate 2011, 2007, 2005, 2004, 2003, 2001. La 2007 è stata la migliore, la più completa e la più complessa.
Non avevamo ancora finito la degustazione che Claudio, spalleggiato dal suo “consigliori” Riccardo Gabriele, ci ha proposto un gioco: indovinare l’annata di un Barolo Riserva, bottiglia prelevata dal suo “storico”; già pregustava la sua rivincita il “perfido” (in senso benevolo, naturalmente); il fumetto che si alzava dalla sua testa era molto chiaro: “adesso voglio proprio divertirmi con le vostre solite cavolate”!
Al naso una intensa e persistente passata di ciliegia sotto spirito ci dice che il vino ha molti anni; si potrebbe ipotizzare una vendemmia degli anni 60-70, ma molto dipende dalla bontà dell’annata: alcune annate calde dei primi anni 2000 presentano già un’olfattiva caratterizzata dall’alcool.
Poi arrivano profumi più austeri ed affumicati, di carrube e d’incenso, note balsamiche e speziate. Appena poggi il calice alla bocca ti arriva un pugno tannico sui denti e, subito dopo, una carezza sul palato! Ciliegie fresche e succose invadono la bocca come fosse un Chianti Classico molto giovane; la sua gradevole e sostenuta freschezza ricorda l’acidità di alcuni vini bianchi ed una vibrante voce tenorile fa risentire la sua presenza: un tannino importante e setoso.
Tutto ciò mi fa propendere, infine, per una vendemmia dei primi anni ’90. I miei colleghi hanno azzardato di più collocando il vino in annate più vecchie e si sono spinti a metà anni ottanta. Poi, con fare sornione, il “perfido” ci svela l’etichetta: annata 1978; che tenuta, ragazzi!
Bevo l’ultimo sorso rimasto nel calice (in questo caso mi sono attenuto alla ferrea legge di Piero Palmucci e Franco Biondi Santi, che non ammettevano sputacchiere durante le degustazioni e dicevano: “un vino così non si sputa”!) e mi resta l’amaro in bocca per aver consumato un vino che poteva stare ancora altri anni in bottiglia!

Un’ultima annotazione: un caro pensiero di gratitudine va alle ragazze di Gheusis che hanno organizzato un programma complesso ed eseguito alla perfezione in ogni singola attività. Brave!
Ed un altro riconoscimento va senz’altro ai sommelier AIS: molto premurosi, veloci ed efficienti nel servizio in sala.

Antonio Di Spirito

Il vino ha sempre fatto parte della sua vita; dal 1974 vinifica le uve acquistate e nel 1981 ha impiantato una piccola vigna che coltiva tutt'oggi, sempre per il consumo familiare. Dal 2006 si è dedicato interamente al mondo del vino; dopo aver seguito tanti corsi, ha ricoperto il ruolo di docente alla Rome Wine Academy School, organizzando e guidando degustazioni, partecipando alla stesura di una Guida annuale ai Migliori Vini e curando la pubblicazione del New Wine Journal online. Dal 2011 è Free Lance Wine Journalist. Dal 2013 collabora con "Lavinium" e dal 2014 anche con "LucianoPignataro WineBlog". Dal 2014 è Giudice Internazionale al "Concours Mondiale de Bruxelles" e dal 2016 è Membro delle Commissioni di Valutazione del Concorso Enologico Internazionale "La Selezione del Sindaco". Nel 2015 ha partecipato alle selezioni ed alla scelta dei vini della guida Slow Wine 2016 per la Sardegna e nel 2016 ha fatto parte del panel di degustazione per le selezioni e la scelta dei vini della guida Guida "I vini d'Italia" de L'Espresso.

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